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04/06/2012 17:07 CEST - Roland Garros

Tutto il mondo
di Quinzi

TENNIS – Il sedicenne marchigiano supera il secondo turno nel torneo Junior (come Donati e Napolitano) e si confessa: “Che emozione allenarmi con Nadal, lui ha un’accelerazione che neanche Federer... Perché mi vietano di entrare sul Centrale?". Da Parigi, Alberto Giorni 

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Appena arrivato al Roland Garros, ha incontrato il suo idolo Rafa Nadal e ha avuto una bella sorpresa: “Mi ha riconosciuto… che emozione!”. Non solo: si è allenato insieme a lui e zio Toni è stato prodigo di complimenti nei suoi confronti: “Giochi bene, puoi diventare veramente forte”. Un’investitura. Chissà quante volte Gianluigi Quinzi ha visto le partite del maiorchino in dvd, magari rallentando più volte l’immagine per carpire qualche segreto. E finalmente a Parigi ha potuto toccare con mano il trattamento che Rafa riserva agli avversari. “E’ impressionante – spiega l’azzurro con un simpatico accento marchigiano un po’ spagnoleggiante –, tiene un ritmo altissimo. Per un po’ riesco a sostenerlo, poi è quasi impossibile. Ha un’accelerazione che neanche Roger…”.

Siamo andati a dargli un’occhiata sul campo n°8 nel suo match di secondo turno del torneo Juniores, vinto 7-6 6-4 contro il finlandese Pollanen. Sedendoci a bordocampo, la prima impressione è proprio quella di trovarsi davanti a un Nadal in miniatura. La strada da percorrere è molto lunga, intendiamoci, ma le premesse fanno ben sperare. La personalità, se uno non ce l’ha, non se la può dare (come il coraggio per Don Abbondio). E Gianluigi ne ha in abbondanza: non si rifugia mai nella soluzione più facile, ma rischia quella più complicata. Il suo pressing con il dritto a uncino è asfissiante, e l’avversario finisce spesso in debito d’ossigeno. Anche il rovescio è solido, anche se non penetrante come il dritto, e l’azzurro ogni tanto ha il vezzo di giocarlo in salto, in particolare quando l’avversario accorcia.

E in campo… quanto parla! Rigorosamente in spagnolo: non solo con il coach argentino Eduardo Medica, ma anche rivolto a se stesso. “La pierna!” (la gamba), urla dopo un errore di posizionamento. “Tranquilo, tranquilo!”, prima dei punti importanti. Che gioca con attenzione massima: sotto 2-4 nel tiebreak del primo set, mette a segno quattro punti di fila e poi la risposta steccata di Pollanen gli consegna il set. “Bravo!”, lo incoraggia qualche italiano a bordocampo. Non è mai passivo e non le manda a dire: quando la giudice di sedia decreta fuori una sua prima di servizio, e titubante cerca il segno prima di confermare la decisione, Gianluigi è pronto con un sorriso ironico a chiosare: “Sì, come no…”.

Il vento freddo disturba il match, serrato anche nel secondo set. Quinzi conquista un break in apertura, lo perde e, sotto 4-3, annulla con coraggio una delicata palla break con un bel rovescio incrociato. E nel game successivo è lui a strappare il servizio al biondo finlandese con un passante lungolinea di dritto che strappa applausi convinti. E dopo il matchpoint, l'esultanza è sobria: solo un pugnetto.

Poi inizia la seconda “partita”, in conferenza stampa. Non è normale per un sedicenne richiamare una decina di giornalisti, fra cui l’americano Tom Perrotta. Ma lui risponde a tutto in maniera candida e disinvolta, tradendo un po’ di emozione (che gli farà dimenticare il telefonino in sala conferenze!). Da due anni si allena in Argentina e ha lasciato l’accademia di Bollettieri: “Ma ci tornerò per allenarmi due settimane prima degli US Open. Quanto tempo trascorro a casa? Non più di due mesi l’anno. Frequento un liceo scientifico, il Leonardo da Vinci di Fermo, che mi permette di fare assenze e recuperare in seguito”.

E non ha peli sulla lingua se deve esprimere una critica: “L’organizzazione del Roland Garros non mi piace. Non mi permettono di andare sui campi principali a vedere qualche partita dei big. Possiamo vedere solo gli altri Junior, a cosa serve? In futuro magari giocheremo sul Centrale, tanto vale cominciare a vederlo!”. Capito il caratterino? Se son rose…

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