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16/05/2012 07:29 CEST - Doppio

Lascia o rad... doppio?

TENNIS - Il grande successo di pubblico che godono gli incontri di doppio ad Indian Wells, principalmente perchè vedono impegnate quasi tutte le stelle del singolare, ha dato un'idea piuttosto originale a Stephen Tignor della rivista TENNIS. Cosa ne pensate? Vanni Gibertini

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Una delle peculiarità più caratteristiche, e sicuramente più gradite agli appassionati, del torneo di Indian Wells è quello di poter vantare anno dopo anno un tabellone di doppio maschile che annovera quasi tutti i top 10 della classifica di singolare. Anche chi di solito non si cimenta in doppio , e ben difficilmente si lascia distrarre dagli obiettivi di singolare durante gli Slam, ad Indian Wells non disdegna magari di giocare due incontri nello stesso giorno per accumulare un po’ di chilometraggio extra in vista della parte centrale della stagione che conduce a Roland Garros e Wimbledon.
E prendendo spunto dal grande successo di pubblico che le gare di doppio riscuotono ad Indian Wells, dove ai tifosi non sembra quasi vero di avere un’occasione in più per ammirare i loro beniamini all’opera, Stephen Tignor nel numero di giugno della rivista americana TENNIS ha lanciato una proposta sicuramente provocatoria, ma che merita quantomeno un momento di riflessione. Ve la proponiamo qui sotto nella traduzione integrale, seguita dalle nostre personali considerazioni.

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Il primo lunedì del BNP Paribas Open 2012, il proprietario del torneo, Larry Ellison, si è avventurato al di fuori del campo centrale, lontano dal lusso delle suite dell’ospitalità, e si è accomodato in mezzo alla folla a guardare il tennis sullo Stadium 2. Che cosa lo ha fatto andare fino là? Principalmente, Rafael Nadal – Ellison è un fan dello spagnolo. Ma ciò che il sesto uomo più ricco al mondo ha finito per apprezzare al pari di tutti gli altri spettatori sulle tribune non è stato Nadal in un incontro di cartello contro Roger Federer o Novak Djokovic, ma un incontro di terzo turno del tabellone di doppio.

A meno che i ricchi non siano totalmente diversi da voi e da me, e da tutte le altre persone che quella sera assiepavano le tribune dello Stadium 2, Ellison se n’è probabilmente andato alla fine di quel match con la consapevolezza di quanto il doppio abbia da offrire agli spettatori di tennis. Ma c’è un modo perché questo spettacolo possa essere ripetuto più spesso? Come si può riuscire a far sì che un match come quello, che non è stato trasmesso in TV, possa essere apprezzato da una platea più ampia?
Il torneo di Indian Wells nell’era Ellison, iniziata due anni fa, è ormai noto anche per il suo torneo di doppio. E si è conquistato questa fama convincendo i migliori giocatori di singolare a cimentarsi nella specialità. Le folle entusiaste che si accalcano con regolarità sulle tribune per seguire questi match di doppio dimostrano due cose: (1) che il doppio è ancora in grado di produrre uno spettacolo gradito agli spettatori, deve solo essere proposto in maniera differente; (2) che l’unica maniera per proporlo in maniera adeguata è quella di coinvolgere i migliori giocatori di singolare, che sono riconosciuti dalla maggior parte dei tifosi e che offrono alla specialità quella varietà di gioco di cui manca quando rimane territorio esclusivo degli specialisti.

Il problema è che , come sappiamo, i primi 5-6 della classifica di singolare raramente si cimentano in doppio negli altri tornei durante il corso dell’anno. L’atmosfera da spring-training [le sessioni di allenamento organizzate in primavera in località dal clima temperato dalle squadre di baseball americane prima del campionato estivo delle Major League Baseball, simile ai ritiri d’agosto delle squadre di calcio italiane n.d.t] che si respira ad Indian Wells rendono il torneo californiano l’occasione ideale per giocare qualche match di allenamento in più, anche se ciò significa compromettere parzialmente l’attenzione dedicata al singolare – e non c’è verso che i primi della classe corrano questo rischio a Wimbledon o agli US Open. Ed il risultato è che il circuito maschile perde una enorme opportunità, che è quella di creare un secondo sport che possa essere definito come “tennis”. O, forse, invece che “creare”, bisognerebbe dire “ricreare”. Nell’era del dilettantismo, il doppio era abbastanza importante da avere il proprio US Open, chiamato National Doubles, che si disputava in un periodo diverso dalla gara di singolare in modo tale da facilitare la partecipazione dei migliori.
Perché non cercare di espandere l’esperimento di Indian Wells e creare un nuovo “National Doubles” anche nell’era del professionismo? Richiederebbe il coinvolgimento di tutti i top players di singolare, e di conseguenza, avrebbe bisogno di ingenti risorse economiche. Ma forse c’è denaro da spendere, e da guadagnare, da parte di Larry Ellison o da parte di qualche altro promoter che voglia mettere in piedi qualcosa come un World Doubles Invitational. Il tabellone dovrebbe essere limitato, senza alcun collegamento ai ranking ATP, e dovrebbe comprendere i migliori giocatori di singolare oltre alle più affermate coppie di doppio, come i fratelli Bryan, Paes-Stepanek, Nestor-Mirnyi e Dolgopolov-Malisse. Si potrebbe disputare a Indian Wells nel weekend lungo che precede l’inizio del torneo di singolare. O potrebbe essere un evento a sé stante in una arena indoor, come l’esibizione annuale al Madison Square Garden. Non riuscirebbe un evento di questo tipo a generare l’entusiasmo che il tabellone di doppio di Indian Wells riesce a generare? Inoltre, in questo modo si darebbe alle stelle del circutio l’opportunità di un passaggio televisivo in più, senza tuttavia causar loro lo stress di un torneo “vero”.

Certo, con tutte le garanzie ed i premi che una competizione di questo tipo dovrebbe garantire per riuscire a suscitare l’interesse dei grandi nomi, un Invitational sarebbe un modello di business difficile da realizzare. Non sarebbe un modo per convincere le stelle a giocare il doppio a Wimbledon, ma sarebbe sicuramente un inizio, e sarebbe sicuramente divertente da seguire. E come sanno tutti quelli che hanno assistito agli incontri di doppio di Nadal e compagni sullo Stadium 2 di Indian Wells (ivi compreso Larry Ellison), il prodotto “doppio” è lì pronto. Pronto per essere venduto.

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E’ indubbio che l’introduzione chiave di un paio di modifiche regolamentari nel 2006 ha rivitalizzato la specialità del doppio, che sembrava essere diventata territorio esclusivo degli specialisti e stava diventando sempre più difficile da gestire. Prima del cambiamento, infatti, era sempre più frequente il caso di tornei del circuito professionistico in cui nessuno dei partecipanti della gara di doppio era in tabellone anche in singolare (e viceversa). Questo fatto comportava un notevole aggravio di spese per l’organizzazione dell’evento, che doveva fornire servizi (transportation, campi, palle, cibo, bevande, servizi d’incordatura, etc…) ad un numero molto più elevato di atleti. Senza contare che partite molto combattute di doppio potevano durare parecchie ore, rendendo la programmazione assai problematica, soprattutto per i tornei indoor che di solito dispongono di meno campi su cui far disputare i match.
L’introduzione del no-ad scoring (che prevede la disputa di un punto decisivo nel caso il game arrivi sul 40-40) e la sostituzione del set decisivo con il super tie-break (un tie-break ai 10 punti al posto del terzo set quando la situazione è di un set pari) ha in un colpo solo risolto parecchi problemi: i match di doppio ora sono più brevi e “pesano” meno nella programmazione di un torneo; il gioco non è stato snaturato più di tanto, e anzi lo spettacolo ne ha probabilmente beneficiato. E soprattutto, la garanzia che l’impegno dei match si limita, nella maggior parte dei casi, ad un’ora di gioco o poco più, ha convinto qualche nome importante del singolare ad avventurarsi nel doppio impegno nel corso di qualche torneo, come ad esempio Indian Wells,

Anche se riconosco l’elevato potenziale della specialità quando le stelle vi partecipano, non penso che l’idea di Tignor di un Doubles Invitational sia un’idea vincente. Il motivo principale è che in un evento di questo tipo mancherebbe del fattore secondo me decisivo dell’importanza del risultato. Sarebbe solamente una bella esibizione, ma non avrebbe il pathos che offre una gara ufficiale con punti e denaro in palio, quando non qualcosa di ancora più importante. A mio parere, i doppi più spettacolari ed avvincenti si vedono nelle sfide di Coppa Davis e durante il torneo Olimpico. Perché quando si partecipa queste competizioni, tutti, stelle o comprimari, vogliono vincere, che sia singolo, doppio o (da quest’anno) misto. Non che nelle altre occasioni nessuno vada in campo per perdere, intendiamoci, ma non viene profuso lo stesso impegno e non viene sfoderata la stessa cattiveria che si vede nelle gare di singolare. E ad aggiungere un pizzico di pepe in più arriva anche il fatto che nelle due competizioni di cui sopra si gioca anche per la bandiera, c’è l’orgoglio nazionale in ballo, cosa che inevitabilmente fa salire i contenuti agonistici dei match. Ricordo che durante le Olimpiadi di Pechino nel 2008, molti spettatori (incluso il sottoscritto) erano fortemente indecisi se assistere alla semifinale tra Djokovic e Nadal in corso sul centrale, o spostarsi sul campo n.1 dove Federer e Wawrinka affrontavano i gemelli Bryan. Non credo che il problema si sarebbe mai posto in un torneo “normale”.
E ancora, basti pensare all’attenzione che si sta dedicando alla questione dei compagni di doppio misto delle sorelle Williams a Londra 2012: la vicenda non meriterebbe nemmeno un trafiletto se non ci fossero di mezzo concrete possibilità di portare a casa una medaglia.

Non credo, dunque, che un’esibizione, per quanto possano essere prestigiosi i nomi in campo, riuscirebbe ad accendere l’interesse del pubblico, perché venendo a mancare l’elemento agonistico si toglierebbe il “sale” che dà sapore a tutti gli eventi sportivi.

 

Vanni Gibertini

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