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30/03/2012 16:16 CEST - Interviste

Dalla guerra fino a Wimbledon

TENNIS - "60 minutes", programma d'informazione della CBS, ha dedicato un servizio a Djokovic. L'infanzia, le bombe, le imitazioni e i trionfi recenti. Traduzione di Alessandro Mastroluca

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Bob Simon e il producer Draggan Mihailovich hanno incontrato Novak Djokovic. Questa è la trscrizione integrale, tradotta in italiano, del servizio andato in onda a "60 minutes", storico programma di informazione della CBS, il 25 marzo.

Vogliamo che i nostri atleti ci stupiscano e che gli intrattenitori ci divertano. Ma un ragazzo può fare entrambe le cose? Non capita molto spesso. Novak Djokovic ha aperto la nuova stagione tennistica vincendo l'epica finale degli Australian Open su Rafa Nadal dopo 5 ore e 53 minuti. L'anno scorso ha vinto tre tornei dello Slam. Difficile avere molto di più.

Dai primissimi giorni sul circuito, non ha attirato i tifosi solo con i suoi colpi da fondo. Li ha fatti gridare per le imitazioni in campo delle altre stelle del tennis. Ma non tutti hanno riso. Alcuni campioni si sono chiesti: ma questo clown da dove arriva? La risposta: Serbia, una piccola nazione balcanica assurta all'onore delle cronache negli ultimi decenni solo per il brutale ruolo avuto nella guerra che ha causato lo smantellamento della Jugoslavia. Perciò la vittoria di Djokovic a Wimbledon è stata un regalo per tutta la nazione.

E la nazione è scesa in strada per accogliere Novak Djokovic che riportava il trofeo a Belgrado. E' stato come se tutti i serbi fossero emersi da anni di oscurità per salutare chi li aveva resi orgogliosi.

Novak Djokovic: E' stato incredibile, la sensazione che tutta la città fosse in strada è stata straordinaria

Bob Simon: Sai perché hai provato quella sensazione? Perché tutta la città era davvero in strada.

ND: Perché c'erano. I ponti erano gremiti, in strada c'era gente che brindava. [ND: questa è la città]

La piazza centrale della città stava esplodendo di gioa. 100 mila persone acclamavano Novak Djokovic come il più grande eroe serbo da.. tanto, tanto tempo.

ND: E' stato come essere in Paradiso, in un sogno. La tua gente che ti aspetta in piazza perché hai realizzato i due maggiori obiettivi della tua vita, vincere Wimbledon e diventare numero 1 del mondo. Davvero, non avrei potuto chiedere di più.

Novak non avrebbe potuto chiedere di più al suo 2011. Lo scorso settembre ha vinto gli US Open, dopo gli Australian Open e Wimbledon. Per iniziare la stagione, ha vinto le prime 41 partite giocate, una delle migliori partenze mai registrate.

ND: E' stato incredibile. E' stato storico, sarà nei libri di storia. Li ricorderò come i migliori sei mesi della mia vita.

Ha rotto la diarchia Federer-Nadal ed è sembrato che si sia divertito. Chi l'avrebbe mai detto che un giocatore da una piccola nazione travolta dalla guerra sarebbe potuto diventare la superstar del tennis?

ND: Nel mio caso, posso davvero dire che niente è impossibile. Ho iniziato in un momento molto critico per la nostra nazione. E quando avevo 7,8 anni e dicevo che volevo diventare il n.1 del mondo, gran parte della gente rideva di me. Perché all'epoca sembrava avessi non più dell'1% di possibilità di riuscirci. E ci sono riuscito.

I sogni di Novak sono iniziati sulla cima di una montagna. E' qui, in questo modesto complesso sciistico che un'estate, di fronte alla pizzeria gestita dalla sua famiglia, è stato costruito un campo da tennis. Jelena Gencic gestiva un centro lì e ha individuato quel bambino guardando dalla recinzione. Gli ha dato qualche racchetta e dopo pochi giorni ha capito...

Bob Simon: Credeva sarebbe potuto diventare un campione?
Jelena Gencic: Sì.
BS: Da subito?
JG: Sì, e l'ho anche detto ai genitori, "vostro figlio è un bambino d'oro"
BS: Un bambino d'oro?
JG: Sarà il migliore del mondo.
BS: E allora quanti anni aveva, sei e mezzo?
JG: Cinque e mezzo. Non ci potevano credere. Erano scioccati.

Il giovane Novak diventa un fenomeno a tal punto che a sette anni viene invitato alla televisione nazionale serba. Dice che vuole diventare n.1 del mondo. E' tremendamente serio. Quando va a trovare il suo coach a casa, ammira tutti i trofei vinti da giocatore. Ma le sue visioni già andavano oltre tutti i trofei di Jelena, a Wimbledon.

ND: Sognavo Wimbledon. Riuscivo a visualizzarlo. Da bambino ricordo di aver fatto una specie di coppa di plastica, l'ho alzata e ho detto, in inglese, "Hello. My name is Novak Djokovic. And I'm a Wimbledon winner."

Jelena passa ore e ore a lavorare con Novak sul campo. Ma vuole che il suo prodigio abbia molto di più di un dritto e di un rovescio.

BS: Gli facevi ascoltare musica classica.
JG: Sì, certo.
BS: E gli leggevi poesie.
JG: Naturalmente.
BS: Di Pushkin.
JG: Certo.
BS: Serviva ad aiutare il suo tennis o solo a renderlo una persona migliore?
JG: Una persona migliore.
ND: Dovevo conoscere almeno due lingue, ascoltare musica classica perché mi calmava.
BS: Ti piaceva?
ND: Sì, e mi piace ancora.

Il campo da tennis era un'oasi per Novak perché la nazione in cui era nato stava rapidamente e violentemente esplodendo.

BS: Quando hai iniziato a salire le gerarchie del tennis, capivi che la tua nazione stava crollando?
ND: Sì, è stato un periodo che a nessuno piace ricordare.

La Jugoslavia si è divisa in nazioni separate. Il mondo ha accusato la Serbia per il bagno di sangue. I leader politici della nazione sono stati accusati di crimini di guerra. Nel 1999, mentre il conflitto si sta allargando al Kosovo, gli Usa e le altre nazioni della NATO bombardano la Serbia per 78 giorni e 78 notti di fila. La famiglia Djokovic trova rifugio a Belgrado.

ND: Tutti avevamo paura, eravamo spaventati perché tutta la città era sotto attacco.

Hanno cercato rifugio qui, nella casa del nonno. Novak ci ha portato lì. Novak, il nonno, i suoi genitori, i due fratelli più piccoli, gli zii e le zie - vivevano tutti qui, in questo bilocale durante i bombardamenti. L'appartamento aveva anche una cantina e quando suonavano le sirene che annunciavano i raid, si rintanavano tutti qui, più vicino possibile alla salvezza.

ND: Praticamente eravamo tutti qui, stavamo tutti qui dentro.
BS: Quanti di voi?
ND: Phew... tutti quelli che potevano entrarci, venivano. Non c'erano limiti.

Novak racconta che tutta la famiglia ha passato in cantina ogni notte per le prime due settimane di bombardamenti.

BS: Ma hai continuato a giocare a tennis?
ND: Ho giocato tutti i giorni.
BS: E hai perso la concentrazione?
ND: Le prime due settimane sì, devo dire. Perché ci svegliavamo ogni notte alle due, alle tre, per due mesi e mezzo, ogni singola...
BS: Per le bombe?
ND: Ogni singola notte, sì. Ma la cosa migliore di tutto questo è che ricordo sempre quei giorni in modo vivido e positivo. Non dovevamo andare a scuola e abbiamo giocato di più a tennis. Ce lo ricorderemo a lungo.
BS: Perciò in un certo senso...
ND: Sì...
BS: La guerra ti ha aiutato a diventare un campione.
ND: In un certo senso.
ND: Ti ha reso più forte.
ND: Sì, ci ha resi più forti, più affamati di successo.

Ci sono ancora alcuni edifici sfregiati a Belgrado, ma potrebbero essere antiche rovine per i serbi di oggi. Vogliono reinventarsi come europei amichevoli e trendy. E questo è il nuovo volto della nazione. Dovunque vai a Belgrado, non puoi evitarlo: è esattamente quello che i serbi vorrebbero essere.

BS: Il presidente della Serbia ha detto che sei il miglior pr che la nazione abbia mai avuto.
ND: E' una grande responsabilità.
BS: Senti un po' di pressione?
ND: Sì, la sento
BS: Sai, non credo che Federer senta che sta portando...
ND: Ma...
BS: ...sulle spalle il prestigio della Svizzera. Ma la Serbia conta su di te. Tu stai portando la Serbia sulle spalle.
ND: Succede perché abbiamo dovuto lottare di più per avere successo nella vita noi serbi, per via del nostro passato, della nostra storia. Dobbiamo soffrire di più, combattere di più, fare di più per emergere ed essere notati.

Novak si è assicurato di non passare inosservato agli US Open 2007. Dopo la vittoria nei quarti, ha fatto l'imitazione di alcune grandi stelle del tennis davanti a 20 mila persone. Il sogno di ogni commediante. Quella della regina di bellezza Maria Sharapova è un successo. I newyorchesi la adorano.
BD: Come ha reagito Maria dopo la tua imitazione?
ND: Rideva.

Ma con quella di Nadal, con tutti i suoi rituali pre-partita e la sua abitudine con i pantaloncini, ha fatto venir giù lo stadio.
BS: Nadal pensava fosse divertente?
ND: All'inizio non tanto.

Ma dopo un po', il pubblico iniziava ad essere più affascinato dalle pagliacciate di Novak che dal suo tennis.
ND: Sto servendo sul 4 pari, 30 pari, in un match importante. Un ragazzo fa, "Hey Novak, facci la Sharapova. Ci piace. E' una partita così noiosa". Sai, mi ha fatto ridere. Eppure non ho più fatto le imitazioni da un po'.
BS: Perché no?
ND: Perché non voglio offendere nessuno. Tutto qui.
BS: Non vuoi che qualcuno si offenda.
ND: No.
BS: Andiamo...
ND: So cosa stai per dire adesso.
BS: Fai l'imitazione di Nadal che si tira fuori i boxer dal didietro e non pensi che questo potrebbe offenderlo?
ND: Non mi va di offenderlo due volte.

Novak flirta con la telecamera, per lei farebbe qualsiasi cosa - come stare in piedi sull'ala di un aereo in partenza. Sì, questo è Novak impegnato in uno spot per il suo sponsor, la Head.
BS: Perché l'hai fatto?
ND: Mia mamma mi ha chiesto la stessa cosa.
BS: Ci avrei scommesso.
ND: E' stata una pazzia, una delle cose più pazze che abbia fatto in vita mia, questo è sicuro.

Abbiamo seguito Novak in Bulgaria dove Hollywood lo stava aspettando per un piccolo ruolo da killer in "I mercenari 2". I suoi colpi ora sono letteralmente letali, contro i terroristi. [Produttore: Quando finisce la tua carriera, sai dove venire...]

Le offerte sono arrivate a pioggia da quando Novak è diventato numero 1 del mondo. Per arrivarci ha dovuto scavalcare due leggende, Nadal e Federer. Per quattro anni non è riuscito a battere i campioni che avevano dominato lo sport.
ND: Non avevo fiducia in campo.
BS: Non credevi più in te stesso.
ND: Quando giocavo contro loro due.
BS: Che succedeva?
ND: Avevo paura di vincere, capisci, solo...
BS: Paura di vincere?
ND: Mettiamola in modo semplice. Avevo troppo rispetto per loro.

L'anno scorso tutto questo è finito. Ha battuto Nadal e Federer, nel complesso, 10 volte su 11. Per tutto l'anno, ogni cosa ha funzionato a perfezione. Le sue risposte sono state ancor più incisive. E' riuscito ad arrivare su palle che tutti credevano impossibili, scivolando sui campi duri e contorcendo il suo corpo come un maestro yoga. Quando ha battuto Nadal a Wimbledon, ha raggiunto quello che pochissime persone riescono a ottenere. Ha realizzato il suo sogno di bambino.
BS: Hai pensato a quel bambino quando hai vinto il torneo?
ND: Sì. Quando il match è finito, quando ho mangiato quel pezzo d'erba, mi è passata davanti tutta l'infanzia, ho rivisto tutto quello che avevo passato. I ricordi, i primi campi su cui avevo giocato, i giorni di Belgrado. E' stato bello.

Due mesi fa, Novak ha ravvivato uno di quei ricordi tornando a incontrare qualcuno che non aveva visto per anni. Il suo primo coach, Jelena Gencic.
JG: L'abbiamo sognato per così tanto tempo...

Era con la donna che prima di tutti aveva visto chi era. E voleva condividere qualcosa con lei...quel trofeo di Wimbledon
JG: Aaah
ND: Questo era...
JG: Il nostro sogno...
ND: Quel trofeo che abbiamo immaginato di alzare davanti allo specchio sollevando coppe improvvisate, sognando un giorno di tenere in mano questo...
JG: Vieni, entra...
ND: Volevo farlo da una vita (alza il trofeo). I suoi trofei...
JG: E il tuo.
ND: Ma non uno qualsiasi. L'unico. IL trofeo è qui.

 

 

 

 

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