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23/04/2012 10:14 CEST - Montecarlo

Nadal e i numeri da interpretare

TENNIS - Il 2012 resterà l'anno dell'ottavo trionfo di Nadal a Montecarlo. Dubito che qualcuno, fra qualche anno, citerà la morte del nonno di Djokovic come causa di una finale a senso unico. Non c'è stata partita perché non c'è stato nemmeno Nole. Da Montecarlo, Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
MONTECARLO _ Fra qualche anno nessuno se lo ricorderà più, nell’albo d’oro il 2012 nel Principato resterà come l’anno in cui Nadal trionfò per l’ottava volta consecutiva _ e magari non sarà neppure ricordato per questo…perché se vncerà anche una nona o una decima chissenefrega dell’ottava! _ e nessuno ricorderà che non c’è stata partita perché non c’è stato neppure Novak Djokovic.

Dubito fortemente che su Wikipedia, o nelle statistiche assai più accurate di Rosato e Tirone, qualcuno citerà la scomparsa di nonno Vladimir Djokovic fra le cause della sconfitta del n.1 del mondo. I dati numerici non hanno cuore, non sentono. Come dice Tommasi vanno interpretati, ma in questo caso più che di un problema di interpretazione si tratterà di un problema di memoria.

I fans di Djokovic diranno che c’era anche un gran vento, ma anche questa è cosa che nessuno ricorderà mai e, più ancora di quell’altra, non merita nemmeno ricordare, perché anche se il vento può aiutare più le caratteristoche di un giocatore, il migliore è quello che si sa adattarvi.

E che oggi il migliore fosse Nadal non può essere messo in discussione. Questa finale a senso unico è stata deludente come lo sono tutte le finali a senso unico. Restano nei palmares, e nella memoria dei più dotati di neuroni.

Ma non sposta nulla, a mio avviso. Se non _ forse _ nella fiducia di Rafa Nadal, che se avesse perso ancora una volta si sarebbe convinto di non poter più battere Djokovic.

Però anche lui si sarà certo reso conto, come tutti noi, che una partita come questa non ha gran peso, salvo che per il record delle 8 vittorie a Montecarlo e i 47mo titolo che va ad arricchire la sua bacheca (insieme ai 460.260 euro che finiscono nel suo forziere. Noccioline per lui).

Il record conta, gli consente di lasciarsi indietro tutti, proprio tutti, da Vilas a Connors, perfino a Sears. Lo aiuterà probabilmente a battere i record di Bjorn Borg, vincitore a Montecarlo solo 3 volte, ma 6 a Parigi come Rafa. A differenza di Bjorn Rafa non smetterà di giocare a 26 anni, e quindi la possibilità di arrotondare sempre di più il suo bilancio sui campi rossi gli consentirà molto probabilmente di potersi fregiare della considerazione (o nomea) di “più forte tennista sulla terra rossa di tutti i tempi”. Nomea simobolica, come sappiamo, per l’impossibilità di comparare giocatori di epoche diverse. I record però sono già più comparabili, anche se risentono di tante circostanze, gli avversari in primis.

Rafa ha certo ragione quando dice che per stabilire un record come il suo, quello delle otto vittorie consecutive, ci vuole anche un bel po’ di fortuna. Non basta, infatti, essere il più forte del gruppo dei partecipanti e batterli tutti. Bisogna, prima ancora, essere in buona salute, sufficientemente allenati (e lui sembrava dubitare di esserlo, per via del famoso ginocchio…che è poi sembrato a postissimo. Vorrei averlo io un ginocchio così!), un anno dopo l’altro, otto anni di fila. Poi aiuta certamente anche il fatto che taluni avversari o nutrano dei complessi nei suoi confronti _ come un po’ tutti gli spagnoli, che peraltro gli sono inferiori (da Verdasco che qui fece un solo game con lui in finale e Ferrer che lo scorso anno si battè al massimo ma senza mai metterlo davvero in pericolo) _ oppure si siano trovati ad affrontare pesanti situazioni personali come il Djokovic colpito dal lutto familiare quest’anno.

Nessuno vuole togliere a Nadal _ e meno che tutti io che ieri avevo pronosticato una sua vittoria ritenendolo in bluff quando diceva che secondo lui il favorito era Djokovic (secondo me intimamente lui non si considera secondo a Djokovic almeno sulla terra battuta, sulle altre superfici non so…) _ quel che è di Nadal. Ma questa partita non sposta granchè, se vogliamo arrivare alla conclusione che un giocatore è più forte dell’altro.
I loro risultati dipendono da tante, troppe circostanze. Djokovic e Nadal, con Federer in leggero calo per questioni principalmente anagrafiche, sono oggi i più forti giocatori del mondo. Andy Murray è un gradino più sotto. A seconda delle superfici uno ha più chances di vincere sull’altro, a parità di condizioni atletiche e psicologiche. Io penso che il miglior Nadal sia più forte del miglior Djokovic sulla terra battuta, perché con quei liftoni e con più tempo per spostarsi sul dritto, riesce a equilibrare sia il fatto di avere un colpo davvero forte da fondocampo contro i due di Djokovic, sia l’aver meno servizio. Per lo stesso motivo, a contrario, penso che il miglior Djokjovic sia più forte del miglior Nadal sul cemento (anche se il match giocato in Australia la dice lunga su quanto possano essere risicati i margini). Sull’erba secondo me il miglior Nadal, anche per il fatto d’essere mancino che in particolare su quella superficie rappresenta a mio avviso un indiscutibile vantaggio,
dovrebbe poter vincere contro il miglior Djokovic, ma certamente non con quel margine che potrebbe mostrare sulla terra rossa.

Baso queste mie fallibilissime convinzioni sul fatto che a mio avviso lo scorso anno Nadal giocò al di sotto delle proprie possibilità nei due match disputati sulla terra rossa a Madrid e Roma, e ciò a prescindere dal fatto che il Djokovic del 2011 fosse un campione…intrattabile.

Oggi Nadal, in risposta ad una mia domanda con la quale sottolineavo _ dopo che lui aveva attribuito gran parte del merito del suo successso alla propria battuta “Il mio servizio ha funzionato molto, molto bene…in conseguenza di ciò non solo ho fatto diversi punti gratis ma soprattutto riuscivo a entrare dentro il campo con il dritto”_ che anche la risposta aveva funzionato bene, tant’è che nei cinque breaks patiti da Djokovic il serbo non è mai riuscito ad arrivare neppure una volta a 40!, Rafa ha detto: “Ieri avevo detto che dovevo rispondere un po’ più aggressivo e più lungo. E’ quello che ho fatto. Ho risposto molto prfondo di rovescio, e poi ho cercato dinon aprire troppo il campo. Se lo fai con lui…mentre con la maggior parte dei giocatori è una buona cosa.. con lui no. Perché lui è capace di aprirti ancora di più il campo reagendo. Quindi cercavo di giocare lungo ma nel mezzo, per non dargli angoli. I più importanti quelli molto alti, nel mezzo, e alcuni nei punti dispari alti sul suo rovescio…dopo di che potevo poi cercare angoli e diverse direzioni nel prosieguo dello scambio”.

Non so se sia zio Toni o piuttosto Rafa a elaborare queste strategie, peraltro di abbastanza facile intuizione, ma il problema è saperle eseguire. E Rafa lo sa fare. Se uno è intelligente …è vero che da ogni sconfitta si impara. Ciò detto, ribadisco, oggi anche se non fosse stato tantoi intelligent, Rafa avrebbe vinto lo stesso. Perché ha giocato contro il fantasma di Djokovic. E, per finire, non mi ha tanto convinto la risposta di Rafa ad un’altra mia domanda che era stata (e non l’aveva visibilmente gradita…ma i giornalisti non dovrebbero fare solo le domande inginocchiati per terra, anche se spesso invece ciò accade): “Nessuno vuole togliere nulla dalle tue otto vittorie a Montecarlo, un grande risultato, ma oggi non hai avuto l’impressioneche Djokovic non era il vero miglior Djokovic?

E lui: "No, Djokovic non era il vero miglior Djokovic. In altre finali che ho giocato contro di lui anch’io non ero il miglior Nadal. Ma i i davvero migliori sono…entrambi. Il mio vero meglio è quando gioco bene e quando gioco male. Il vero Rafa non è solo quando io gioco al meglio. E’ quando gioco bene e anche quanod non gioco tanto bene. Se io dico questo per me, la stessa cosa vale per gli altri. Djokovic ha avuto un anno e mezzo stupefacente, perfetto, senza errori. Oggi sì, ha fatto più errori del solito. Vincere 63 61 contro i n.1 del mondo non è normale. Ma è successo. Sono molto felice per la mia vittoria. Mi spiace per lui. Ma questo è lo sport. A volte vinci, a volte perdi. A bolte giochi in modo fantastico,a volte normale, a volte giochi peggio. Oggi ho giocato un ottimo primo set. Secondo me lui non ha ha giocato un bruttissimo primo set. Nel secondo sì, ma non nel primo…”.

Beh, posso dire che questa risposta di Rafa non mi ha convinto? Resto della mia idea. Così come ho scritto lo scorso anno che Rafa non mi era piaciuto contro Djokovic a Madrid e a Roma, oggi dico che Djokovic non era il vero Djoker, e i motivi per cui non lo era…sempre secondo me, erano abbastanza diversi.

Ubaldo Scanagatta

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