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03/03/2012 15:24 CEST - Personaggi

Un punto e Martin perse la cappa

TENNIS - L'ultimo match perso da Del Potro a Dubai ha mostrato che l'argentino è pronto per fare lotta alla pari con i primi quattro del mondo ma anche che il braccino sta facendo perdere troppi match al numero 10 del mondo. Da luglio 2011 ad oggi sono ben 14 (su 22) i tie-break persi da Juan Martin. Non sarà che ha smarrito il carattere? Daniele Vallotto

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Il match che ha visto affrontarsi Del Potro e Federer a Dubai è stato deciso in una manciata di punti tant'è che entrambi i set si sono conclusi al tie-break. DelPo, dopo aver giocato malamente il primo si è rifatto nel secondo, approfittando di un Federer che aveva staccato la spina. Quando tutti si aspettavano il terzo set ecco però un Juan Martin inspiegabilmente molle e capace di sprecare un vantaggio di 6-2, regalando in questo modo al suo avversario la finale del torneo di Dubai.

Quello che è mancato a Del Potro nella sfida di ieri è stato il killer-instinct che lo aveva reso celebre in un'estate americana di tre anni fa quando sorprese tutti sconfiggendo Federer. Juan Martin pose le basi dei quella vittoria nel campo in cui lo svizzero si è sempre trovato a suo agio, i tie-break. Allora si parlò di un giocatore cogli attributi che cominciava a giocare da duro quando il gioco si faceva duro. E le statistiche di quell'aureo 2009 confermano questa affermazione: l'argentino riuscì a vincere 20 dei 29 tie-break dimostrando di avere un braccio fermo nei momenti in cui più contava.

Da incorniciare quelli di Flushing Meadows, grazie ai quali DelPo riuscì a trovare la carica giusta per rifilare all'allora numero 1 del mondo una delle sconfitte più sorprendenti della sua carriera. Il record dello svizzero in termine di tie-break nelle finali Slam era (ed è) infatti impressionante perché Roger ne aveva fino ad allora giocati 21 e vinti 18. A strappargli quei tre tie-break era stato naturalmente Rafael “Nemesi” Nadal. A New York Juan Martin fu in grado di tirare fuori il meglio di sé nei tie-break del secondo e del quarto set facendo perdere la pazienza allo svizzero che finì poi per perdere il match.

Ieri, invece, Del Potro ha perso il match soprattutto per una gestione scellerata del pesante vantaggio che era riuscito a costruirsi nell'atto finale del secondo set. È vero che Federer ha messo in mostra il suo miglior repertorio difensivo ma non è un'esagerazione affermare che siano stati più i demeriti del numero 10 del mondo che i meriti del numero 3.

Ma cosa è successo tra la finale degli US Open 2009 e quello di ieri? Naturalmente c'è di mezzo un grave infortunio al polso che ha influito pesantemente sulla seconda carriera di Del Potro. Non solo in termini di potenza ma anche (e soprattutto) in termini di fiducia. Le statistiche per quanto riguarda i tie-break sono illuminanti: nel 2011 Juan Martin ne ha disputati 25 e il saldo è di 13-12. Quest'anno la statistica è decisamente peggiore: 3 vinti (2 in questa settimana) e 6 persi. Quella di quest'inizio di stagione è una statistica in linea con i risultati della seconda parte della stagione scorsa. Nel 2011 Del Potro partì a razzo vincendo 8 tie-break su 12 (67%) ma dal Queen's in poi la statistica dice che l'argentino ne ha vinti solo 5 dei 13 disputati (38%). Doveroso ricordare i due persi a Wimbledon da Nadal e, ancora contro Nadal, quello perso a 0 in Coppa Davis. Insomma, sembra che all'argentino manchi quel colpo risolutorio che più di una volta gli aveva permesso di venire a capo di situazioni difficili.

Ma l'impressione più forte è che ora come ora DelPo non sia ancora in grado di competere coi più forti a livello mentale. L'involuzione potrebbe apparire preoccupante ma Del Potro se ne andrà da Dubai con dei dati positivi in mano. Intanto è riuscito a portare al tie-break un Federer più che buono, cancellando 6 palle break su 6 concesse, dato certamente incoraggiante in termini di cattiveria agonistica. Inoltre il numero 10 del mondo ha giocato l'ottavo match in nove giorni con il solo lunedì come giorno di riposo dopo le fatiche marsigliesi, dimostrando che la tenuta atletica è a buoni, se non ottimi, livelli.

Da questi aspetti positivi deve ripartire Juan Martin per far sì che il 2012 sia un anno ricco di soddisfazioni e per dimostrare che quando si parla di Fab Four ci si riferisce a quattro ottimi musicisti da Liverpool.

Daniele Vallotto

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