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06/04/2012 14:55 CEST - Lo studio

Match truccati:
un pericolo reale?

TENNIS - Una ricerca dell'Università di Cambridge analizza 54 mila match e dimostra che ci sono un gran numero di infortuni nei primi turni di tornei secondari. Incontri in cui il rischio di scommesse sospette è maggiore. Salvatore Bombello

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Cari lettori, non temete: il nostro amato sport rimane incontaminato dagli inganni che continuano a scuotere il mondo del calcio. Il gioco del pallone ha dovuto subire nel corso degli anni, a più riprese, continue ingerenze da parte di realtà esterne alla competizione sportiva, e che ultimamente hanno preso il nome di “Calcioscommesse”. La macchinazione è semplice: è stato palesemente dimostrato che bastano anche solo alcuni atleti per manomettere l’esito di un intero evento sportivo, al fine di favorire i guadagni propri e di losche organizzazioni compiacenti e interessate.

Torniamo al nostro campo di competenza, quello da 12 yarde per 13 diviso da una rete. I detrattori, specie con il boom del betting in Italia, insinuano che ancor più semplice sarebbe, almeno in teoria, combinare un match di tennis, dal momento che il risultato di un incontro può dipendere anche da un solo individuo.  E finché un tale giudizio arriva da persone con scarsa cultura tennistica (e sportiva), noi, da fieri appassionati, magari ci defiliamo dalla discussione con un sorriso ironico.

Più difficile rimanere impassibili quando un’affermazione del genere arriva da uno dei più illustri protagonisti di questo sport. Ricordiamo ancora le dichiarazioni di Murray di quella calda estate del 2007, quella dello scandalo scommesse nel torneo di Sopot: “Non mi sorprende affatto. Alcuni giocatori devono venire in tornei del genere ogni settimana, e l’assegno per chi perde al primo turno è di 2500 euro, e ci sono anche i voli da pagare. E’ una carriera di 10-12 anni, e devi fare soldi mentre stai ancora giocando. E’ spiacevole per tutti i giocatori, ma lo sanno tutti che l’imbroglio va avanti”.

Perché ritornare ancora una volta su quel famigerato torneo? Stavolta per un’indagine meramente scientifica, in cui ci proponiamo di mantenere un tono obiettivo come i numeri e i freddi grafici che sono stati stilati dalla University of Cambridge in sinergia con l’Istituto di Ricerca nella Competizione e nell’Innovazione dell’Università di Monaco.

L’intero studio verte su un dato fondamentale: “l’alta non linearità dello schema degli incentivi”. Ci si può chiedere in che modo questo possa avere a che fare con locuzioni come “fallo di piede”, “palla break” ed “ace”.

Semplice, perché quel dato influenza il profitto che spetta ai protagonisti di questo sport, e che ci offrono il prodotto finale. Basta esaminare il primo grafico per rendersi conto della profonda disparità (gli scienziati la chiamano “convessità”) dei compensi, in relazione alla posizione di classifica occupata. Per farla breve basti pensare che i primi dieci giocatori del mondo hanno ottenuto il 34% del Prize Money di tutti i tornei professionali.

E se è ovvio che Djokovic guadagni migliaia di volte quel che guadagna un giocatore da Challenger, per il maggior talento, visibilità, sponsor e risultati ottenuti, è anche innegabile, come diceva Murray, che quello stesso giocatore deve provvedere al suo patrimonio in un periodo di tempo più o meno uguale (anche se per guadagnare il prize money di un Numero 1 non basterebbe una vita).

La tentazione di sfruttare il mercato delle scommesse potrebbe farsi largo, e anche in questo caso la procedura è arcinota, ed è quella di cui era stato imputato Davydenko nel 2007 – val la pena ricordare che il russo, come anche Vassallo Arguello, Andreev e Koellerer, fu poi assolto, quanto a quel periodo.

Essa consiste nel puntare sul proprio avversario in un match in cui il tennista coinvolto è di gran lunga favorito, e di fingere un infortunio nel corso del match, obbligando i bookmakers a pagare le scommesse in favore dell’avversario, la cui quota è molto più alta (e va da sé, anche il guadagno).

Sulla scala di 54.000 match nell’arco tra 2001 e 2011, sono state aggiunte come variabili:
- differenti tipologie di tornei (che, si sa, determinano differenti montepremi);
- diverse fasi, più o meno avanzate del torneo (ed anche qui, in soldoni, maggiori compensi per ogni turno superato);
- e l’eventuale ritiro di un giocatore.

Quel che salta all’occhio è una significativa discrepanza, rispetto al trend normale, del rapporto tra i match interrotti per forfait nelle fasi iniziali di un torneo minore rispetto a qualsiasi altro caso. E specialmente quando la quota dell’avversario è particolarmente alta.

 



Le ragioni sono molto semplici: non avrebbe senso imbrogliare in un torneo dello Slam, dove, per ogni turno superato si guadagna proporzionalmente molto di più rispetto ad un torneo minore, e nemmeno nelle fasi finali di qualsiasi torneo, quando il montepremi è già significativo e si possono guadagnare preziosi punti ATP, oltreché il prestigio di un trofeo in bacheca. Imbrogliare, a dire il vero, non ha mai senso, specie nello sport. Purtroppo viviamo in una società in cui alcuni individui posso rompere il giocattolo a cui siamo tanto affezionati. E’ già avvenuto nel calcio nostrano, ma anche in manifestazioni sportive cariche di fiera passione, come il basket universitario statunitense, o addirittura in discipline di antica tradizione, come il sumo in Giappone.

Il professor Andreoli-Versbach, autore di questo studio, sostiene che l’ATP -che già collabora con la maggior parte dei più importanti bookmakers, i quali sono tenuti a segnalare movimenti anomali su certi match sospetti- forse dovrebbe spingere maggiormente affinché tutti i siti di betting, nei tornei di seconda fascia, annullino le scommesse in caso di ritiro di uno dei partecipanti, norma peraltro prevista sempre da alcuni siti europei. Non sappiamo quale sia la portata effettiva di questa proposta, perché ovviamente i bookmakers hanno una loro autonomia del redigere i loro regolamenti, ma se non altro potrebbe essere un buon deterrente.

All’ATP spetta senz’altro di punire i malfattori e di garantire quel codice etico che ha sempre contraddistinto il tennis, e grazie al quale, specialmente oggi, noi amanti di questo sport ci auguriamo che alcune grosse e sporche faccende non ci possano mai riguardare.

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Salvatore Bombello

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