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28/01/2012 19:25 CEST - Australian Open

Una Victoria che vale doppio

TENNIS - Quattro ore e 50 minuti per Djokovic-Murray, 1h e 22 minuti per Vika Azarenka per infliggere un’umiliante lezione, 6-3, 6-0 a Maria Sharapova. Finalmente una n.1 che ha vinto uno Slam dopo le 67 settimane di regno della Wozniacki. La danese, migliore amica della Azarenka, si congratula con lei. "E' il complimento più importante che abbia ricevuto" dice Vika. Da Melbourne, Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
MELBOURNE - Quattro ore e 50 minuti per Djokovic-Murray, 1h e 22 minuti per Vika Azarenka per infliggere un’umiliante lezione, 6-3, 6-0 a Maria Sharapova per la quale per la prima volta in vita mia mi sono sentito mormorare: “Povera Maria!”.

Beh un aggettivo paradossale, ma certo deve essere stato imbarazzante per lei fare una figura simile. Nemmeno con l’altra “newcomer” alla prima finale d’uno Slam, la Kvitova a Wimbledon (un’altra …Ova), Maria era stata in grado di conquistare un set.

Stavolta, dopo un avvio promettente, 2-0 e 0-30 su una emozionatissima Azarenka, Maria è stata letteralmente surclassata. Ha fatto un solo game su 13 e solo 27 punti contro i 57 della bielorussa che diventa così anche n.1 del mondo. Finalmente una n.1 che ha vinto uno Slam dopo le 67 settimane di regno della Wozniacki Slam-priva. La danese, migliore amica della Azarenka, si congratula con lei. "E' il complimento più importante che abbia ricevuto" dice Vika.

Certo la differenza con il tennis maschile è abissale: lì abbiamo i Fab Four che vincono tutto sempre loro, con Djokovic e Nadal che giocheranno la terza finale consecutiva, qua abbiamo cinque vincitrici diverse negli ultimi cinque Slam (Clijsters, Li Na, Kvitova, Stosur e Azarenka, dopo che nel 2010 aveva vinto anche la Schiavone), e le ultime quattro hanno tutte conquistato il loro primo Slam.

Insomma ora staremo tutti a vedere se la Azarenka sarà in grado di farsi rispettare, di diventare una vera regina, oppure a Parigi vedremo trionfare qualcun'altra.

Della finale c’è ben poco da dire. Non c’è stata. Quasi un terzo delle ultime quindici finali femminili (quattro…) sono finite con punteggi a senso unico, con la ragazza sconfitta che non è riuscita a raccattare cinque games.

Ha senso sottolineare che Vika ha commesso soltanto 12 errori non forzati, di cui quattro nel primo game (due doppi falli e due rovesci) quand’era ancora emozionatissima, incapace di intendere e volere? Fa più effetto pensare ad una giocatrice esperta come Maria, 3 Slam in bacheca e alla sesta finale, che diventa improvvisamente vittima delle proprie angosce, come fosse una ragazzina alle prime armi.

E’ la conferma che nel tennis femminile, più che nel maschile dove pure il “mentale” è importante, la testa pesa molto più dei colpi, del talento allo stato puro. Eppure gli psicologi, gli allenatori della mente vengono spesso sottoconsiderati, posposti al tecnico “puro” che magari non ti sa dire molto di più che “anticipa, dai, forza, aggressiva!”.

“La prima cosa che farò? Una doccia di champagne! “ ha detto alla tv australiana, e ad una pessima intervistatrice, Vika Azarenka, prima di tutta una serie di banalità che vi dovrei risparmiare, ma che fanno capire il livello delle domande “Con i soldi comprerò regali per la mia famiglia….”

Inevitabile la domanda sulla sua fragilità nervosa, tante volte manifestata (compresa quella volta che qui Down Under stava dominando Serena Williams e invece si battè da sola; naturalmente nessuno glielo ha ricordato…) e lei che rispondeva con sincerità: “Beh veramente ero molto ma molto nervosa anche stasera. Non vedevo l’ora di entrare in campo…..

E come c’è entrata l’abbiamo detto: 0-2 e 0-30 in pochi minuti prima del suo risveglio e dello stato di ipnosi paralizzante in cui è piombata un’irriconoscibile Maria, lucida soltanto al momento di parlare e spiegare la sua prestazione: “Come in tutti gli sport ci sono giornate buone e giornate cattive, oggi Vika è stata più forte di me in tutti gli aspetti del gioco e ha meritato di vincere…

Oltre ai soliti ringraziamenti a tutti quelli che hanno reso possibile questo torneo, bla bla bla, l’unica dichiarazione un minimo “personale” è stata quella di Vika che, dopo i rituali ringraziamenti a mamma e papà perche senza di loro etcetera etcetera, al boyfriend Sergey Bubka junior (a proposito del quale cito uno splendido titolo che ha fatto seguito ad una sua sconfitta: “Bubka, the bar was too high” la barra era troppo alta per il figlio del recordman del mondo del salto con l’asta) si è lasciata andare ad una dichiarazione peraltro nota e arcinota perché la ripete sempre:“Mia nonna è la persona che mi ha ispirato di più…”.

Insomma una cerimonia finale all’altezza della partita. Chiaro che la colpa non è di Vika. Ma nemmeno mia.

Le parole di Victoria Azarenka

"Ho ricevuto qualche messaggio dai miei ma niente chiamate perchè c'è qualche problema... se chiamo mi risponde qualche donna cinese e non capisco niente"

"Non ho giocato un match perfetto, ma una fine perfetta e nel finale ero nella situazione ideale... non volevo giocare perfetto solo meglio di lei, i primi 2 game sono stati un disastro ma poi ho preso l'inerzia. Volevo giocare aggressivo ma all'inizio non sono riuscita, son stata brava a restare umile e continuare a combattere"

"Pensate che non fossi nervosa? ero supernervosa... prima del match non vedevo l'ora di giocare. poi però dopo l'inizio ho saputo gestire bene la situazione"

"Devo continuare a mantenere questa mentalità, l'anno sarà lungo e devo continuare a migliorare"

Le chiedono del 2009, quando ha cambiato coach. "E' stato un gran cambiamento, mi stava guidando verso la mentalità giusta, non mi ha imposto nulla, mi ha aiutato a trovare la mia strada".

il suo coach ha una maglietta con una scritta- cos'è?
è il nome del suo primo coach, penso che fosse un'idea carina

"Essere n.1 è un sogno che diventa realtà. Credo che con Petra possa essere una gran rivalità, e con Maria che gioca bene e Serena che sta tornando e Li Na e Stosur che vincono Slam c'è una gran competizione ed il livello è molto alto"

Sul cambio di racchetta: "Ho cambiato racchetta 2 settimana prima del primo torneo, dopo 4 tentativi ne abbbiam trovata una che mi piace e mi da maggior controllo e potenza. Non è una racchetta magica, l'ho provata mi è piaciuta e non ci ho pensato troppo su"

"Il tennis è già popolare in bielorussia, spero che con il mio esempio verranno anche dei buoni giocatori. Arrivare qui è stato un processo passo dopo passo, imparo dopo ogni sconfitta, ho maggiore esperienza, come dopo la prima semifinale o dopo la sconfitta qui con Serena. La cosa più importante è essere se stessi. Io sono diversa fuori dal campo ma cerco di essere aperta ed onesta in ogni cosa, mostrare la mia personalità e farmi conoiscere meglio mi ha aiutato molto"
 

Ubaldo Scanagatta

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