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12/06/2012 18:45 CEST - ROLAND GARROS

Rai, (poche) gioie
e (tanti) dolori

TENNIS - Di ritorno a Parigi dopo 14 anni la TV di stato non ha perso le vecchie, cattive abitudini: troppa rigidità, incontri interrotti e telecronache da pubblico generalista. Sbagliata la strategia e assente l’HD. Roberto Paterlini

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Il Roland Garros non veniva proposto da una TV veramente italiana dal 2004 (Sky) e in chiaro dal 1998 (Rai). Devo ammettere di non ricordare come sia stata l’ultima trasmissione dello Slam parigino da parte della TV di stato, ho qualche flash di quelle precedenti al 1995, anno della mia prima antenna parabolica, molto in anticipo – mi piace pensare a me stesso come a un pioniere – rispetto al digitale, alle trasmissioni in 16:9, l’HD… e del 3D non parliamo nemmeno. Di tutti i Roland Garros targati Rai che ho visto mi sono rimaste le telecronache di Bisteccone (con Panatta) e della Vaccari, ma soprattutto che aspettavo la sera tardi, quando Tele+2 offriva il match del giorno con Rino e Gianni. Ricordo anche – come dimenticarlo? – che non vi era mai un orario preciso e che il vero trademark della Rai era quello di interrompere le partite, anche sul più bello, per dare spazio al Tg o a qualche gara di tuffi dallo scoglio: un vero strazio!

Poi, come anticipavo, arrivò il satellite, e che spettacolo: Eurosport e i canali tedeschi, Ard e Zdf, DSF, RTL, Sat1… Ai tempi il tennis in Germania andava di brutto, e anche se a volte mi toccava accontentarmi di qualche incontro con Carl Uwe Steeb o Karsten Braash, era davvero eccezionale avere tutto un canale (o la somma di due) che seguivano gli Slam da mattina a sera (o da sera a notte, per lo US Open), poter guardare semifinali e finali di tutti i Championship Series e molti tornei che in Italia nemmeno Telepiù, divenuta nel frattempo pay, offriva ai suoi abbonati. Mi rendo conto che oggi quel trattamento verrebbe considerato poco, troppo poco, inaccettabile, che gli Slam su Eurosport – appena sue due canali in HD – ci stanno stretti, ma allora era veramente più di quanto si potesse desiderare, soprattutto perché era gratis – e io sono sempre stato un accanito sostenitore del Gratis – e i miei voti in inglese e tedesco erano così migliorati che ero quasi riuscito a convincere mamma e papà che guardare il tennis in TV fosse un po’ come studiare. Era meno di adesso ma era meglio, perché era più raro, più prezioso, i risultati delle partite li si poteva solo trovare sul televideo – e quanto era più completo, guarda caso, il televideo delle TV tedesche – o sui trafiletti dei giornali, sempre incompleti; ma la curiosità era maggiore, il desiderio di notizie, di informazioni, di immagini… Era meglio perché era peggio, o forse era meglio perché ormai non è più così, perché io non sono più così, sono diventato un “adulto”… Ma prima di trasformare definitivamente tutto questo in una pagina delle mie memorie, e iniziare a piangere, veniamo al Roland Garros di quest’anno.

Ho seguito il torneo sui canali di Eurosport, perché adoro LoMonaco, Rossi e Ferrero, e sul britannico ITV4, perché mi incuriosiva sentire Jim Courier al microfono, visto che tutti dicevano che era bravissimo e molto interessante (effettivamente lo è). Ho guardato la TV pubblica solo durante lo zapping o per necessità, la domenica di mezzo e il sabato della finale femminile, perché potendo scegliere preferisco le immagini in HD e perché, per quanto possa essere antipatico dirlo, i telecronisti e commentatori di Eurosport sono di un altro pianeta rispetto a quelli della Rai. Alessandro Fabretti e Valerio Iafrate sono stati così gentili e umili da interagire con i lettori di Ubitennis, ne hanno accettate le critiche (spesso sprezzanti), li/ci hanno informati delle variazioni della programmazione, e sicuramente hanno fatto del loro meglio date le circostanze, così come Rita Grande e Stefano Pescosolido al loro fianco. Il risultato ottenuto è stato in tutta probabilità più che sufficiente per il pubblico non appassionato o che ancora si sta avvicinando al tennis, ma non per chi il tennis – come molti dei nostri lettori – lo guarda tutti i giorni, ne sa vita, morte e miracoli, e storce la bocca persino senza rendersene conto quando la voce in TV scambia Arantxa Sanchez per Cris Evert, dice che la Martic ha 30 anni o che a Nadal manca una medaglia olimpica, ma più in generale ogni qual volta è imprecisa, ha un modo provinciale persino di fare il tifo e dà la sensazione di esprimersi soprattutto per proclami e frasi fatte.

Il commento, tuttavia, è solo una componente marginale dello sport televisivo. Per quanto, agli anni d’oro, Rino Tommasi e Gianni Clerici ci abbiano spesso convinti a guardare, solo per loro, partite di cui non ci importava assolutamente nulla, ciò che davvero conta sono le immagini e il magico rumore della pallina. La Rai, si sapeva in partenza, aveva un contratto con MP & Silva – l’agenzia che commercializza i diritti del Roland Garros a partire da questa edizione – per 60 ore che, facendo una media puramente aritmetica, sarebbero corrisposte a 4 al giorno. Tuttavia, dando per assodato che semifinali e finali sarebbero state sacre ma durate ben di più, era evidente che ci sarebbero dovuti essere dei sacrifici nelle prime giornate. È stato proprio in queste, non a caso, che la Rai ha concentrato il maggior numero di disastri, perseverando in quelle cattive abitudini che, assieme al tennis, aveva abbandonato nel 1998: non rispettando gli orari di inizio delle trasmissioni, abbandonando alcune partite sul più bello, ovvero – novità di quest’anno, assai poco furba e subito smascherata dai nostri lettori – interrompendo delle partite che stavano andando per le lunghe per spostarsi su campi dove altri incontri stavano per concludersi, ovvero proponendo degli spezzoni in differita.

Da questo punto di vista credo che il grande errore della "Mamma" sia stato quello di essere tropo rigida nei palinsesti, come era costretta quando esistevano solo i 3 canali generalisti, ma come dovrebbe imparare a non essere più adesso che addirittura ne ha due tematici. Le ore contate erano un dato di fatto e di queste nessuno può ragionevolmente lamentarsi – meglio 60 delle zero degli ultimi 14 anni… o delle zero di Sky – ma proprio dal momento che i diritti avevano questo tipo di limitazione è stato folle porsi in partenza con l’obiettivo di trasmettere il torneo su degli orari prestabiliti. Una follia che, ancora una volta, ha denotato scarsa competenza e quasi nessuna conoscenza del nostro sport, che non ha una durata prestabilita e spesso nemmeno orari di inizio certi… a differenza del tanto amato (e trasmesso) calcio.

Dando per assodato che i veri appassionati di tennis hanno imparato ad arrangiarsi con Sky – quindi non guardano la Rai in ogni caso, per i motivi sopra citati – o con i vari canali in chiaro in giro per i satelliti (a Parigi c’erano da ITV ad Al Jazeera, passando per il canale turco NTV o le stesse emittenti pubbliche francesi), Rai avrebbe dovuto preoccuparsi esclusivamente dei non appassionati, e quindi concentrare gran parte del monte ore a disposizione sui giocatori italiani, fatto salvo naturalmente il bottino necessario a trasmettere semifinali e finali. In questo modo non solo si sarebbe catturato davvero il pubblico neofita – cosa meglio di un connazionale? – ma anche compensate le lacune di Eurosport, che per via della sua natura internazionale non può sempre soddisfare le esigenze di tutti i paesi. Con quelle 60 ore la Rai avrebbe potuto rendere tutti contenti, ma per riuscirci avrebbe dovuto mantenere elastica la propria programmazione tra i due canali sportivi dalle 11 di mattina alle 21 per almeno i primi 9 giorni di torneo. In questo modo, ad esempio, nessuno si sarebbe perso gran parte dell’incontro tra Pennetta e Kerber – che è stato visibile, per fortuna, sulla versione tedesca di Eurosport, facilmente ricevibile in chiaro anche in Italia – e tutti avrebbero potuto vedere in diretta le partite della Schiavone e di Seppi… e perché no anche la finale del doppio femminile con Errani e Vinci in campo. Proprio in relazione Seppi e al suo incontro di terzo turno con Verdasco la Rai ha mostrato quale sarebbe potuta essere la sua vera utilità per questo torneo, ed è stato positivo il cambiamento di palinsesto per trasmettere sia Errani-Kuznetzova che Djokovic-Seppi durante la seconda domenica, ma questi episodi sarebbero dovuti essere la regola e la vera strategia della TV di stato per questo Roland Garros. Invece, sono stati l’eccezione.

Mi verrebbe da aggiungere che avrebbero potuto fare anche lo sforzo di trasmettere quantomeno la finale femminile su Rai HD, e perché no quella maschile, ma dal punto di vista tecnologico tutta la televisione pubblica italiana – ci metto anche Mediaset e il gruppo Telecom, anche se sono private – è talmente arretrata rispetto alle corrispondenti realtà europee che l’alta definizione pare ancora un lusso.

Roberto Paterlini

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