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29/03/2012 11:24 CEST - L'ARGOMENTO

I maestri del
serve & volley

TENNIS - C'era una volta il serve & volley, pratica caduta in disgrazia  con la diffusione del power tennis. Bleacher Report fa un tuffo nel passato riportando a galla alcuni degli aironi che hanno fatto la storia di questo sport. Massimiliano Di Russo

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Quante volte negli ultimi anni, seguendo una partita di tennis, ci siamo trovati a rimpiangere quel tennis antico, meno esasperato e più elegante, di cui il serve & volley rappresentava la punta di diamante? Persino Djokovic quest’anno in Australia, dopo quasi cinque ore di randellate date e prese contro Murray, ha sentito il bisogno di scusarsi pubblicamente –e invero assai scherzosamente- con Rod Laver, presente in tribuna, per aver giocato quasi sempre dalla riga di fondo, dichiarandosi pronto a disporre in futuro con maggior frequenza di quelle soluzioni di cui il grande tennista aussie non era certamente privo.

Difficile che il serbo possa mantenere la parola data, troppi fattori scoraggiano iniziative in tal senso. Su tutti l’evoluzione delle attrezzature e la grande diffusione del rovescio a due mani: la risposta, che una volta era un colpo prettamente difensivo, è diventata un’arma che ha reso inefficace l’atto di seguire a rete il proprio servizio. Senza dimenticare che gli organizzatori di grandi tornei come Wimbledon hanno rallentato le superfici dei campi a causa delle critiche piovute sui match, giudicati troppo noiosi e privi di appeal per un pubblico che si stava progressivamente allontanando da questo sport. I campi indoor, un tempo considerati i più veloci, praticamente non esistono più.

Volendo risalire agli ultimi tennisti in grado di raggiungere risultati di rilievo con il serve & volley occorre spingersi lontani più di un decennio, quando Patrick Rafter e Tim Henman riuscivano ad abbinare con successo gioco d’attacco ed eleganza. Da allora sempre meno atleti in grado di giocare serve & volley hanno frequentato i palcoscenici più importanti, limitandosi a sporadiche vittorie tutt’altro che trascendentali, pur ricevendo grandi attestati di stima da parte del pubblico competente, vedi il caso di Michael Llodra o Taylor Dent.

Di seguito una breve disamina di dieci tra i più importanti volleatori del passato.

Richard Krajicek

Nonostante un fisico statuario, senza qualche infortunio di troppo Richard Krajicek avrebbe potuto ottenere sicuramente molto di più da una carriera che gli ha comunque riservato un posto nella top 5 e regalato una ventina di titoli tra singolare e doppio, tra i quali spicca l’edizione di Wimbledon del 1996. Se la conquista dei Championships rappresentò un risultato straordinario, ancor più clamorosa fu la vittoria che conseguì nei quarti di finale contro Pete Sampras, per l’americano unica sconfitta in otto anni tra il 1993 e il 2000. Dotato di un servizio potente e preciso a cui seguiva immancabilmente la discesa a rete a chiudere il punto, l’olandese ha saputo trarre profitto anche sul rosso grazie alla vittoria nel torneo di Barcellona, la finale a Roma nel 1996 e le semifinali raggiunte nel 1993 al Roland Garros, quando si arrese in quattro set a Jim Courier.

Tim Henman

Chissà cosa sarebbe accaduto se nel 2004 in finale al Roland Garros fosse andato Henman e non Coria. Chi vi scrive, a giudicare dal panico con cui scese in campo un Gaudio che per un pelo non perse contro il connazionale menomato da un infortunio, un’idea ce l’avrebbe. Sarebbe stata una grandissima sorpresa e una bella storia da raccontare, invece la carriera di Henman verrà ricordata principalmente per quelle quattro semifinali a Wimbledon che l’hanno visto a un passo dalla finale nel torneo di casa, soprattutto nel 2001, quando dovette arrendersi a Ivanisevic e alla pioggia. Eppure “Timbledon”, uno degli ultimi volleatori puri, è stato anche numero quattro del mondo e ha conquistato undici titoli di singolare tra cui il Paris Masters, raggiungendo le semifinali anche agli Us Open.

Patrick Rafter

L’australiano, uno dei tennisti più amati nella storia di questo sport per l’educazione e la purezza del suo tennis tutto improntato all’attacco, ha ottenuto i migliori risultati tra il 1997 e il 2001: due Us Open vinti consecutivamente, due finali a Wimbledon e la prima posizione in classifica (seppur per una settimana) sono sicuramente il fiore all’occhiello di una carriera che l’ha visto ben figurare anche sulla terra battuta, grazie a una finale raggiunta a Roma e una semifinale al Roland Garros, quando si arrese non senza lottare al più esperto Sergi Bruguera. Così come per Henman, anche per lui il rimpianto di quell’edizione di Wimbledon del 2001 che gli sfuggì al quinto set contro un predestinato Ivanisevic.

Vedi anche:

Più forte a rete: Rafter o Edberg? (Una risposta di Ubaldo Scanagatta a un lettore)

Boris Becker

Giocatore dal serve & volley sopraffino, Boris Becker sapeva farsi valere anche nei pressi della linea di fondo grazie alla grande potenza dei colpi che però non lo aiutò mai a mutare lo “0” nella casella dei titoli vinti sul rosso. Vincitore di sei titoli Slam e di tre edizioni di Wimbledon, diede vita a epiche sfide con il “gemello” Edberg, che lo sconfisse in due delle tre finali consecutive che furono disputate tra il 1988 e il 1990. Famoso per i “tuffi” nei pressi della rete che gli consentivano di recuperare su passanti che sarebbero stati vincenti se giocati contro chiunque altro, Becker è stato uno dei più grandi specialisti su erba e indoor.

Vedi anche:

Tre finali da leggenda

Jack Kramer

Vincitore di due edizioni degli Us Open e una di Wimbledon, Jack Kramer è considerato uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi. Tra i fondatori dell’Atp, di cui fu anche il primo Presidente, è stato un grande leader e uno dei maggiori responsabili del tennis come lo conosciamo oggi. Dotato di un gran servizio e di un dritto potente, fu il primo tennista di alto livello ad adottare il serve & volley come stile di gioco.

Vedi anche:

Ricordo di Jack Kramer (di Cino Marchese)

In odore di GOAT: Jack Kramer

Pancho Gonzales

Vincitore di due Us Open nonché numero uno del mondo per otto anni a partire dagli anni ’50, Richard “Pancho” Gonzales è considerato uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi. Con il suo servizio praticamente ingiocabile - è stato calcolato che poteva raggiungere quasi le 113 miglia orarie- diede vita a incontri memorabili contro Jack Kramer, Lew Hoad e gli altri grandi tennisti australiani che hanno segnato un’epoca. Nel 1969, a 41 anni, giocò contro Pasarell quello che sarebbe stato il più lungo match di Wimbledon prima dell’incontro tra Isner e Mahut, vincendo con il punteggio di 22-24, 1-6, 16-14, 6-3, 11-9.

Vedi anche:

In odor di GOAT: Pancho Gonzales

Pete Sampras

Se stava bene fisicamente, era praticamente impossibile battere Sampras sulle superfici rapide. Grazie a un servizio letale, che diventava tanto più efficace quando più il punto “pesava”, lo statunitense era in grado di opporsi alle migliori risposte del circuito, compreso quell’Agassi che contro di lui darà vita a una delle rivalità sportive simbolo degli anni ’90. Tra i migliori interpreti della volée, che a seconda dei casi poteva essere “ferro o piuma” per parafrasare un noto pensatore romano, disponeva di un dritto che gli permise di ampliare il ventaglio di soluzioni anche da fondocampo, sebbene a causa di un rovescio spesso non all’altezza non fu in grado di imporsi anche sulla terra battuta -soprattutto a Parigi. Con i suoi 14 Slam, tra i quali spiccano ben sette edizioni di Wimbledon, anima le discussioni degli appassionati che intravedono in lui un potenziale GOAT.

Vedi anche:

E i 40 anni di Sampras? (di Ubaldo Scanagatta)
 

Stefan Edberg

Tra i tennisti più corretti di sempre, tanto da vedersi intitolato a suo nome il premio fair play dell’Atp, Stefan Edberg ha improntato tutto il suo gioco su un serve & volley tanto elegante quanto efficace. Era dotato inoltre  di un servizio “a orologeria” che sacrificava la potenza a vantaggio di traiettorie insidiosissime per gli avversari tali da garantirgli una successiva copertura ottimale della rete. Vinse sei Slam mancando per un soffio la conquista dell’unico che non riuscirà mai più ad avvicinare, quel Roland Garros che nel 1989 parve a portata di mano, quando in finale contro un Chang in fasce si trovò a condurre per due set a uno e un break nel quarto. Clamoroso il Flushing Meadows vinto nel 1991, vero e proprio manifesto del serve & volley: lo svedese realizzò complessivamente in tutto il torneo un totale di due terzi dei punti giocati a rete.

Vedi anche:

C'era una volta Stefan Edberg
Il servizio di Stefan Edberg
L'anno di Jimbo (e di Edberg...)

Rod Laver

Tennista a tutto campo, Rod Laver abbinava un raffinato serve & volley alla capacità di giocare bene anche da fondocampo. Non a caso è stato in grado di conquistare per ben due volte il Grande Slam: nel 1962 e nel 1969 come professionista, unico tennista in grado di raggiungere un risultato di questo tipo nell’era Open. 11 Slam in cascina e sette anni consecutivi in vetta alle classifiche sono ulteriori fattori che rendono Rod Laver meritevole secondo molti di essere insignito della qualifica di GOAT.

Vedi anche:

Parla Laver: " i miei Grandi Slam "

John McEnroe

McEnroe può essere facilmente considerato come il giocatore di maggior talento che abbia mai calcato un campo da tennis, ancora oggi, con Roger Federer in attiività. Con il suo stile di gioco, che comprendeva un diritto con impugnatura continentale, in un'epoca in cui era praticamente scomparsa, e una capacità di agire nei pressi della rete fuori dal comune, era in grado spesso e volentieri di ridicolizzare gli avversari. Il suo comportamento in campo, con frequenti insulti ad avversari e arbitri, mostrava una forte personalità ai limiti dell’intimidazione e sembrava essere più dannosa per chi lo affrontava piuttosto che incidere sulla sua concentrazione. Come abbiamo visto accadere anche per altri attaccanti del passato, anche per lui il più grande rammarico è legato al Roland Garros, lo Slam “maledetto”: nel 1984 subì una delle tre sconfitte di quell’anno incredibile proprio in finale a Parigi per mano di Ivan Lendl, dopo essersi trovato avanti prima di due set e poi di un break nel quarto.

Vedi anche:

Il gioco di volo? Risorgerà!
Il tennista perfetto
Djokovic spiega le ragioni della scomparsa del serve-and-volley
Mika e il serve and volley perduto

 

 

Massimiliano Di Russo

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