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31/03/2012 16:47 CEST - approfondimento

Tignor: inviato o internauta?

TENNIS - Steve Tignor su Tennis.com si è posto un interessante interrogativo: “Meglio seguire un torneo sul posto o da casa?” Come internet ha influenzato il nostro modo di vivere il tennis. Giacomo Fazio

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Internet ha sicuramente cambiato il modo di fare informazione e quindi anche il ruolo di giornalista. Una volta c’era bisogno di mandare gli inviati nei tornei o a qualsiasi tipo di evento per poter avere informazioni necessarie per scrivere i pezzi da pubblicare il giorno dopo. Oggi basta un click ed hai un mondo a tua disposizione: risultati, approfondimenti, analisi, statistiche, interviste etc. Hai la possibilità di vedere più eventi contemporaneamente grazie a mosaici interattivi oppure scaricando un’applicazione su tablet e posizionandolo accanto al televisore.

Il tennis come molti altri sport si è quindi evoluto nell’ultimo decennio sotto questo punto di vista, così come il nostro modo di guardarlo. Quando Tennis Channel ha fatto la sua apparizione via cavo sembrava un miracolo poter guardare i primi turni di un torneo come Monte Carlo. Negli anni ci siamo occupati prima solo degli Slam poi tutti i 1000, i 500, perfino i tornei 250 arrivando a coprire tutto il tour. Quello che prima era l’eccezione oggi è la regola. Noi pretendiamo di vedere tutto perché siamo abituati a vedere tutto. Quindi sembra inspiegabile che non ci sia stata copertura per il match tra Venus Williams e Petra Kvitova a Miami. A livello internazionale il tennis è diffuso ma non è prevalentemente diffuso da nessuna parte. Questo significa che un vero amante di tennis fa affidamento alla rete per saziare il suo desiderio di informazione. Un social network come twitter permette di mettersi in contatto attraverso alcune parole chiave con tutti coloro che nel mondo stanno parlando di quell’argomento. Quindi si finisce per diventare parte della “macchina” tennis.

Ad esempio febbraio, in passato, era un mese tranquillo tra l' Australian Open e l’accoppiata Indian Wells - Key Biscayne. Nel 2012 invece abbiamo vissuto l’eliminazione a sorpresa della Svizzera in Coppa Davis per mano degli Stati Uniti, i due titoli di Federer a Rotterdam e Dubai, la striscia di vittorie di Victoria Azarenka, la sconfitta di Novak Djokovic per mano di Andy Murray. In altri anni, tutto questo non sarebbe potuto accadere. Senza i canali specializzati e la comunità di appassionati su Twitter non lo avremmo vissuto allo stesso modo. Probabilmente avremmo trovato il giorno dopi i risultati in piccolo in fondo alla pagina posteriore della sezione sportiva.

Naturalmente tutta questa sovraesposizione può avere degli svantaggi. E’ capitato proprio a Tignor durante il Masters 1000 di Indian Wells. L’essere presente sul posto ad un certo punto è sembrato per assurdo quasi un ostacolo. Vedere una partita dal campo, poteva far perdere una conferenza stampa e magari una citazione importante riportata su Twitter che qualcuno a mille miglia di distanza dalla California poteva conoscere addirittura prima. Invece per il torneo di Key Biscayne l’essere seduto davanti alla scrivania gli ha permesso di vedere i campi laterali su TennisTV, ascoltare le conversazioni tra allenatori e giocatori che non si sarebbero mai sentite se fosse stato in prima fila.

Questo fenomeno del “il modo migliore per vedere un evento è non esserci”, è stato introdotto dalle tv ma accelerato da internet. Avere il maggior numero di informazioni possibili aiuta il lavoro del giornalista ma lo costringe a fare qualcosa di originale. E a quel punto se tutti possono accedere alle stesse informazioni dal web non è meglio essere presenti sul posto?

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Giacomo Fazio

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