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11/04/2012 12:42 CEST - L'ARGOMENTO

Intensità, questa sconosciuta

TENNIS - Come fa Federer ad essere numero 3 del mondo senza intensità? Partendo da un interessante spunto di Bleacher Report, vi diciamo come lo svizzero forse mostri la propria grinta in modo diverso dagli altri. Karim Nafea

 

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Per leggere l'articolo di Bleacher Report, clicca qui.


Se Federer giocasse con più intensità, come Nadal e Djokovic, vincerebbe molto di più. Che è più o meno come usare la parola “oggettivo” senza riferirsi ad un contesto preciso.

Certe volte ti rendi conto che le etichette, come se non meglio dei diamanti, sono per sempre. Per cui Federer è il principino narciso (cit) che è lì solo per volontà di Madre Natura, Nadal è il self-made man con grande coraggio e poco talento e Djokovic è il coatto di periferia (ri-cit).

Una visione di questo tipo, nei confronti dei tre giocatori che, al momento, sono il Tennis è, usando un eufemismo, un po’ superficiale.
Tuttavia, buona parte degli appassionati si ferma a questi stereotipi e questo, oltre ad azzerare lo scambio d’opinioni, rappresenta una mancanza di rispetto verso il nostro sport.

Si è parlato d’intensità. Il concetto d’intensità, nello sport, si applica ad una discreta varietà di contesti per cui sarebbe ben specificare a quale ci si stia rivolgendo; si può parlare di grande intensità e riferirsi all’aspetto tecnico, all’aspetto emotivo, all’aspetto atletico o a nessuno di questi.

Normalmente con il termine “intensità” ci si riferisce più al pugno con calcio rotante di Nadal o alla maglietta strappata di Djokovic piuttosto che alla snervante calma di Federer.
Che sarebbe come dire che Kevin Garnett è più intenso di Kobe Bryant, solo perché fa vedere esattamente cosa gli passa per la testa in ogni momento della partita. Un po’ semplicistico. Si ritorna quindi al discorso dei contesti.

Personalmente trovo molto adeguata la definizione “americana” del termine “intensità”. Nello sport americano l’intensità intende una completa devozione all’obbiettivo che si traduce nel fare tutto il possibile per raggiungerlo. Le parole chiave diventano “decisione” (qual è il mio obbiettivo) e “determinazione” (farò di tutto per raggiungerlo).

Il che si può tradurre nell’urlare incitazioni a raffica oppure nel rimanere del tutto silenziosi e, soprattutto, si può tradurre indipendentemente dal tipo di gioco che si adotta.
Mi spiego meglio: giocare cercando di rimandare di là sempre una palla in più non rispecchia automaticamente una grande intensità esattamente come cercare vincenti e colpi di tocco non ne evidenzia una mancanza. Due esempi su tutti: Murray e Stepanek.

Muzza quando vuole compone opere d’arte tennistiche come pochi altri nella storia ma perlopiù si limita a palleggiare, cercando recuperi disperati quando, inevitabilmente, viene messo sulla difensiva.
Il fatto che corra come un disperato per la maggior parte del tempo e che sbuffi ed urli a ripetizione non lo rende intenso, non c’è ne la decisione ne la determinazione, solo tanta confusione.

Stepanek invece è indubbiamente un giocatore di talento e uno degli ultimi esponenti del serve and volley.
In una delle sue definizioni più azzeccate Roberto Lombardi lo definì un “lottatore a rete”. Applausi.
Il ceco è uno di quei giocatori che ti da sempre l’idea di sapere cosa fare e come farlo e che metterà tutto stesso per arrivare all’obbiettivo.

Altro esempio: vi sentireste di definire narciso, viziato o frigorifero il Federer che ha battuto Djokovic al RG l’anno scorso? Se sì, vi stimo come stimerei uno che afferma che la terra è “oggettivamente” piatta.
Stessa cosa per Nadal: molto meno guerriero di quanto venga dipinto e molto più talento di quanto, di primo acchitto, gli venga riconosciuto.
Oppure Djokovic, persona estremamente complessa, nel bene e nel male, liquidato ad un semplice stereotipo.

Non è l’epoca d’oro del Tennis, questo si sarebbe dovuto capire già da un po’ ormai, ma conoscere un po’ meglio gli interpreti più importanti aiuterebbe ad apprezzare maggiormente la nostra disciplina ed a parlarne in maniera più soddisfacente.

Karim Nafea

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