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15/01/2012 14:06 CEST - Australian Open

I dolori del giovane Rafa

TENNIS - "Sono un po' preoccupato di come potrei stare quando avrò smesso di giocare". In un'intervista all'Herald Sun, Rafa Nadal torna a parlare dei timori per il suo fisico e chiede all'ATP di ridurre i tornei sui campi duri. "Possono creare problemi alle ginocchia e alla schiena. E senza la salute dei giocatori, questo sport non potrebbe esistere". Alessandro Mastroluca

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Nuovo capitolo nei personali cahiers de doléances di Rafa Nadal. In un’intervista all’Herald Sun, il maiorchino ha detto di essere preoccupato dell’impatto dei campi duri sul suo fisico. “Sono un po’ spaventato dalle possibili condizioni del mio fisico quando avrò smesso di giocare”.

La pietra di patagone per Rafa è Lleyton Hewitt, con cui condivide uno stile di gioco che chiede molto alla resistenza e ai muscoli oltre alla passione per il golf. E i tanti infortuni che hanno condizionato la carriera di Rusty (ginocchia, due anche) tengono Rafa un po’ in apprensione. Per questo, Rafa vorrebbe che l’ATP riducesse il numero dei tornei sul duro, superficie che al momento distribuisce il 75% dei punti in stagione.

Fino a qualche tempo fa, una dichiarazione del genere da parte del sei volte vincitore del Roland Garros sarebbe apparsa come un “portare l’acqua al proprio mulino”, l’espressione di un conflitto di interesse. “Dopo aver vinto sia gli Australian Open e gli Us Open” ha proseguito Nadal, “credo di essere più legittimato a fare queste riflessioni”.

Nessuna concessione, però, alla nostalgia di bei tempi andati quando tennis e lawn tennis erano ancora sinonimi, quando tre Slam su quattro si giocavano sull’erba. “I campi duri pesano troppo sul fisico. Non sto dicendo che non si deve più giocare su questa superficie. Ma pensare alla salute dei tennisti sì. Le superfici dure possono creare danni alle ginocchia, alla schiena. E senza salute, non esiste lo sport. Il tennis” conclude Nadal, “ha movimenti pesanti, e nessun’altra disciplina così demanding per il fisico si gioca su superfici simili”.

Se non del tutto giusto, direbbe il poeta, quasi niente è sbagliato. A parte la considerazione, più generale, che va al di là di Nadal e delle sue preoccupazioni, al di là della sua ragionevole scelta di programmarsi e fermarsi a febbraio e saltare Rotterdam per preparare i primi Masters1000 americani, che la quota di infortuni pre Australian Open è davvero innaturale per l’inizio stagione. Fino a qualche tempo fa, i ritiri prima e durante il primo Slam stagionale erano un’eccezione imputabile spesso al caldo o alla gommosità del Rebound Ace.

Quest’anno sono una costante già prima degli Australian Open. Sarà anche vero, come dice Nadal, che “c’è troppa competizione” che “il tennis chiede troppo” e bisognerebbe riformare il calendario. Ma, sarò anche ingenuo, se i top player dedicassero la off-season a un adeguato lavoro atletico per preparare il nuovo anno anziché a cercare guadagni extra a cinque o sei zeri in esibizioni varie, magari potrebbero arrivare a gennaio in condizioni migliori.
 

Alessandro Mastroluca

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