HOMEPAGE > > Colore al verde.

13/06/2012 15:04 CEST - L'ARRIVO DELL'ERBA

Colore
al verde

TENNIS - L'erba non è più quella di 10 anni fa, ma è sempre l'erba. L'erba 2012 è teatro non solo del torneo per eccellenza, ma anche dei Giochi. L'erba è ancora la superficie di Federer (che però...). Riccardo Nuziale

| | condividi

"Idee verdi senza colore dormono furiosamente".

I meccanismi imperscrutabili della mente umana. In piena fase refrattaria post Roland Garros (pure un torneo non entusiasmante come quest'ultima edizione parigina lascia il vuoto), questa penna annoiata ha inspiegabilmente rivangato la celeberrima frase nonsense che ogni studente - anche il più disattento - di linguistica conosce, l'esempio che Noam Chomsky creò per spiegare la differenza tra sintassi e semantica: una frase può essere allo stesso tempo grammaticalmente corretta e non avere alcun significato (trip lisergici non inclusi nel pacchetto).

Frase che, archiviata l'ammirazione culturista che solo le spiagge rosse francesi possono offrire, consente all'annoiata penna di giungere all'argomento di queste righe, il dinosauro ghettizzato sotto protezione WWF altresì chiamato stagione sull'erba.

Motivo di estasi per i passatisti appassionati soggetti a pulsioni omosessuali verso i gesti bianchi (righe scritte, queste, con un pensiero di condoglianza verso il neurone Lete di Cassano), il tennis su erba negli ultimi anni è diventato chomskianamente verde senza colore, perfettamente corretto da un punto di vista grammaticale ma senza senso: è erba, non è certo superficie per difensori, ma non è più neppure il regno supremo del gioco d'attacco com'è stato fino a un decennio fa. Il virus della straordinaria (ma anche straordinariamente monotona) solidità da fondo campo ha colpito pure l'All England Club.

Il fascino dell'erba, ad ogni modo, complice l'Eden Wimbledon, rimane forse il fascino per eccellenza del mondo tennistico: la perfezione del manto dei primi giorni è pura gioia per gli occhi che dà man mano spazio all'"imbruttimento" progressivo (unica superficie che non rimane uguale a sé stessa, è metafora del tempo e della vita).

Stagione sull'erba che quest'anno, assaggiati i consueti, sfiziosi antipasti di Halle e Queen's, godrà, come ben noto, di una duplice scorpacciata wimbledoniana: non solo il torneo più antico e bello del tennis, ma anche il torneo olimpico. Un evento unico che avrebbe emozionato anche devoti fondamentalisti del Dio Mattone come Berasategui.

La stagione erbivora 2012, proprio perché così divinamente speciale, è motivo di estremo interesse circa gli equilibri che verranno (o non verranno) spostati ai vertici del tennis maschile. In particolare, ancor più che per i divoratori di mondi Djokovic e Nadal (che saranno i favoriti d'obbligo per entrambi gli appuntamenti), Wimbledon Wimbledon e Wimbledon Olimpiadi saranno di capitale importanza per Roger Federer.

Forse esagerando, questa penna reputa che qualora il campione svizzero dovesse fallire entrambi i tornei (e con fallimento s'intende qualsiasi risultato che non sia la vittoria), la sua posizione nella piramide sarà destinata a rimanere stabile, nella migliore delle ipotesi. A digiuno da troppo tempo di vittorie major (considerando naturalmente il soggetto), Federer è chiamato a interrompere questa striscia negativa nella superficie da lui più amata, nella superficie dove probabilmente ha ancora un gap di vantaggio rispetto a Djokovic e Nadal. Gli ultimi due brutti tornei (simbolizzati dai misteri gloriosi con i coprotagonisti Falla e Tsonga) non devono fare dimenticare questo: Federer sull'erba è il più forte. Questo non significa che contro Djokovic e Nadal vincerebbe sicuramente (soprattutto dovesse affrontarli uno dietro l'altro), ma di certo il manto erboso - pur verde senza colore come quello attuale - è la superficie ideale per evidenziare la superiorità tecnica di Roger su Nole e Rafa. Non importa che sia lo Slam o la medaglia d'oro olimpica (molto improbabile la doppietta), Federer dovrà vincere anche per il futuro.

C'è poi Murray Brown, come simpaticamente lo nominò l'amico Ansaloni, che la penna sempre più assopita di questo brodino giornalistico, con notevole ottusità, continua a ritenere una bomba potenzialmente sempre pronta a scoppiare. Più puntuale dei cinepanettoni, continua a deludere atrocemente, eppure - forse per cecità causata da vivo affetto - non lo si riesce a non ritenere tra i primissimi candidati. Di certo sarebbe grottescamente stupendo vedere l'espressione di Ivan Lendl qualora il suo allievo dovesse vincere il suo primo Slam proprio dove lui ha sempre fallito. Ma forse lo scozzese sarà più pericoloso ai Giochi, nella formula a lui più congeniale, quella del 2 su 3.

Pronta ad accendere un campo di ceri in caso di sbagliata profezia, la penna supina non vede assolutamente possibili sorprese per le vittorie finali: la scarsa intelligenza tennistica dei candidati migliori, gli dei del fuoco Berdych, Tsonga, Del Potro e Isner, porta a considerare questi considerabili solo per eventuali shock di giornata, Ferrer e Tipsarevic neppure per quello. Sarebbe bello vedere grandissimi tornei di Raonic, Tomic, Harrison, il folletto chomskiano Dolgopolov e soprattutto di Andy Roddick, che merita molto più rispetto di quanto si sente e legge da diverso tempo a questa parte.

Vi sarebbe da parlare con altrettanta dovizia del circuito femminile (la fastidiosa imparzialità giornalistica viene cestinata in favore di Aga Radwanska), ma è troppo tardi.

La stremata penna si è addormentata (furiosamente).

Riccardo Nuziale

comments powered by Disqus
Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
Partnership

 

Ubi TV

I sei mesi da paura di Roger Federer

Virtual Tour / Fanta Tennis virtual tour logo 2

Il fanta gioco di Ubitennis