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05/06/2012 12:05 CEST - Rassegna Stampa del 5 Giugno 2012

Il futuro azzurro è Quinzi (Clerici), Ostacolo Kerber fra la Errani e la semifinale (Martucci), Sara e Robertina non si fermano (Mariantoni), Sara, attacco alla storia (Giorni), Quinzi, seduta col mostro "Rafa? Il palleggio lo reggo (Semeraro)

5.06.2012

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

 

Strapotere Nadal, ma il futuro azzurro è Quinzi

Gianni Clerici, la repubblica del 5.06.2012

Sono certo accadute oggi, al Roland Garros, vicende di maggior rilievo di quel che leggerete, amici aficionados. Il ritorno di Dal Potro a spese di Berdych, la patriottica sopravvivenza di Tsonga, la vittoria di Murray su Gasquet, l'inattesa uscita di Li-na contro la qualificata Shvedova, il nuovo successo per ko che conferma Nadal quale favoritissimo del torneo. Tuttavia dedico le mie righette a un ragazzo di sedici anni, Gianluigi Quinzi, anche perché mi trovo in debito con lui. Quando aveva non più di dodici anni, un giorno in cui mi trovavo a passare di fronte al campo n.1 del Foro Italico, quello vicino agli uffici, credetti di vedere un bambino prodigio. Palleggiava con Riccardo Piatti, e lo faceva con una disinvoltura, una potenza, una precisione tali che non credetti ai miei occhi. «Si chiama Gianluigi Quinzi — mi disse Riccardo — e potrebbe diventare un campione». Entusiasta come posso essere, nel mio finto scetticismo, mi buttai a scrivere uno dei miei abituali pezzetti, che purtroppo, per mancanza di spazio non venne pubblicato. L'ho ricordato oggi a quel bel sedicenne di Gianluigi, che ora, dopo aver vinto il Trofeo Bonfiglio, intitolato a un mio giovane sparring partner del Tennis Milano, troppo presto scomparso, solleva la curiosità dei colleghi italiani presenti, e addirittura di un oriundo Usa, Tom Perrotta. Curiosità forse giustificata dal fatto che, tra i precedenti vincitori del Bonfiglio, troviamo Kodes, Panatta, Lendl, Courier, Ivanisevic, e altri grandi. Gianluigi Quinzi è, nientemeno, il secondo nel mondo (classifica Federazione Internazionale) della sua età. Viene da Fermo nelle Marche, ha un papà presidente del localeTennis Club, Luca, e una mamma, Carlotta Baggio, campionessa di pallamano: coppia borghese simile a quelle proletarie dell'est, che vanno monopolizzando per interposte figlie il tennis contemporaneo. Le possibilità economiche del padre avevano contribuito a inviare Gianluigi, ai tempi in cui lo vidi, da Bollettieri, sorta di fabbrica militaresca, dove si impara, insieme alla battuta, a parlare inglese e a rifarsi il letto. Le difficoltà erano rappresentate dall'istituto scolastico italiota, che si accaniva nel considerare le assenze come ingiustificate. Temo che papà e mammà sportivi abbiano avuto più di un'incertezza, nel continuare quella sorta di scommessa esistenziale, con molti lati dubbi. Ma, mentre Gianluigi imparava a crescere, e non cessava di vincere, giunse in aiuto un liceo comprensivo, il Da Vinci di Fermo, e non danneggiarono certo gli strumenti di comunicazione contemporanea, che consentono, massi, di studiare a mille miglia da casa. Nel frattempo, l'istruzione specifica di tennista non era molto aiutata da Bollettieri, che aveva venduta la sua celeberrima "Academy" alla Intemat. Manag. Group, e aveva spinto la famiglia Quinti a optare per l'Argentina, la molto tennistica città di Tandil, e il coach oriundo, di antica esperienza torinese, Eduardo Infantino. Qui a Parigi, ci ha detto il giovanotto, la maggior emozione è stata un allenamento con Nadal, e l'incredibile velocità rotatoria del suo braccio, «superiore addirittura a Roger». Dopo aver parlato a un gruppo di vecchi cronisti, Gianluigi si è allontanato, in apparenza calmo. E mi sono reso conto della sua emozione soltanto ritrovando, sul tavolino, il suo cellulare.

Ostacolo Kerber fra la Errani e la semifinale

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 5.06.2012

Adda passà 'a nuttata. Quella milionaria prima dei quarti del Roland Garros, dell'esame Slam, del riscatto dopo 28 bocciature contro le «top 10», della speranza di un tabellone già decapitato delle finaliste di 12 mesi fa, e anche della numero 1 (Azarenka) e 3 (Radwanska) del mondo. Saretta Errani vorrebbe tanto non pensarci: «La tensione arriva poi, quando ti svegli. La sera, prima di una partita importante, cerchi «Il terremoto è vicino a me: sto raccogliendo fondi insieme agli altri giocatori» di non pensarci, per dormire bene. Ma io mi alzo lo stesso, vado in bagno... 700 volte». La sera, c'è la tattica, col coach spagnolo, Pablo Lozano: «La giornata è stata dedicata al doppio, per andare in semifinale, ma certo le mancine giocano al contrario, io già ho avuto qualche problemino con la Dellacqua al primo turno, e questa Kerber è forte forte, infatti è salita al numero 10. Cercherò di vendicare Flavia (Pennetta, ndr), ma penso soprattutto per me. Come tutti». La sera c'è anche il dottor-laser, Pierfrancesco Parra («Che mi risistema tutti gli acciacchetti») e poi c'è il ristorante italiano («Segreto, dove mangio quasi sempre, vicino agli Champs Elysèes»). La mattina, c'è la sveglia presto, «alle 7.41 se devo giocare come al solito alle 11, sennò un po' più tardi», la colazione («Pane, marmellata e succo d'arancia», più tardi un panino («Con il prosciutto cotto») e nessuna scaramanzia. «Controllo la racchetta: grip, tensione delle corde. Magari, se ho tempo, ascolto un po' di musica. Ora c'è il tormentone... No, non la canto, mi vergogno. Eccola... Lego House»……. Vinci: «Io gliel'ho già detto che per me è sempre stata molto forte, anche se non ha mai vinto tante cose, prima, come ci si poteva aspettare. Ma ho sempre avuto fiducia in lei. E sono contenta perché i risultati alla fine vengono, se uno lavora bene e sodo. Perciò non mi meraviglia che "Chiqui" — come la chiamo io — sia ancora in gara in singolare, perché finalmente ci sta credendo anche lei: sta prendendo atto di essere forte». Forza Chiqui, Saretta, Nanà, insomma, la Errani, ha bisogno di amore, fuori del campo, prima di scatenarsi, dentro, come il compagno di corso a Valencia, David Ferrer. «Ho ricevuto tanti messaggini sul cellulare. Quello di Robi diceva: "Adesso devi farmi un regalo, lo esigo". E dev'essere una sorpresa...». Roberta (29 anni) all'amica Sara (25), non invidia l'età o gli occhi celesti (i suoi sono verde acqua): «Chiqui è sempre positiva, serena, tranquilla, dolce, vive bene. Io mi incavolo molto di più, sono più instabile, vorrei essere più equilibrata». Nanà invidia a Robi: «Il servizio?... La capacità, anche quando è stanca e arrabbiata, di essere sempre sorridente con le persone. Io, quando sono nervosa o stanca, faccio fatica a essere così solare». Robi scherza: «Camuffo, camuffo bene». Ma poi tutt'e due, sanno essere serissime: «Il doppio terremoto in Italia ci ha molto colpito». Sara è romagnola, è nata in clinica a Bologna, ma è di Massa Lombarda, provincia di Ravenna: «Casa mia è un po' sotto Bologna. Da Modena, ci ha scritto Adriana Serra Zanetti (l'ex pro, ndr), stiamo racimolando cose fra noi giocatori per un'asta. La situazione è brutta, bisogna essere forti e andare avanti». Alla Errani.

Sara e Robertina non si fermano E pure gli uomini

Luca Mariantoni, la gazzetta dello sport del 05.06.2012

Protagonista a tutto campo, Sara Errani non molla la presa neppure in doppio. Con Roberta Vinci, compagna di sempre, festeggia l'ingresso in semifinale dopo aver piegato le russe Ekaterina Makarova e Elena Vesina, già battute a Madrid e Roma. «Sono tanto contenta — racconta Roberta Vinci — perché è stata dura, loro sono un doppio difficile, le avevamo già incontrate altre volte, sapevamo come giocare, ma c'era anche tanto vento, un po' di pioggerellina, il campo decisamente lento. Siamo le più forti? Stiamo andando bene, stiamo andando forte, siamo una coppia solida». Per ottenere il posto in finale dovranno superare le spagnole Llagostera Vives e Martinez San-che z. Errani e Vinci sono imbattute nell'anno solare sulla terra con 21 vittorie e senza sconfitte da 25 match di fila, dal ko parigino dello scorso anno contro Dulko-Pennetta. Anche gli uomini Ma le gioie azI NUMERI 1959 L'anno dell'ultima coppia italiana semifinalista a Parigi: Pietrangeli e Sirola vinsero il titolo su Emerson e Fraser 1964 1961 L'anno L'ultimo dell'ultima italiano in coppia semifinale nel femminile doppio: semifinalista al Pietrangeli e Roland Garros: Mulligan Pericoli e persero in Lazzarino semifinale dagli persero in australiani semifinale dalle Emerson e australiane Fletcher Smith e Turner. zurre non finiscono qui. Potito Starace e Daniele Bracciali hanno compiuto la stessa impresa nel doppio maschile superando Ivan Dodig e Marcelo Melo…..

Sara, attacco alla storia

Alberto Giorni, il Giorno del 05.06.2012

Vincere aiuta a vincere. E Sara Errani non ha perso l'abitudine alla vigilia del quarto di finale del Roland Garros che gioca oggi contro la tedesca Angelique Kerber (diretta tv alle 14 su Rai Sport 1 ed Eurosport). In coppia con l'amica del cuore Roberta Vinci, è approdata in semifinale nel doppio: battute MakarovaNesnina 6-4, 5-7, 6-4. Ma era solo l'antipasto. Nella città della ghigliottina, Sara ha già fatto rotolare le teste di due ex regine di Parigi, Ivanovic e Kuznetsova, e salirà almeno al n 17 in classifica. Per centrare una storica semifinale è chiamata a imporsi per la prima volta su una top ten: la tedesca è giusto la n 10. «La Kerber è mancina e fastidiosa — spiega Sara sgranando gli occhioni azzurri — però mi sento bene. La tensione? Arriva alla mattina. Sono curiosa di vedere dove posso arrivare». Il suo telefonino è intasato di messaggi: «Quale mi ha fatto più piacere? Quello di Roberta!». La Vinci, accanto a lei, rivela: «Mi deve fare un regalo. Cosa le invidio? E' positiva e dolce, io sono un po' lunatica» Sara dimostrò sensibilità dedicando il successo di Barcellona a Pier-mario Morosini e adesso è rimasta colpita dal terremoto che ha scosso la sua regione: «Sono di Massalombarda, stiamo organizzando un'asta benefica tra i giocatori: Fognini ha già dato la sua maglia autografata. Bisogna essere forti». La dedica per 1 eventuale semifinale è già pronta. Intanto esce a sorpresa la cinese Na Li, trionfatrice 2011 in finale sulla Schiavone, crollata 3-6, 6-2, 6-0 con la Shvedova, mentre avanza la Sharapova (6-2 al terzo sulla Zakopalova). Tra gli uomini, ok Nadal (6-2, 6-0, 6-0 a Monaco), Tsonga (oggi sfida Djokovic) e Del Potro (troverà Federer).

Quinzi, seduta col mostro "Rafa? Il palleggio lo reggo...

Stefano Semeraro, la stampa del 05.06.2012

A colazione con il Mostro. «Come è Nadal da vicino? Be', il suo palleggio lo reggo abbastanza. Però quando decide di muovere un po' la palla, addio, lo perdo proprio. Perché Rafa ha delle accelerazioni che neppure Federer». Gianluigi Quinzi ha sedici anni e un progetto che qualcuno gli ha scritto dentro: diventare il futuro del tennis italiano. Percorso difficile. E' dai tempi di Panatta che gli aspiranti al ruolo arrivano in ritardo all'appuntamento e sfumano rapidamente verso il passato. Gianluigi per ora è in anticipo. A livello giovanile si è mangiato un record di precocità dopo l'altro, una settimana fa ha vinto i campionati d'Italia under 18, il trofeo Bonfiglio. Fra i grandi ha debuttato in novembre: Federer ci mise tre mesi di più, il prodigioso Nadal, l'idolo di Quinzi, appena due mesi in meno. Gianluigi è figlio di Luca, ingegnere di Porto San Giorgio con il pallino del tennis e Carlotta, ex signorina Baggio (nessuna parentela), ex sciatrice ed ex nazionale di pallamano. Biondo, alto tanto da incurvarsi un po' sulle spalle (un metro e 88), lo sguardo da lupetto e un accento gaucho-marchigiano che gli scivola fra i denti e contrasta con l'aspetto vitaminico da ragazzone yankee, Quinzi è cresciuto a pane, tennis e corn-flakes. Prima in Florida al campionificio di Nick Bollettieri, poi fra le Marche e Buenos Aires. Di lui si parla da quando aveva 10 anni o poco più, nell'ultimo anno e mezzo l'attenzione messianica si è ispessita. La strada resta lunga, sul cammino ci sta anche una sessione di allenamento con il padrone della terra. Al Roland Garros, sabato scorso, un mezzogiorno e mezzo di fuoco: quarantacinque minuti di dritti, rovesci, volée, alla fine una serie di risposte al servizio. E alla fine Rafa e Zio Toni che lo abbracciano: «Hai stoffa continua così e puoi diventare forte». Vamos. «Tre quarti d'ora con Rafa - spiega Eduardo Medica - il coach argentino che lo segue da un anno e mezzo - valgono due ore con un ragazzino della sua età». Emozione? «Si, Rafa è il suo modello, però a Gianluigi queste cose piacciono, non sente la tensione. E poi, se a quell'età non ti diverti a palleggiare con Nadal...». Niente tensione e niente peli sulla lingua, il baby. «Con Bollettieri ho smesso perché allenarsi li era un casino, pensano solo a far soldi e non ti curano, non c'è tanta gente con cui allenarsi». Allora Italia, una spruzzata di Argentina, tanto mondo. Studente-tennista al liceo scientifico Leonardo da Vinci di Fermo, una sua stagione costa attorno ai 100 mila euro. «I miei mi aiutano moltissimo, so che spendono tanto per me. Il Roland Garros? Bellissimo, però l'organizzazione è sottozero, bocciata. Noi junior non possiamo entrare sul centrale: come facciamo a studiare i campioni? Adesso siamo piccoli, ma un giorno dovremo giocare contro di loro, no?». Quinzi, Nadal in progress, si è già messo in avanti con il lavoro. «Hai stoffa nino, continua così e puoi diventare forte»

“Scontri e coccole così è cresciuta Sara”

Gaia Piccardi, il corriere della Sera del 05.06.2012

La Errani, oggi nei quarti, vista da vicino Nel gineceo di Fed Cup, Schiavone-Pennetta-Vinci-Errani, Sara resta la cucciola. Anche oggi che, alla velocità di 25 anni appena compiuti e dall'alto dei suoi giganteschi 164 cm, addenta i quarti del Roland Garros, ripromettendosi, da lunedì, di varcare la soglia delle top 20. Flavia Pennetta, che di quel gineceo vincente (tre trionfi in cinque anni) è la sacerdotessa pagana, ha visto Sara Erravi crescere e trasformarsi tra interminabili trasferte, furibonde partite a burraco, tra confidenze serali e bisticci tra femmine, tra i picchi (tanti) e gli sprofondi di una vita da globetrotter che la Saretta vorrebbe convogliare nella semifinale parigina di giovedì, contro Cibulkova o Stosur, se gli dei del tennis non hanno nulla in contrario. «Sara merita tutto ciò che sta conquistando in questa stagione per lei indimenticabile — racconta Flavia da Barcellona, dove è rientrata dopo il terzo turno a Parigi in attesa di spiccare il volo per l'erba di Wimbledon e dell'Olimpiade —. Ciascuna di noi, in squadra, a suo modo, ha contribuito alla sua evoluzione: Roberta è l'amica con cui, giocando il doppio, trascorre più tempo; gli scontri con Francesca, che a volte ti sfida a muso duro, l'hanno resa più forte come donna; io l'ho coccolata, con la dolcezza l'ho spinta ad aprirsi, a chiedere, a parlare, perché nel tennis si cresce anche per osservazione, stando accanto a giocatrici che hanno più esperienza e certe strade le hanno già percorse». C'è molto, in effetti, di Schiavone (la prima azzurra ad annettersi uno Slam: Parigi 2010), Pen-netta (la prima a sfondare il muro delle top io) e Vinci (con cui Sara è in semifinale nel doppio al Roland Garros) dentro la crescita esponenziale che dopo i quarti all'Australian Open e la tripletta stagionale (Acapulco, Barcellona, Budapest) ha proiettato la Er-rani nei quarti del Roland Garros, oggi. Sulla sua strada Sara trova Angelique Kerber, tedesca tignosa, numero io del mondo, guarda caso l'avversaria che nel 2011 negò a Flavia la semifinale all'Open Usa e quest'anno l'ha eliminata da Parigi Come si batte la Kerber? «Essendo più muro di lei, non sbagliando mai, non mollando nessuna palla, cose che Sara sa fare benissimo. La Kerber è tosta, ma Sara di più. E ha meno da perdere. Ecco, io credo che la partita svolterà su un paio di punti, e vincerà chi è meno ansiosa, chi ha meno paura. Il fatto di essere mancina avvantaggiala tedesca, perché non si è abituate a giocare con chi cambia tutti gli angoli. Però Sara ha due fondamentali robustissimi, non si farà buttare fuori dal campo. Ho parlato con Pablo Lozano, il suo coach, che è amico del mio, Gabriel Urpi. Sara è in un momento di forma strepitosa, nel quale nulla le è vietato». Nemmeno prendersi il meglio della Fra, della Fla e della Robi, frullare, e poi sfornare un piccolo miracolo.
 

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