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20/07/2012 13:01 CEST - Olimpiadi

Cos'è il plasma ricco di piastrine

TENNIS - Molto si è parlato delle iniezioni di plasma ricco di piastrine (PRP) cui Nadal si è sottoposto. Vediamo in cosa consiste questo trattamento che fa guarire prima le lesioni articolari. Alessandro Mastroluca

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“E’ incredibile che Nadal potesse giocare con quelle ginocchia”. Iniziava così l’intervista del dottor Mikel Sanchez a Marca nel 2010. Sanchez è figlio di un dissidente politico che nel 1968 scappa dalla Spagna di Franco e dal carcere e fugge a Burdeos, in Francia, con i suoi cinque figli. Qui Mikel si diploma e si iscrive a medicina, con sorpresa della famiglia che vanta generazioni di architetti. Alla clinica Esperanza di Vitoria, Sanchez ha perfezionato il trattamento delle lesioni articolari con plasma ricco di piastrine (PRP). Le piastrine sono le prime ad arrivare nella zona di lesione e svolgono un ruolo decisivo nei processi di guarigione dei tessuti.

Il PRP viene usato inizialmente in chirurgia odontoiatrica: il primo a sperimentare questa tecnica è il dottor Marx, a Miami, negli anni Ottanta. Si ottiene partendo da un piccolo campione di sangue (circa 30 ml) del paziente che viene centrifugato una prima volta per separare i globuli rossi dal plasma e una seconda per concentrare le piastrine all’interno del plasma.

È un altro dentista, Eduardo Anitua, dottore in medicina e chirurgia che lavora con Sanchez a Vitoria, ad avviare l’uso del PRP nel 1995 e a ottenere i primi risultati preliminari nel 1997. Nel 2001 Sanchez cura con il PRP l’infezione al ginocchio di un’anziana signora che in sei mesi non aveva risposto ad alcun trattamento e si stava per rassegnare all’amputazione della gamba.

Inizia a curare anche gli sportivi e i buoni risultati attirano l’attenzione di Ramon Cugat, punto di riferimento mondiale della chirurgia traumatologica. Sanchez cura con il PRP Miguel Indurain, l’ex calciatore del Deportivo La Coruna Donato, il ciclista Joseba Beloki, i cestista Elmer Bennett, Jorge Garbajosa, Jose Calderon. Da Sanchez si sono recati i medici dell’Inter per accelerare il recupero di Adriano in vista della semifinale di Champions League contro il Milan del 2005, come ricorda El Pais.

Con questo trattamento Savio Woo dell’Università di Pittsburgh è arrivato sulle prime pagine dei giornali di tutto il Nord America. Ha permesso infatti a Ward e Polamalu di scendere in campo con i Pittsburgh Steelers e vincere il Super Bowl 2009. Grazie al PRP Brandon Roy, guardia dei Portland Trailblazers con un problema cronico alla cartilagine di entrambe le ginocchia, ha evitato il ritiro dall’attività agonistica.

Nadal, Kobe Bryant e Tiger Woods sono i casi più recenti e più rilevanti di atleti che hanno fatto ricorso al plasma arricchito. Nel 2009 il medico di Tiger Woods, il dottor Galea, è stato indagato con l’accusa di somministrare ai suoi pazienti ormone della crescita e Actovegin, un estratto di sangue di vitello deproteinizzato che migliora l’assorbimento di ossigeno e accelera il recupero delle lesioni. L’Actovegin è la sostanza trovata nei sacchetti della US Postal, la squadra di Lance Armstrong, al Tour de France del 2000. Non figura nella lista delle sostanze dopanti della WADA, che comunque vieta le infusioni intra-venose, anche se l’Agenzia Mondiale Anti-Doping scrive di essere “a conoscenza del suo uso in alcuni sport, eventualmente in combinazione con altre sostanze che possono essere proibiti”.

Al contrario delle auto-emo trasfusioni che aumentano la concentrazione di globuli rossi nel sangue e dunque aumentano la quantità di ossigeno disponibile migliorando la resistenza muscolare, non ci sono prove che il PRP costituisca una pratica dopante. La WADA nel 2010 ha permesso questa pratica solo a livello intra-articolare eliminando però questa restrizione nel 2011. Il PRP non contiene ormone della crescita, che è una sostanza proibita dalla WADA. Però nel plasma ricco di piastrine c’è il fattore di crescita insulino simile (IGF-1), conosciuto anche con il nome di somatomedina, sostanza vietata. Questo trattamento, però, utilizza piastrine autologhe, cioè già presenti nell’organismo del paziente, e agisce solo a livello locale.

Inoltre, come hanno scritto Creaney e Hamilton sul British Journal of Sports Medicine nel 2008, l’emi-vita dell’IGF-1 nel plasma arricchito è troppo breve e la quantità contenuta in 30 ml di PRP è 500 volte inferiore a quella che servirebbe per produrre un effetto anabolico sistematico.

Alessandro Mastroluca

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