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04/05/2012 11:05 CEST - Personaggi

Il rischio, sempre. L'azzardo, mai

TENNIS - Come gioca Maria Sharapova? E perché gioca così? Analisi di un tennis basato su colpi ad alto rischio, ma frutto di motivazioni tecniche e tattiche assolutamente razionali. AGF

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Ipotizziamo che siate Roger Federer e dobbiate affrontare un giocatore che in passato vi ha già battuto. Insieme al vostro team ragionate sulle cause della sconfitta: si tratta di riconsiderare le situazioni di gioco, e provare a impostare la partita diversamente. E qui comincerebbero i problemi. Sarebbero problemi perché, se siete Roger Federer, possedete la capacità di effettuare con molto profitto quasi tutti i colpi del repertorio tennistico, e quindi i cambiamenti possibili potrebbero essere moltissimi. Valutare con certezza pro e contro sarebbe estremamente complesso, perché i colpi sono tanti, le combinazioni tra loro ancora di più, così come le reazioni dell'avversario.

Ma se invece che a Federer ci riferissimo ad un giocatore con un repertorio di pochissimi colpi davvero efficaci, allora si potrebbe analizzare la situazione molto più facilmente, perché le variabili sarebbero ridotte. E si potrebbe verificare quasi scientificamente l'efficacia di poche, differenti scelte di gioco.Ecco: tenendo presente questo ragionamento credo si possa capire il tennis di Maria Sharapova: nel suo caso le alternative sono così circoscritte da aver reso quasi inevitabili le sue strategie.

Partiamo dalle caratteristiche fisiche di Maria Sharapova. Maria possiede un fisico alto e piuttosto potente, molto efficace nel tennis di attacco da fondo, quando può colpire la palla da ferma o con il giusto equilibrio. Al contrario non è altrettanto agile e scattante: di conseguenza è più fallosa e incerta quando deve inseguire la palla nei momenti di iniziativa avversaria. Come per la maggior parte degli atleti di grande taglia, infine, non eccelle nel palleggio prolungato e nella resistenza.

Le conviene quindi impostare un tennis particolarmente aggressivo, alla ricerca del punto vincente ottenuto il prima possibile: giocare pochi colpi in grande spinta; evitare il palleggio interlocutorio; non permettere all'avversaria di prendere l'iniziativa. A fine partita il saldo vincenti/errori sarà caratterizzato da grandi cifre; vale a dire da molti punti vincenti, ma anche da molti errori gratuiti. Un tipo di tennis che potremmo definire ad alto rischio. Ma attenzione: se il singolo colpo utilizzato non dispone di molto margine di sicurezza (e quindi è effettivamente ad alto rischio), l'impostazione generale è frutto di valutazioni assolutamente razionali, che non contemplano mai l'azzardo o lo schema avventuroso ed estemporaneo.

Una conferma di questo la troviamo nelle scelte di servizio. Premesso che Maria usa soprattutto palle tese (quasi mai slice o kick carichi di effetto), quello che viene sempre sottolineato è come in alcuni match Sharapova soffra per l'alto numero di doppi falli, come se avesse particolari difficoltà a giocare la seconda palla.

Se inizialmente i doppi falli potevano derivare dai postumi dell'infortunio alla spalla (anno 2008) che l'aveva obbligata a cambiare la meccanica del colpo, non credo che nell'ultimo anno e mezzo questo sia stato un reale deficit. Dato per scontato che alla battuta ci sono sempre giornate più o meno buone, e che i doppi falli è meglio non commetterli, a mio avviso quelli di Sharapova sono la conseguenza inevitabile di una precisa volontà tattica.

Sotto questo aspetto, le sue scelte sono le più estreme di tutto il circuito. Sono convinto che nel suo team abbiano calcolato (sottolineo il termine: calcolato) che conviene mettere in conto molti doppi falli ma comandare sempre lo scambio, piuttosto che giocare una seconda prudente e dover poi perdere l'iniziativa nel palleggio a causa di una risposta aggressiva dell'avversaria.

Tanto è vero che nessuna giocatrice importante registra così poca differenza tra la velocità della prima e quella della seconda palla quanto Maria. Il risultato è che Sharapova gioca la seconda mediamente più veloce del circuito: in diversi momenti della partita, in pratica, serve due volte una prima palla, e rallenta solo di fronte a doppi falli particolarmente frequenti. I siti dei tornei degli Slam archiviano la velocità media al servizio di ogni match. Ad esempio, queste sono le medie agli ultimi Australian Open:
Azarenka 152 e 134 km/h
Kvitova 157 e 140 km/h
Serena W. 165 e 132 km/h
Sharapova 158 e 146 km/h

Maria ha soltanto 12 km/h di differenza tra primo e secondo servizio: una scelta estrema, quindi, ma del tutto ponderata.

Così come al servizio la volontà è quella di annullare sistematicamente le differenze di gioco tra prima e seconda, nel tennis di Sharapova c'è un altro aspetto che favorisce la semplificazione dei suoi schemi: la grande qualità in risposta.

Come detto, se Maria può colpire da ferma i suoi colpi sono particolarmente efficaci; in più dispone di un allungo eccezionale, in grado di disinnescare sia i servizi angolati che i rimbalzi alti dei kick. E infatti nelle statistiche di rendimento nei game di risposta, si trova ogni anno ai primissimi posti. La risposta aggressiva costituisce quindi il naturale e indispensabile completamento del suo tennis; in questo modo tende ad uniformare in ogni situazione il tipo di gioco da praticare, limitando le differenze tra game di battuta e game di risposta, alla ricerca del costante dominio dello scambio. E si ritorna al concetto iniziale: riduzione delle variabili, e ricerca sistematica di indirizzare la partita verso un solo tipo di gioco, quello per lei più favorevole.

Nel tennis, oltre al servizio, i colpi base sono due: dritto e rovescio. Sharapova li colpisce sistematicamente quasi piatti, con un limitato top spin, perché ogni colpo deve essere il più veloce possibile, per portare se non al vincente, quanto meno al controllo del palleggio. E se in campo ci si limita a muoversi in orizzontale, i due colpi base possono soddisfare praticamente tutte le esigenze di una partita.

Si dirà che sto estremizzando, che in realtà Maria Sharapova usa anche altri colpi. Ma questo avviene in situazioni che di solito sono provocate dalle iniziative altrui e che Maria non cerca quasi mai: se l'avversaria accorcia (o smorza) la palla, allora, ma solo allora, può diventare necessario assecondare l'inerzia dello scambio scendendo a rete, con colpi di approccio, schiaffi al volo e volée.

D'altra parte, perché muoversi in avanti, se con le proprie caratteristiche le probabilità di fare il punto diminuiscono?

L'obiezione che a questo punto si può fare è che se un tennista non si sforza di allargare il proprio repertorio, non imparerà mai gli altri colpi ad un livello tale da renderli produttivi. Non sono in grado di sapere se nel caso di Sharapova il tentativo sia stato fatto e non abbia fruttato a sufficienza da poter poi applicare i risultati in partita.

Forse, dopo l'infortunio, sviluppare altri movimenti al servizio le avrebbe comportato troppi rischi all'articolazione della spalla operata. Forse a rete occorrono riflessi e reattività muscolare che non possiede a sufficienza. Forse la sua sensibilità per i colpi di tocco non è tale da consentirle di giocarli con profitto. Oppure, semplicemente, l'idea è stata subito scartata, in nome di un approccio molto concreto: perché cambiare una impostazione che sin da giovanissima l'ha portata a vincere Wimbledon?

Sia come sia, il dato di fatto è che ci troviamo di fronte ad una giocatrice che ha deciso di usare pochissimi colpi, e su quelli si è concentrata per portarli al massimo rendimento possibile. Le conseguenze fondamentali direi che sono due, collegate ma opposte come in una medaglia con il suo rovescio. Conseguenza negativa: la mancanza assoluta del cosiddetto “piano b”, vale a dire la possibilità di disporre di soluzioni di gioco alternative quando le cose si mettono male. Conseguenza positiva: la chiarezza del piano strategico da mettere in atto, senza troppe elucubrazioni tecnico-tattiche da elaborare durante i match.

Il quadro di insieme mi pare rispecchi il solido pragmatismo della mentalità Bollettieri. A proposito di Bollettieri, una curiosità legata al grunting. All'epoca dei primi grandi successi del 2004, Sharapova non sempre urlava; pare impossibile, ma basta andare a risentire i filmati per rendersene conto. Qui, ad esempio, il comportamento cambia tra uno scambio e l'altro.
 

Detto brevemente delle caratteristiche fisiche, tecniche e tattiche, rimangono da considerare quelle mentali. Che sono, come logico, strettamente correlate. Ci vuole una totale fiducia nel proprio tennis per scendere in campo sapendo che non si dispone di un “piano b”, e che se le cose si mettessero male bisognerà tenacemente perseverare nel gioco che sino a quel momento ha portato vicino alla sconfitta.

Ma d'altra parte il non doversi preoccupare di elaborare durante la partita troppe alchimie tattiche consente di risparmiare le energie mentali a disposizione, e indirizzarle tutte sugli aspetti agonistici. Con questo tipo di tennis occorre non avere paura, mai, perché in un gioco ad alto rischio ogni esitazione è fatale. E siccome il piano tattico perseguibile è uno solo, non ci si possono permettere ripensamenti.

Conviene anche non farsi distrarre da chi si ha di fronte, e occuparsi soprattutto di sé: ecco quindi, fra un punto e l'altro, l'immancabile passeggiata, spalle all'avversaria, verso il bordo campo. In sostanza si crede (o si vuole fare credere) che l'esito della partita non deve dipendere dall'avversaria: l'obiettivo è fare al meglio il proprio gioco; e di certo arriverà la vittoria.

Anche per quanto riguarda questi aspetti mentali, Maria è davvero esemplare e coerente con il suo tipo di tennis; e molto solida. Fin da teenager il carattere è stato uno dei suoi punti di forza; oggi, dopo una decina d'anni di professionismo, il ritorno ai vertici del ranking dimostra che continua ad esserlo.

AGF

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