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20/02/2012 21:15 CEST - Confronti

A volte ritornano (o quasi)

TENNIS – Che differenza c'è tra un campione ed un ottimo giocatore? Le carriere di Del Potro e Davydenko possono fornirci ottimi indizi per rispondere a questo interrogativo. E la componente fortuna conta? No. Anzi si. Almeno un po'. Ma oggi si gioca Federer-Del Potro, chi vince? Di norma Federer dovrebbe essere favorito, ma questo Del Potro... Enzo Cherici

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Doveva essere un pezzo su Del Potro, stava per trasformarsi in uno su Davydenko, è diventato un pezzo su tutti e due.
Perché proprio non me la sentivo di liquidare il povero Kolya in una riga. Stavo riflettendo sul fatto che, forse, il russo è il più forte giocatore di sempre a non aver mai giocato una finale di Slam. C'avevate mai pensato? Io no, ci riflettevo proprio mentre questo strano russo nato in Ucraina perdeva l'ennesima occasione di battere la sua bestia nerissima, Federer. Un set pari, 4-3 e 0-40 sul servizio del fuoriclasse svizzero. Tre palle per andare a servire per il match e giocarsi con Del Potro la finale del torneo di Rotterdam. E lui cosa fa? Si becca un parziale di 1-13 e finisce per perdere 6-4 al set decisivo.
Ci sta tutto Davydenko in questo epilogo di partita. C'è la storia di un giocatore all'insegna del “vorrei ma non posso”. Un ottimo giocatore, che tuttavia non è mai diventato un campione. O almeno, un Campione con la C maiuscola. Di quelli che lasciano tracce importanti nella storia del nostro sport.
Certo, lui spesso c'ha messo del suo, ma va anche detto che la fortuna raramente gli ha dato una mano. Nel suo momento d'oro nelle prove dello Slam è quasi sempre andato a schiantarsi contro Federer. E lui, come si è visto anche ieri, lo svizzero proprio non lo digerisce. Tecnicamente, psicologicamente, fisicamente: per lui lo svizzero è come l'aglio per le streghe! Magari gli fosse capitato un po' più spesso Nadal (mai incrociato in uno Slam) forse racconteremmo un'altra storia. Proprio come in quel film, Sliding Doors.
Adesso deve fare attenzione. Perché se da una parte ha giocato un ottimo torneo, dall'altra torna a casa con la consapevolezza di aver sciupato una grande occasione. E allora tutto dipenderà dalla sua capacità di saper reagire alla “batosta”. Certo, i passi avanti rispetto al recente passato sono evidenti. Soltanto poche settimane fa perdeva in Australia dal nostro piccolo-grande Cipolla. Qui a Rotterdam abbiamo finalmente rivisto un qualcosa che si riavvicina alla versione originale del Davydenko d'annata. Mi piacerebbe rivederlo ai grandi livelli di qualche anno fa, ma francamente non ci credo molto. Per una volta sarei felice di sbagliarmi.

Ma fatemi tornare a quello che doveva essere l'oggetto originario dell'articolo. Per descrivere le ultime due prestazioni di Del Potro mi vengono in mente due sole parole: mamma mia!
Ma l'avete visto? Prima Troicki, poi Berdych, per un totale di 5 giochi persi in quattro set! E se dopo la piallata di Troicki qualcuno poteva sollevare il legittimo sospetto d'una giornata non particolarmente di grazia dell'avversario, la lezione impartita a Berdych taglia la testa al toro: se non ci siamo, ci siamo quasi. Col passare dei mesi, il Del Potro incerto e tremebondo dello scorso anno sta lasciando il posto a quello vero. Insomma, la mia impressione, netta, è che Gian Martino stia tornando.
Qualcuno potrebbe farmi osservare, a ragione, che meno d'un mese fa l'argentino subiva una solenne ripassata da Federer in quel di Melbourne. Vero. Ma Del Potro non è Davydenko. Il ragazzo sa imparare dagli errori ed ebbe modo di dimostrarlo proprio dopo una ben più severa lezione ricevuta, sempre da Federer, sempre in Australia, nel 2009. Ricordate? Anche allora si giocavano i quarti di finale dell'Australian Open, l'argentino si presentava speranzoso di fare lo sgambetto allo svizzero, risultato: 6-3, 6-0, 6-0. Un altro sarebbe finito in terapia, lui ha reagito e lo scherzetto che non gli è riuscito nella semifinale del Roland Garros è andato a segno nella finale dell'US Open. Vittoria in cinque set e primo (e finora unico) titolo dello Slam.
Il seguito è noto. Proprio quando era in rampa di lancio per nuovi, fantasmagorici successi, è arrivato l'infortunio al polso. La sosta, l'incertezza sulla cura, sul rientro, sul pieno recupero. Poi, finalmente, il rientro a pieno regime (o quasi) e i primi titoli a Delray Beach ed Estoril.
Ora questo 2012 è l'anno della verità. Che Del Potro sia capace di picchi di rendimento da Top Five lo sappiamo tutti. Bisognerà invece capire se sarà in grado di ritrovare la continuità che caratterizza tutti i top players.
Gli inizi, va detto, sono incoraggianti. E decisamente preoccupanti per i suoi avversari. Del modo in cui ha strapazzato, umiliandoli, Troicki e Berdych abbiamo già detto. Ora si gioca il titolo con Federer. Contro il quale, ovviamente, si può perdere; ma non come ha perso in Australia.
Ma qualcosa mi dice che vedremo tutt'altra partita. Del Potro è abbastanza vicino al vero Del Potro, mentre Federer penso di poter dire con buona approssimazione che non sia a più del 65-70% del suo potenziale. Finale aperta quindi, apertissima. E se mi consentite di sbilanciarmi in un piccolo pronostico, vedrei addirittura leggermente favorito l'argentino (55-45?) nelle condizioni date.
Penso che questa sia una partita molto importante per Del Potro e dovrà giocarla come fosse una finale d'uno Slam. Tornerebbe a battere, dopo più di due anni, un grande giocatore e non ci sarebbe medicina migliore per il prosieguo della sua stagione.
In caso di sconfitta, se la prenda con Davydenko: con tutti quegli scambi giocati, potrebbe aver messo in palla Federer!
 

Enzo Cherici

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