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07/05/2012 11:17 CEST - Interviste

"Vorrei un torneo di due settimane"

TENNIS - A pochi giorni dall'inizio del Master 1000 di Madrid, Ion Tiriac si concede in un'intervista, a suon di provocazioni, al quotidiano spagnolo Marca. Dopo la terra blu, punta ad allungare la durata del proprio torneo. Traduzione di Salvatore De Simone

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Ogni parola di questo uomo di potere del tennis conta molto, perché il suo successo è arrivato sempre per aver pensato a largo raggio e aver saputo guardare molto lontano. Ogni edizione del suo gioiello, il Mutua Madrid Open, porta sempre qualcosa in più. La sfida, offrire sempre qualcosa di nuovo e di migliore. Dopo la pista azzurra, ha già in mente una nuova meta.

Domanda: La sfida di Madrid è offrire ogni anno una novità?
Risposta: Non so se è una sfida, però certamente pensiamo ogni edizione del torneo con tre-quattro anni di anticipo, e durante questo tempo discutiamo le diverse opzioni per innovare. Perché la verità è che il tennis è cambiato molto poco in quest'ultimi trent'anni.

D: Che risposta pensa di ricevere dai giocatori e dal pubblico riguardo alla pista azzurra, protagonista quest'anno?
R: I giocatori si renderanno conto che il gioco sarà uguale. Semplicemente la palla si vedrà meglio e tutti quelli che hanno fatto le prove si sono resi conto di questo. Se a qualcuno non piace, non posso farci niente. Qualcuno lo ha detto, ma fino adesso non ha dato alcuna ragione valida. In quanto al pubblico, quando gli si offre una cosa migliore, lo adotta automaticamente. Non mi aspetto che la gente dica” Oh, quanto è stato intelligente Tiriac”, però tutto è stato pensato bene. Abbiamo fatto studi indipendenti, i quali hanno dimostrato che le innovazioni miglioreranno ciò che c'è già. L'azzurro assorbe di più la luce e fa vedere meglio quello che accade sul campo. Negli Stati Uniti i campi sono verdi o grigi, in India sono marroni..

D: I giocatori le hanno chiesto qualcosa di concreto per migliorare il torneo?
R: I tennisti sono contenti di Madrid, che è una città molto grande e interessante. Abbiamo già un buon torneo e speriamo di avere a disposizione 12 o 15 giorni, perché così sarebbe un torneo perfetto.

D: Questo significherebbe porsi allo stesso livello di uno Slam.
R: Io non voglio paragonarlo ai tornei del Grande Slam, che hanno una loro storia. Però rimettiamoci alla matematica: a Madrid giocano i migliori 48 al mondo. Se al primo turno si affrontano il numero 1 e il numero 48, il valore della partita sarà di 24,5. In un Grande Slam, con 128, il valore sarà di 64,5. Pertanto, il torneo di 48 è migliore. Ed è per questo che deve avere i mezzi per funzionare bene. In un torneo ideale, il tennista deve giocare un giorno e riposare in quello successivo e per questo un torneo come Madrid ha bisogno di 12 o 15 giorni. Semifinali al venerdì e finali domenica. Ci arriveremo, anche se non so quando.

D: Sarà difficile farlo combaciare nel calendario?
R: Il tennis è uno sport molto professionale, forse il più professionale. Il commercio cresce con la domanda e con l'offerta, e più offri al pubblico, più riceverà il tennista. Sindacati e dirigenti, organizzazione e giocatori, devono collaborare a far crescere lo spettacolo. I premi che vincono i giocatori dipendono da questo.

D: Allora crede, come Nadal, che la ATP non è organizzata bene?
R: Quello che non è organizzata bene è la divisione per categoria. Cosa succede negli altri sport, la formula 1 o il mondiale di calcio? Che i migliori giocano contro i migliori. Il tennis è un sport molto difficile. Devi essere sempre concentrato. Puoi vincere con meno punti del rivale, se vinci quelli importanti. Per questa esigenza non è umano né razionale pensare di giocare 48 settimane all'anno. I migliori devono giocare contro i migliori, lo vuole il pubblico. Il resto dei tornei li si giochi se si vuole. Io ho il torneo di Bucarest e non mancano i buoni giocatori.

D: Pista azzurra a parte, l'occhio del torneo sarà per il duello tra Djokovic, Nadal e Federer. Cosa ne pensa?
R: L'anno passato Djokovic ha fatto diventare il campo più piccolo, entrando più dentro e colpendo la palla con più anticipo. Gli altri si sono dovuti adeguare. E lo hanno fatto bene. Già in Australia lo abbiamo visto. Nadal ha giocato più dentro il campo , ha fatto commettere più errori a Djokovic e avrebbe potuto vincere. E il processo continuerà. Inoltre mi piace anche Murray. Sa fare le cose bene, ma non ha ancora raggiunto l' equilibrio giusto. Quando lo farà, brillerà anche lui.

Traduzione di Salvatore De Simone

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