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02/04/2012 09:28 CEST - Rassegna Stampa del 2 Aprile 2012

Djokovic Domina e soffre ma bissa Miami (Martucci), Il numero uno al mondo batte Murray in finale e vince anche il torneo di Miami (Palizzotto), Aga dal bel tennis: un tocco contro la polvere da sparo (Ferrero)

2.04.2012

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Djokovic Domina e soffre ma bissa Miami

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 2.04.2012

Come contro Federer agli ultimi due Us Open, come nelle precedenti partite a due facce (primo set dominato, secondo sofferto, con Ferrer e Monaco), come in tutta la sua vita, da povero montanaro allevato fra mille difficoltà, compresa una guerra etnica. Anche nella finale di Miami, quand'è con le spalle al muro, Novak Djokovic rischia il tutto per tutto e pesca quel qualcosina in più da quell'anima guerriera. Così, dopo due ore e 18 minuti di micidiale braccio di ferro nei 30 gradi pregni di umidità della I Florida, quando ormai respira a bocca aperta ed è chiaramente stizzito per la resistenza dell'amico di talento, Andy Murray, il numero 1 buca con servizi brucianti e con un dritto a 160 all'ora la rete da fondocampo che gli sta stringendo addosso lo scozzese, strappa coi denti il 7-4 al tie-break e, evitandosi il terzo set, svicola molto probabilmente anche dalla sconfitta. Che, contro il quasi gemello, dal gioco simile, più anziano di appena una settimana, non sarebbe clamorosa: è l'unico che ha battuto due volte il serbo da quando, il 4 luglio dell'anno scorso, è salito sul trono della classifica, e, fino a ieri era avanti 5-4 nei testa a testa sul cemento all'aperto. Servizio-risposta Stavolta, nei primi colpi del game è nettamente più forte Djokovic. Che, implacabile con la prima di servizio e alla risposta, domina da subito lo scambio e spinge Murray due metri oltre la linea di fondo neutralizzandone il potenziale offensivo, e lavorandolo ai fianchi facendogli inseguire palle-saponetta. «Non ho risposto bene al suo servizio, che è abitualmente è uno dei punti forti del mio gioco. Forse perché negli ultimi giorni non ho giocato», si lagna lo scozzese, numero 4 del mondo, fermo da mercoledì dopo il successo su Tipsarevic e promosso in finale dalla rinuncia di Nadal, che, con Djokovic ha soltanto una palla-break. Ma è anche annichilito dall'uomo elastico che si ritrova di là del net, dalla palla velocissima che deve sempre fronteggiare, dall'impossibilità di accorciare qualsiasi traiettoria, dal video-game nel quale si ritrova protagonista passivo, senza possibilità di architettare una tattica alternativa…. Da cui i 39 errori gratuiti. Svolta Il primo set è tutto di Djokov Murray urlerà ancora di rabbia, come dopo la finale degli Australian Open dell'anno scorso, quando prese una stesa. Stavolta è stato più coraggioso e offensivo — magari grazie a coach Ivan Lendl —, e ha fatto un altro passettino avanti. Ma ha perso ancora sotto un traguardo importante, contro i primissimi. Djokovic urla alla Hulk, liberandosi della pressione: «Quando ne ho avuto bisogno sono riuscito a giocare al mio miglior livello, e questo mi dà molta fiducia per il futuro». Così è il primo a bissare Miami dopo Federer nel 2006. Non è impressionante come l'anno scorso, ma batterlo sarà dura per tutti.

Il numero uno al mondo batte Murray in finale e vince anche il torneo di Miami

Daniele Palizzotto, il tempo del 2.04.2012

Magari non è implacabile come lo scorso anno. Di sicuro, in alcune giornate particolari, può essere battuto, come hanno dimostrato Murray a Dubai e il gigante Isner nel deserto di Indian Wells. Ma anche in questo primo trimestre del 2012 Novak Djokovic ha dimostrato di essere l'indiscusso numero uno del tennis mondiale. Dopo il trionfo all'Australian Open, il serbo ha vinto per la seconda volta consecutiva Miami (la terza in totale come solo Agassi e Sampras) battendo 6-17-6 in finale l'amico Andy Murray. I130 titolo in carriera e 11 Masters 1000 conquistato da Djokovic è più che mai meritato. Perché a Key Biscayne il serbo non ha perso neppure un set in sei match giocati, mentre Murray ha vinto soltanto tre partite sfruttando i ritiri di Raonic e soprattutto Nadal. Ma soprattutto Djokovic merita il trionfo per come ha superato lo scozzese in finale: implacabile nel primo set, fantastico nel break al quarto game recuperato da 40-0 a suon di colpi vincenti, e poi ludico nelle fasi finali del secondo set mentre il tremebondo Murray cedeva tra doppi falli ed errori gratuiti. Conclusa la stagione sul cemento, questa settimana il circuito Atp lascia spazio alla Coppa Davis. Da venerdì a domenica sono in programma i quarti di finale Spagna-Austria, Francia-Stati Uniti, Repubblica Ceca-Serbia e Argentina-Croazia. Djokovic e Nadal, però, diserteranno l'impegno in nazionale per prepararsi al meglio alla stagione sulla terra battuta. Da oggi le donne giocano invece sulla terra verde di Charleston: al via ci sono l'australiana Samantha Stosur, la francese Marion Bartoli, le sorelle Venus e Serena Williams e la giovane speranza azzurra Camila Giorgi. Sconfitto Lo scozzese Andy Murray si è dovuto arrendere all'evidenza Re II serbo si conferma il più forte al mondo.

Aga dal bel tennis: un tocco contro la polvere da sparo

Federico Ferrero, l’unità del 4.04.2012

Se la chiamano maga Aga un motivo sussiste e ha un nome: il tocco di palla. Un tempo per giocare a tennis era considerato il primo requisito, oggi è un orpello. Quasi un fastidio, un virtuosismo inutile che funziona per le esibizioni ma che qualunque ragazza venderebbe in cambio di un altro po' di forza bruta. La campionessa di Miami, Agnieszka Radwanska, un'infilata di consonanti tra una smorzata e un lob al volo, è l'anti donna cannone del regno delle Sharapova e ha fatto suo uno dei quattro tornei più importanti dell'anno, Slam esclusi, con la testardaggine di chi crede di poter ancora opporre la mano e il cervello alla polvere da sparo. Per chi segue le sorti del circuito rosa non è un nome nuovo, quello di Aga. Classe 1989, la stessa età dell'ex amica e numero uno del mondo Viktoria Azarenka, si mostrò ai più proprio contro la finalista della Florida, Maria Sharapova, agli Us Open del 2007, appena diciottenne e già capace, nello stadio del tennis più grande del mondo, di eliminare la campionessa in carica. Non ha i centimetri delle altre, né la puissance della sorellina Urszula: costretta a rimediare con gli strumenti delle tenniste d'antan addormenta lo scambio, taglia la palla in su e in giù, inventa. Non c'è da gridare al miracolo: nessuna delle Muse che ispiravano Navratilova, Mandlikova, Goolagong, Bueno e le altre artiste si sta destando. È che distinguersi è un pregio degno di menzione per il fatto stesso di sopravvivere alle iniezioni (si spera metaforiche) di violenza selvaggia che albergano nella top ten WTA. Quel quarto posto mondiale ritagliato dalla figlia legittima di mamma Polonia (Wozniacki, presto fuggita in Danimarca, è amata ma considerata una figliastra) è un miracolo: sopravvivere così, senza un solo colpo vincente, in una giungla di fiere è da fenomeni. Un po' quello che capita, sulla terra battuta, a Francesca Schiavone e che ci si augura possa succedere ancora, ora che la primavera indica la strada di Parigi e Francesca, nel trimestre, di partite ne ha vinte pochine. Ma non sviamo: Radwanska è un modello. Non più per la Azarenka, sua compagna di doppio e di shopping finché quest'anno, nel torneo di Doha, tra le due non è si consumato l'incidente fatale. La numero uno pareva infortunata ma è comunque riuscita a battere Agnese che, a microfoni accesi, non si é trattenuta: «Vedere la più forte del mondo che si comporta così (leggi: che finge di zoppicare pur di distrarmi e farcela) è un pessimo esempio per il tennis». La campionessa fluorescente se l'è legata al dito e ha atteso Indian Wells per consumare la sua vendetta: soffiata via dal campo la povera Aga, ha aperto la conferenza stampa chiedendo agli astanti se quel 6-0 6-2 fosse stato un buon esempio per il tennis. A Miami è arrivata la prima sconfitta dell'anno per Vika, dopo 26 successi filati, per mano (doppia) di Bartoli. E Radwanska, che quest'anno ha perso solo contro la perfida Azarenka, si è magicamente infilata al suo posto: con un trucco da maga, come sa fare solo lei.o Agitatala amica festeggia dopo la vittoria contro Maria Sharapova
 

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