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04/06/2012 10:43 CEST - ROLAND GARROS

Sara, Parigi
non è utopia!

TENNIS - Nel tennis ipermuscolare, anche una piccolina come Errani può vincere. Sognare il Roland Garros non è troppo, ce la può fare. Bravissimo Seppi, peccato per il servizio! Ubaldo aggiorna Federer sui suoi record, ma che bravo questo Goffin! Ubaldo Scanagatta

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PARIGI - Prima di domandarsi se Saretta Errani potrebbe addirittura vincere il Roland Garros sulle orme di Francesca Schiavone, domanda del tutto impensabile soltanto qualche mese fa, val la pena fare qualche altra considerazione dopo che era capitato tante volte che noi italiani ci ritrovassimo per quasi sette ore di fila sul campo centrale del Roland Garros, il Philippe Chatrier. Solo che quegli italiani eravamo noi, noi giornalisti qualunque seduti in tribuna stampa. Niente di glorioso insomma.

Molto meno volte, forse addirittura mai, era accaduto che gli italiani che occupavano quel campo fossero proprio sul campo, fossero cioè tennisti e per di più entrambi impegnati in match di ottavi di finale, una dopo l’altro. Mica primi turni. Avessero vinto entrambi, come ad un certo punto, con Seppi avanti due set contro il n.1 del mondo Djokovic, pareva quasi che potesse accadere, si sarebbe davvero trattato di una giornata trionfale per il nostro tennis.

Non è successo ma resta comunque una giornata memorabile per chi da anni non sogna che il tennis azzurro sugli scudi, e ciò grazie sia alla vittoria di Sara Errani sulla seconda ex campionessa del Roland Garros di fila (Kuznetsova dopo Ivanovic, e peccato che la Kerber non abbia mai vinto perché la cabala avrebbe ricordato che non c’è due senza tre), sia ai bei cinque set di Andreas Seppi con Djokovic. Di cui i primi due del “nostro” assolutamente strepitosi. Si dirà, giustamente, che Djokovic non era il miglior Djokovic, ma quel Seppi avrebbe messo in ambasce chiunque. Chiunque.

La giornata sarebbe stata “storicamente” memorabile per tutti, qui, senza distinzioni geografiche, se nello stesso giorno avessero perso tutti e due i numeri uno del mondo, Nole Djokovic e Vika Azarenka.

Nole si è salvato in quella che non è stata sicuramente una bella partita per lui (addirittura, certo esagerando, il suo allenatore Marian Vajda mi ha detto: “Forse la sua peggior partita da quando lo alleno fra quelle vinte per quanto riguarda gli Slam. Ne ricordo altre dove ha giocato ancora peggio, una con Roddick, un’altra qui con Melzer, ma quelle furono partite perse…però nel quinto set Nole ha ricominciato a spingere di più, a essere meno passivo e mi dà fiducia per i prossimi match”), invece la Azarenka che già se l’era vista brutta con la nostra Brianti al primo turno, ha perso in due set dalla Cibulkova.

Più facile creare sorprese in un match due su tre che in uno tre su cinque. E così mi è tornata in mente la frase detta sul 6-4 4-2 per Seppi da Claudio Mezzadri, seduto vicino a me in tribuna stampa sul centrale - a pochi passi dal clan Djokovic con la preoccupatissima Jelena Rustic che mi fondava i timpani con i suoi “ajde” rivolti al fidanzato in difficoltà: “Peccato non sia un un match due set su tre!”.

Per anni si è parlato di un famoso “martedì nero” dei re del tennis al Roland Garros, quando Bruguera e Ivanisevic sorpresero Edberg e Becker, n.1 e n.2 del torneo, nell’arco di poche ore dello stesso pomeriggio.

In quel momento sognavo che si potesse parlare di domenica nera dei numeri uno, oggi, ma purtroppo Andreas non ha servito bene all’inizio di terzo e quarto set, come ha riconosciuto lui stesso, e non si può pensare di battere il n.1 del mondo cedendo la battuta 9 volte in un match. Strapparla a Djokovic sei volte non è bastato. Solitamente nel tennis maschile sei break dovrebbero invece bastare. Su questo dovrà riflettere Andreas nel ripensare al suo match. Va detto, a sua scusante, che il vento dava un gran fastidio a chi doveva battere. Questo spiega anche i 15 break.

Ora, congratulatomi doverosamente con Seppi come ha fatto perfino lo stesso Djokovic applaudendolo sul campo (“Un bel gesto, non lo fanno tutti, magari il pubblico sì dopo cinque set, ma l’avversario no” ha riconosciuto Andreas), qualche considerazione… metrica sul tennis femminile.

Dopo aver detto per anni che ormai per vincere anche fra le donne bisognava avere gran fisico, bisognava essere amazzoni gigantesche… dopo aver scritto più o meno tutti mille volte che grandi talenti come la Hingis e la Henin avevano molto sofferto e quasi hanno smesso di giocare per la presenza ingombrante delle possenti sorellone Williams che, a loro volta, potevano essere contrastate soltanto da donnone di uguale stazza, dalla Davenport alle ragazzone dell’Est europeo tipo Sharapova, Dementieva, Petrova, Azarenka, Kvitova, tutte fra il metro e 80 e il metro e 90, beh…dopo tutti questi bei discorsi, le due protagoniste del torneo femminile oggi sono, con tutto il rispetto, due mini-tenniste: Dominika Cibulkova, 1m e 61cm, e Saretta (o Sarita come la chiama Pablo Lozano) Errani, 1m e 64cm.

La prima ha mandato a casa la Azarenka - dopo che a Miami aveva buttato contro di lei una partita nella quale aveva vinto il primo set e 5-2 nel secondo - la seconda lo sappiamo. La mini-Slovacca Cibulkova è rimasta l’unica “ova” della parte alta del tabellone, mentre in quella bassa le “ovas” sono quattro: Sharapova, che deve essere considerata la favorita del torneo, contro la Zakapalova di fronte questo lunedì, Shvedova con la campionessa in carica Na Li, la Kvitova con la Lepchenko (giustiziera della nostra Schiavone, un bel duello fra mancine). Anche la muscolosa Kerber, prossima rivale della Errani, non è altissima, senza essere piccola, 1m e 73cm.

Ho sentito poco fa Rino Tommasi al telefono con una radio dire: “La Errani di questi giorni vale tre volte la Pennetta… che ha sempre messo in palla le sue avversarie”. Ora, una dichiarazione del genere può sembrare, a seconda da come la si intepretea, o eccessivamente generosa nei confronti di Sara o ingenerosa nei confronti di Flavia. Poi è chiaro che a caldo vien fatto di esagerare un po’, sull’onda di un risultato e di un’impressione. Lo stesso Rino ha avuto l’onestà intellettuale (peraltro mai messa in discussione) di dirmi: “Però è vero che pochi mesi fa non l’avrei mai detta capace di questi risultati”. E come lui tutti. Non fidatevi di chi vi dirà: “Noi lo sapevamo, noi ci abbiamo sempre creduto”. Quelle sono dichiarazioni tipiche da “federales”, da politici che saltano sul carro dei vincitori con grande disinvoltura.

Nessuno, tranne forse lei e i suoi familiari, papà Sergio, mamma Fulvia, il fratello Davide ex centrocampista della Pro Vercelli in serie C per 4 anni (“Maglia bianca n.8, pantaloncini neri”) che ora le fa da manager dopo che fino all’anno scorso era Fabio Della Vida, “Se continua così diventerò manager a tempo pieno… i nuovi contratti con la Nike e con la Babolat li ho fatti io, per ora sono biennali” diceva sorridendo e con l’aria di chi pregusta qualche bel bonus legato alla nuova classifica, poteva sperare risultati così straordinari già in questo 2012, tre tornei vinti, ma soprattutto quarti in Australia e quarti qui.

Più onesto di tutti lo stesso Pablo Lozano, il fedele allenatore da 8 anni di Sarita (lui la chiama così) che nell’intervista che mi ha resa sul campo centrale quando ancora Sara doveva uscire dopo la splendida impresa compiuta a spese della Kuznetsova - ascoltate l’audio - osservava: “Qualche anno fa mi dicevo ‘Speriamo che Sarita ce la faccia a entrare tra le prime 60. Poi 3 anni fa quando ha vinto il primo torneo speriamo arrivi fra le prime 30. Ora dopo quest’inizio d’anno… abbiamo cominciato a pensare fra le prime 20”.

Sara, Saretta, Sarita, già dal lunedì post-Roland Garros dovrebbe essersi assicurata la posizione n.16, subito alle spalle di Flavia Pennetta che verrebbe scavalcata nel caso Sara battesse anche la Kerber, mentre Francesca Schiavone scenderà a n.27. Classifiche che metteranno in un certo imbarazzo Barazzutti quando dovra scegliere le singolariste per il prossimo match di Fed: chi lascerà fuori? Seguirà come al solito la classifica? C’è tempo per parlarne.

Ormai che mi sono addentrato nel torneo femminile ci resto. Sara ha perso nettamente dalla Kerber a Hobart (6-1 6-2), quest’anno, ma sulla terra rossa mi pare che lei abbia più chance. Personalmente la considero favorita, ma a lei non lo dirò. Meglio, forse, che non si consideri tale. Potrebbe così battere la prima top-ten della sua vita, dopo 28 sconfitte, ma questo sembra essere più un nostro cruccio, una considerazione statistica, che una sua preoccupazione.

Lei guarda giustamente una partita alla volta, noi invece diamo un’occhiata al tabellone. E osserviamo che a livello di quarti altre avversarie sarebbero sembrate più pericolose, Maria Sharapova su tutte, direi.

Anche la Stosur, finalista due anni fa battuta a sorpresa dalla Schiavone dopo che l’australiana aveva sorpreso Serena Williams e la Henin, fa una gran paura, con quei muscoli spaventosi che si ritrova. Potrebbe essere la semifinalista più probabile, a meno che perda anche lei dalla Cibulkova, con la quale il bilancio dei confronti diretti è 1-0 in favore della Stosur, ma per una partita giocata sul cemento nel 2009, quindi da non tenere in alcun conto.

Piuttosto, e toccate pure legno, ma è mio dovere informarvi che eventualmente Sara sta messa malissimo con la Stosur, 0-5, con l’ultima sconfitta patita proprio a Roma due settimane fa, 6-3 7-5. Ma con la Kuz aveva perso sei volte su sei, che volete che siano 5 sconfitte su cinque? No, scherzi a parte, la Stosur ultimamente è assai più competitiva che non la Kuznetsova. Vatti a fidare dei risultati però del tennis femminile: la Radwanska, che aveva dato 6-0 6-1 alla Errani, ha perso qui 6-1, 6-2 con la Kuznetsova, che ha perso 8 games di fila con la Errani e poi 6-0 7-5. Un conto è dire che non esiste la proprietà transitiva, un altro è constatare risultati del genere!

Con la Cibulkova Sara ha un bilancio appena negativo, 3 vittorie e 4 sconfitte, però sulla terra rossa sta 2-0 e l’unico match del 2012 è finito 6-2 6-2 per Sara (la finale di Barcellona).

Insomma, nei quarti fate il tifo per Sara contro la Kerber e per la Cibulkova contro la Stosur. Poi penseremo alla finale…

Intanto, come ho avuto modo di annunciare allo stesso Roger nel corso della sua conferenza stampa (grazie alle solite informazioni passatemi da Stefano Rosato e Guido Tirone), Federer ha battuto l’ennesimo record. Ecco qui il colloquio che ha strappato sorrisi a lui e alla sala conferenze:

Ubaldo. Siamo stanchi, ogni giorno batti un record!
ROGER FEDERER: E qual è questo? (Risata).

Ubaldo 36 quarti di finale in 52 Slam, ma è la prima volta che qualcuno fa 32 quarti di finale consecutive. Nessuno l’ha mai fatto. E poi hai giocato 163 quarti in 256 tornei, anche questo è un bel risultato!
ROGER FEDERER: Thank you. (Risata).

Ubaldo Congratulazioni, nessuna altra reazione?
ROGER FEDERER: Prendo qualunque cosa che mi dia fiducia. Qualunque!

Ubaldo Sei alla pari con 32 quarti di finale con Agassi…
ROGER FEDERER: Eccoci, grazie per tutte le informazioni, ma mi devi dare la lista, perchè non posso ricordarle tutte!

Divertente no? Detto del record, va anche detto che questo belga Goffin è un talento naturale mica da ridere. Per due set ha fatto sudare un Federer che non sembrava trascendentale, ma io della sua partita e di quelle di Berdych con Del Potro e di Tsonga con Wawrinka ho potuto seguire pochissimo. Ma gli “ubaldini,” come li hanno soprannominati qui, hanno seguito e riferito tutto. Anch’io leggerò quel che hanno scritto loro. E se i lettori vorranno darci mano con loro interventi… si accomodino signori, sono graditi.

Ubaldo Scanagatta

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