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05/07/2012 18:52 CEST - Wimbledon

24 "assi"
di un colore solo

TENNIS - Una Serena Williams con un servizio quasi ingiocabile (24 ace) ma anche molto lucida negli scambi, ha fatto la differenza a suon di ace. Per la seconda volta in due anni Azarenka a Wimbledon si ferma in semifinale. AGF

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Troppa Williams. Probabilmente i campi di Wimbledon non sono veloci come quelli in terra blu di Madrid (paradossi del tennis contemporaneo...), teatro del "massacro" delle prime del ranking da parte di Serena, ma in ogni caso stiamo parlando di una superficie in cui chi serve meglio ha un bel vantaggio. E servire meglio di Serena non è possibile. Del resto se in questo millennio le sorelle Williams hanno monopolizzato le vittorie nello Slam su erba le ragioni sono evidenti.

Soltanto nel primo set, Serena ha avuto una ventina di punti direttamente dal servizio, tra ace e risposte non controllate; un equivalente di circa mezzo set, che si trasforma in un handicap tecnico e psicologico per le avversarie, un handicap di difficilissima gestione. Perché vuole dire che si può anche scambiare meglio di Serena, ma si partirà comunque con la sensazione di poter al massimo pareggiare la partita.

In questa situazione l'avversaria deve cercare di rimanere tenacemente attaccata ai propri turni di servizio (giocando comunque a tennis contro una signora giocatrice) sperando che prima o poi arrivi un passaggio a vuoto di Serena. E sapendo, d'altra parte, che un eventuale minimo passo falso sul proprio turno di battuta sarebbe quasi sicuramente fatale.

Rispetto al match contro Kvitova, Serena aveva di fronte un'avversaria destra: significa avere un po' più di copertura sul servizio esterno da destra, e invece più spazio ed efficacia sul kick da sinistra (che non incontrava più il dritto di una giocatrice alta e mancina come Petra). Tutto sommato un vantaggio per Serena, perché il kick da sinistra è il colpo che usa più spesso sulle seconde palle e nelle possibili situazioni di vantaggio esterno. Come dire che per Vika pioveva sul bagnato.

Ma sono aspetti marginali di fronte alla strapotenza esibita oggi. Nel tie-break finale la sensazione è stata che Azarenka per poter sperare di aggiudicarselo avrebbe dovuto vincere tutti, ma proprio tutti, i punti su cui si è scambiato, e riequilibrare così la differenza di servizi vincenti messi in bilancio da Serena. E infatti è bastato un solo minibreak per decidere il match.

Per quanto possibile, secondo me Azarenka ha anche risposto bene, con le modalità sue tipiche: rispetto ad esempio a Petra Kvitova, ottiene meno vincenti diretti in risposta, ma molto difficilmente sbaglia le risposte giocabili, e le riesce a mettere anche sufficientemente profonde, in modo da poter iniziare lo scambio con speranza di vincerlo.

A proposito dello scambio, è stato interessante vedere come Serena abbia attuato le proprie contromosse di fronte alle geometrie di Vika. Infatti la forza di Azarenka consiste soprattutto in un gioco basato sulla alternanza delle direzioni, per allargare progressivamente gli angoli del palleggio, fino ad aprirsi il campo e mettere a segno il colpo definitivo: un destra-sinistra sfiancante, che Serena ha limitato stando il più possibile dentro il campo; ha così accorciato le rincorse, e in più di fronte ad ogni minimo cedimento in profondità dei colpi di Vika si trovava nella posizione per poter immediatamente contrattaccare.

Vorrei ricordare come delle quattro semifinaliste dell'anno scorso, l'unica capace di ripetersi sia stata proprio Azarenka; segno che sta cominciando ad esibire una continuità ad alti livelli come poche. Perso il primo set, per riuscire a spuntarla oggi avrebbe dovuto giocare una partita praticamente perfetta, e ci è andata vicina quando ha saputo recuperare il break dall'1-3 sino a spingersi al tie break. Una speranza di farcela se l'è costruita quando ha saputo tenere il game più combattuto, quello sul 3-3 del secondo set, ma ogni volta che Vika metteva la testa avanti, Serena riprendeva il controllo della partita a suon di ace. E con un ace ha sancito la vittoria nel match: la più forte, oggi, era lei.

AGF

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