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13/05/2012 19:34 CEST - 1000 MADRID

Serena, la legge della più forte

TENNIS - Dopo la n.2 Sharapova, Serena annichilisce anche la n.1 Azarenka e conquista il torneo di Madrid, il 41o in carriera. 61 63 per la statunitense, che ancora una volta ha dimostrato la sua supremazia quando si trova in condizioni ottimali. Riccardo Nuziale

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Victoria Azarenka (Photo by Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images)
Victoria Azarenka (Photo by Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images)

L’imperitura massima tommasiana che il computer sa fare di calcolo ma non capisce di tennis è tornata a colpire.

Massima che è sempre piaciuta a Serena Williams, che da anni fa il bello e il cattivo tempo nel mondo WTA: tradotto, gioca pochissimo, perde partite sparse qua e là, ma quando si presenta determinata e in buone condizioni fisiche, le altre possono solo pregare. Non è corretto dire che Serena è la vera numero 1: la classifica è un sistema meritocratico che giustamente premia la costanza, quindi la vera numero 1 è solo una, quella in vigore in quel determinato momento. Serena è semplicemente la più forte, la giocatrice da battere, quella che nessuna vuole incontrare.

È successo questa settimana a Madrid, dove la statunitense ha umiliato le prime due giocatrici della classifica mondiale, Maria Sharapova e Victoria Azarenka, lasciando la miseria di otto game in quattro set. Una carneficina.

Oggi la curiosità di vederla all’opera contro una giocatrice che ha dominato questi primi mesi di 2012 e che di conseguenza si ritrova giustamente al vertice della piramide WTA era tanta. I precedenti la vedevano nettamente avanti, con sei vittorie su sette incontri, ma il più recente risaliva agli US Open dello scorso settembre, prima quindi della grande escalation della bielorussa.

Ebbene, il finale ace di seconda con cattivo rimbalzo che ha ingannato Vika è la fotografia perfetta di una partita mai esistita, dominata con irrisoria facilità da Serena fino al 61 30 per poi essere tranquillamente amministrata nelle battute finali.

La statunitense ha schiacciato la bielorussa non solo sul piano fisico, ma anche su quello mentale, imponendo la sua presenza sul campo dal primo all’ultimo punto, dal primo all’ultimo sguardo, mandando completamente in tilt una giocatrice che è arrivata al vertice mondiale proprio con quell’arma (tra le altre).

Sul piano tecnico, la devastante potenza di Serena ha fatto la differenza, soprattutto nei fondamentali d’inizio gioco. Perché se è vero che ha messo in campo solo il 49% di prime, la Williams ha concretizzato in modo spaventoso: 91% di punti ottenuti con la prima, 58 con la seconda, 14 aces e 3 doppi falli, una sola palla break concessa (e ovviamente annullata con una prima vincente). Tutto questo con una delle migliori risposte del circuito.

Vika invece ha sofferto a dir poco in battuta, spingendo il più possibile anche con la seconda per tentar di pressare Serena, con il risultato che ha commesso sei doppi falli (ben tre nel terzo game del primo set, quello del secondo break) e nessun ace, portando a casa il 63% con la prima e il 38 con la seconda. Numeri resi meno amari negli ultimi game del match, dove Serena sembrava non voler infierire, ma che nel primo set dicevano 55% con la prima e 20 con la seconda. Un massacro.

Per la “piccola” di casa Williams, che domani in classifica sarà numero 6, è il secondo titolo dell’anno dopo Charleston, il quarantunesimo della sua straordinaria carriera.

Per Vika è la seconda stesa di fila presa in finale, sia a Madrid (nel 2011 perse con la Kvitova), che in assoluto, avendo subito a Stoccarda un’altra severa lezione, in quell'occasione da Maria Sharapova. I pensieri nel cammino che portano a Parigi si fanno più fitti.

Riccardo Nuziale

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