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16/04/2012 17:36 CEST - Montecarlo

Cinque perle
a Montecarlo

TENNIS - Riviviamo cinque grandi partite della storia recente del torneo di Montecarlo. Dalla prima grande vittoria di Alberto Mancini a Santoro che umilia Sampras, dalla grandezza di Rios a Nadal-Murray dell'anno scorso. Alessandro Mastroluca

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Mancini b Becker 75 26 76 76 – Finale 1989
Becker è alla prima finale in carriera sulla terra, anche se proprio a Monte Carlo ha vinto il titolo junior nel 1984. Ci arriva lasciando appena 21 game. Mancini, che avrebbe compiuto 20 anni poco più di due settimane dopo, in semifinale umilia Wilander (60 63), numero 2 del mondo e prima testa di serie del seeding, e conquista la seconda finale in carriera dopo il successo a Bologna del 1988.

Becker rivela una pazienza nello scambio da fondo che mai aveva dimostrato in carriera. “Bum Bum” stupisce anche se stesso per come regge contro un avversario in ascesa e certamente più a suo agio sulla terra rossa. “Una settimana fa sarei stato contento di passare il primo turno” dichiara dopo la finale.

La partita dura più di quattro ore, ma nei momenti importanti è proprio il servizio, la sua arma migliore, a tradire Becker. Il tedesco va a servire per il set sia nel terzo sia nel quarto, ma subisce sempre il break. Mancini può così celebrare il primo grande successo della sua carriera. Poco dopo avrebbe regalato il bis al Foro Italico, in finale su Agassi che, avanti 5-4 nel quarto, affronta un match-point con la sufficienza di chi pensa di avere già vinto.

1998 – Santoro b. Sampras 61 61 – terzo turno, 1998
Più che una grande partita, una grande lezione. Il “Mago” incarta “Pistol Pete”: fa 37 punti su 60, commette appena 8 errori. Finisce quasi come tre anni prima, a Roma: allora vinse Santoro 63 62. Sampras non è a suo agio sulla terra, d’accordo, serve maluccio (2 ace e 40% di prime in campo) ma molto del merito va al francese, che mantiene con quella vittoria il suo bilancio in positivo con Sampras (3-2). Per l’americano è la peggiore sconfitta dal 1990, quando perse 60 61 dallo svedese Jonas Svensson.

Rios b Pavel 06 64 76 – secondo turno, 1999
Può un match di secondo turno essere tra i migliori del torneo? Decisamente sì, se in campo c’è Marcelo Rios. L’anno prima aveva piegato Agassi in finale a Miami, in quello che molti considerano il miglior match degli anni ‘90.

Ma dall’altra parte c’è uno dei più bei rovesci del circuito, Andrei Pavel, e il mancino cileno gioca per quasi tutto il primo set sul colpo migliore dell’avversario. Risultato? Nel primo set, durato 19 minuti, fa sei punti. 6-0 Pavel.

Il secondo dura poco meno del doppio, 35 minuti. Rios brekka subito, inizia a sfoderare un gran tennis e chiude con un vincente di dritto. Apre il terzo con una serie di invenzioni, di quelle che l’avevano reso praticamente imbattibile 13 mesi prima. La sua espressione non cambia, ma i suoi colpi non sono mai uno uguale all’altro. Il mago è vicino al suo miglior livello, sembra avviato a vincere. Poi, all’improvviso, si ferma di nuovo. Perde il timing, si fa strappare un break evitabile e Pavel risale 3-2 e allunga 4-2 dopo uno scambio fenomenale che però segna anche l’inizio della reazione del cileno che porta il set al tiebreak.

Tutto il pubblico è in piedi per capire come ha fatto a trovare gli angoli che è riuscito ad esplorare con i colpi che gli permettono di cancellare il primo minibreak (2-2). Pavel infila due vincenti di rovescio ma sceglie il momento peggiore per cancellare lo zero alla voce “doppi falli”. Concede tre match point e Rios decide che può bastare così. Gli applausi più entusiasti arrivano dal Principe Alberto.

2005 – Gasquet b. Federer 67 62 76
Per il racconto di questa partita mi affido alle parole di Ubaldo Scanagatta e al suo articolo pubblicato su La Nazione.

“Roger Federer l’invincibile aveva perso una sola partita (sciupando un matchpoint…) in 8 mesi. E certo non pensava che a Montecarlo un ragazzino dal cappellino rosso arrovesciato, di neppur 19 anni, gli avrebbe fatto mordere la polvere rossa del Country Club, giocando un tennis così straordinario e talentuoso da valergli d’amblais il soprannome di piccolo Mozart francese della racchetta.

Ricordo bene lo scalpore suscitato in tutta la Francia dalla copertina di Tennis Magazine dedicata a un bambino di 10 anni scarsi. Era più che promettente, Richard Gasquet, già in possesso d’un rovescio ad una mano incredibilmente fluido per quell’età, ma l’amico Jean Couvercelle _ l’editore _ non aveva esagerato?
Non si rischiava di bruciar quel ragazzino figlio di due maestri di tennis di Beziers, Francis e Maryse, che gli avevano messo la racchetta in mano a 4 anni lì, in Linguadoca dove il rugby è il re di tutti gli sport? Non gli si sarebbe messa addosso troppa pressione? (...)

Quando non mette i suoi grandi colpi perde la testa _ spiega papà Francis _ il problema è che sa giocare così bene che non sopporta di giocare… meno bene. Vince un gran match, ma non accetta d’essere meno brillante nel match seguente. Nadal e Hewitt sono diversi, loro lottano comunque. Il talento lo sta fregando… ” ammette il genitore coach. Geniale o catastrofico, dunque. E poco umile (solo in campo però, chè fuori è giovanotto tranquillo e beneducato). “Deve trovare un equilibrio emotivo”.

A Montecarlo, contro Federer, ma anche contro Nadal dal quale ha perso di misura il gran duello della new generation, l’ha trovato. Tanto da far dire a Gianni Clerici, vate del tennis che lo ammira senza titubanze: “Per me c’era solo Federer, ma ora non è più solo”.

 

Nadal b. Murray 64 26 61 – semifinale, 2011
Mi riaffido ancora a Ubaldo, dalle pagine di Ubitennis:
“La notizia che arriva dal sabato del Country Club e delle semifinali non è che Nadal abbia vinto la semifinale n.32 su 33 giocate sulla terra rossa(6-4,2-6,6-1 in due h e 58 m a un ottimo Murray: mai punteggio fu più bugiardo) (...)

La vera notizia _ ed è una lieta notizia _ risiede nel fatto che Andy Murray gli ha strappato un set giocando alla grande e mettendolo in seria difficoltà per 2 ore e 20 di tennis intensissimo con scambi allucinanti (anche di 28 colpi …e lo scozzese ha vinto anche quello così come molti altri) anche alcuni di quelli lunghissimi), dimostrando quindi di essersi completamente ripreso dal trauma psicologico australiano e confermando anche agli occhi degli appassionati più scettici nei suoi confronti di avere classe e talento da vendere perfino sulla superficie da lui meno amata al cospetto del “re della Terra battuta”. (…)

Murray aveva il pubblico dalla sua parte ”Andy, Andy” è stato il coro più volte intonato dal pubblico che quando c’è in campo Nadal teme sempre match a senso unico….e certo questo timore lo avvertirà anche prima della finale tutta iberica contro Ferrer, era su di giri per aver vinto un secondo set durissimo e durato ben 71 minuti a dispetto del bugiardissimo 6-2 (con il quarto game sul servizio di Rafa che aveva richiesto ben 19 minuti e il quinto …soltanto 10: spesso in 29 minuti si riesce a chiudere un set, oggi si sono giocati solo due games), ma ancora una volta Nadal ha mostrato di avere una forza mentale straordinaria, quella che gli ha consentito di dimenticare il secondo set perduto (“Ho giocato un po’ corto…”) e di riprendere come se nulla fosse.
Inizia il terzo set, infatti, e Nadal passa a condurre subito 2-0,4-0! Lì, nonostante Murray Braveheart non si fosse arreso, il match era praticamente chiuso.


 

Alessandro Mastroluca

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