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02/04/2012 13:45 CEST - Miami

Djokovic, esame da 30

TENNIS - Il numero 1 del mondo vince il trentesimo torneo nel circuito, l'undicesimo Master 1000, il terzo a Miami (secondo consecutivo). Batte Andy Murray 61 76 e si aggiudica il secondo trofeo stagionale. Da Miami Vanni Gibertini

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Djokovic b. Murray 6-1, 7-6(4)

Chiunque avesse pensato, dopo i tentennamenti delle ultime settimane, che il trono di Novak Djokovic fosse in pericolo è stato servito. Nel caldo umido di Miami, con una prestazione non impeccabile ma dalla grande consistenza agonistica, ha cancellato il gelo di Indian Wells e la partita sfuggitagli dalle mani contro Isner per confermare il titolo del Sony Ericsson Open vinto 12 mesi fa in una finale maratona contro Nadal. Quest’oggi ha dovuto affrontare quell’Andy Murray che lo aveva battuto nell’ultimo confronto diretto (a Dubai) e che aveva conquistato otto delle nove finali Masters 1000 per cui si era qualificato (unica sconfitta ad Indian Wells 2009 contro Nadal).

Non è stata una bella partita: entrambi possono giocare meglio, Murray dal punto di vista tecnico (troppi errori gratuiti, specialmente con il diritto) e Djokovic dal punto di vista agonistico (troppe occasioni non sfruttate per uccidere la partita prima). Il rapporto vincenti/errori gratuiti recita 19 a 36 per il serbo e 15 a 39 per lo scozzese. Davvero non da Guinness dei primati.

Dal punto di vista del punteggio l’incontro ha avuto un andamento molto simile alle ultime due partite vinte da Djokovic, quella con Ferrer nei quarti e quella con Monaco in semifinale: un primo set vinto con un punteggio molto netto, ed una seconda frazione lottatissima con conclusione vittoriosa al tie-break. Sotto il profilo del gioco, però, ci sono state notevoli differenze. L’affermazione nel primo set è stata molto meno netta di quando non dica il punteggio: i due soli break di differenza sono venuti in game molto combattuti, nei quali Murray ha sempre avuto palle game, ed in un caso si era addirittura trovato 40-0. Murray prova ad appiattire i colpi, soprattutto il diritto, ma il prezzo che deve pagare è un numero più alto di errori, dato che molti scambi si sviluppano sulla diagonale diritta. Riesce a raccogliere qualche punto in recupero, ma ciò che oggi davvero non funziona è la risposta: quella che normalmente è un’arma importante nell’arsenale dello scozzese, quest’oggi è un mezzo disastro :“A mio parere è stata la mia risposta oggi a fare la differenza in negativo”, ha confermato Andy a caldo subito dopo il match.
L’unica palla break del match affrontata da Djokovic arriva nel quinto game del primo set, ma viene annullata in sicurezza con uno schema servizio-diritto.

Dopo 46 minuti è dunque Nole ad essere avanti di un set, e nelle finali disputate in carriera il serbo è 22-0 dopo aver vinto il primo parziale. Non un buon viatico per Murray. Djokovic tiene il servizio senza problemi, mentre Murray si trova sotto 15-40 sull’1-1, e 30-40 sul 2-2. Qui il Nole versione 2011 avrebbe chiuso il match, invece quello di quest’anno commette tre errori gratuiti, mantenendo l’avversario in partita. Sul 3-3 c’è anche un raro gesto di stizza del serbo che scaglia la racchetta a terra su una risposta mancata, per sfogare la frustrazione di non riuscire a concretizzare in punteggio un vantaggio che dal punto di vista del gioco appare consistente. Sul 3-4 deve pure salvarsi da 0-30, ma in questo caso gli viene in soccorso la battuta (e la scarsa vena di Murray in risposta).
Con il passare dei minuti (il secondo set alla fine durerà ben 1h31’) Murray trova maggiore continuità negli scambi, da fondo alle sue qualità di corridore e rimandando l’impossibile riesce a costringere Djokovic a qualche errore di più. Sul 5-5 si giocano due game molto combattuti, nei quali il n.1 del mondo ha la palla break per spezzare l’equilibrio, ma Murray la cancella con autorità.
Si arriva dunque al tie break, dove c’è un minibreak per parte nei primi quattro punti. La tensione si taglia con il coltello, ed Andy trova anche modo di inventare una splendida palla corta di rovescio su uno slice corto e stretto di Djokovic. Purtroppo per lui, però, paga lo sforzo di quello scambio con un pesantissimo doppio fallo nel punto successivo, doppio fallo che si rivela fatale, dato che il serbo da quel punto mette solo prime e con grande autorità chiude il match portando a casa l’11esimo titolo Masters 1000 della carriera.

Andy Murray, comprensibilmente abbacchiato, ma nemmeno troppo arrabbiato, va diritto dalla cerimonia di premiazione alla sala interviste, cogliendo un po’ tutti preparati, per cui rimane ad attendere la stampa per diversi minuti torturando il suo telefonino. “Nel primo set ho perso il servizio da 40-0, poi ho avuto una palla break nel gioco successivo e comunque ci sono stati diversi giochi combattuti. Il secondo è stato molto più equilibrato, ma oggi io ho risposto davvero male. Di solito è uno dei punti di forza del mio gioco, ma oggi proprio non ha funzionato. La differenza è stata quella, perché per il resto, a parte fare qualche errore di troppo nel primo set, non ci sono stati problemi particolari. Quando sono riuscito ad entrare negli scambi me la sono giocata ”.

Djokovic invece inizia la sua analisi del match notando come gli ultimi tre incontri siano stati abbastanza simili: “Ho giocato un grande primo set durante il quale ho avuto ottime sensazioni in campo, ho avuto la possibilità di breakkare subito nel secondo ma non l’ho sfruttata, e poi la partita si è complicata. Fortunatamente sono riuscito a servire bene quando ce n’era bisogno”.
“Sono molto contento di aver vinto questo torneo, addirittura senza perdere un set. Ho vinto tre volte qui, questo la dice lunga di come mi senta a mio agio qui a Miami. Adoro le sessioni serali e l’atmosfera che si viene a creare. Questa affermazione è un buonissimo viatico per la stagione sulla terra battuta, che per me inizierà a Montecarlo. Quest’anno abbiamo una settimana di pausa in più per prepararci, quindi credo che staccherò per una settimana e poi inizierò la preparazione per la stagione sulla terra battuta
”.
 

Vanni Gibertini

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