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26/03/2012 22:54 CEST - NON SOLO TENNIS

Calcio, segui la
"legge Dillard"

NON SOLO TENNIS - Formula del playoff sbagliata? No, vivacizza un campionato e non è ingiusto: i campioni se sono tali giocano alla grande nei momenti decisivi. Come il campione dei 110 ostacoli Dillard, che nel '47... Rino Tommasi

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Se domenica scorsa la Juventus non avesse battuto l’Inter rimanendo quindi a distanza ragionevole dal Milan, il campionato di serie A poteva rischiare di avere espresso tutti i verdetti più importanti con largo anticipo sulla sua conclusione.

Con la lotta per lo scudetto trasformata in un duello tra due squadre che del resto erano le favorite fin dalla vigilia e la battaglia per la retrocessione che, salvo sorprese, ha già condannato alla serie B Novara, Lecce e Cesena, è probabile che le ultime nove giornate del torneo servano soltanto ad alimentare le speranze dei club che sperano che la giustizia sportiva intervenga a modificare la classifica.

Tutto questo senza che nessuno arrivi a comprendere come il sistema al quale da sempre il calcio europeo affida la soluzione dei suoi campionati di calcio alla vecchia formula del girone unico, preveda il rischio di finali senza interesse ed emozioni.

Gli americani avranno tanti difetti, non ultimo la mancanza di cultura e di tradizione, ma in campo sportivo hanno da tempo capito che un campionato a squadre, non importa di quale disciplina, deve concludersi per evidenti ragioni sportive e spettacolari, con una fase finale.

D’altra parte ci sarà un motivo per cui nel basket, nella pallavolo, nel baseball, nell’hockey, vale a dire in tutti gli sport che hanno più contatti con il mondo americano, da molti anni è stata adottata la formula dei playoff.

Il calcio, che negli Stati Uniti non è mai riuscito a conquistare una grande visibilità, credendo di non aver nulla da imparare, difende le sue vecchie formule.

Si pensa che non sia giusto che una squadra che durante la stagione ha dimostrato la propria superiorità sia poi costretta a mettere in gioco il titolo in una serie o in un incontro di finale, ma uno dei principi più affascinanti dello sport è quello che impone al campione di confermarsi tale nei momenti decisivi.
Del resto è questa la ragione per cui le Olimpiadi rimangono la competizione sportiva più affascinante del mondo.

Infatti proprio dalle Olimpiadi ci arriva un episodio lontano nel tempo ma molto significativo. Nel 1947 Harrison Dillard era certamente il miglior ostacolista del mondo. Vinse infatti 82 gare consecutive sui 110 ostacoli ma nei trials , che negli Stati Uniti sono il metodo per selezionare la rappresentativa olimpica, inciampò in un ostacolo e fu squalificato. Si iscrisse però alle qualificazioni sui 100 metri piani, si classificò terzo conquistando il pass per le Olimpiadi di Londra dove vinse la medaglia d’oro in una specialità che non era la sua.
Quattro anni dopo per i Giochi di Helsinki Dillard si qualificò senza problemi e vinse finalmente e facilmente la medaglia d’oro anche sui 110 ostacoli.

Questa storia c’entra poco con il Milan e la Juventus ma vuol solo sostenere il principio che nello sport (e nella vita) è importante giocar bene quando serve.

Rino Tommasi

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