26/07/2012 10:54 CEST - Personaggi

Young, il talento rimasto bloccato

TENNIS - John McEnroe rimase impressionato da quel bimbo di 10 anni. Sembrava la nuova stella degli USA e invece, dopo un'ottima carriera junior, si è perso. Donald Young compie 23 anni. Che c'è nel suo futuro? Claudio Maglieri

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Donald Young (Getty Images Europe Clive Brunskill)
Donald Young (Getty Images Europe Clive Brunskill)

“Questo ragazzo gioca alla stessa maniera di un altro mancino che conosco molto bene”. John McEnroe, nel 1999, disse più o meno queste parole ai giornalisti dopo aver palleggiato con un giovanotto di dieci anni dalla pelle scura ed esserne rimasto impressionato. Il popolo americano, che in quel periodo di vacche grasse godeva per il trionfo di Agassi al Roland Garros ed il sesto Wimbledon di Sampras, già si fregava le mani: i due campioni erano ancora sulla cresta dell’onda, Andy Roddick era pronto a sbocciare ed in più c’era questo ragazzo di belle speranze “battezzato” niente meno che da The Genius.

Bei tempi, in cui il movimento era in salute: con Roddick in rampa di lancio e James Blake, Jan Michael Gambill e Mardy Fish pronti a dar manforte a A-Rod, il mancino in questione, Donald Young da Chicago, rappresentava l’ennesimo prodotto di una scuola vincente, il campione del domani pronto a scrivere nuove pagine memorabili di storia tennistica a stelle e strisce.

Lo sport, tuttavia, a volte non mantiene ciò che promette e le aspettative si sbriciolano sotto i colpi della cruda realtà. Quanti bambini prodigio, dopo una brillante carriera giovanile, si sono persi per strada senza confermarsi anche tra i grandi? Oggi, 23 luglio, Donald Young taglia il traguardo del 23esimo compleanno, per cui è ancora presto per definirlo occasione mancata, ma a distanza di tredici anni da quel 1999 e da quella investitura di McEnroe di imprese memorabili ancora non ci sono tracce.

Che Young sia un buon tennista non è in discussione, anche se nel suo gioco è difficile riscontrare il talento cristallino dei supercampioni. In circostanze normali, comunque, Donald sarebbe entrato nel mondo dei Pro, avrebbe fatto la sua onesta figura vincendo dei tornei e si sarebbe costruito una carriera di tutto rispetto. Lui, tuttavia, non fa parte del gruppo “circostanze normali”, lui è il tennista su cui la Usta ha puntato fin dai primi anni (per poi essere stata ricoperta di insulti su Twitter a seguito di una wild card negata per il Roland Garros 2011), il prodigio che avrebbe trainato il tennis d’oltreoceano, il fenomeno che a 14 vinceva l’Orange Bowl under 16, che a 15 anni esordiva nei futures, che a 16 anni si imponeva agli Australian Open junior e che a 17 anni faceva esibizioni con Pete Sampras in palazzetti gremiti.

Certo, per Young non deve essere stato facile gestire tutta quella pressione: quando il mondo si aspetta da te il massimo ogni volta che svolgi il tuo mestiere, può capitare di perdere la bussola ed entrare in vortice negativo, fatto di paure ed insicurezze. Wild card su wild card, articoli sui giornali, previsioni a non finire sul “quanto ci metterà ad entrare nella top ten e dividere la torta con Federer e Nadal”: se la sua crescita si sta rivelando più difficoltosa del previsto, le giustificazioni non mancano di sicuro.

Il 23 luglio è per Donald Young un giorno importante, il giorno in cui si soffiano le candeline sulla torta, anche se con molta probabilità in passato ha festeggiato compleanni migliori dal punto di vista sportivo. Oggi deve fare i conti con la 15esima sconfitta stagionale al primo turno (ad Atlanta contro Steve Johnson, numero 402 Atp), emblema di una prima parte di 2012 assolutamente disastrosa: due sole vittorie (contro Gojowczyk agli Australian Open e contro Dimitrov a Memphis), un totale di 17 ko. Eppure stiamo parlando dello stesso Donald Young che nel 2007 vinse il torneo junior di Wimbledon, confermando le proprie qualità: il tempo per ritrovare la retta via non manca, Young ha davanti a sé un futuro tutto da costruire.

Nel giorno del suo ventitreesimo compleanno l’americano è numero 60 del mondo (il best ranking, 38, lo ha raggiunto dopo essersi arrampicato fino agli ottavi agli Us Open dello scorso anno): al momento la casella dei tornei vinti nel circuito maggiore è ancora bloccata a quota 0, ma in carriera Young si è già portato a casa cinque Challenger (Aptos 2007, Sacramento 2008, Calabasas 2009, Carson 2010, Tallahassee 2011).

Sempre nel 2011, a Bangkok, Young ha giocato (e perso, contro Andy Murray) la sua prima e fin qui unica finale dell’Atp Tour. Forse non porterà mai a casa uno Slam, forse non diventerà mai numero uno al mondo e non trascinerà il tennis americano verso trionfi leggendari, ma le doti per superare questo periodo complicato, vincere presto un torneo ed entrare nei primi venti del ranking ci sono.

Il suo tennis non è un concentrato di talento purissimo, ma uno che ottiene tutti quei risultati a livello junior ha per forza di cose delle qualità importanti: buon compleanno Donald, ti auguriamo che I riflettori su di te si spengano in modo tale che tu possa realizzarti.

Claudio Maglieri

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