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19/06/2012 12:38 CEST - IL PERSONAGGIO

La mosca bianca
Martic (1a parte)

TENNIS - Alla scoperta di un grande talento del circuito femminile, un caso quasi unico nel tennis di oggi: una giocatrice che prova ad affermarsi non con la potenza o con il ritmo, ma con la tecnica e la varietà dei colpi. AGF

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Desideravo scrivere questo articolo da molto tempo, ma avevo sempre dovuto rimandarlo; sia perché ritenevo di non aver visto giocare a sufficienza Petra Martic, sia perché avrei voluto accompagnarlo con filmati che in rete faticavo a reperire.

Ma nel frattempo l'ho seguita tutte le volte che i suoi match sono stati coperti dalla TV e finalmente gli ultimi buoni risultati di Petra (finale a Kuala Lumpur, semifinale a Copenhagen, quarto turno al Roland Garros) hanno arricchito l'archivio di Internet.

Le prestazioni parigine hanno accresciuto la sua popolarità e così spero che chi l'ha già vista giocare sia disposto ad accettare qualche lacuna nella presentazione perché avrà la possibilità di fare ricorso alla propria personale memoria.

Ma perché scrivere di Petra Martic?
Risposta facile: perché nessuna è come lei.
Nel tennis di oggi la maggior parte delle giocatrici (ma anche dei giocatori) si assomiglia sempre di più, e per trovare delle differenze bisogna analizzare aspetti che sino a qualche anno fa sarebbero stati considerati abbastanza secondari.

Invece Petra è davvero speciale: è una delle pochissime che non cerca di vincere basandosi sulla forza fisica, sul ritmo e la potenza dei colpi. No, lei cerca di vincere soprattutto attraverso la tecnica.
Non so se sia possibile nel circuito contemporaneo costruire una carriera ad alto livello con queste premesse, forse è addirittura anacronistico crederlo; sta di fatto che Petra Martic, insieme al suo team, sta impostando il suo tennis in un modo del tutto particolare.

Un po' di storia

Attualmente Petra Martic è allenata da Zoltan Kuharszky, un ex giocatore ungherese con una carriera da coach piuttosto lunga alle spalle: ha seguito tra le altre Anke Huber, Ana Ivanovic, Magdalena Maleeva, e più recentemente Polona Hercog. Sino a qualche tempo fa Kuharszky si divideva tra Martic ed Hercog (una croata, l'altra slovena) ma da circa un anno segue esclusivamente Petra.

Prima di Zoltan Kuharszky, Petra Martic (che è nata a Spalato il 19 gennaio 1991) ha avuto come coach Vedran Martic, che aveva allenato anche il più celebre tennista suo concittadino, Goran Ivanisevic.

A dispetto del cognome, tra Vedran Martic e Petra non c'è parentela; non si tratta quindi del frequente caso di padre-allenatore, come spesso capita nel circuito femminile.

Anche perché, purtroppo, questo non sarebbe in ogni caso possibile, dato che Petra è orfana di padre: lo ha perso da ragazzina a causa di un incidente stradale. E' quindi maturata con la madre, sportiva anche lei, ma giocatrice di pallamano.

Petra ha deciso da sola, a cinque anni, di dedicarsi al tennis, senza che in famiglia ci fosse una particolare tradizione verso questo sport. Da giovane i suoi tennisti preferiti erano Justine Henin e prima ancora Pat Rafter, tanto che il pappagallo di casa era stato chiamato Patrick proprio in suo “onore”.

Secondo i racconti della madre, è apparsa subito dotatissima e particolarmente coordinata; qualità che le hanno consentito di ricevere l'attenzione necessaria per essere seguita con cura nei club in cui ha cominciato a giocare.

 

Da junior ha raggiunto livelli piuttosto buoni, ma senza arrivare ai vertici assoluti di altre attuali professioniste come Azarenka, Radwanska, Pavlyuchenkova o Wozniacki (tutte vincitrici di Slam giovanili); i migliori risultati sono stati i quarti di finale agli US Open e all'Orange Bowl 2006, e al Roland Garros 2007.

Dal 2008 si è dedicata ai tornei ITF, vincendone due (Zagabria e Biella), e da un paio d'anni ha raggiunto la classifica necessaria per dedicarsi ai tornei maggiori.

Si è messa in luce al massimo livello WTA per la prima volta nel febbraio 2010 (Parigi indoor) con la vittoria contro Yanina Wickmayer, allora numero 15 del mondo e reduce da un periodo di grandi successi, tra cui la semifinale agli US Open 2009 e le vittorie a Linz e Auckland): un match ricco di tanti vincenti che si trova parzialmente su Youtube.

Si è trattata della prima vittoria in carriera contro una top 20. Ne sarebbero seguite altre (ancora Wickmayer, poi Shuai Peng e Jankovic), sino ad arrivare alla prima affermazione contro una top ten qualche settimana fa (Marion Bartoli, secondo turno del RG).

Chiedo scusa se mi sono dilungato in modo piuttosto didascalico, ma non mi sembra che esista al momento un link che consenta di reperire queste notizie tutte insieme.

Caratteristiche fisiche

Fisicamente Petra Martic è una giocatrice abbastanza anomala, anche se nel circuito non è l'unica a possedere una struttura del genere (ricordo ad esempio Hercog e Hantuchova): alta e filiforme, sembra più una saltatrice in alto che una tennista.

Rispetto agli anni passati, oggi il suo fisico appare più definito, senza che si possa dire che abbia però aggiunto molti chili di muscoli alla sua costituzione naturale.

Le sue doti migliori sono, secondo me, l'elasticità e la capacità di coordinazione: può sbagliare l'esecuzione dei colpi, ma molto difficilmente risulta goffa o fuori controllo.

Secondo la scheda WTA è alta 1,81 per 63 kg. Ad occhio i dati dovrebbero essere giusti, ma queste informazioni non sono sempre utili soprattutto se si volessero fare dei confronti con altre giocatrici, perché la maggior parte delle schede WTA contiene dati palesemente inattendibili su altezza e, soprattutto, peso.

Caratteristiche tecniche

E' una giocatrice destra, esegue il dritto ad una mano e possiede due tipi di rovescio.
Ma andiamo con ordine:

Servizio

Come detto, Petra è concittadina di Ivanisevic. E anche se non è ai livelli devastanti di Goran, anche lei se la cava piuttosto bene con la battuta. Possiede una prima veloce, tra le migliori del circuito; direi che in termini di velocità pura sia appena un gradino sotto le migliori (Williams, Lisicki, Stosur, Hradecka, Goerges etc). In ogni caso i 180km/h sono ampiamente alla sua portata e nelle statistiche si ritrova tra le prime 20 giocatrici WTA.

Oltre alla palla piatta, Petra dispone di un ottimo servizio in kick. Probabilmente in questo momento, meglio di lei in kick servono solo Stosur, Serena ed Hercog; tanto è vero che quando non è in giornata con la prima potente, le capita di usare il kick come soluzione alternativa anche per la prima.
Grazie alla qualità della sua battuta, difficilmente subisce sulla seconda, al contrario di quanto accade a molte giocatrici.

Ma come è possibile che una ragazza molto meno potente di quelle che stanno in cima alle classifiche della battuta possa servire così bene?
A mio avviso la sua capacità deriva da una combinazione di fattori: arti piuttosto lunghi (e quindi leve lunghe, la cui efficacia è un semplice principio della fisica), e schiena straordinaria. Ecco, quest'ultimo aspetto va considerato con attenzione per chi l'ha vista giocare poco: atleticamente parlando, Petra sembra quasi un giunco; con una schiena elastica, capace di flettersi all'indietro, per accumulare energia da rilasciare al momento dell'impatto con la palla.



L'immagine mostra alcuni frame in sequenza del suo movimento di servizio: quando carica il colpo, flettendo contemporaneamente gambe e schiena, il suo corpo disegna una curva perfetta, ottenendo così un arco continuo (dalle caviglie alla testa) come raramente si è visto sui campi da tennis. Quando poi stacca il corpo da terra, la spina dorsale si piega ulteriormente all'indietro, con un angolo degno di una ginnasta, per produrre energia extra da imprimere alla palla.



La palla quindi viaggia veloce non grazie alla forza bruta, ma per l'effetto della combinazione di leve lunghe, elasticità e tempismo (ecco il filmato da cui è tratta la sequenza).

Dritto

Gioie e dolori del suo gioco derivano spesso da come esegue il dritto: quando è in giornata diventa il suo colpo da fondo più forte, mentre nei giorni negativi è il colpo del quale tende a perdere la misura più frequentemente.

Lo esegue con un evidente top spin e in alcune occasioni ama posizionarsi nell'angolo sinistro girando attorno alla palla per effettuare il colpo lungolinea (linea di sinistra) o ad uscire, spesso con un angolo molto marcato, facendo rimbalzare la palla nei pressi dell'incrocio esterno della riga del servizio.

Anticipo una questione tattica: avendo un'ottima battuta, sullo schema “servizio-dritto” potrebbe probabilmente costruire la maggior parte del suo gioco (come ad esempio nel caso di Samantha Stosur). Ma se facesse soprattutto questo, non sarebbe Petra Martic: capita quindi che ne faccia uso, ma non è certo l'unica soluzione del suo tennis.

La naturale sensibilità di tocco le consente anche di eseguire altri tipi di dritto; usa quello in chop, il più delle volte nelle palle corte, ma non solo; qualche volta mi è capitato anche di vederla rispondere ai servizi molto potenti con il dritto bloccato di pura opposizione. Segno che possiede un notevole controllo del polso sia su colpi lenti sia di fronte a colpi veloci.

Rovescio

Caso piuttosto raro, Petra dispone autenticamente di due rovesci: rovescio a due mani coperto, e rovescio ad una mano in back. Sottolineo che il suo back non è un colpo difensivo usato in situazioni di emergenza (come capita a quasi tutte le bimani attuali): il suo rovescio è davvero anche “monomane”, ed è scelto alternativamente a quello in top per ragioni tattiche.

Con la soluzione ad una mano effettua molti colpi interlocutori, ma anche micidiali palle corte, così come attacchi insidiosissimi. Con il top può spingere la palla in modo usuale, ma non appartiene alla natura del suo gioco utilizzare la potenza come risorsa frequente per ottenere il punto.

Nel gioco da fondo normalmente il suo rovescio è un colpo più stabile del dritto, ma tutto sommato meno in grado di procurarle punti diretti (palle corte escluse).

A rete

Una delle migliori “mani” del circuito attuale, e anche uno dei settori di gioco in cui i progressi rispetto al passato sono più evidenti; sta diventando una delle poche giocatrici che sappia eseguire davvero le volèe.
Ormai la maggior parte delle tenniste (ma anche dei tennisti) fatica ad ottenere vincenti se non con le stop-volley. Infatti nei colpi al volo sta scomparendo la capacità di dare la spinta alla palla per aumentarne la velocità: quasi tutti ormai eseguono volèe di opposizione e non hanno la capacità di trovare il tempo per spingere la palla mantenendone il controllo in lunghezza. Le “rasoiate” profonde e imprendibili che hanno fatto le fortune di giocatori come Navratilova, Edberg, McEnroe, sono quasi sparite dal tennis contemporaneo.

In questo Petra se la cava benino, se però si mette nella condizione di fare il passo avanti che le consenta di colpire a ridosso della rete e non con i piedi poco oltre la linea del servizio; e se si può capire che non sempre trovi il tempo di avanzare a sufficienza sulla prima volèe, sulla seconda questo dovrebbe essere tassativo: ma troppo spesso si dimentica di farlo.

Non è male anche sulle volèe basse, aiutata in questo dal suo istinto naturale per i colpi piazzati con precisione.

Per le sue caratteristiche fisico tecniche, è anche dotata sugli smash: la schiena molto elastica le consente di giocare palle alte da posizioni difficili e anche in condizioni di equilibrio non ideale.


Fine prima parte
Nella seconda parte: Caratteristiche tattiche, difetti e alcuni punti da “circoletto rosso”.

AGF

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