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18/07/2012 19:54 CEST - LA RIFLESSIONE

2012: la
Golden Age?

TENNIS - Bleacher Report elenca in 12 punti i motivi per cui siamo nell’ età d’oro del tennis, almeno a livello maschile. Il triumvirato Federer-Djokovic-Nadal è davvero il più competitivo che sia mai avuto nella storia di questo sport? Quali altri elementi alimentano quest’ipotesi? Jacopo Pastore


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Due giorni fa è uscito un interessante articolo su Bleacher Report che elenca 12 motivi per cui quella attuale possa essere considerata come l’ epoca d’ oro del tennis (per leggere l’ articolo originale cliccate qui).

Jeremy Eckstein, autore del pezzo, premette innanzitutto che l’ epoca odierna sia stata preceduta da altre due Golden Eras: la prima di queste è collocabile nel periodo 1978-1984, il periodo del passaggio dalle racchette in legno ai nuovi materiali, che vide come protagonisti Bjorn Borg (almeno fino al 1981), John McEnroe e Jimmy Connors; la seconda epoca d’ oro riguarda invece la prima metà degli anni ’90 (1990-1995), quando si ebbe una sorta di passaggio generazionale tra vecchi campioni (più o meno) a fine carriera come McEnroe, Lendl, Becker, Edberg ed i giovani Sampras e Agassi.

Fatta questa doverosa premessa, ecco quindi un breve riassunto dei 12 motivi che legittimerebbero il periodo che va dal 2007 ad oggi come la terza ( in ordine cronologico) età d’ oro del tennis secondo il sito americano:

1. L’ epica trilogia di Wimbledon
Le finali che vanno dal 2007 al 2009 (concluse tutte al quinto set) possono a loro modo essere considerate tra le più belle mai giocate nella storia di Wimbledon: nel 2007 Federer conquistò il suo quinto titolo consecutivo sull’ erba londinese vincendo all’ atto conclusivo su Nadal, nella storica finale del 2008 fu invece lo spagnolo a prevalere sul campione di Basilea in quello che molti considerano come “The Greatest Match Ever” ; infine la finale del 2009 segnò il ritorno alla vittoria di Federer ai Championships ai danni di Roddick, match lunghissimo e combattuto conclusosi anch’esso al quinto set (16-14).

2. Intensità
Le gestualità, i tic, gli auto-incitamenti degli attuali top players spesso esprimono il grado di intensità con cui viene vissuto un match e diventano modi attraverso i quali il campione esprime in campo la propria tenacia o forza mentale: si va dai “come on!” di Federer ai “vamos!” con pugno alzato di Nadal fino alle grida “di battaglia” di Djokovic. Ci sono anche le eccezioni però: nel 2009 Del Potro trionfò agli Us Open senza quasi battere ciglio.

3. Diffusione del Tennis
Soltanto 10/15 anni fa l’ appassionato di tennis doveva accontentarsi di un numero esiguo di riviste specializzate, la maggior parte delle quali usciva a cadenza mensile, mentre in tv venivano coperti solo gli slam o poco altro (in Italia la situazione era anche peggiore); inoltre, per quelli che volevano condividere la propria passione tennistica con altri, l’ unica soluzione era recarsi al rispettivo circolo di appartenenza. Oggi l’ offerta si è moltiplicata con matches in HD, possibilità di seguire anche tornei minori, approfondimenti. Ma non solo: ci sono siti internet specializzati, comunità virtuali, blog, Twitter e Facebook dove si può accedere ai contenuti più vari e discutere con altri appassionati delle prestazioni del proprio giocatore preferito.

4. Maggiore prestigio del Roland Garros
Il dominio di Nadal sulla terra rossa parigina (ma sarebbe più corretto dire sulla terra rossa in generale) è senza dubbio una delle maggiori manifestazioni di supremazia mai viste in questo sport, ed i sette titoli lo testimoniano. Vincere il Roland Garros è ormai diventato un sogno irrealizzabile per molti (per adesso anche per Djokovic), questo a sua volta rende ancora più prestigioso il titolo conquistato da Federer nel 2009 ed eleva lo slam parigino a pari livello di Wimbledon.

5. Artisti e Strategie
Nel panorama attuale ci sono diversi giocatori che applicano una vasta gamma di strategie e schemi. Federer da solo presenta una varietà di soluzioni tattiche e tecniche che sarebbe possibile riempire un intero volume, ma tuttavia sono presenti altri tennisti che spiccano per genialità e creatività: uno di questi è sicuramente Alexandr Dolgopolov, che in qualsiasi situazione di punteggio non è mai intimorito nel proporre il suo gioco aggressivo e talentuoso.

6. Stabilità “politica”
Il triumvirato Djokovic-Federer-Nadal è saldamente sul trono del tennis mondiale, e sono questi tre giocatori a dividersi la stragrande maggioranza dei tifosi/appassionati del pianeta; tuttavia non sono pochi quelli che sperano in un ribaltamento (o almeno in una ridefinizione) di questa leadership: finora però, a parte il trionfo di Del Potro nel 2009 agli Us Open, non si sono mai registrate sorprese in questo senso (se si esclude qualche rara eliminazione precoce dei big come l’ ultima di Nadal a Wimbledon contro Rosol).

7. Altri giocatori degni di nota
Oltre a Federer, Nadal e Djokovic vi sono altri tennisti che alzano il livello della competizione (e che quindi contribuiscono a determinare il periodo attuale come “epoca d’ oro” del tennis), per i quali è giusto spendere due parole.
Andy Murray: in diverse occasioni il suo talento è stato così vicino al traguardo più importante.
David Ferrer: va menzionato se non altro per la sua velocità negli spostamenti e la capacità di recuperare l’ impossibile.
Jo Wilfred Tsonga: statura di un orso e grazia ed agilità di un gatto; tanta qualità e varietà di colpi.
Thomas Bedrdych: Potente, sicuro e così maledettamente inconsistente ma allo stesso tempo letale.
Juan Martin Del Potro: il gigante dai colpi piatti che ha già catturato in passato una grandissima affermazione.
Andy Roddick e Milos Raonic: coloro che portano avanti la tradizione dei grandi battitori.
Tommy Haas: un esempio di come il talento possa sconfiggere le avversità. E’ inoltre l’ unico ad aver battuto Federer su erba nel 2012.

8. Prove di resistenza
In due delle più recenti edizioni degli Australian Open il vincitore ha dato prova di grandi capacità di resistenza (e di recupero) giocando cinque set sia nella finale che nella semifinale: è successo nel 2009, con Nadal che prima sconfisse uno straordinario Verdasco in semifinale in un match durato più di cinque ore, poi ebbe la meglio sull’ eterno rivale Federer in un’ altra storica finale tra i due; quest’ anno invece è stato Djokovic a rendersi protagonista dell’ impresa, superando prima un ottimo Murray in semifinale (dopo essere stato ad un passo dalla sconfitta) e poi lo stesso Nadal in una finale intensissima.

9. Cambio nella geografia del tennis
Se negli anni ’80 ed inizio’90 Stati Uniti e Svezia erano le due superpotenze tennistiche, oggi è la Spagna a produrre i maggior numero di giocatori di livello, seguita dalla Francia (a cui però manca un campionissimo). Una nazione dalla tradizione tennistica modesta fino a 15- 20 anni fa come la Svizzera ha prodotto Roger Federer, la Serbia si conferma nazione in grande crescita, così come la Scozia ha prodotto un top player ed infine persino Cipro è rappresentata da un ottimo giocatore come Baghdatis. Il tennis è divenuto quindi uno sport molto più globale.

10. Innovazioni tecniche
Con il continuo sviluppo dei nuovi materiali, il tennis è indubbiamente cambiato anche e soprattutto a livello tecnico. Il diritto in top spin super arrotato di Nadal è forse il colpo che ha avuto l’impatto più devastante negli ultimi 10 anni, ma anche il potente e preciso rovescio lungolinea di Djokovic (giocato con palla in ascensione) ha dimostrato la sua efficacia, specialmente contro lo stesso Nadal.

11. Cambio nell’ Architettura e nella superfici
E’ cambiata l’ architettura e la struttura degli impianti: quella di quest’ anno è stata la prima finale dei Championships giocata (almeno in parte) sotto il tetto mobile, che permette così di svolgere i matches anche in caso di pioggia. Sono però cambiate anche le superfici, con l’ erba di Wimbledon che è diventata più lenta ed ha ridotto l’ incidenza dei servizi favorendo maggiormente gli scambi dal fondo e l’ Australian Open che è passato dal veloce Rebound Ace al Plexichusion.

12. Maggiore sportività
Sicuramente i campioni di oggi tengono un comportamento più rispettoso ed onesto rispetto al passato. Basti pensare a come Federer non manchi mai di lodare l’ avversario sia dopo una vittoria che a seguito di una sconfitta, oppure alla sportività di Djokovic che anche quando perde abbraccia simbolicamente l’ avversario a fine match per congratularsi. Anche il comportamento fuori dal campo dei top players odierni (quasi tutti) è sicuramente migliorato.

Considerazioni
Sicuramente è condivisibile il fatto che il tennis attuale, con i tre fuoriclasse Federer-Nadal-Djokovic, sia giunto ad un altissimo livello di competitività e quindi questo particolare momento storico possa essere collocato tra i periodi migliori di sempre nella storia di questo sport. Se però alcune delle motivazioni espresse non possono essere messe in discussione, altre lasciano qualche dubbio, o sono quantomeno opinabili in base ai gusti personali di ogni appassionato.

Per quanto riguarda il punto 2, ad esempio, si potrebbe obiettare che ogni giocatore vive e manifesta la tensione in modo differente: c’è chi esteriorizza di più e chi tende ad essere più introverso. Non sempre quindi l’ intensità di un match si misura attraverso la gestualità, i “vamos!” o i “come on!”.
Anche la questione relativa all’ accresciuta importanza del Roland Garros in quanto più “difficile” da conquistare rispetto al passato lascia più di un interrogativo. Il Roland Garros è sempre stato assieme a Wimbledon lo Slam di maggior prestigio: non sono le sette vittorie di Nadal che hanno dato maggiore importanza al torneo, ma è l’ importanza del torneo a rendere ancora più straordinari i trionfi dello spagnolo a Parigi.

Per quanto riguarda il punto 8 è vero che negli ultimi 5-6 anni si è assistito a diversi matches di eccezionale durata (anche a causa del rallentamento delle superfici che favorisce così scambi più lunghi), ma anche in altre epoche ci sono state sfide interminabili ed altrettanto combattute (come dimenticare lo storico Gonzales-Pasarell del 1969 o McEnroe-Wilander nella coppa Davis 1982, terminato dopo 6h22 e tuttora il match più lungo disputato in tale competizione), e tuttavia la lunghezza del match non ne determina automaticamente la qualità, al massimo l’ intensità.

Il punto 11 riporta infine all’ annoso e più volte dibattuto problema della progressiva uniformazione delle superfici: se da un lato il cambio del tipo di erba a Wimbledon ed il rallentamento dei campi in cemento ha ridotto il dominio dei battitori che era divenuto eccessivo sul finire degli anni ’90, dall’ altro ha portato ad una progressiva omogeneizzazione del tennis eliminando, o comunque riducendo, i così detti “specialisti” di superficie. Anche questa considerazione è quindi puramente soggettiva.

Non c’è invece alcun dubbio sul fatto che l’ appassionato di tennis odierno possa usufruire di un’ offerta moltiplicata rispetto a non molti anni fa, così come è fuori discussione che l’ altissimo livello di competitività determinato dai fab 3/4 e la maggiore sportività dei tennisti attuali siano elementi che aggiungono valore all’ epoca che il tennis sta vivendo.    

Jacopo Pastore

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