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16/04/2012 19:57 CEST - Personaggi

Arrivederci
Ljubo

TENNIS - La sconfitta contro Dodig sarà ricordata come l'ultima partita della carriera di Ivan Ljubicic. Ripercorriamo i suoi successi attraverso i racconti di Ubaldo Scanagatta e dei giornalisti di Ubitennis

 

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Parte con le bombe e per le bombe, Ivan Ljubicic, croato "di Bosnia", nato a Banja Luka, seconda città della Bosnia Erzegovina, a 200 km da Sarajevo, il giorno della Festa del Papà del 1979. La prima trasferta all'estero, scrive Stefano Semeraro in un articolo su La Stampa del 2010, "a 12 anni. Da Banja Luka, Bosnia, a un campo di rifugiati in Croazia, 48 ore di bus attraverso Ungheria e Slovenia. Era il 1992, i Balcani erano in fiamme, e Ivan Ljubicic non sapeva che non avrebbe avuto notizie di suo padre per sei mesi, che dopo la Croazia la prossima tappa sarebbe stata l'Italia".

Arriva a Moncalieri, ingaggiato dal circolo Le Pleiadi dal presidente Carlo Bucciero (oggi consigliere della Federazione). Nel 1997 incontra Riccardo Piatti, che nel centro tecnico federale di Riano aveva fatto crescere Caratti, Furlan e Brandi. "Mi son trovato bene subito, sin da quando abbiamo iniziato" ha raccontato a Marsiglia agli inviati di Ubitennis Christian Turba e Laura Guidobaldi. Son sempre stato "comodo" con lui: è importante per me lavorare con una persona con cui sto bene, che mi conosce così bene. Non ho mai sentito bisogno di cambiare per cercare nuovi stimoli. Quelli li ho sempre avuti per me stesso.

I Piatti decidono di ospitarlo a Como. "All'epoca passavo 5-6 ore al giorno sul campo, cercando solo di migliorare e di imparare guardango gli altri giocatori allenarsi" ha raccontato al magazine del'Atp Deuce nel 2010. "Ivan giocava le competizioni a squadre e vinceva sempre singolari e doppi". Sotto la guida di Piatti, prende la residenza a Montecarlo e il controllo della sua vita. "Il modo di lavorare di Riccardo è sempre lo stesso: cerca di metterti in condizioni di prendere le decisioni che contano per la tua carriera".

Pur di restare al suo fianco, Piatti rinuncia ad allenare Novak Djokovic. "Nel 1998 l'ingresso tra i pro" ricorda il nostro Antonio Taviani, cui mi affido per ripercorrere i primi anni della carriera di Ljubo. "I primi acuti arrivano l'anno successivo con un terzo turno a Montecarlo, mentre nel 2000 ottiene due semi a Sydney e a Bastaad oltre al terzo turno al torneo olimpico di Sydney dove perde da Kuerten. Già da due anni nei primi 100, nel 2001 il salto di qualità con la prima vittoria in un torneo ATP guarda caso proprio a Lione dove vince facile in finale 6-3 6-2 contro il marocchino El-Aynaoui, ma dopo aver fatto vittime illustri in precedenza come Kuerten e Safin.Chiuderà la stagione al numero 37.

I progressi sembrano interrompersi o meglio stabilizzarsi nelle due stagioni successive, ma è dal 2004 in poi che Ljubo dà il meglio di sè ed ottiene i migliori risultati come le semifinali a livello di masters series ad Amburgo e Madrid e la vittoria della medaglia di bronzo per la Croazia nel doppio ai Giochi Olimpici di Atene in coppia con Mario Ancic".

Nel 2005 vince 2 tornei e arriva per la prima volta in finale di un Masters 1000: perde da Nadal a Madrid e da Berdych a Bercy. Ma si riserva il meglio per la Davis. Al primo turno batte Agassi, che non giocava per gli Usa da cinque anni, in 3 set e dà un apporto fondamentale per infliggere agli Stati Uniti la prima sconfitta nella storia della Coppa in un match casalingo di primo turno.

Per il racconto della finale, che porta la Croazia a vincere la prima Davis della sua storia, mi affido agli articoli di Ubaldo Scanagatta su La Nazione. "Pareggio dopo la prima giornata nel Paese a lungo partecipe delle sorti dell’Impero Austro-Ungarico _ proprio qui fu incoronata Maria Luisa d’Austria _ sulle piccole tribune della entusiasta Sibemac Arena. Una sola palla break ha concesso Ljubicic nel primo match dominato (6-3,6-4,6-3) sullo spaesato Karol Kucera, n.297 del mondo con un passato remoto (1998) da n.6 e sempre brekkato nei primi games di ciascun set. (...) Cittadino del mondo, non si sente meno croato di Ivanisevic. E’ a due successi dal record di McEnroe, vittorioso 12 volte nella campagna di Davis 1982. “Ma quel record non mi interessa: fossimo stati avanti 3-0, nella terza giornata non avrei neppur giocato…solo celebrato!. Invece è 1 a 1 e dovrà giocare, accanto a Ancic con il quale conquistò il bronzo a Atene (un metro e 93 Ivan, un metro e 98 Mario, con Karlovic 2m08 e Ivanisevic 1.93, quella croata è la squadra più alta del mondo, pronta per la NBA), e contro una coppia poco collaudata, il leone Hrbaty e il “milite semi-ignoto” Mertinak". Vincono, ma la domenica "uno straordinario Dominik Hrbaty, esaltato dal clima Davis, gli ha tolto dalla testa calva quell’aureola che sembrava pronta per lui, battendolo in cinque set 4-6,6-3,6-3,4-6,6-4 in 3h e 20 minuti trascinando la Slovacchia sul 2 pari. Eppure Hrbaty aveva perso cinque volte su cinque da Ljubicic. Il croato non era al massimo, un torcicollo lo aveva costretto a farsi un’iniezione che, a fine secondo set, lo ha fatto addirittura vomitare".

Dopo sette ore, comunque, i croati possono finalmente esultare. "Nessuna delle undici nazioni che avevano preceduto la Croazia nell’albo d’oro di 93 edizioni di Coppa Davis è più piccola, sia come superficie sia come numero di abitanti". "Nelle strade di Zagabria, e nella grande piazza Bana Jclacica, i vincitori della prima Coppa Davis della storia croata _ e fra loro c’è ancora Ivanisevic, sia pur come riserva" trovano un'intera nazione pronta a festeggiarli, "dopo che in questi due giorni sono venuti il primo ministro e il presidente dell’Assemblea parlamentare della giovane Repubblica croata (1991)". A fine stagione si qualifica anche per il Masters.

Nel 2006 raggiunge i quarti agli Australian Open, e le semifinali al Roland Garros. "Sono trascorsi 21 anni" ricordava Ubaldo Scanagatta, "per riavere di nuovo qui le prime quattro teste di serie in semifinale, Roger Federer (1) e David Nalbandian (3), Rafa Nadal (2) e Ivan Ljubicic (4). (Nei quarti, Ljubo) ha dominato l’ultimo francese Benneteau (6-2,6-2,6-3) n.95 Atp, imbucatosi chissà come al tavolo degli otto giunti ai quarti. (...) Sul “rosso” non ha mai disputato neppure la finale d’un torneo minore. “Eppure a Torino e a Como giocavo sempre sulla terra rossa”. La forza di Ivan sta nel servizio e nel rovescio. Ma sul “rosso”, fra gli uomini, è il dritto _ Nadal docet _ che spadroneggia". E Rafa vince in tre, pur essendo stato sotto 5-3 nel tiebreak del terzo.

"Il 2007" torna a ricordarci Antonio Taviani, "lo vede protagomista di quattro finali, 2 vinte e altrettante perse. Si aggiudica il titolo a Doha dove batte Andy Murray con un doppio 6-4 e il suo unico torneo sull'erba a Hertogenbosch in Olanda dove supera al tie-break del terzo Peter Wessels. Perde a casa a Zagabria da Baghdatis e a Rotterdam dove si arrende a Youzhny e chiuderà l'anno uscendo dai top ten scivolando al 18° posto".

L'impresa più bella, comunque, rimane la conquista di Indian Wells 2010, che riviviamo attraverso l'archivio di Ubitennis. In ottavi, sullo stadium 1, lascia otto game al numero 2 del mondo Novak Djokovic, 75 63 (qui il racconto live del match). Nei quarti affronta Monaco. Ecco i momenti salienti del match, rivissuti attraverso la nostra diretta scritta: "C' è difatti subito un game molto combattuto, il secondo, su servizio dell' argentino che dura quasi 10 minuti e nel quale Ljubicic, nonostante tre palle break mancante, mette subito in mostra un tennis molto vario e di grande qualità (2-1 Ljubicic). Monaco risponde con una grande solidità che gli permette di salvarsi da una situazione delicata sotto 0-30, 2-3 e rimane in scia. Nel game successivo invece è Ljubicic a dover uscire da una situazione ancora più delicata: il croato perde completamente il controllo dei colpi, e cede a zero la battuta mandando l'avversario in vantaggio 4-3 e servizio. Quel break (decide) le sorti della prima frazione che si chiude con il punteggio di 6-4 in favore dell'argentino. Ljubicic vince il secondo parziale breakkando sul 5-2 l'avversario e lasciando le briciole (solo tre punti) nei suoi turni di servizio. 6-2 Ljubo. (Monaco cambia look). Da bianco a nero (non proprio la migliore delle idee visto il caldo di questi giorni ad Indian Wells tant'è che vige la "heat rule"), cappellino al posto della solita bandana. Ljubicic riesce a strappare un'altra volta il servizio a Monaco e a confermare il break a 15 portandosi, come nel secondo set, in vantaggio per 4-1. L'outfit decisamente non porta fortuna all'argentino che inizia a sbagliare di tutto mentre Ljubicic regala delle chicche con il suo colpo migliore, il rovescio, tra i quali un fantastico passante stretto su un attacco in realtà piuttosto suicida di Monaco. I break dunque diventano due ed il giustiziere di Djokovic può quindi servire per il match sul 5-1. Chiudere è più che altro una formalità".

In semifinale, Ljubicic trova Nadal. Per il neo 31-enne è un'altra giornata da ricordare nel racconto di Alessandro Mastroluca. "D'orgoglio, di cuore, di voglia. L'esultanza di Ivan Ljubicic per la prima finale della carriera a Indian Wells, la gioia sincera di Riccardo Piatti e di Aida, moglie dell'ex numero 3 del mondo, raccontano un'impresa difficile da sperare dopo la prima mezz'ora di gioco. Il croato, perso il primo set 6-3 ha saputo alzare il livello di gioco, ridurre gli errori gratuiti e mantenere un invidiabile 81% di punti con la prima di servizio per completare una rimonta che solo gli ottimisti incalliti potevano a un certo punto immaginare: ha chiuso 3-6 6-4 7-6 in due ore e 34 con un finale in crescendo e un tiebreak dominato in cui ha lasciato solo un punto, il primo, al campione maiorchino, con cui non vinceva dal primo confronto diretto, nei quarti di Doha del 2005". Nel primo set "Ljubo fatica a leggere le traiettorie mancine di Rafa, che insiste a servirgli sul dritto, colpo con il quale il croato fatica a carburare, e che inizia a risultare efficace solo dall'inizio del secondo set. Ljubo chiude il set esattamente come l'aveva aperto: malissimo. Una serie di errori da fondo portano Nadal 0-40 e il successivo lob corto è un invito per lo smash e per il break che vale il set. (Ljubo) ha avuto la capacità di pensare positivo. (Va sotto 0-40 nel quinto game del secondo ma ) decide di giocare, sente che non è finita finché non è finita. Annulla la prima con una seconda profonda e carica di kick che costringe Nadal a sbagliare la risposta, la seconda con un'ace, la terza sfondando di dritto dopo aver impostato lo scambio con un'altra seconda esterna in kick per prendere campo. (...) un sanguinoso doppio fallo sulla palla break permette a Ljubicic di servire per il set. Il croato lascia un solo punto al maiorchino, si regala anche un'ace centrale di seconda e allunga il match costringendo Nadal all'errore di rovescio. (Nel terzo) l tiebreak è inevitabile. Nadal, che ha vinto tre dei quattro tie giocati nei precedenti confronti diretti, conquista il primo punto. E basta. Poi è uno show del croato, che strappa il primo minibreak con un rovescio lungolinea da manuale, sfrutta un paio di errori del maiorchino per allungare 6-1, e col servizio a disposizione trasforma il primo match point con un dritto lungolinea".

A Enzo Cherici il commento della finale. "Certo che delle volte il destino è proprio beffardo. Roddick e Ljubicic s'erano incontrati l'ultima volta proprio ad Indian Wells ed era stato l'americano ad avere la meglio per 7-6 7-6. Per tre anni non s'incrociano neanche per sbaglio e dove vanno ad incontrarsi di nuovo? Ma ad Indian Wells ovviamente. Lo score? Neanche a dirlo: 7-6 7-6. C'è solo una piccola differenza: il vincitore!
Proprio così, perché Ivan Ljubicic ha portato a termine la sua settimana perfetta, conquistando il decimo titolo Atp e il primo Masters 1000 della sua carriera (dopo 3 sconfitte in finale). Lo ha fatto nel più bello ed entusiasmante dei modi, battendo nel corso del torneo ben tre Top Ten (Djokovic, Nadal e Roddick) e giocando ad un livello addirittura superiore rispetto a quello che lo aveva portato anni fa al terzo posto del ranking. (...) Nei primi due turni di servizio il 31enne di Banja Luka ha messo solo il 36% di prime, e qui Roddick – lo ripetiamo – deve recitare il mea culpa per non averne approfittato. Probabilmente il match ha iniziato a perderlo proprio in quei giochi iniziali. E allora non poteva che finire al tiebreak, che Roddick decide di aprire con l'idea geniale di un bel serve&volley. Risultato: la volée bassa di rovescio lo abbandona e il primo set abbandona lui. Proprio così, perché quel piccolo minibreak iniziale si rivelerà decisivo. Ljubo non concederà mezza occasione nel suoi turni di battuta e il primo set è in cascina: 7-6 (3) in suo favore.Nel secondo set è Ljubicic a servire per primo, ma la frazione va avanti senza grandi scossoni fino al 4-3 in suo favore. Qui il croato riesce a portarsi sul 30-30 sul servizio dell'americano, ma giudica male un passante di dritto di Roddick che va a morire sulla riga 4-4. Inizia un game che risulterà determinante, nel corso del quale l'americano avrà due palle break, annullate da Ljubo con due sassate di servizio. Sarebbe stata l'ultima probabilità per Roddick di evitare il tiebreak e di iniziare da favorito un eventuale terzo set.
Niente da fare. Ljubicic vola sul 5-1 con due aces, un passante di rovescio e un regalo di dritto da parte dell'americano. Al momento di chiudere però Ljubo deve avere strani pensieri per la testa e dal 6-2 regala letteralmente tre punti. Saranno gli ultimi: sul 6-5 il croato mette l'ennesimo servizio vincente e può finalmente correre ad abbracciare la moglie e il suo coach, Riccardo Piatti. (...) Ha vinto da numero 26 del mondo: l'ultimo a vincere Indian Wells con una classifica così bassa era stato Alex Corretja nel 2000"

"Il tennis mi ha dato così tanto che voglio continuare a farne parte e offrire il mio contributo in qualche modo" ha detto quando ha annunciato l'intenzione di ritirarsi dopo Montecarlo. "Ma Ivan, a sua volta, ha già dato tantissimo al tennis" scrive la nostra Laura Guidobaldi (http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/03/09/678655-ljubicic_ritira.shtml) Ricordiamo che dal 2002 al 2008 ha fatto parte dell'ATP Player Council, rivestendo le cariche di vicepresidente dal 2004 al 2006 e di presidente dal 2006 al 2008. Inoltre, nell'agosto del 2008 è stato eletto rappresentante dei giocatori per l'Europa nell'ATP Board. Nel gennaio del 2009 rassegna le dimissioni per dedicarsi a tempo pieno alla competizione. È stato il primo giocatore ancora in attività, dopo Paul Annacone nel 1993, a far parte del Board. (...) Adesso Ivan si ritira. Avrà certamente più tempo da dedicare a se stesso e alla sua famiglia che, in novembre, si è ulteriormente ingrandita con la nascita della piccola Zara. Ivan e sua moglie, infatti, hanno già un bimbo di tre anni, Leonardo. Tuttavia, Ljubicic avrà ancora molte frecce a disposizione nel suo arco per trovare un nuovo ruolo e un nuovo spazio nell'universo del tennis. Non più impegnato dall'altra parte della rete ma, chi lo sa, forse in tribuna, seguendo l'esempio del suo mentore Riccardo Piatti o in qualche altra mansione per migliorare e rendere ancora più bello e nobile il nostro amato sport".

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