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05/07/2012 10:25 CEST - Rassegna

Orgoglio Murray contro le pressioni «Vivo in una bolla» (Martucci, Azzolini); Oggi semifinali Serena favorita (Bertolucci); L'ultimo record di Federer ora con Nole la vera finale (Clerici, Ferrero);

5 luglio 2012

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Rubrica a cura di Stefano Pentagallo

Orgoglio Murray contro le pressioni «Vivo in una bolla»

Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport del 5.7.2012

Caro, vecchio, grande tennis. Sembra ovvio, guardando le semifinali di Wimbledon di domani — Djokovic-Federer e Murray-Tsonga — con i soliti noti più «il nuovo Noah» che avvicenda la prorompente atleticità Rafa Nadal. Eppure non è mai facile, mai banale, mai evidente. E regala sempre una primizia. Perché l'eroe di casa, Murray, era favorito contro il pedalatore di Spagna, Ferrer, ma il 6-7 7-6 6-4 7-6 con cui la spunta, dopo quasi 4 ore, fa intuire quanto debba scavare nel profondo per meritarsi la quarta semifinale consecutiva ai Championships (dove un suddito di sua maestà non trionfa dal 1936, con Fred Perry).

Sprint Come tante altre volte nel tennis, fin quasi all'ultima palla, non si intuisce l'epilogo del match. Andy dal gran rovescio a due mani, maestro dell'anticipo e del talento, vede sfuggirselo più e più volte contro il cagnaccio che lo fa sempre sputare sangue (come dal 5-5 nei precedenti). Nel primo set, quando lo scozzese scivola 2-5, frustrato dagli scambi lunghi, salva un set point sul 5-3, ma lo perde al tie-break. Nel secondo, quando sbaglia troppo, lascia servire David sul 5-4 e cancella un set point sul 5-6 del tie-break, sfoderando poi, allo sprint, servizio e rovescio «da Murray». E nel quarto — dopo il terzo parziale che soffia allo spagnolo a botte di risposta — perché evita due palle-break sul 3-4, e poi finalmente spinge, rischia, sbaglia pure, ma diventa padrone del proprio destino. Tanto da strappare il tie-break decisivo: il numero 4 del mondo scatta 5-3 pressando a rete il numero 5 e suggella con l'emblematico ace (18) l'80% di punti con la prima di servizio (87% nel terzo set, 90% nel quarto).

Sollievo Ferrer applaude Murray: «Sui punti importanti ha giocato più aggressivo, è un giocatore incredibile, può vincere Wimbledon, merita uno Slam». Andy ha un mondo di pressioni: «Sono dentro una bolla, ascolto solo chi mi sta vicino». Anche se mamma Judy, prima maestra, ora c.t. di Fed Cup e ogni anno innamorata di un tennista, da Lopez (Deliciano, Delicious Feliciano) a Ivanisevic («Profuma di buono»), ci mette del suo. E lui è bravissimo a superare i suoi limiti: «Sapevo che sarebbe stata una partita dura, dal 5-3 del secondo ho cominciato a giocare meglio, soprattutto sul finire dei set. Ora sono in una buona posizione, non so se la migliore, qui a Wimbledon».

Record Rod Laver, i coniugi Agassi (Andre e Steffi Graf), il principe William e la duchessa di Cambridge (Kate Middleton), Santana e ancora e ancora nobilitano il Royal Box. «La presenza dei reali e delle leggende sono d'ispirazione. E' bello per il tennis», si esalta Roger il Magnifico, campione-record di 16 Slam e di 6 Wimbledon, che torna in semifinale a Londra dopo due anni dominando in un'oretta e mezza il povero Youzhny con il k.o. numero 14 (su 14) e mettendo l'ennesima pietra miliare (32 semifinali-record ai Champioships, una più di Jimmy Connors).
Eppure si rilassa solo alla stretta di mano, con la spada di Damocle della schiena scricchiolante sospesa sulla testa. Mentre il puledrino russo è già fuori gioco quando piagnucola passando sotto la tribuna: «Ho chiesto aiuto ad Andre». Il serbo più famoso, che ha sfiorato il Djoker-Slam, vincendo Wimbledon e Us Open 2011 e Australian Open 2012, e cedendo in finale al Roland Garros, ha più di un problema nello sciogliere i nodi tecnici che gli stringe il rovescio a due mani di Florian Mayer. «Dovevo adattarmi alle condizioni e trovare il ritmo: il primo set è stato cruciale, poi ho giocato molto meglio». Il premio, alla nona semifinale di fila Slam, è l'inedita sfida sull'erba contro Federer: «Lui vuole assolutamente dimostrare a se stesso e a tutti che può vincere ancora Wimbledon». Che finale ci regalerà il vecchio tennis?

volée di rovescio - Oggi semifinali Serena favorita

Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport del 5.7.2012

In vista del ballo finale, le più accreditate si presentano sull'erba di Wimbledon in abito da sera. Manca solo Maria Sharapova, inopinatamente estromessa dalla Lisicki. La trentenne americana Serena Williams, forte di 13 Slam, resta la mia personale favorita. Si era presentata a Londra con una condizione approssimativa, priva della consueta debordante fisicità. Aveva vinto, ma non convinto, aggrappandosi al servizio e alla personalità per respingere le avversarie. Con il passare dei giorni, rinfrancata dalle vittorie, ha ritrovato contro la Kvitova, come per incanto, le furiose accelerazioni e l'innato orgoglio, dimostrando, al di là della classifica, di essere ancora la regina. Affronterà la bielorussa Azarenka. Che sembra aver digerito il successo australiano e trovato il giusto assetto sul prato verde e disegna il campo con i colpi base, serve discretamente e regala scampoli di gran gioco, interrotti in alcune circostanze da balbettii caratteriali dovuti alla pressione della gara. Nell'altra semifinale, la polacca Radwanska, con quel suo tennis timido ma concreto, passivo ma solido, conferma la posizione di numero 3 mondiale. L'assenza di un colpo decisivo la obbliga a percorrere strade tortuose per raggiungere lo scopo, ma questa carenza è quasi sempre ovviata dalla sapiente lettura tattica della partita. Di fronte, troverà la mancina Kerber: la tedesca ha nel suo bagaglio le armi per raggiungere la finale, grazie alla solidità nei fondamentali di rimbalzo e alla valida fase difensiva. Le semifinali appaiono sulla carta sbilanciate e, a detta dei più - me compreso - la vincitrice che uscirà dal confronto tra la Williams e la Azarenka sarà la favorita per alzare sabato il famoso piatto.

Murray ci riprova

Daniele Azzolini, Tuttosport del 5.7.2012

Là dove il tifo è da loggione, e i molti composti inglesi fanno mostra di un animo caciarone e del tutto pronto a negare ogni evidenza; là dove gli ultimi posti utili sono talmente alti e distanti dallo schermo in diretta col Centre Court che le figurine in campo perdono ogni connotato e si ascoltano gli applausi delle prime file per capire chi ha fatto il punto; anche là, dove il tennis diventa espressione popolare e il Royal Box sembra un inutile orpello, con i principi di Kent, i signori Agassi, mister Hodgson e il corredo di cappelli simili alle fioriere del Giardino dei Boboli, persino là ci si chiede che razza di giocatore sia Andy Murray, che pure il popolo della collina plaude, spinge, esorta come fece con Tim Henman, nato a due soli passi da Wimbledon.

TERRA ROSSA Non gioca come un inglese, Andy. Perché è scozzese, si potrebbe suggerire, ma non c'entra. Non gioca d'attacco, e nemmeno di spinta, che gli viene più naturale sul cemento, forse semplicemente perché lontano da casa, dal tifo, e da tutto ciò che lo mette in apprensione. Gioca da terra rossa, piuttosto, arpionando e sgaruffando con lo spin il pelo delle palline, e li gli inglesi pensano che vi sia qualcosa di sbagliato, in questo ragazzo, che sulla terra rossa ha ottenuto i peggiori risultati della propria carriera. Eppure questo accade, e loro tifano comunque, e guardano speranzosi i volti del box familiare, quando lo inquadrano, convinti che prima o poi qualcuno gli dirà di smettere, magari quello stesso Ivan Lendl, che lo ha preso in consegna a inizio anno. Macché. Niente. Anche dal box giungono espressioni tifose e pugni che battono sul cuore, a dire che con quello si va lontano, mentre servirebbero utili consigli tennistici. Ma di quelli, nemmeno l'ombra.

DA 76 ANNI Eppure il nostro vince, è di nuovo in semifinale, la quinta, una in più di Henman, e forse quest'anno arriverà in finale, metterà le mani sul trofeo che gli inglesi donano al mondo da 76 anni senza riuscire mai a trattenerlo a casa loro. Vince un match con Ferrer che l'avessero giocato sul rosso del Philip Chatrier sarebbe stato persino meno noioso (se non altro, li la palla viaggia di più), e però rischia di smarrirlo non si sa quante volte. Perde il primo set, rimedia a un set point nel secondo, rischia di finire al quinto. Fred Perry, il ribelle che vinse nel 1936 l'ultimo titolo per la casata reale, forse ai rivolterà nella tomba per questo tennis alla Murray, un passo avanti e due indietro. Ma pazienza. Andy è naturalmente forte, sa giocare tutti i colpi, è il solo che possa farcela. Tanto più quest'anno, che il posto di Nadal è stato preso da Tsonga. Gli inglesi i conti li sanno fare. Nadal è stato quello che ha fermato Murray tre volte su quattro in semifinale.

SCISSO Esempi di anime scisse, il tennis ne è pieno. Capita più spesso di imbattersi in persone deludenti che sul campo si trasformano in cigni. Murray rappresenta l'altra sponda. E uomo composto, che sa intrattenere con umorismo e parla di sport con cognizione. Sa tutto della boxe, non l'ha praticata, ma la segue con occhi esperti e snocciola risultati con precisione da almanacco. Ha giocato a caldo, invece, nelle giovanili dei Rangers. Ora tifa Hibernian, ma soprattutto Barcellona, la città dove ha trascorso la gioventù imparando il tennis, ma non il tennis su terra rossa. In un angolo della memoria, resta la brutta vicenda di Dunblane, che visse in prima persona con il fratello Jamie: un pazzo entrò nella loro scuola sparando, Andy fu tratto in salvo da una maestra, nascosto sotto una cattedra. Ha una storia Murray. Una bella storia. E può diventare anche più bella. Fosse meno incerto, sul campo, meno lamentoso, meno timoroso, sarebbe perfetto. Aspettiamo. Prima Tsonga. Poi Federer o Djokovic. A proposito, Federer torna in semifinale nel suo giardino. Vi mancava da due anni. Anche questa è una notizia.

L'ultimo record di Federer ora con Nole la vera finale

Gianni Clerici, la Repubblica del 5.7.2012

E', quella dei quarti di finale, una giornata tanto densa di fatti da rendere difficile allo Scriba la scelta di un argomento. Ci sarebbe, in realtà, il solito psicodramma di Murray, insieme al coro di dieci salariati, dei quali Ivan Lendl era certo il meno frenetico, anche perché meno bisognoso di stipendio. A rendere il dramma ancor più psicanalitico, non si poteva prescindere da Mamma Judy Ecuba, agitatissima dall'ipotesi della simbolica uccisione del figlio Andy. Poiché l'altro giorno un mio pezzetto maltradotto ha sollevato le ire di alcuni cittadini di un paese che mi ha felicemente ospitato ai tempi in cui speravo di diventare un campione e uno scrittore, preferisco rivolgermi, una volta di più, all'Agenzia P.R. Palle Roventi.
Federer b. Youzhny 6-1 6-2 6-2 - Con questo match Federer ha realizzato il record mondiale, a partire dall'inizio del professionismo (1968) delle semifinali dei tornei Grand Slam, superando, con 32 a 31, quello precedente di Jimmy Connors. Con Youzhny, Federer si era già incontrato ben tredici volte, di cui sei sull'erba, e il povero russo aveva strappato in tutto tre set. Ha oggi peggiorato il suo record negativo, che potrebbe forse superare in futuro quello di 17 sconfitte del povero Gerulaitis contro Connors. Youzhny ha garantito che ci proverà. Tra le importanti dichiarazioni di Federer nel press conference sottolineiamo la seguente: «La schiena non mi fa più male».
Djokovic b. Mayer 6-4 6-1 6-4 - Ventinove anni, mai superato un terzo turno in uno Slam, il tedesco è parso un tantino sconvolto dalla vicenda, quando ha affermato: «Potevo vincere il primo set». Si poi corretto affermando «Nole ha giocato in modo incredibile». Quanto al serbo, le domande lo hanno costretto ad anticipare il match di dopodomani, l'autentica finale, secondo l'esperto Clerici. In proposito, Djokovic ha cautamente affermato: «L'erba favorisce la sue caratteristiche di gioco, la sua grande varietà, i suoi servizi, lo slice. Dovrebbe essere un match interessante, il nostro ventisettesimo». Nole ha finto di non ricordare di avere vinto sei degli ultimi sette.
Tsonga b. Kohlschreiber 7-6 4-6 7-6 6-2 - Recente vincitore sull'erba tedesca di un Nadal col solito ginocchio fasullo, Kohlschreiber è comunque il N.30 del mondo, mentre il francese è il 5. Bel tipo di un metro e 90 e novanta chili, Tsonga era già arrivato in semifinale lo scorso anno, e, in proposito, ha osservato: «Sono un po' migliorato nella concentrazione, mi auguro di far meglio. II mio tennis è stato, fin qui, complicato dalla mia distrazione. Sono due caratteristiche che certo non vanno d'accordo». A una successiva domanda su Lapalisse, Tsonga è rimasto muto.
Murray b. Ferrer 6-7 7-6 6-4 7-6 - E' stato un match nel quale un giocatore troppo umile non ha saputo sfruttare la regolarità di poco superiore al vincitore, insieme al vantaggio di un set, e di un set point nel secondo. La chiusura del tetto, nel quarto set, non ha certo danneggiato Murray, che ha così completato la sua quarta partita indoor e ha raggiunto la sua quarta semifinale, così come, nel passato, il suo compatriota Henman. Avvezzo allo sciovinismo in suo favore del pubblico parigino, Tsonga si prepara a sperimentare quello degli inglesi. Oggi, in conferenza, a Ferrer è scappata una frase, certo un equivoco involontario causa la modesta conoscenza dell'inglese "They have been better". Sono stati migliori.

Federer in semifinale, neanche Connors aveva fatto così tanto

Federico Ferrero, l'Unità del 5.7.2012

QUANDO AVRÀ SMESSO PER DEDICARSI ALLE GEMELLE MYLA E CHARLENE ALLORA SARÀ PIÙ CHIARO A TUTTI, ANCHE Al FACILONI DA BAR CHE NE IMPUTANO I RECORD ALL'ASSENZA DI CONCORRENZA, LA MOSTRUOSITÀ DEI PRIMATI DI FEDERER. Tra questi non figurerà il pacchetto confezionato a Talentino Youzhny, un «gran giocatore e combattente», dice Roger, che mai Io ha sconfitto in quattordici (!) sfide lungo dodici anni di frequentazione del Tour. Eppure il russo risulterà iscritto nel club dei top ten, non dei giocatori della domenica. Il record di ieri, tuttavia, è altro: lo svizzero ha messo piede nella semifinale Slam numero 32. Cifra impensabile per un trentenne: Jimbo Connors, per metterne insieme 31, dovette giocare ai massimi livelli da Wimbledon 1974 - quando infranse il sogno di "nonno" Rosewall in finale - agli Us Open 1991, dove si presentò imbottito di antidolorifici e alle soglie dei quaranta. Al collerico Jimmy toccò trascendere le epoche, raccogliendo i primi successi contro i tirannosauri del tennis per lasciare quando già Sampras e Agassi spadroneggiavano. Per Federer, che di Slam ne ha raccolti 16 - il doppio rispetto a Connors - sono state sufficienti le prestazioni dai Championships del 2003, anno del suo primo titolo, all'edizione 126 dei Campionati. La variabile più imprevedibile per le stelle dei quarti di finale si è dimostrata il tempo: qualche minuto di sospensione che ha scacciato dal Royal box il principe William e consorte. Mentre Federer ammaestrava Youzhny e scacciava le preoccupazioni per un perfido mal di schiena comparso nel match contro Malisse, il campo 1 era riservato al primo giocatore al mondo. Novak Djokovic ha affilato la lama del suo spadone sui tagli di Florian Mayer, un ragazzone cui va il merito di aver inventato un tennis che nessuno insegna: un Fabrice Santoro in scala fisica maggiore e risultati più dimessi. Gli informati lo rammentavano, ventenne, già capace di sfruttare le tipicità dell'erba per raccogliere un ottimo quarto di finale a Church Road; un attentissimo Nole ha però risolto il rebus con straordinaria facilità, lasciando strettissimi spazi di manovra al suo rivale così atipico. Sicché avremo quanto ci auguravamo: Federer e Djokovic a disputarsi il passaggio alla finale. Un duello dal fascino speciale, giacché Wimbledon restava l'unico Slam mancante alla storia della loro rivalità che, nei grandi tornei, li ha voluti per 9 volte su 10 uno in faccia all'altro nelle semifinali. Preferire Djokovic asseconda la ragione; presagire Federer è un omaggio al padrone di casa e un atto di fede. Verso chi, come scrisse Foster Wallace, ha elevato il tennis a esperienza religiosa.

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