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28/03/2012 12:29 CEST - MIAMI

Don't say the cat is in the sac...

TENNIS - Roddick non si dà per vinto e batte Federer. La Cibulkova gioca un tennis stellare e dà vita a un grande match con l'Azarenka. A conferma che nel tennis nulla è scritto. Con commento di Rino Tommasi. Riccardo Nuziale

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Era da tempo che una partita mi mettesse nella posizione di dubbio circa la mia attuale misoginia tennistica. Unicamente tennistica, sia ben chiaro (e solo relativa a questi ultimi anni), perché nella vita non posso che cedere continuamente, ammaliato, alla superiorità dell’intelletto e dell’animo femminili.

Ebbene, accendendo la scatolina piatta, ieri sera, ero intento a vedere la sfida tra nani Del Potro-Cilic, da attuale razzista WTA quale sono. Durante la pubblicità di un cambio campo, però, ho pensato bene di girare canale per vedere quanto stava vincendo Vika la tiranna aka evidenziatrice jogger, come l’ho chiamata qualche giorno fa. Vediamo qualche scambio di dominio della numero 1, mi son detto.

E lì l’epifania: 6-1 1-0 e servizio per Dominika Cibulkova. Giocatrice che mi è sempre piaciuta, scriteriata e offensiva com’è, oltre al fatto che con lei condivido naso “importante” (dire a un naso che è importante è come appellare “simpatica” una persona), ma…6-1 1-0? Alla tiranna imbattuta?

Sì e mi ci volle poco per capire il perché: stava giocando in modo inumano. Benedizioni titaniche a destra e a manca, un’esecuzione come non vedevo da tempo. Ad un certo punto Federico Ferrero in telecronaca si è lasciato sfuggire “sembra Sampras”, riferendosi agli impressionanti vincenti di dritto che la slovacca riusciva a trovare nelle situazioni e posizioni più impensabili. In particolare ben poche volte in vita mia ho visto un game come il terzo del secondo set, quello del secondo break: quattro punti in cui la graziosa Dominika si è trasformata in una sorta di Blake nella velocità di braccio e anticipo più Nadal nei passanti più Santoro nel tocco…addirittura uno slice lungolinea in avanzamento vincente!

Sul 5-2 l’incantesimo si è rotto, ma in ogni caso non è stato 1-6 7-5 6-0 come a quel punto pensavo. C’è stata ancora tantissima lotta e la qualità del gioco, pur più altalenante (e maggiormente equidistribuita), è stata buonissima. Lo posso dire? Una grande partita. Sono ancora misogino, ma meno fondamentalista.

La serata poteva finire lì. E invece no. Apro il sito dell’ATP, clicco su “rankings” e guardo un po’. Io, Tommaso diffidente. Avrà avuto ragione Federer? La classifica è poco attendibile? Comincio a leggere: Benneteau, Chela, Wawrinka, Anderson, Troicki, Stepanek, Granollers, Cilic, Melzer, Monaco, Verdasco, Mayer…basta. Non azzeccherà un falco, lo svizzero, ma qui ha visto benissimo. Perché Andy Roddick numero 34 del mondo dietro a certi giocatori è una bugia bella e buona. Almagro numero 12, Tipsarevic numero 9 e Roddick numero 34…in quale universo? Il nostro, purtroppo. L’amara realtà.

Ma che “Pandy” sia un campione lo ha dimostrato ancora una volta e il coprotagonista ideale della sua…non rinascita, quanto piuttosto resurrezione, non poteva che essere il bastonatore di una vita, quel Roger Federer che lo ha preso a schiaffi per un decennio.

Sarò sincero, non pensavo assolutamente che Federer potesse fare la doppietta dei 1000 americani, ma allo stesso tempo non credevo perdesse contro Roddick. Pensavo piuttosto a un’onorevole sconfitta contro Djokovic in semifinale. Invece il signor Decker ha resistito con grandissimo carattere al prorompente ritorno di Federer e ha potuto alzare le braccia al cielo davanti al suo pubblico. Sul 0-1 0-40 nel terzo set non l’avrei mai detto.

Ma asciugate le lacrime, cari lettori tifosi di Roger…se Roddick non era morto prima e non è tornato top 5 ora, Federer non era morto dopo gli Australian Open e non è ora nuovamente l’RF Divine Edition del 2006 solo perché ha vinto tre tornei di fila. Le pause, le sconfitte inattese, le prestazioni opache saranno sempre (più) presenti ed è normale che sia così, per un giocatore che quest’anno compie 31 anni e che ha vinto il rosario e mezzo che ha vinto. Una settimana fa dava lezione di vento e tennis alla bestia nera Nadal, oggi ha perso contro colui che ha quasi sempre battuto. I fili dell’equilibrio, del fato e della natura.

Ancora una volta, con DomiVika prima e RogAndy poi, il tennis ha dimostrato che sport più psicologicamente sottile e devoto all’apparente impossibile non esiste.

Ma non posso non concludere rivolgendo un pensiero al giornalista che, con grazia elefantiaca, diede un suggerimento a Roddick qualche mese fa. Chissà che avrà pensato stanotte.

Commento di Rino Tommasi


L’esercito dei moltissimi tifosi di Roger Federer che fanno ancora maggioranza tra gli appassionati di tennis, probabilmente non si attendeva una sconfitta così prematura del campione svizzero che aveva iniziato in modo quasi trionfale la stagione in un torneo come quello di Miami.

Federer- Roddick era stata per tre volte la finale di Wimbledon ed in particolare quella del 2009 era stata la più lunga intermine di game (77) in tutta la storia del torneo, ma non aveva modificato un rapporto di forza (tecnica e psicologica) tra i due giocatori che Roddick non sembrava in grado di modificare.

È possibile che negli anni si sia determinata la convinzione da parte di Federer di non poter perdere e da parte di Roddick di non poter vincere.

D’altra parte se l’incontro si è giocato a livello di terzo turno è perché la classifica di Roddick è precipitata al numero 34 mentre tutte le sfide precedenti avevano avuto una collocazione più prestigiosa.

C’è mancato poco che la più grossa sorpresa della giornata giungesse dal singolare femminile dove la numero uno del mondo, la bielorussa Viktoria Azarenka, imbattuta della stagione, è riuscita a battere la slovacca Cibulova dopo aver perso il primo set ed essere stata in svantaggio per 0-4 nel secondo.

Molto sorprendente, almeno a mio parere, la vittoria di Venus Williams sulla serba Ana Ivanovic, un risultato che conferma il successo già ottenuto da Venus sulla Kvitova, vincitrice l’anno scorso del torneo di Wimbledon.

Riccardo Nuziale

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