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30/01/2012 11:46 CEST - Australian Open

Djokovic, finale
e vittoria storiche

 TENNIS - La finale più lunga nella storia degli Slam, 5 ore e 53 minuti. Djokovic vince con almeno 4 capovolgimenti pazzeschi e straordinarie emozioni finali che riscattano momenti meno esaltanti. Djokovic è stato in campo 4 ore e 50 con Murray e 5 e 53 con Nadal: 10h e 43 in 48 ore! Nadal è il primo tennista della storia a perdere 3 finali Slam di fila. Da Melbourne, Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
MELBOURNE - Durante la premiazione, per la prima volta, hanno dovuto portar loro le sedie perché non stavano più in piedi. E’ stata la finale più lunga della storia di 437 slam, 5,53 minuti per 55 games, alla fine di un match combattuto _ è il caso di dirlo _ da due incredibili guerrieri che ci hanno riservato straordinarie emozioni. Due atleti pazzeschi, prima ancora che due grandi campioni capaci di giocare tre finali consecutive negli Slam. E probabilmente non finisce qui. Solo che se giocano così al Roland Garros la finale durerà 8 ore.
Solo il nome del vincitore, Novak Djokovic, n.1 del mondo, è lo stesso delle ultime sei volte, ed è lui anche il campione degli ultimi tre Slam. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare una partita così, con Nadal che vince il primo set ma poi sembra soverchiato da Djokovic che avanti due a set è avanti prima 4-3 e 0-40 sul servizio di Nadal e poi 5-3 nel tiebreak, ma subisce la rimonta dell’irriducibile Nadal e si ritrova al quinto set. Nei 29 match precedenti (16-13 per Nadal ma 6-0 per Djokovic nei duelli del 2011) non ci erano mai arrivati.

Nel set decisivo Nadal passa a condurre 4-2 30-15 e Djokovic sembra sull’orlo del K.O. Invece Djoker restituisce subito il break, vince quel game, ha una pallabreak sul 4 pari ma è sul 5 pari che strappa il servizio a Rafa. Le emozioni sono pazzesche anche nell’ultimo game perché Nadal, sotto 30 a 0 con Djoko a due punti dal successo più sofferto della carriera, si arrampica ad una nuova palla break dopo 3 punti consecutivi.

Soltanto nelle prime due delle ultime sei sfide Nadal era partito con un set di vantaggio (complice anche un Djokovic un tantino sotto tono). Anche a Indian Wells e a Miami 2011, infatti, Rafa Nadal aveva vinto il primo set, ma poi era stato Nole Djokovic a vincere. Poi, smaltito con quelle due rimonte il complesso d’inferiorità che lo aveva schiacciato per via di 16 vittorie a 7 a favore di Nadal, Nole era poi sempre partito senza paura arrivando a dominare il maiorchino: non solo sei vittorie a zero ma anche 16 set a 4.

Un divario che oggi si è manifestato solo nella fase centrale del match. Mai erano arrivati al quinto set.. Una partita un po’ troppo uguale, come schemi, per poter essere divertente. Interessante sì, ma oltre 4 ore quando non c’è abbastanza varietà, possono diventare pesanti. Gli errori erano stati, per Nadal una quindicina più dei vincenti mentre il bilancio di Djokovic fra vincenti ed errori gratuiti è stato per gran parte del match in perfetta parità.

Aridatece Federer avrebbe gridato qualcuno senza poter immaginare le emozioni che questa partita avrebbe riservato nel finale fino ad entrare dritta nella storia delle più memorabili finali di sempre.

Quando Rafa Nadal ha mancato la palla del 5 pari nel secondo, dopo essere stato sotto 5-2, _ e se l’avesse trasformata chissà, magari avrebbe potuto portare a casa anche il secondo set e allora sarebbe stata un’altra storia _ uno sconsolato Carlos Moya aveva twittato: “Per un millimetro Rafa ha mancato il 5 pari e lì è praticamente girata tutta la partita…” Anche lui dava, sul 4-3 per Djokovic e 0-40, per scontata ormai la vittoria del serbo sul suo “nipotino” adottivo.

Alla fine il risultato è stato quello previsto dai più, ma perfino Moya non si era immaginato la resurrezione di Rafa. Il maiorchino non dimenticherà però la grande occasione che ha avuto quando è stato avanti per 4-2 30-15 e servizio nel quinto. Un paio di prime ben messe e a questo punto il campione d’Australia sarebbe stato lui, il complesso Djokovic sarebbe evaporato. Ora invece è arrivata la settima sconfitta consecutiva che ha fatto dire a Rafa: “Ogni anno è più dura” e a Djokovic, ancora sul campo: “Abbiamo fatto la storia del tennis stasera (stamani per voi in Italia), e Nadal è stato davvero grande”. Ma lui, alla fine, di più.

Nessuno a Melbourne Park è mai riuscito a rovesciare, in finale, un handicap di due set a uno: l’ultimo, di soli dieci in cento edizioni del torneo australiano anni, era stato Mats Wilander che aveva rimontato e battuto 8-6 al quinto Pat Cash.

Per trovare una finale più lunga in termini di games bisognava risalire al 1960, quando Laver battè Fraser: 58 invece di 53. Nel 1927 i games erano stati addirittura 77 quando Patterson battè Hawkes 36 64 36 1816 63, ma come si può notare in quegli anni non esisteva il tiebreak.

Assistei invece alla finale di 4h e 54 minuti vinta nel 1988 da Mats Wilander su Ivan Lendl all’US Open, rovesciando l’esito dell’anno precedente, con lo svedese sempre all’attacco, nemmeno si fosse traformato in Edberg.

Così come avevo assistito ai due match più lunghi giocati qui in Australia, il Nadal-Verdasco di 5,14 nella semifinale del 2009 e il Becker-Camporese 14-12 al quinto in 5 h e 12 del 1991.

Adesso devo dire solo che lo sforzo disumano cui si sono sottoposti _ liberamente per carità _ Djokovic e Nadal non potrà non lasciare strascichi fisici. Nadal sembrava quasi che li avesse previsti quando aveva preannunciato ai primi del mese di volersi fermare a febbraio per curarsi la spalla (? Mah?) , ma Djokovic che è stato in campo 10 h e 43 minuti nell’arco di 48 ore? Ma che mostri sono?

Il record per chi corre i 42,7 km di una maratona è 2 ore 3 minuti e 38 secondi. Ok qui ci sono le pause, e sia Nadal grattandosi i pantaloni che Djoko facendo rimbalzare la pallina seicento volte se ne prendono tante fra un punto e l’altro (sono stati anche richiamato dall’ottimo arbbtro Pascal Maria che, mal coadiuvato dai giudici di linea in cattiva giornata, ha rimediato spesso alle loro defaillances: era stato lui ad arbitrare Roddick-El Ayanoui conclusasi 21-19 al quinto), però la maratona la si corre sul ritmo, qui ci sono delle accelerazioni spaventose che sono ben altro che gli scatti prodotti da un normale interval-training. Ma come fanno?

Certo è che i tanti, forse troppi numeri di questa partita (ivi incluse le tre finali consecutive perse da Nadal negli Slam: un’inedito) non trasmettono in mimima parte le emozioni che ha questa ha provocato. Sarà ricordata come una delle finali più emozionanti di sempre invece. Non so se come la mitiche finali di Wimbledon, Borg-McEnro del 1980, Ivanisevic-Rafter 2001 9-7 al quinto, Nadal-Federer 9-7 al quinto, Federer-Roddick 16-14 al quinto. Una partita non sempre tecnicamente gradevole, ma di una intensità e di una tensione più che palpabile in campo e sugli spalti straordinaria. Culminata forse in uno scambio allucinante di 32 palleggi nel primo punto del quinto set, sul 4 pari, quando Djokovic è finito per terra lungo disteso. “Il primo knock-down che io abbia mai visto nel tennis_ ha commentato Jim Courier alla tv australiana _ Non ho mai visto niente di simile”.

Eppure Djokovic si è alzato e, morto, ha continuato non solo a respirare ma perfino a correre. Meno male che fino a non molto tempo fa veniva accusato di non reggere gli sforzi prolungati. Poi è venuta fuori la storia dell’Uovo ad alimentare sospetti. Mah…

Perfino il cielo ha voluto dire la sua: la pioggia ha fatto ritardare l’inizio del match e poi lo ha anche interrotto perché si chiudesse il tetto proprio dopo che Nadal aveva appena salvato il break sul 3-4 nel quarto set con cinque punti straordinari, i migliori da lui giocati nel match.

Ne avesse giocati un altro paio sul 4-2 30-15 del quinto set adesso il vincitore sarebbe lui. Ma, come ha detto sportivamente Djokovic: “Questa è davvero una di quelle volte in cui i vincitori avrebbero dovuto davvero essere due”.

Forse lo sono stati.

 

Ubaldo Scanagatta

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