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13/03/2012 14:53 CEST - Interviste

Novak Djokovic - 12.03.2012

Traduzione di Stefano Pentagallo

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D. Hai visto questa valanga di giocatori che provengono da quella che una volta era la Yugoslavia. Ci sono così tanti nomi e tu ne sei il migliore esponente. Perché questo succede soltanto ora?
R. È avvenuto negli ultimi due anni, credo. La Croazia ha sempre avuto una buona tradizione tennistica, sia uomini che donne. La Serbia ha avuto soltanto un paio di giocatori: Monica Seles quando ancora giocava per la Yugoslavia e Živojinovic. Non molti giocatori, però. Non abbiamo avuto una grande storia.
Ma, sai, quattro anni fa le cose sono cambiate, e una generazione è venuta fuori dal nulla con il sostegno delle loro famiglie e con il grande desiderio di realizzarsi in questo sport.
È uno sport individuale, quindi c'è bisogno di tanta fatica, tanta dedizione, di impegno. Non puoi fare affidamento sui compagni di squadra.
Quindi ci sono tanti sacrifici da fare, ma penso che la mentalità molto forte posseduta dai giocatori provenienti da questa regione li abbia aiutati a farcela.

D. Il match odierno, nonostante tu abbia ceduto rispettivamente due e tre game, si potrebbe dire che sia stato molto più tirato di quanto non indichi il punteggio?
R. Lo è stato, soprattutto all'inizio. Abbiamo giocato un paio di game lunghi, soprattutto quello sul due pari. Sai, me lo aspettavo, perché ho già giocato contro di lui. Le ultime due volte che ho giocato contro di lui ho vinto senza cedere neanche un set, ma, ancora una volta, il set di apertura, specialmente i primi cinque game, hanno richiesto mezz'ora o più.
Lui è molto aggressivo nei game di risposta. Ha un gran servizio, come puoi immaginare dalla sua altezza. Così ho dovuto rispondere bene, dovevo essere paziente e aspettare le mie opportunità.
Non ho servito bene nel set di apertura, ma poi tutto si riduceva ai suoi game di servizio. Penso di aver servito bene, mettendogli molta pressione addosso e di aver risposto davvero, davvero bene.
Quindi sono molto contento della vittoria di oggi. Non era facile da prevedere.

D. Se potessi tornare indietro nella storia, per così dire, e avere un match di fantasia contro un qualsiasi giocatore che non hai mai affrontato, chi sceglieresti?
R. Pete, di sicuro.

D. Una grande prima e seconda di servizio e un gran dritto, come pensi…
R. Mi piacerebbe rispondere a quel servizio.

D. Che faresti?
R. Beh, guarda, è stato il mio idolo e ho avuto il privilegio di incontrarlo un paio di volte e di discutere con lui di tennis. Mi ha dato alcuni ottimi consigli sulla sua esperienza di quando divenne numero 1 e su cosa l'ha portato a rimanere lì per parecchio tempo.
Le nostre carriere sono simili e così è stata un'esperienza molto importante per me sedermi e chiacchierare con lui. Purtroppo non ho mai avuto l'opportunità di palleggiarci e di giocarci un match ufficiale.
Ma mi piacerebbe. Anche se solo un match di esibizione sarebbe per me una grande soddisfazione.

D. Lui è conosciuto per la sua professionalità, per la sua concentrazione. Qual è stato il suo messaggio principale? Cosa ti è rimasto più impresso dalle conversazioni avute con Pete?
R. Beh, restare chi sei e continuare a fare quello che hai sempre fatto.
Voglio dire, ognuno è diverso. Ognuno ha un modo diverso di impegnarsi e di essere professionale sul tour, quindi devi adattare le cose che sono più congeniali a te, alla tua professionalità, e questo più o meno quello che mi ha detto.

D. Cosa pensi di Andre? Possiedi una grande risposta proprio come Andre. Che idea avevi di lui durante la tua crescita?
R. Beh, Andre ha una personalità diversa. Penso che entrambi abbiano rivoluzionato questo sport in un certo senso. Pete con i suoi sei anni passati come numero 1 del mondo, con il maggior numero di tornei del Grande Slam vinti prima dell'avvento di Roger. Sai, è stato incredibile ciò che ha fatto, così tanti successi, un talento incredibile, un grande servizio e una grande forza mentale.
E poi c'è Andre che penso abbia portato una dose di divertimento e intrattenimento in questo sport per il modo in cui si vestiva e giocava, per il suo comportamento in campo. Era così interessante vedere giocare Andre.
Quindi penso che entrambi abbiano fatto la differenza in questo sport.

D. Quando si descrive di Andre, c'è un sacco di gente che dice di te le stesse cose. Pensi si riferiscano al suo gioco e alla sua personalità?
R. In un certo senso, sì. In un certo senso, sì.
Ho avuto l'opportunità di giocare con lui. Abbiamo giocato un'esibizione poco prima di Wimbledon credo un paio di anni fa. Abbiamo scherzato sui nostri esercizi di allungamento perché io ho sollevato la gamba completamente. Ha detto, non ho mai fatto stretching o un massaggio.
Ma è stato incredibile. È una leggenda di questo sport ed è stato fantastico essere accanto a lui.

D. Compirai gli anni questa primavera. Hai pensato ad un desiderio per il tuo 25esimo compleanno?
R. Il titolo ai French Open (sorride). Compirò gli anni proprio in quel periodo.

 

 

 

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