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21/03/2012 17:07 CEST - Storie di tennis

Rivali di ieri e oggi

TENNIS - Un tempo c'erano Borg, McEnroe e Connors, Lendl e Becker, Agassi e Sampras. Ma gli "outsider di lusso", da Ivanisevic a Kafelnikov, erano in agguato. Oggi la distanza tra i Fab Four e gli altri è più netta. Diego Barbiani

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La rivalità in ogni sport è il motore che genera evoluzione, progresso e il moto continuo verso il miglioramento dei propri limiti. Nel tennis esistono rivalità divenute simbolo, con sfide intense ed emozionanti vissute fino all’ultimo punto. Verso la fine degli anni ‘70 ha inizio il “periodo d‘oro“ del tennis. La bellezza e la particolarità del momento era determinata dal lotto di nomi che potevano contendersi la vittoria in ogni torneo. Connors, Borg, McEnroe, Edberg, Becker, Lendl e Wilander, occuparono tutto il decennio degli anni ‘80, spartendosi 33 dei 39 titoli Slam disputati.

Successivamente, gli anni ‘90 hanno vissuto sul dualismo rappresentato da Agassi e Sampras, i 2 americani dalle caratteristiche diverse: Andrè fondava gran parte del suo gioco sui colpi di rimbalzo ed era dotato di un eccellente timing sulla risposta, Pete invece replicava con un servizio terrificante (da cui il soprannome “Pistol”) e un gioco votato perlopiù all’attacco, chiudendo spesso il punto con esecuzioni di volo. Insieme conquistarono 22 Slam (14 per Sampras e 8 per Agassi) ma solo il finalista degli US Open 2005 riuscì nel “Carrer Grand Slam”, a Pete rimane lo 0 alla voce “Roland Garros”.

Oltre ai 2 citati ci furono altri giocatori che provarono si inserirono nella lotta al vertice: Kraijcek, Ivanisevic, Moya, ancora Becker, Kafelnikov, Muster, Pioline, Rios, Korda: alcuni giocatori, come il ceco, molto talentuosi ma che hanno raccolto meno di quanto si prospettava; altri invece, come Moya, il quale ha probabilmente sfruttato il livello non eccelso dei primissimi sul rosso per conquistare un successo a Parigi che l’ha poi proiettato, nel 1999, alla prima posizione del mondo.

I giocatori in grado di segnare, invece, il primo decennio degli anni 2000 sono 3: Federer, Nadal e Djokovic. Dal 2005 lo svizzero ha dato vita ad un grande confronto di stili con Rafael Nadal, sua vera nemesi: un gioco vario e completo per lo svizzero contro la difesa incredibile e il dritto “uncinato” del maiorchino. Dallo scorso anno, poi, Novak ha imposto le sue regole: grande resistenza fisica, palleggi prolungati e grande pressione da fondo, dettando legge in quasi tutti gli stadi in cui ha messo piede.

Al momento il serbo e lo spagnolo sono i tennisti più in forma del circuito: è qusi impossibile vederli uscire prima della semifinale per via della grande superiorità sugli avversari. Non si può però non nominare Federer. Come dimostrato a Rotterdam, Dubai ed ora anche Indian Wells, Roger se in forma rappresenta a tutti gli effetti un pericolo per chiunque. Il fattore dell’età incide in maniera moderata: con il tempo ha preso maggiore coscienza di ciò che può fare, come dosare le energie, quali tattiche applicare in partita. Grazie all’aiuto di Paul Annacone, Roger ha migliorato la risposta al servizio, fino a 2 anni fa troppo passiva; inoltre prende la via della rete con maggiore frequenza, per cogliere impreparato il suo avversario e per evitare di rimanere a fondo campo durante gli scambi e stancarsi prima degli altri.

Dallo scorso Indian Wells, Nadal e Djokovic si sono affrontati in finale anche a Miami, Madrid, Roma, Wimbledon, US Open, e quest anno agli Australian Open. Si sono adattati al nuovo modo di intendere il tennis, dove è sparito ormai il gioco d’attacco e si preme solo da fondo, dove le bastonate alle palline hanno preso il posto delle carezze, dove si deve urlare più forte dell’altro per stabilire chi abbia la personalità più marcata, dove ammirare una volée degna di questo nome è più difficile che godere di un tramonto in riva al mare in una giornata nuvolosa.

Da qui però la riflessione: il fatto che i maggiori tornei vengano vinti quasi sempre dai primi 3 è indice di scarsa competitività degli altri? Il ranking è in continua evoluzione, ci sono giocatori che stanno migliorando a vista d’occhio (come Isner) e non è detto quindi che nel giro di mesi non capiti qualche sorpresa.

Il quarto della classifica è sempre Andy Murray. Lo scozzese si trova ancora nel limbo. Tutti lo attendono con crescente impazienza, ancora però deve dare prova di essere maturato mentalmente per colmare il gap che lo separa dal podio. Intanto per il secondo anno consecutivo ha salutato anzitempo il resto del gruppo in California, uscendo per mano di Garcia-Lopez, non certo un buon segnale per lui. Per quanto riguarda gli altri, c’è molta curiosità. Si possono nominare: Del Potro, Berdych,Tsonga, e adesso anche Isner.

Questi giocatori incarnano lo stereotipo del tennista odierno (alto, potente, ottimo battitore, rovescio a 2 mani) e riescono a creare dei grattacapi alle 3 capisaldi. Quando però la questione si sposta dai 2 set su 3 ai 3 set su 5 il livello dei primi 3 si alza, di conseguenza anche la loro concentrazione e il loro animus pugnandi aumenta, costringendo costoro a giocare vicini al proprio massimo, cosa che potrebbe talvolta anche non bastare. Tsonga e Del Potro possono vantare l’illustre scalpo di Federer. Nel caso dell’argentino si tratta, nel contempo, anche del primo titolo Slam conquistato, per il francese la vittoria è invece arrivata recuperando (come mai nessuno prima d’ora) uno svantaggio di 2 set in un torneo dello Slam. Berdych e Isner sono andati vicini invece ad estromettere Nadal dai quarti in Australia (il primo) e dall’Open di Francia (il secondo).

E’ giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, quindi rimane indubbio come siano loro i favoriti principali ad ogni appuntamento, tanto che i turni precedenti alle fasi finali, tornei dello Slam a parte, vengono presi ormai come allenamenti. L’unica certezza del 2012 è che vivrà ancora sulle spalle di Djokovic, Nadal e Federer, ma ci può essere anche la possibilità di assistere a qualche sorpresa qua e la. Magari prenderà le sembianze di un ragazzo americano dal servizio micidiale, o di un ragazzo tornato lo scorso anno da un infortunio al polso tremendo, o di un cavallo pazzo francese, o infine di un ragazzo connazionale di Lendl.
 

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Diego Barbiani

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