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07/05/2012 12:54 CEST - Personaggi

Lo spettacolo
deve cominciare?

TENNIS - Benoit Paire festeggia il 23mo compleanno con il best ranking (n.67). "Mi annoio a tirarla di là, se faccio un punto voglio che sia bello" dice. Per il suo ex allenatore "è come Luke Skywalker, deve stare lontano dal lato oscuro della forza" Diego Barbiani

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Benoit Paire (Getty Images AsiaPac Hannah Johnston )
Benoit Paire (Getty Images AsiaPac Hannah Johnston )

Benoit Paire è un ragazzo dal talento vero, un blocco di marmo che ha bisogno di essere scolpito e modellato per diventare una statua di valore. Fa parte di quella categoria dei tennisti che in campo si divertono e vogliono far divertire il pubblico.

E’ giovane, compirà 23 anni l’8 Maggio. Da questa settimana il suo nome è accostato alla posizione n.67 del ranking mondiale, il picco più alto al momento toccato. Alto 196 cm, è dotato di un gioco particolare perché a tutto campo e molto complicato da intuire per l‘avversario di turno. Sfrutta ogni centimetro del terreno per il suo gioco. E’ dotato di un rovescio a 2 mani che utilizza molto bene anche a sventaglio, aiutato da un ottimo movimento di braccia utile anche quando vuole spingere con il dritto. La caratteristica però davvero piacevole del ragazzo è che si destreggia con molta caparbietà anche a rete, zona del campo che copre spesso e in varie occasioni anche subito dopo aver terminato il movimento del servizio. Per questo è aiutato da un rapido movimento dei piedi. Spesso, come Dolgopolov, si intestardisce e abusa della palla corta o della volée smorzata. Ha un difetto, comune a chi, come lui, spesso antepone lo spettacolo all’importanza del punteggio: la sua attitudine in campo non è sempre eccellente e spesso vive momenti di black out, rintracciabili in errori grossolani o in colpi eseguiti con troppa superficialità.

E’ la mia forza e la mia debolezza” spiegava nel 2011. “Mi piace infiammare il pubblico. Ma spesso ho l’impressione che la gente mi guardi pensando che io sia una nullità. Per questo mi innervosisco quando sbaglio un colpo facile. In quei momenti penso che tutti si prendano gioco di me”.

Se mi limito a tirare la palla di là, mi annoio” ha detto in un’intervista del 2009. “Se devo giocare un punto, è meglio che sia bello, no?”. Aveva appena giocato una partita incredibile nelle qualificazioni del Roland Garros battendo Elgin dopo aver annullato tre match point con un drop e due serve and volley. Allora si allenava all’ISP Academie di Charles Auffray, tra Nizza e Cannes. A pagare è un amico di famiglia, preoccupato dallo spreco di talento di Benoit nei primi anni di carriera. Nel 2007 entra al Centro di Allenamento Nazionale (CNE) dove si allena con  Jérôme Potier e Jérôme Prigent.

Benoit è sempre stato indisciplinato, anche quando frequentava Il liceo agricolo, e il suo temperamento non convince Patrice Hagelauer, direttore tecnico nazionale, che lo espelle dal CNE. Pensa di mollare tutto, di smettere, ma incontra un secondo salvatore sulla sua strada: Lionel Zimbler, ex tecnico di Fabrice Santoro, che lo accoglie a Aix-en-Provence.

Si può comunque parlare di una continua ascesa verso le posizioni importanti, dopo l’esordio avvenuto nel tabellone principale del Roland Garros nel 2010 e la prima vittoria contro Schuttler agli US Open dello stesso anno. Nel 2011 supera il primo turno anche a Melbourne e nel complesso gioca una stagione discreta, ma è dagli inizi di quest anno che ha iniziato a prendere una certa confidenza con la vittoria: dopo i quarti all’Heineken Open e a Casablanca è arrivata la grande prestazione di Belgrado dove ha sconfitto in serie: Fognini, Garcia-Lopez, Nieminem e Andujar (tutti giocatori molto più avanti di lui in classifica) prima di cedere ad Andreas Seppi in finale con un 6-3 6-2 che in parte si può leggere anche dall’emozione del transalpino, alla sua prima finale in carriera.

Sicuramente è ancora presto per capire se Paire potrà diventare qualcuno di concretamente interessante, però le basi per poter lavorare bene ci sono tutte. “Ero pazzo” dice Benoit, “ma ci vuole un po’ di follia per arrivare; è un quid in più, un trucco supplementare necessario per riuscire. Tutti i grandi giocatori, a modo loro, ne hanno uno. Tutto sta a canalizzare questa follia”.

Per gli appassionati la speranza è che questo giovane ragazzo possa raggiungere traguardi importanti e mostrare a tutti questo suo gioco così inusuale al giorno d’oggi ma che rimane sempre davvero godibile. Per il suo ex allenatore, Prigent, Benoit è come Luke Skywalker. Basta non farlo avvicinare al lato oscuro della Forza.

Diego Barbiani

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