05/08/2012 10:54 CEST - Wimbledon

Quando Masha sorprese Serena

TENNIS - Rivivi la memorabile finale di Wimbledon 2004 attraverso quel che scrisse Ubaldo sulla diciassettenne siberiana che era n.13 del mondo e già coperta di sponsor. Leggi anche il profilo scritto subito dopo la vittoria.

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Sharapova
Sharapova

Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
WIMBLEDON _ Il futuro del tennis femminile, sotto forma d’un angelo biondo venuto giù dal cielo della Siberia, è arrivato ieri. E’ almeno un anno _ su queste colonne _ che si parlava di Maria Sharapova, la nuova campionessa di Wimbledon, la terza più giovane nella storia dei Championships a 17 anni e 2 mesi. Lottie Dod ne aveva 15 e mezzo nel 1887 (ma le partecipanti furono solo sei!). Martina Hingis trionfò 110 anni dopo, a 16 anni e 9 mesi.

Ma erano giunte in redazione prima le sue fotografie che i suoi risultati. I primi titoli, un po’ più di spazio del solito, se li era conquistati per tutt’altre ragioni che per il suo tennis, pur così impressionante per quell’età e in assoluto, per la lucidità delle sue scelte tattiche, per il suo dritto non meno efficace di quello di Steffi Graf, per quel rovescio bimane con urletto che faceva tanto Seles.

Perché la piccola altissima Maria aveva solo 16 anni. Perché era indiscutibilmente bella in tutti i suoi 183 centimetri di carnagione perennemente abbronzata. Perché emetteva rantoli strazianti ad ogni tiro, quasi ad infrangere i decibel consentiti su un tennis-court. Perché era russa come Anna Kournikova e non meno bella. Perché la sua vita pareva la sceneggiatura di un film, la nascita in Siberia, il trasferimento a Chernobyl, la fuga dopo l’esplosione nucleare, il rifugio della speranza nelle braccia di Nick Bollettieri e della sua Tennis Academy in Florida (come la Kournikova di cui Maria non voleva più sentir parlare, tanto continui erano i raffronti: “Io ho vinto già due tornei, in Giappone e in Canada, Anna nessuno…”). Perché Yuri Sharapov è uno di quei genitori fanatici che investono tutto sulle fortune dei propri figli… quanti ce ne sono stati nel mondo del tennis! Perché non avevano che pochi rubli, figurarsi dollari. A spingerli ad andare avanti era soltanto la spaventosa grinta di Maria, bella quanto determinata. Perché, perché, perché…

In semifinale, con la calma di chi è troppo giovane per rendersi conto di quel che sta facendo, l’angelo venuto dalla Siberia aveva battuto nella Davenport l’ultima tennista ad aver conquistato Wimbledon prima che le sorelle Williams lo trasformassero nel loro Regno… Unito. Ieri, prima finale in uno Slam, Maria ha fatto di più e meglio. Era n.13 all’inizio del torneo. Che clamorosa sorpresa! “Il mio sogno era vincere Wimbledon, ora è diventare n.1 del mondo”.

Non si può far meglio che dare 6-1 nel primo set alla campionessa degli ultimi due Wimbledon. Per rimontarla poi nel secondo set da 4-2 infilando 4 giochi consecutivi. Certo ha i capelli lunghi e biondi, e la Nike l’ha subito imposta come testimonial con un gonnellino fatto espressamente per lei, ma è la freschezza, la lucidità del suo tennis anche nei frangenti psicologicamente più difficili, a lasciare esterrefatti anche coloro che di campionesse, e belle ragazze, ne hanno viste tante. Ieri non ha tremato una volta, non ha mai avuto paura. Alla fine è rimasta inginocchiata a lungo sull’erba, come Bjorn Borg nel ’76, poi si è inerpicata sulle tribune per abbracciare papà Yuri come Cash nell’87…Ma nessuno aveva mai acceso il telefonino per chiamare la mamma in Florida. Un segno dei tempi. Che per il tennis femminile, dopo il regno Williams e l’universo delle belghe Henin e Clijsters, si è arricchito d’una nuova stella, la più bella di tutte.

E oggi Federer e Roddick daranno vita alla prima finale di Wimbledon fra il n.1 e il n.2 del mondo in 22 anni, come Connors e McEnroe nel 1982. Lo scorso anno, qui in semifinale, Roddick perse da Federer in 3 set. A settembre però fu Roddick a vincere l’US Open. In 6 duelli Federer ha perso con Roddick una sola volta. Oggi sarà il grande favorito. “Leggo il suo servizio” m’ha spiegato una volta “Fed-Express”. Beh, se a Roddick gli togli il servizio, il più è fatto.

Sharapova b.Williams 6-1,6-4 (1h13m). Semifinali: Federer b.Grosjean 6-2,6-3,7-6 (5), Roddick b.Ancic 6-4,4-6, 7-5,7-5.

 

Quando Maria vinse il primo Slam

Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta

WIMBLEDON 3 giugno 2004 _ Adesso che ha vinto Wimbledon a 17 anni e 2 mesi tutti dicono che Maria Sharapova non sarà un’altra Kournikova. E paiono convinti che non ci sia record che la “Sirena Siberiana” _ come l’ha ribattezzata il grande columnist del Boston Globe Bud Collins _ non possa battere, incluso quello dei guadagni. “Sono proprio contenta che le Williams non abbiano vinto Wimbledon!” _ ha detto con l’abituale franchezza Martina Navratilova che ebbe il merito di intravederne le innate qualità a 6 anni in una Tennis Clinic a Mosca fino a consigliare Yuri Sharapov a tentare l’avventura americana e la Tennis Academy di Nick Bollettieri in Florida _ “Nulla di personale contro le Williams, ma Venus pensa più al design che al tennis, Serena pare incerta se far l’attrice oppure la tennista…penso invece che il tennis resterà sempre la prima priorità di Maria. La grinta che ha le servirà ad affinare sempre più lo straordinario talento naturale. Arriverà a mettere in banca più di 200 milioni di dollari! Anche se lei dice che i soldi non le interessano… e io credo che sia sincera”.

Il papà delle Williams, Richard, disse una volta che le gambe di Martina Hingis, campionessa a Wimbledon a 16 anni e 9 mesi nel ’97, erano troppo corte per fermare la corsa delle sue figlie. Ma non potrà dirlo di Maria (alta 1,83 m) che a sentir Boris Becker: “Ha le più belle gambe mai viste dacchè ha smesso di giocare Steffi Graf! Ha classe e l’esuberanza della gioventù: quel gesto istintivo del telefonino per mandare un messaggino alla madre negli Usa, in pieno centre court e prima di ricevere il trofeo, si trasformerà in uno spot multimiliardario. Io ci sono passato attraverso, ho vinto il mio primo Wimbledon a 17 anni, troppo presto perché io potessi darmi …e gli altri mi dessero… il tempo di maturare, di crescere anche tennisticamente. Il tempo, anche solo sei mesi, per migliorare i colpi. Da quel momento, in quanto campione di Wimbledon, ogni sconfitta era un disastro…Mi sono dovuto misurare per tutto il resto della mia vita con quel successo. La vita di Maria non sarà più la stessa. E probabilmente lei non lo sa neppure…”

Da Cenerentola a Zarina, dalla Siberia a Wimbledon, la nuova principessa del tennis _ si può forse chiamare regina una ragazzina di 17 anni, per quanto dotata di regale bellezza? _ ha sofferto troppo perché possa dimenticarlo. Quando la sua mamma, Yelena, era incinta, uno dei reattori nucleari di Chernobyl esplose, inondando di radiazioni la piccola città bielorussa a 75 chilometri da dove vivevano Yelena e suo marito Yuri. “26 aprile 1986! _ ricorda sempre Yuri Sharapov con quella stessa triste precisione che gli americani riservano all’11 settembre 2001 _ Scappammo verso Nyagan, città industriale della Siberia dell’Ovest. I genitori di Yelena vivevano in un appartamento d’una sola camera da letto, ci ospitarono lì. Io trovai lavoro in una delle tante raffinerie di petrolio. C’erano anche 35-40 gradi sottozero. Ma eravamo lontani da Chernobyl. Maria aveva 2 anni quando ci spostammo a Sochi, sul Mar Nero, la città di Yevgeny Kafelnikov (e di Mikhail Gorbaciov). Ero amico del papà di Yevgeny, ci avevo anche giocato a tennis. Maria aveva 4 anni quando Yevgeny gli regalò una delle sue racchettine corte”.

Maria ricorda meglio l’arrivo a Miami, una volta seguito il consiglio della grande Martina: “Io avevo 9 anni, mamma non era potuta venire. Lei non aveva il visto, noi non avevamo i soldi. L’avrei rivista 2 anni dopo. Papà s’era fatta prestare 700 dollari. Un amico che doveva venire a prenderci non venne mai all’aeroporto. Dormimmo nel motel più scadente che trovammo. Bollettieri non sapeva nemmeno che saremmo arrivati…Noi sapevamo che lì si fabbricavano _ dice proprio così _ i giocatori: Agassi, Courier, Seles, Kournikova”.

Papà Yuri prosegue il racconto: “Viaggiammo in autobus e in treno. Io sapevo dire solo ‘mangiare’ e ‘dormire’. Per fortuna da Bollettieri trovammo una donna che capiva poche parole di russo: ‘Per favore, dovete vedere mia figlia giocare!’ _ implorai. La misero su un campo lontano, Nick la vide, la fece venire più vicino, le accordò una borsa di studio. Trovai lavoro come operaio in una ditta di costruzioni. Non potevo permettermi una macchina. Ogni giorno dovevo camminare più d’un’ora per andare all’Accademia. Dopo un anno presi un motorino usato, ma subito la polizia mi fermò: Maria, dietro a me, non aveva il casco. Costava 10 dollari e non li avevo…Forse per tutto questo Maria è diventata così forte, non ha paura di niente, né del centre court di Wimbledon, né di Serena Williams, né tantomeno di vincere…”.

“E’ capace di piegare il ferro” dice di lei Nick Bollettieri. “Spero di restare sempre la stessa persona _ dice invece Maria _ e se dovessi cambiare spero che i miei amici mi diano una bella racchettata in testa”.
Ma Kirill Anurov, dell’ Agenzia russa Novosti, è scettico: “In una notte Maria è diventata famosa nel nostro Paese come le nostre grandi squadre di hockey su ghiaccio, i nostri campioni olimpici. Così come Olga Korbut ha ispirato una generazione di ginnaste, Maria instillerà nelle giovani russe ancor più interesse nel tennis che non Anna Kournikova cui, non dimentichiamo, si deve buona parte di merito se oggi fra le prime 9 tenniste del mondo 4 sono russe, se a Parigi la finale è stata tutta russa (Myskina-Dementieva). Non sarà facile per Maria restare semplice com’è”.

Ubaldo Scanagatta

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