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13/02/2012 17:00 CEST - Rassegna Stampa del 13 Febbraio 2012

Emotivi e mammoni. L'Italia che non cresce (Martucci), Azzurri, un futuro difficile (De Martino), Per l'Italia del tennis la serie A è un attimo (Ferrero), Davis, Bolelli addolcisce in parte il ko azzurro (Giorni), Il tennis da cambiare (Tommasi)

13.02.2012

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Emotivi e mammoni. L'Italia che non cresce

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 13.02.2012

Perché noi no? Perché il tennis è così difficile ed avaro di protagonisti? Perché altre nazioni come la Repubblica Ceca, più povere di mezzi e con più problemi logistici, continuano a sfornare giocatori di prima qualità (come Tomas Berdych e Petra Kvitova) e a conservare i veterani (come Radek Stepanek)? Perché non abbiamo ricambi? Perché, a differenza delle fiammate delle azzurre, non ci sono più campioni? ..Che ne pensa Umberto Rianna, cresciuto fra settore tecnico Fit e Nick Bollettieri Academy, che allena da sempre Potito Starace, ad Arezzo? «Non esprimiamo le nostre potenzialità. Alla base, c'è una fragilità emotiva che coinvolge tutti. Evidentemente, noi tecnici, all'inizio, non favoriamo la crescita tecnica, emotiva ed agonistica, tendiamo a proteggere, a non rendere indipendenti i ragazzi, a non fargli assumere le proprie responsabilità. E questo, sul campo da tennis e nella gestione professionale, si paga. E' il nostro tallone d'Achille» Perché negli altri sport non succede? «Nel nuoto, ci sono metodologie particolari, più precise e codificate, nel tennis, non conosci la durata, c'è il punteggio, hai più varianti e meno riferimenti. La gestione e la crescita che parte da piccoli è più problematica proprio per la caratteristica dello sport e come si concilia con la società. Dovremmo prestare più attenzione alla crescita della persona, per arrivare al tennista». Mario Belardinelli, che a Formia allevò Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, suggeriva: "Prendeteli orfani"……Il tennis è un'incognita: «Ci sono più varianti: con tutto il rispetto, pista d'atletica, pedana di scherma e piscina di nuoto sono sempre quelle, con tempi da fare certi, come i chilometri e chilometri dell'allenamento. Limiti precisi. Nel tennis cambia tutto: di torneo in torneo, palle, superfici, luci, tu, quando ti alzi dal letto la mattina e l'avversario, col quale devi convivere. Troppe variabili, anche in partita». E poi c'è il mammismo: «Ferrer, che è un mostro, non accusa i viaggi. Io, adesso che vado in Sud America, sulla terra, mi sentirò spaesato. Poi da lì, andrò direttamente sul cemento Usa, e starò 3 settimane almeno fuori casa. Sì, noi italiani a casa nostra stiamo meglio che ovunque, nel mondo»

Dai raccattapalle ai dirigenti, il tennis che dobbiamo cambiare

Rino Tommasi, Gazzetta dello Sport, 13 febbraio 2012

Sarebbe un errore scoprire la crisi del tennis italiano, almeno nel settore maschile, perché abbiamo perso un incontro di Coppa Davis contro una squadra molto forte. Semmai il modo è stato poco incoraggiante al punto che ci viene il sospetto che forse avremmo perso anche contro le riserve della Repubblica Ceca (Simone Bolelli, nella foto Reuters, autore dell'unica vittoria).

Il nostro problema è vecchio di trent'anni, da quando Adriano Panatta ha abbandonato l'attività, ed è evidenziato dai risultati e dalle classifiche. Se il primo giocatore italiano (Seppi) è numero 48 abbiamo un problema. Potevamo avere più fortuna nel sorteggio ma questo non avrebbe migliorato la situazione, anzi ci avrebbe impedito di guardare in faccia la realtà. Volendo cercare una causa o una giustificazione, la potremmo anche trovare nella scomparsa dei raccattapalle, che costituivano la porta d'ingresso dei poveri in uno sport che non è popolare anche se ha molto allargato la base dei praticanti.

Ai recenti campionati d'Australia su sette giocatori ammessi al singolare sei sono stati eliminati al primo turno, uno al secondo. Solo sfortuna? E' stato probabilmente un errore consolarci con gli eccezionali risultati delle ragazze che tuttavia hanno vinto per tre volte la Fed Cup senza essere le più forti del mondo (ed è un titolo di merito non indifferente). Non solo ma anche in quel settore abbiamo un problema di ricambio al quale bisognerà provvedere. Forse abbiamo anche un problema di dirigenti, da troppi anni sempre gli stessi. L'unico errore che non dobbiamo fare è quello di essere contenti della nostra situazione.

Azzurri, un futuro difficile niente giovani e serie A in bilico

Marco De Martino, il messaggero del 13.02.2012

Dovevamo vincere il primo match, abbiamo vinto l'ultimo. E non è la stessa cosa. Torniamo da Ostrava senza cappotto grazie al fairplay del capitano ceco Joraslav Navratil che ormai satollo e stanco di festeggiare, schiera sul 4-0 la riserva delle riserve, il trentacinquenne doppista di scorta e senza classifica in singolare Frantisek Cermak che così si arrende (si fa per dire) a Bolelli 6-4 6-4 per il 4-1 finale. In precedenza Seppi era riuscito a perdere contro il popolare Lukas Rasoi, quindi si possono tirare le amarissime somme. A settembre vivremo il solito spareggio per scampare la B: saremo testa di serie e quindi non ci potrà più capitare la Svizzera di Federer, però l'idea di dover andare a giocare in Australia sull'erba contro Tomic e Hewitt fa già venire il mal di pancia a tutti. «Contro la Repubblica Ceca abbiamo fatto il possibile e adesso nello spareggio faremo l'impossibile per restare in serie A» dice l'avvilito capitano di tutte le nazionali Corrado Barazzutti, tra l'altro in scadenza di contratto a fine anno e nell'attesa costretto a confessare che la speranza è Alessandro Giannessi da La Spezia, un quasi ventiduenne ancora numero 141 del ranking Atp, omettendo di dire per carità di patria che alla stessa età Nadal aveva già vinto 5 Slam, un oro olimpico e 31 tornei, mentre oggi Tomic che ha tre annidi meno è 110 posti avanti. La verità è che siamo messi male: non ci sono ricambi e i giocatori che abbiamo non ci consentono svolazzi. Starace ha 30 anni e il meglio l'ha già dato; Seppi ne ha tre di meno ma non tornerà mai più al suo best-ranking di numero 27; Bolelli è stato una speranza, ma nessuno gli darà mai indietro i tre anni persi a far la guerra alla federazione. Il migliore sarebbe Fognini che di anni ne ha quasi 25, ma la testa non è migliorata per niente, l'atteggiamento resta irritante e uno cosi lunatico è un miracolo che sia arrivato a numero 53. Possibile che dovremo riparlarne tra un paio di generazioni? II ct Corrado Barazzutti

Per l'Italia del tennis la serie A è un attimo

Federico Ferrero, l’unità del 13.02.2012

Rammaricarsi ha un senso quando si è persa un'occasione. l;Italia di Davis titolare di un diritto alla. lamentazione tra furti arbitrali, sequestri di dirigenti e dispetti sconfinanti nella vessazione (come uno spogliatoio volutamente ghiacciato) fu quella del 1980, nella finale persa a Ostrava contro il ventenne Ivan Lendl, l'astuto e baffuto Smid e un'accoglienza scandalosa, da ultimo atto della guerra fredda. Trentadue anni dopo, di quei vecchi campioni ne resta in campo uno, è il capitano Barazzutti e stavolta non ha niente di cui scusarsi. Tomas Berdych è un giocatore semplicemente non alla portata dei tennisti italiani; l'arzillo Radek Rasoio Stepanek, se le condizioni sono veloci come quelle offerte dal tappeto in acrilico steso alla Cez Arena, può sfruttare il suo serve&volley e i tagli ormai rari come il panda. Fine della partita. IL CONFINE Va annotato che il singolare di Bolelli più lottato dello sperabile ma l'esito della sfida tra nazioni mai in bilico. La Repubblica ceca ha offerto un'accoglienza amara al reintegrato Andreas Seppi, tornato ad avvertire senso patrio nell'anno olimpico (agli esperti non sfuggirà la coincidenza: per partecipare ai Giochi è necessaria la convocazione in nazionale); al giocatore delle promesse mancate, Simone Bolelli - illuminante la sua considerazione dopo il match-sparatoria con Ber-dych: «Do il meglio quando non ho niente da perdere», il motto dei mai vincenti; così al doppio Braccia-li-Starace, che fa quanto può, e non è poco, ma nemmeno abbastanza. Questa è l'Italia: una nazionale che vive sul confine, può valere un posto in serie A ma anche no, sperare in un weekend di grazia e di buon sorteggio ma, contro le più forti, è rassegnata a farsi dominare o abbandonarsi a un autoconsolatorio «siamo stati vicini a vincere due partite», come si è sentito dire ai margini di questa sfida. Come i quasi gol di Nicolò Carosio. ADESSO_ FEDERER La squadra ha già ricevuto una notizia apparentemente inutile. Quella della débacle svizzera in terra amica contro mezzi Stati Uniti - Fish, Isner e il Bryan destrorso, Mike, col gemello Bob assente per paternità. Pensare che i padroni di casa avevano recuperato Federer, l'uomo che in Davis non perde mai. O quasi mai, ché le statistiche della Coppa segnalano un'ultima sconfitta nell'anno 2003, al quinto set, contro Lleyton Hewitt. Re Roger sculacciato in Davis, in casa, per giunta sulla terra battuta, da un bomber spilungone come John Isner! Una scossa che ha smosso dalle viscere la nazione svizzera tutta. Per come è concepita la competizione per l'Insalatiera, i fatti di Friburgo sono rilevanti. Perché, prima ancora di chiederci se l'ex numero uno al mondo stia ricalcando il cammino verso la pensione di Sampras - vicino all'addio, Pete fu battuto in Davis sull'erba da un corridore spagnolo da terra, Corretja - sarà necessario rispolverare i tradizionali riti apotropaici all'italiana. Se andrà male, lo spareggio per restare in serie A lo giocheremo contro di lui: e allora, dopo 10 anni di rincorse al Gruppo Mondiale, l'Italia tornerebbe subito a guardare i grandi dal sotto in su. In «quasi serie A», insomma.

Davis, Bolelli addolcisce in parte il ko azzurro

Alberto Giorni, il giorno del 13.02.2012

Si è concluso 4-1 per la Repubblica Ceca il primo turno di Coppa Davis a Ostrava: negli ultimi due singolari-esibizione al meglio dei tre set, Lukas Rosol ha superato Andreas Seppi 4-6 6-3 6-4, mentre Simone Bolelli ha portato a casa il punto della bandiera battendo 6-4 6-4 Frantisek Cermak. Appuntamento al 14-16 settembre per lo spareggio per rimanere nel World Group (la serie A), mentre il capitano Barazzutti tornerà in Cechia il 21-22 aprile (probabilmente sempre ad Ostrava) per guidare le ragazze nella semifinale di Fed Cup contro Kvitova e compagne. Intanto in Davis la Rep. Ceca affronterà la Serbia: gli altri quarti saranno Argentina-Croazia, Spagna-Austria e Francia-Usa.

Non sarebbe giusto gettare la croce addosso ai nostri giocatori: un ko in casa di Berdych (n°7 Atp) e Stepanek era prevedibile. Il rimpianto è per il punto perso da Seppi al fotofinish con Stepanek, ma difficilmente l’esito finale sarebbe cambiato. Sapremo ad aprile l’avversario dello spareggio. Potremmo essere teste di serie nel sorteggio, ma dipenderà dal ranking di Davis: l’auspicio è quello di evitare grossi calibri come la Svizzera di Federer o l’Australia di Tomic.

Gli aspetti positivi di questa tre giorni sono il ritorno di Seppi e la prestazione di Bolelli che fa ben sperare per un suo rilancio. In ottica futura, però, c’è il problema della carta d’identità. I nostri portacolori non sono vecchi (Seppi ha 28 anni, Bolelli 26 e Fognini 25 a maggio), ma non si prospettano giovani di sicuro avvenire. L’unico a breve termine potrebbe rivelarsi il 21enne Giannessi (n°141 Atp), mentre da tempo si parla del talento del 16enne Quinzi: se son rose…

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