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24/01/2012 03:46 CEST - Australian Open

Grazie di averci provato, Hewitt

TENNIS - L'australiano, dopo aver perso malamente i primi due set contro il numero uno del mondo Djokovic, tira fuori con tutto l'orgoglio capace un terzo set d'altri tempi, mettendo per un pò all'angolo RoboNole. Alla fine Rusty ha perso ai punti, ma non è caduto al tappeto, offrendo una vittoria dell'amarcord per una generazione che ormai, di fatto, non c'è più. Luigi Ansaloni

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australian open: lleyton hewitt
australian open: lleyton hewitt

Per una notte, siamo stati tutti un po’ tifosi di Hewitt. Non si poteva non esserlo. Specie dopo i primi due set, quando RoboNole, un altro che distrugge sogni e favole altrui per il troppo potere donato da Madre Natura, stava letteralmente facendo a pezzi l’australiano. Una vera e propria mattanza senza discussioni. Dopotutto, come poteva essere altrimenti? Troppo forte uno, troppo logoro l’altro. Un campione al massimo della forma e dello splendore contro un campione che ormai da troppi anni era l’ombra del campione che fu. Sul 3 a 0 del terzo set nel pugilato qualcuno avrebbe gettato la spugna, il pubblico avrebbe gridato “fermate l’incontro, è un massacro”. E a quel punto, continuando nella metafora della boxe, Hewitt diventò Rocky.

Tirane un’altra, un’altra ancora”, sembra dire. “Non fai più così male, eh?”. “E’ tutto qui quello che sai fare?”. Improvvisamente, la Rod Laver Arena diventa un ring. Hewitt prende tutto e di più, inizia a muovere le gambe come ai vecchi tempi, inizia a non sbagliare più niente. Djokovic subisce il colpo, si fa recuperare il break e si fa ribreakkare a sua volta. Il serbo è sotto shock. Non ci crede nemmeno lui. Perde il set, 6-4. A quel punto, era chiaro che Djokovic avrebbe vinto (quello mai stato in dubbio), ma è chiaro che avrebbe vinto ai punti. Infatti Hewitt ha sì perso, ma non è andato a terra. Proprio come faceva il buon Rocky.

Non è mai mister simpatia, Leyton Hewitt. Tutt’altro. Se uno dovesse fare un’immaginaria classifica dei tennisti preferiti dal pubblico, l’australiano con ogni probabilità non sarebbe ai primissimi posti. Nemmeno Down Under Leyton è amatissimo. Un esempio? La finale degli Australian Open 2005, quando più di mezza Rod Laver Arena tifava apertamente Marat Safin. Ora, il russo era reduce da quella che è considerata una delle partite più belle della storia, contro Federer, e poi Marat era Marat. Detto questo, quella partita fu emblematica del come Hewitt non fosse proprio simpatico, nonostante sia stato anche eletto Sud-Australiano più amato per un paio d’anni (lui è di Adelaide, città di media grandezza ma non esattamente cuore pulsante aussie). E poi c’erano i suoi atteggiamenti in campo, quella faccia non esattamente da abbracci, tanto da sembrare sempre e perennemente incazzata col mondo, c’erano i suoi “C’mon” sparati in faccia all’avversario di turno in qualsiasi occasione, il “vicht”, suo gesto con tanto di brevetto oggetto di polemiche con Kroon, tennista svedese degli anni ottanta. Ora diranno tutti che si, Hewitt in fondo non era poi così antipatico, tenero lui, un cangurotto appena nato.

Rusty contro Djokovic è stata la vittoria dell’Amarcord, uno degli ultimi bagliori di una generazione che lentamente si sta spegnendo e che vede in Federer l’unico giocatore ancora competitivo ai massimi livelli. Tutti gli altri, o hanno già salutato la compagnia (come Safin) o vivono anche loro di bagliori momentanei (Nalbandian, Roddick). La generazione 80-81-82-83 non domina più da tempo. Per questo, ogni risultato utile o qualche partita esaltante viene accolta con tanta gioia e con tanto tifo. Un po’ com’è successo stanotte. Il Robot perfetto e di nuova generazione contro un Robot che è prossimo alla rottamazione.

La nostalgia fa sempre dei brutti scherzi nel cuore e nella mente dei tifosi, ti fa ripensare ai bei vecchi tempi e in certi casi non ti permette di andare avanti. Per questo servono i giovani, cattivi e devastanti. A volte sadicamente, a volte giustamente. Ma adesso, per un po’, almeno fino a domani, quando entreranno nuovi e vecchi eroi sulla Rod Laver Arena, diamo una pacca sulle spalle a Hewitt e diciamogli grazie. Per un’oretta, ci ha portato indietro di 10 anni. E questo, non ha prezzo.

Le dichiarazioni del post-partita
Ubaldo chiede a Djokovic alle 1 e 43 quando sono andtai via quasi tutti i giornalisti:
Che è successo nel terzo set, vincevi 3-0, ti sei rilassato un po’ o è stato lui?
Sì ho giocato qualche punto troppo disinvolto e gli ho consentito di rientrare nel match. Ma gli va dato credito per essere sempre competitivo, per non mollare mai.Ce lo si poteva aspettare da Lleyton che è molto conosciuto per questo…avrei dovuto chiudere la partita prima, Dovevo tenere il mio servizio sul 3-1 _ dice mentre intanto i giornalisti serbi gli hanno portato un dolce per replicare alla sua frase scherzosa il cui senso era “voi mi chiedete sempre qualcosa, ma non fate mai nulla per me…” _ perché stavo giocando bene, mi sentivo bene. Improvvisamente mi sono fermato, non mi muovevo più bene e lui è rientrato in partita…C’era la folla per lui, un grande tifo, il match è diventato intenso e soprattutto all’inizio del quarto set abbiamo giocato grandi scambi…è bene uscire da un match comne questo da vincitore!
Ubaldo gli chiede ancora: _ Ma hai avuto problemi fisici, sembrava un po…_
No, Ma non ero contento dei miei movimenti e le mie gambe non giravano. Dal 3-0 all’inizio del quarto set non mi muovevo per nulla…Ero passivo negli scambi, gli consentivo di venir avanti…Ma può capitare di avere dei bassi, e non solo alti. E’ bene sperimentare anche brutti games, brutti movimenti, prima dei quarti di finale…
Doug Robson di USA Today gli chiede: “Questo è stato il tuo primo big test dall’inzio del torneo, come valuti la tua forma adesso?
Buona, solo 45 minuti meno buoni dove non giocavo bene. Ma succede. Non credo che questo mi danneggerà fisicamente anche se è molto tardi…Credo che gocherò un altro match serale fra due notti (con Ferrer…).
Gli chiedono poi quel che già gli aveva chiesto Courier sul campo, a proposito dei primi quattro e la differenza con gli altri.
Djokovic: “ E’ una questione di esperienza, sotto pressione siamo capaci di venirne fuori, per abilità e forza mentale…ma oggi il tennis ha fatto progressi incredibili..devi dedicarti al massimo, è diventato così fisico…”Ubaldo gli chiede ancora: “Non pensi che sia anche una questione di personalità? Oggi Ferrer, n.5 del mondo, è venuto qui, aveva appena battuto Gasquet tre sets a zero, non c’era nessuno, nessuna domanda in inglese, nessuno se lo filava…Tutti si occupano solo dei top-four…”
Djokovic: “Non so cosa rispondere"
Ancora Doug Robson: “Si dice sia più facile scalare una montagna che restare lassù, condividi questa sensazione?
Sto per affrontare molte aspettative e pressioni fino a che sto lassù. Fisicamente sono fresco, mentalmente sono motivato, gioco davvero un bel tennis, anche stasera ho giocato bene per gran parte del match.,..sarò il favorito in gran parte degli incontri, e si aspetta che io vinca facilmente…ma non puoi sottostimare alcun avversario..
_Ma ti senti bene nella pelle del n.1?
Sì, il mio approccio non è cambiato rispetto a prima. Sono sempre circondato dalla stessa gente, tutti che si occupano dei miei match, delle mie attività fuori dal campo, ma ci sono sempre tante tentazioni, specialmente quando sei lassù in cima …
Ubaldo: _ Anche ragazze?
Per quello al momento sono a posto, sono a posto…” ripete con un sorriso. La sua ragazza è qua, ed è stata inquadrata mille volte dalla tv australiana.

 Queste le risposte più significative di Hewitt: “Prima giocava troppo bene, non faceva nessun errore gratuito ed era molto aggressivo dalla riga di fondo. Ho provato a restare lì…poi ho approfittato di un paio di errori per strappargli un break nel terzo set….sarebbe stato carino passare avanti 2-1 nel quarto set…ma poi lui si è ripreso ancora. Per due set e mezzo il suo modo di muoversi, i suoi colpi, erano fantastici. All’inizio del quarto set ho avuto una piccola opportunità ma lui si è salvato con una serie di grandi servizi. Mi ha costretto a difendermi…ma l’atmosfera è stata fantastica, bellissimo, quelli sono i momenti per cui vale la pena di vivere e giocare a tennis. E’ sempre brutto quando perdi ma ho lasciato sul campo tutto quello che avevo e di più non potevo chiedere a me stesso"

Luigi Ansaloni

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