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13/04/2012 21:26 CEST - Australian Open 2001

Il primo Slam di Jennifer Capriati

TENNIS - Ubaldo Scanagatta, 26 gennaio 2001

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MELBOURNE _ Se nella notte il francesino Clement avesse battuto Agassi nell’Australian Open delle sorprese, mi sarei stupito di meno. Nemmeno Stefano Capriati da Brindisi credeva che la figliol prodiga Jennifer potesse battere <robot Martina>, come lui chiama la Hingis, e conquistare il primo Slam impartendo una lezione alla n.1 del mondo, 6-4,6-3 in soli 62 minuti. Due giorni dopo il 6-3,6-4 alla n.2, Lindsay Davenport. Quattro dopo la prima vittoria su Monica Seles.

<Ma chi di speranze muore vissuto è assai> cita i fratelli Bandiera il papà della neocampionessa, orgoglioso della sua italianità. <Jennifer ha il mio sangue, è emotiva come un’italiana, sennò avrebbe ricominciato a vincere prima…Ma con tutto quel che abbiamo passato è un miracolo. Entrammo nel tennis dalla porta principale, ma 5 anni fa non ci facevano passare neppure da quella di servizio, dell’immondizia… ora si riaprirà la porta più grande. Intanto abbiamo individuato i veri amici…>

Per 5 lunghi, penosi anni Jennifer non aveva più vinto un incontro d’uno Slam. Da Wimbledon ’93 a Wimbledon ’98. Per due anni e mezzo _ per gli ormai noti motivi _ non aveva proprio giocato. Alla ripresa non erano state rose e fiori, e sì che i tennis club sono il Paradiso al cospetto d’un istituto di recupero dai rischi della tossicodipendenza. A fine ’98 Jennifer era n.101 del mondo. Oggi, imitata Tracy Austin _ultima (US Open ’79) a battere in 2 set le prime 2 tenniste Wta _Jennifer è risalita a n.7, un posto più giù di dove arrivò, quattordicenne prodigio, fra il ’91 e il ’93.

Uno dei più grandi contropiedi della storia. Come quando Martina perse da Iva Majoli,n.9, la finale di Parigi ’97. Ma era anche caduta da cavallo. Nessun alibi ieri, contro Jennifer, n.12. E gran scorno per i bookmakers: pagavano a 11 una sua vittoria in 2 set. Solo 12 giorni fa Jennifer aveva rischiato di perdere al primo turno da un’altra ragazzina nata in Slovacchia, Henrieta Nagyova avanti 5-4 nel terzo set. Ieri era un’altra Jennifer. Ha subito strappato la (fragile) battuta di Martina, una, due volte. 4-0 in 10 minuti, 19 punti a 10, bombardandola da fondocampo quasi fosse una Williams in vena. Martina alla quinta finale consecutiva in Australia ne era travolta. Non riusciva ad attaccare, Jennifer giocava troppo lungo. Tentava un paio di smorzate, anche sul setpoint. Ma Jennifer, nonostante i fianchi di… papà, era straordinariamente scattante. 31 minuti e primo set in cascina. <Ha 2 preparatori atletici, Karin Burnette e Pat Etcheberry _ spiegava Stefano _ ora è lei che vuole prepararsi a dovere>.

Tanto la Capriati correva, tanto sembrava ferma la Hingis, mai così fallosa di rovescio: 15 sbagliati, 32 errori gratuiti in tutto contro i 20 di Jennifer. Nel secondo set maggior equilibrio all’inizio, ma sul 2 pari Martina subìva un break senza più restituirlo. Lenta, stanca (<Non giocherò più il doppio negli Slam>) non era in giornata. Ma i meriti di Jennifer sono maggiori dei suoi demeriti, sebbene negli Slam robot-Martina conti 6 finali perse su 11. Il pubblico era tutto per Jennifer. Troppo umana la sua vicenda. Chissa che il suo ritorno, dall’Inferno al Paradiso, domani non ispiri qualche produttore di Hollywood. Dopo mille salti, sul podio _ in alto trofeo e canguro di pelouche, in tasca l’assegno da 850.000 dollari australiani _ Jennifer era incredula: <E’ un sogno che diventa realtà>. E nel ringraziare tutta la famiglia, mamma Denise (divorziata) compresa, non poteva dimenticare Dio.
 

Ubaldo Scanagatta

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