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20/05/2012 08:04 CEST - Rassegna Nazionale

R.St. Internazionali – Rubriche ed Editoriali di Tommasi, Clerici, Pietrangeli, Panatta, Santopadre, Giusti; Interviste di Marinetti e Lenzi

20-05-2012

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INTERNAZIONALI D’ITALIA – ALTE FIRME, RUBRICHE ED EDITORIALI


Rafa e Nole: la perfezione va sul podio (Rino Tommasi, La Gazzetta dello Sport, 20-05-2012)


Il triangolo resiste anche perché dal tavolo quadrato del grande tennis si è momentaneamente alzato Andy Murray. L'ammirevole tentativo di David Ferrer di sparigliare una situazione che al vertice delle classifiche del tennis rischia quasi di diventare monotona, è durato un set, uno dei migliori del torneo. Volendo paragonare la semifinale tra Rafael Nadal e David Ferrer a una corsa ciclistica, possiamo descriverla come una di quelle classiche in cui un corridore si assume il compito di tirare, di fare l'andatura ma viene poi beffato sul traguardo dall'avversario che ha speso di meno. Tutto senza che una tattica di questo tipo venga giudicata men che corretta, anzi penso che non ci sia stata nessuna tattica perché a Nadal non poteva piacere l'idea di dover essere costretto a inseguire e soprattutto di allungare la partita oltre le due ore. Insomma dare un set di vantaggio a un maratoneta come Ferrer poteva rappresentare un rischio che nemmeno uno come Nadal poteva permettersi. Ferrer si è superato, ha costruito, ha mancato una palla break dopo l'altra, senza mai scoraggiarsi, sapendo perfettamente di non poter contare su nessun regalo da parte dell'avversario. Nadal gioca oggi la sua settima finale al Foro Italico ma si trova di fronte il campione che gli ha sottratto la leadership del tennis. Roger Federer ha messo in campo tutto il suo orgoglio. È giunto a due punti dal set ma ha costretto Djokovic a tornare quello che aveva dominato la passata stagione. Nelle ultime battute c'è stato uno scambio di 28 colpi di straordinaria qualità, che è sembrato, da parte di Federer, il modo di salutare il pubblico che lo aveva sostenuto al limite della correttezza. Alla fine ha giustamente vinto Djokovic che è stato costretto in questa occasione a giocare il miglior match degli ultimi mesi. Pur deluso il pubblico del Foro ha apprezzato.


A Roma vince il nuovo tennis (Rino Tommasi, Il Fatto Quotidiano, 20-05-2012)


Il tennis è rimasto un evento tradizionale della primavera romana. Lo è dal 1955 quando il torneo organizzato a Milano dal conte Alberto Bonacossa, proprietario dell'aristocratico Tennis Club fu quasi costretto dai gerarchi del tempo a cederlo a Roma dove era stato ultimato l'impianto del Foro Italico immediatamente battezzato Foro Mussolini. Alcuni anziani romani lo chiamano ancora così senza avere l'impressione di essere accusati di apologia di reato. A Roma, il torneo ha avuto un avvio faticoso perché il nostro tennis non aveva campioni, seguito e tradizioni. Comunque i dirigenti della nostra Federazione furono capaci di invitare a Milano per la prima edizione del torneo Bill Tilden dando quindi all'albo d'oro del torneo un nome di grande prestigio dal momento che Tilden si può considerare il più forte tennista della prima metà del secolo. Quella di cercare il migliore di tutti i tempi è una malattia alla quale non riescono a sfuggire tecnici e giornalisti di ogni disciplina sportiva, ma per quanto mi riguarda affermo con sicurezza che il migliore "all time", cioè di ogni tempo non esiste essendo impossibile misurare il valore di campioni che sono nati in epoche diverse e non possono essere messi a confronto. Soprattutto in uno sport come il tennis che non può affidare le sue imprese alla verifica del metro o del cronometro.


UGUALMENTE non funziona, in questa impossibile ricerca, il calcolo delle vittorie conquistate nei tornei definiti del Grande Slam, un riconoscimento rubato al bridge, un gioco di carte molto diffuso nei dub aristocratici del golf. Quello che vediamo di questi tempi è naturalmente un tennis molto diverso da quello di cinquant'anni là. Lo giocano atleti molto più forti fisicamente perché con l'aiuto della tecnologia le racchette sono diventate delle autentiche armi da guerra. La palla, ad esempio, viaggia molto più rapidamente lasciando meno tempo al giocatore per pensare o per elaborare schemi e tattiche . È quasi scomparso il gioco di rete (ad esempio nell'ultima finale di Wimbledon sono stati contati soltanto tre colpi di volo). Cambiata anche l'etichetta del tennis ed è soprattutto cambiata la disponibilità dei protagonisti nei confronti del pubblico e della stampa. Le conferenze stampa sono obbligatorie e spesso sono divenute parte integrante del racconto tennistico. Molti giocatori, naturalmente quelli più importanti e che se lo possono permettere, hanno oltre a un allenatore, un preparatore atletico, un accordatore perle racchette, anche un manager e un addetto stampa. I giocatori, quasi tutti, hanno capito l'importanza di avere buone relazioni con la stampa e con il pubblico. McEnroe e Connors non sono stati sempre esemplari sotto questo punto di vista, ma in genere i tennisti hanno capito l'importanza di avere la simpatia del pubblico. Non è sempre stato così. Si racconta del cileno Marcelo Rios, numero 2 nelle classifiche mondiali dieci anni fa, che a un ragazzino che gli chiedeva un autografo gli ha strappato la matita dalla mano e l'ha spezzata. La collaborazione dei giocatori è importante per il successo di un torneo e in questo senso il torneo del Foro Italico ha vinto la sua battaglia. Nel momento in cui gli Internazionali si sono dati un nuovo stadio era importante - e non solo per un problema estetico - riempirlo. Ai tempi di Panatta bastava Adriano, purtroppo di campioni non ne abbiamo più avuti ma per fortuna il tennis è cambiato e ha conquistato il pubblico. Giocando con le parole si può dire che una volta il tennis era il gioco dei Re, oggi è il Re dei Giochi, almeno ci piace che lo sia.


Djokovic spegne Federer, un’altra finale con Nadal (Gianni Clerici, La Repubblica, 20-05-2012)


Patriota e femminista, due termini che certo non si escludono ma non sono comunissimi insieme. «Visto quel che valgono i nostri maschietti, Dottore, non ci restano che le donne», mi ammaestra la ignota aficionada. Sul campo intitolato a Pietrangeli, vergognosamente privo di statue femminili, Roberta Vinci e Sara Errani hanno appena battuto Huber e Raymond, e sono in finale, dopo già aver vinto la scorsa settimana a Madrid. Felice per il privilegio di essere intervistato da Lea Paricoli, mi pare questo sia proprio il giorno giusto per il doppio femminile, una specialità difesa soltanto dal Wwf. Nella mia lunghissima carriera ho addirittura conosciuta Rosetta Gagliardi, che associata ad Anna Luzzatti aveva trionfato nel 1931, quando ancora si giocava a Milano, prima che il Duce si innamorasse del tennis e lo volesse a Roma. E, al di fuori del successo nell'esilio tarantino di Cecchini-Reggi nel 1985, come dimenticare le quattro finali consecutive (dal '62 al '65) più quella del '67 della mia amica Lea associata al mio amore Silvana I a z arino, che ribattezzai Minnie, per le sue dimensioni e le deliziose corsettine. Robertina Vinci, dello smash, è invece una specialista, e Sara Errani non temei lob, nonostante il suo metro e 63. Non solo. Hanno, le nostre eroine, perfezionato la formazione in tandem, in cui la più avanzata, dal centro campo, è rapida nello spostarsi , sorprendendo le avversarie.
 

Non solo le donne, con la diva Sharapova sul podio, hanno occupato il pomeriggio. Abbiamo sofferto, per chi non è un fan del podismo con racchetta, i ripetuti palleggi tra Rafael Nadal e David Ferrer. In seguito a una disamina dei loro incontri diretti (mano a mano in spagnolo) mi sono reso conto di un dettaglio che dovrei segnalare a chi crede nelle superstizioni o, addirittura, nella iella. Al di fuori della prima vittoria del corridore a Stoccarda, nel corso delle altre tre (contro 14) Nadal era sempre malconcio , fosse il solito ginocchio o altro. Non che superare il corridore sia comunque facile, anche per un Rafa privo di dolori, un Rafa che ha annullato, nel primo set, ben9 delle 10 palle break, e si è trovato ad inseguire dall'1-3 e, sino al tie break, da un game di svantaggio. Ma, giunto al sei pari, di nuovo in svantaggio per un punto a tre, Rafa ha d'un tratto imposto la sua personalità A un avversario che soffre, probabilmente, di mancanza di autostima, ancor prima che di creatività.
 

E' seguito, in serata, l'incontro tra l'amatissimo Federer, per di più serrato in una maglia azzurra, e un Djokovic travestito da clown, onorevolissima professione che sarebbe in grado di praticare, come ha dimostrato in un paio di incontri con Fiorello. Pareva, fin dall'avvio, che Roger fosse meno a suo agio che nei precedenti allenamenti, ma ad esser cambiato, mi pareva lo sparring partner. Era particolarmente la conclusione degli scambi di rovescio incrociato a far soffrire il mio svizzero, per le penetrazioni lungolinea di Nole. I cori di incoraggiamento non servivano certo al Federer di oggi nel migliorare la soluzione di questo ribadito schema negativo, né la lunghezza dei tiri di Nole gli permetteva di mutare la difesa in una pur rischiosissima offesa. Si giungeva co-si , con tre break a zero, ad un match point, un rimbalzo nell'angolo sinistro di Nole, che lo stesso giudicava erroneamente out. Era riga, e questo faceva si che un match teoricamente finito si prolungasse al tie-break. Tiebreak compromesso da due errori gratuiti di diritto di Roger nei primi tre punti. E, questo scarto, il Federer non esaltante diquesta sera, non riusciva a recuperarlo.
 

Parole di Pietra – Bravo Seppi, hai dato il massimo. Fognini no (Nicola Pietrangeli, Il Corriere dello Sport, 20-05-2012)


Per come è andato questo torneo, credo che tutti noi dovremmo salutare con una ideale pacca sulla spalla i nostri azzurri. A cominciare da Andreas Seppi, distrutto sì da un Roger Federer in forma smagliante ma protagonista anche di ottime performance. E poi sono contento che giochi in Coppa Davis.
 

Bravo dunque ad Andreas che sa accettare i rischi. E rischioso infatti cimentarsi in Davis: lì non rappresenti soltanto te stesso bensì un Paese intero che soffre e gioisce con e per te.
 

Nel complesso posso dire che l'Italia dispone di buonissimi giocatori. Peccato che manchi ancora quello con la "G" maiuscola. Anche i buonissimi tennisti, infatti, devono confrontarsi con una realtà diventata estremamente competitiva e sempre più difficile.
 

Se volessi cercare il pelo nell'uovo direi soltanto che secondo me Fognini avrebbe potuto dare di più. Ha le carte in regola per diventare il miglior italiano, ma ora deve dimostrarlo. Nel complesso però bravi tutti. Ci avete fatto sognare e sperare.
 

Diritti e rovesci – Così si batte Rafa in sei mosse (Adriano Panatta, Il Corriere della Sera, 20-05-2012)


Non capisco una cosa. E mi fa impazzire. Non capisco perché la stragrande maggioranza degli avversari di Nadal giochi contro di lui come aveva fatto nella sfida precedente, quando Rafa, a suon di schiaffoni, gli aveva fatto una faccia come un cocomero; che poi era la stessa tattica (tattica?) utilizzata la volta prima, quando Rafa ne aveva fatto polpette. E ancora prima, quando Rafa li aveva massacrati... Non lo capisco. A meno che la popolazione tennistica maschile dell'ultima generazione non si ispiri al barone Von Masoch per gratificarsi, di tanto in tanto, di qualche robusta, granguignolesca ripassata. Guardo il primo set fra Ferrer e Nadal, e mi dico: così ci perde. E infatti quello perde, magari una volta con più onore e una volta meno, ma ci perde, matematico. E non se ne accorge. Ci perde e insiste intrepido, consegnandosi alla racchetta dell'avversario. In fondo è persino facile perdere contro Rafa. Vai in campo e che fai? Giochi alla Nadal, cerchi di prenderlo a pallate, di smontarlo come lui sa fare così bene e pretendi che gli scambi durino fino al sedicesimo colpo. Sul quale Rafa arriva in bella spinta e tu strusciando sui gomiti. Ho visto Ferrer giungere soddisfatto al tie break del primo set, perderlo e ritrovarsi o-4 nel secondo senza capire il perché. Nadal è fortissimo, se ti aggancia diventa imbattibile. E oltre il quinto, sesto scambio, è sicuro, lui ti aggancia.
 

Possibile non vi sia un coach che consigli ai maso-tennisti di tentare il vincente, l'invenzione, la palla corta, lo slice di rovescio a uscire? Mica facile. Certo che no. È un gioco a rischio. Ma se si deve perdere il punto, non è meglio farlo in 6 scambi che dopo i6 o i8? Rafa è un campione vero, un ragazzo cui non si può che voler bene. Non sta a me insegnare come batterlo, anche perché lui ha così tante risorse da sapere come cavarsela. Ma resto allibito da come lo affrontano. Se non si è Djokovic, che è più veloce di Rafa (e ha un servizio migliore, malgrado un lancio di palla pessimo), e non si è Federer, che è il più forte, possibile non ci sia nessuno che sappia che: 1) va cercato il punto già dal servizio; 2) in caso di risposta arraffata, subito a rete; 3) sulla risposta meglio cominciare dal dritto, il colpo forte di Nadal: è lavorando su quella parte, spostandolo verso l'esterno, che si apre il varco dal lato del rovescio, dove sarà più facile finire il punto; 4) cambiare spesso la giocata, per essere imprevedibili; 5) usare lo slice di rovescio, per variare altezza e lunghezza del colpo; 6) farlo correre in avanti perché sugli spostamenti laterali Rafa è a chilometraggio illimitato.
 

Smash Vincente – Le sorelle Williams croce e delizia (Vincenzo Santopare, Il Messaggero, 20-05-2012)


Sono passati rispettivamente undici e dieci anni da quando Venus e Serena Williams sono salite sul trono delle classifiche mondiali Wta. Le due regine, uniche dominatrici del tennis femminile dell'ultima dozzina di anni, hanno una carriera tennistica alquanto bizzarra. Nel corso degli anni, più di una volta, hanno interrotto le loro carriere per dar spazio ad altri interessi, moda compresa. Spesso la loro presenza è stata ed è in dubbio fino all'ultimo istante. Ne sanno qualcosa le nostre ragazze di Fed Cup che trionfarono a Reggio Calabria in una finale contro le statunitensi prive, all'ultimissimo minuto, delle due Williams. Sebbene abbiano raccolto, ad oggi, ben 83 titoli le sorelle più forti della storia del tennis hanno quindi vissuto il loro dominio in modo anomalo. Sono stati frequenti gli scontri, soprattutto del papà, con la Wta a causa dei regolamenti.
 

Le due americane, donne di indubbia personalità e carisma, hanno dato moltissimo al tennis femminile in termini di immagine. Ne è la riprova il fatto che nei momenti delle loro assenze hanno tenuto comunque banco. Le tante colleghe che si sono succedute al primo posto negli ultimi anni non saranno state contente: i loro successi venivano sminuiti per l'assenza di Serena e Venus. Ma non c'è da meravigliarsi: quando decidono di giocare le due americane finiscono col trionfare. Dalle americane ci si può quindi aspettare di tutto. Fanno il bello ed il cattivo tempo. Non c'è tanto da stupirsi del forfait di Serena, causa mal di schiena, contro la cinese Na Li. Peccato non si sia ritirata in quarti contro la nostra Pennetta...
 

Pensieri Giusti - Aiuto, attentato al mio.... fegato!  (Max Giusti, Il Corriere dello Sport, 20-05-2012)


Quanti ritiri tra queste donne! Più che un torneo di tennis sembra un lazzaretto. L'ennesima conferma che l'annata è troppo lunga e il calendario troppo fitto. Grandi, intanto, le nostre Sara Errani e Roberta Vinci, che oggi si giocano la finale nel doppio.
 

Tra gli uomini io punto ancora su Rafael Nadal vincente. Però Novak Djokovic mi piace molto, è un ragazzo d'oro e a tennis gioca in modo incredibile. Chi vince vince, i più forti sono comunque loro.
 

In questi giorni mi sono immedesimato in quei poveri Ferrer, Murray, Gasquet, Tsonga, Del Potro, che sono capitati a giocare a tennis nello stesso periodo di questi tre mostri del tennis quali Federer, Nadal e Djokovic.
 

In conclusione, posso dire una cosa che c'entra ma non c'entra? Al Foro Italico bar e chioschetti quest'anno vendevano una quantità incredibile di fritti: cotolette, ali di pollo, patatine: ho visto gente mangiare un panino con la salsiccia sotto il sole cocente. Questi Internazionali sono stati un attentato al fegato, e non solo il mio!


INTERNAZIONALI D’ITALIA – INTERVISTE


Intervista ad Adriano Panatta - Adriano Panatta: «È più facile vincere il grande slam che amministrare Roma» (Giovanni Marinetti, Il Secolo d’Italia, 20-05-2012)

Per Adriano Panatta certe risposte sono come dritti da piazzare tra lo stupore del pubblico. Il più forte tennista di tutti i tempi, persona; o in campo e fuori (ospite fisso di Ahi Piroso" su 1a7), ne ha un po' per tutti. Un Panatta alle Olimpiadi ci farebbe molto comodo...
 

Panatta, íl presidente della Federtennis Binaghi ha detto che si aspetta una medaglia. Sogna?
 

“Per principio non commento mai le dichiarazioni del signore in questione”.


Ok, da sportivo pensi che vinceremo una medaglia?
 

“Arrivare in semifinale nel singolo e nel doppio non è facile, ma non è impossibile”.


Parliamo di tennis rosa. Perché vincono solo le donne?
 

“Perché sono più brave Ma anche perché, senza togliere loro nulla, il tennis femminile è più semplice di quello maschile. Il livello è molto più basso, soprattutto se togli le Williams: hanno vinto un po' tutte. I tornei maschili, invece, hanno dei blocchi importanti: Nadal, Federer; Djokovic, Murray”.
 

Perché il tennis italiano fatica ad avere campioni maschili? Pensi sia facile avere campioni?
 

“I campioni non si costruiscono, ci si nasce”.
 

Il talento non va coltivato?


“ Sicuramente. Ma serve averli i talenti, e in questo momento in Italia non ne abbiamo di livello mondiale”.


Mancano le strutture per trovarli?


“No, ce ne sono anche troppe”.
 

Perché non riusciamo a innamorarci di altri sport, oltre al caldo, se non durante le Olimpiadi?
 

“Basterebbe non comprare i giornali sportivi e non guardare le trasmissioni sportive:l'80% dello spazio è dedicato al calcio”.


I prossimi europei di calcio si svolgeranno in Ucraina (e Polonia) e si ritorna a parlare di boicottaggio per protestare contro la detenzione ingiusta di Julija Tymoshenko...
 

“Sono contrario ai boicottaggi, servono azioni politiche. Trincerarsi e nascondersi dietro eventi sportivi è sbagliato, ci sono molti altri mezzi politici ed economici per sbloccare certe situazioni. È un grande segno d'ipocrisia chiedere allo sport di fare certe cose per sbloccare un questione politica".
 

Infatti sei passato alla storia dello sport italiano anche per aver rifiutato di boicottare una partita: si giocava contro il Cile di Pinochet A sinistrati criticarono fortemente, soprattutto il Pci, perla tua decisione di giocare. Giocasti con una maglia rossa...


“La maglietta rossa, al di là dell'aspetto cromatico, era sì una grande provocazione contro il regime di Pinochet, ma non indicava un altro partito politico. Il rosso indicava il colore usato dalle madri dei dispersi, i desaparecidos, che erano tantissimi anche il Cile e non solo in Argentina”.
 

Andresti in Ucraina e giocheresti con la maglia arancione?
 

“Non lo so (ride, ndr). Il Cile era un caso particolare un po' diverso dall'Ucraina”.
 

Il gesto della maglietta rossa, al tuo ritorno in Italia, ti fu riconosciuto come merito da comunisti e sinistra?


“Da nessuno”.
 

Ti dispiacque?
 

“No, e non me ne frega niente: conosco i miei polli”.
 

Hai fatto politica e sei stato assessore a Roma: è più difficile battere la burocrazia o vincere un torneo del Grande Slam?
 

“Battere la burocrazia. Perché se sei bravo un torneo lo vinci, con la burocrazia non vinci nemmeno se sei il più bravo di tutti”.
 

Perché la politica non riesce a far emergere il talento?
 

“Con questa legge elettorale? Dov'è la democrazia? Non credo ce ne sia molta in questo momento”.


Ci riuscirà Grillo?


“Nel metodo di Grillo ho qualche riserva, ma mi piacciono i ragazzi eletti. Ora si scontreranno con la parte becera della politica e avranno bruschi risvegli”.
 

Pennetta: “Adesso recupero  per Parigi” (Claudio Lenzi, La Gazzetta dello Sport, 20-05-2012)

«Se si fosse ritirata prima...». Flavia Pennetta l'ha pensato, eccome. E invece Serena Williams ha fatto scacco: prima con la sua potenza ha eliminato l'azzurra, poi se n'è andata lei. Non è stato un bel risveglio, quello della brindisina, dopo l'infortunio patito venerdì mattina sul Centrale degli Internazionali d'Italia, una bomba ha sconvolto la sua città mentre dal Foro Italico le sussurravano che sarebbe potuta essere in semifinale. Notizie choc: «Peccato perché se non avessi avuto il problema al polso magari si sarebbe ritirata lei, anche se penso che giocatrici come Serena, Venus, Sharapova e Clijsters quando entrano in campo, difficilmente si ritirano. Al limite non si presentano proprio».


Rassicurazioni L'azzurra si è sottoposta a ulteriori controlli che per fortuna escludono un nuovo infortunio: «È sempre la solita tendinite, non si sa mai quando succede, bisogna fare per forza un passo indietro, ricominciare con gli stessi trattamenti e stabilizzare l'articolazione. Per il momento mi fa ancora male e fino a martedì non potrò giocare, devo prima disinfiammare». Il rientro ufficiale, dunque, sarà al Roland Garros, con negli occhi ancora la splendida cornice romana: «È stata una settimana bellissima, meravigliosa, la passione che mi hanno trasmesso tutti i tifosi durerà per un po' di tempo. L'ho detto, se potessi giocherei tutto l'anno al Foro Italico». La giornata finisce com'era iniziata, con un abbraccio ideale a tutta Brindisi, la città che con Flavia è tornata famosa in tutto il mondo.
 

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