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16/03/2012 20:25 CEST - Interviste

Maria Sharapova - 15.03.2012

Traduzione di Stefano Pentagallo

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D. Ti ci è voluto un po' per entrare in partita. C'è stato quel game critico nel secondo set, ed è sembrato come se da lì in poi le cose siano cambiate.
R. Lei ha cominciato molto bene, ma c'è stata anche una brutta partenza da parte mia. Penso che lei abbia controllato la maggior parte dei punti, mentre io ero troppo sulla difensiva. Questo ha fatto si che lei avesse tante opportunità, e che acquisisse fiducia.
Poi ha preso il break nel secondo, e io stavo solo cercando di trovare il mio ritmo, i miei movimenti, il mio gioco, e a poco a poco ho iniziato a sentirmi meglio.
Verso la fine ho preso il sopravvento. Quindi è andata bene.

D. Quando è stata richiamata per averti disturbata su un punto, sbattendo la racchetta a terra, te ne sei accorta? Ti ha infastidito?
R. A meno che tu non sia sorda, voglio dire, certo che te ne accorgi. Lo stadio era tutto in silenzio. Non credo mi sia mai capitata una cosa del genere. Forse tra le under 12, ma non di recente.
Sì, è molto rara.

D. Ma davvero ti disturbava, oppure notavi che lo faceva senza però farti condizionare?
R. Una cosa è se lo fai una volta, ma credo lei l'abbia fatto tre o quattro volte. Questa è un'altra storia. Non è mica hockey questo. Credo che lei si sia dimenticata di che sport si tratti.

D. Hai pensato anche per una sola volta di perdere la partita?
R. No, perché sapevo che avrei potuto giocare meglio. Se da parte mia mi fossi accorta che le cose stessero andando bene e lei avesse giocato così bene, allora avrei detto "Ok, beh, lei è troppo più brava, oggi".
Ma sentivo come se avessi potuto migliorare così tante cose durante la partita e cambiare l'andamento del match. A poco a poco ho iniziato a giocare meglio.
Ma ho avuto anche delle opportunità nel primo set, sulla quale lei ha servito veramente bene. Ha tirato alcuni ace quando era sotto 15-30 o palla break, e non c'era molto che potessi fare.
Ma credo anche di non aver fatto il mio gioco e questo le ha permesso di giocare davvero bene.

D. Con tutto quello che hai passato, rientrando da un infortunio che forse nessun altro ha avuto in questo sport, cosa significherebbe per te diventare di nuovo la numero 1?
R. Oh, sarebbe un grande risultato. È un qualcosa che sogni da bambina, perché quando giochi con le under 12 e passi alle under 14, il tuo obiettivo è sempre quello di essere la numero 1 in tutte le classifiche.
In realtà, quando io giocavo tutti questi tornei junior, non ho mai raggiunto questa posizione perché cercavo sempre di compiere un passo in avanti.
Penso di non essere mai stata la numero 1 in queste categorie, ma poi si arriva ad un punto in cui diventi una tennista professionista ed è come se questo diventasse l'obiettivo, quello di essere la numero 1. Quindi vorrebbe dire tanto per me. Mi piacerebbe occupare quella posizione, sì.

D. Pensi di avere buone possibilità al momento?
R. Penso che chiunque abbia buone possibilità. Sai, ho avuto buone probabilità alla fine dell'anno e mi sono slogata la caviglia, quindi potrei dire di avere una possibilità e non si può mai sapere cosa accadrà domani.
Ma non è una cosa a cui penso quando scendo in campo. Penso a vincere le partite, e mi rendo conto che più partite vinco, più possibilità avrò di raggiungere tale posizione.
 

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