06/08/2012 17:21 CEST - LONDRA 2012

Andy Murray re...ma non avrà mica sbagliato Wimbledon?

TENNIS - Andy Murray ha vinto lo Wimbledon "sbagliato", ma ha forse vinto quello più colorato e festoso. Oggi Roger Federer non c'era proprio. Da Pechino in poi il torneo olimpico merita lo status di quinto torneo dell'anno.  Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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il podio olimpico maschile (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)
il podio olimpico maschile (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

Come faranno i giornali inglesi l’anno prossimo a scivere che un inglese non ha vinto Wimbledon dal 1936?
Forse Andy Murray ha vinto lo Wimbledon sbagliato, però – e so che apparirà contraddittorio - ha vinto anche lo Wimbledon con l’atmosfera più bella, più festosa e gioiosa, con l’inno God Save the Queen cantato da tutto il Centre Court, con tanti giovani, con pochissime giacche e cravatte anche nel famoso Royal Box mai così poco royal, senza né regine né reali, né lord members impettiti con ladies coi cappellini.

Sul 6-2 6-1 5-3 ci si aspettava da un momento all’altro l’arrivo di un elicottero con James Bond e la Regina pronta a gettarsi con il paracadute sul Centre Court, ma non è successo. Nel frattempo il principe Carlo era nel nord della Scozia a fare l’arbitro di una gara di tiro alla fune. Contento lui...

Andy Murray ha vinto lo Wimbledon sbagliato felice come una Pasqua, sorridendo a 32 denti (irregolari), come quasi mai lo avevamo visto, dopo che prima del match i raccattapalle erano entrati correndo e facendo il girocampo lanciando palline da tennis agli spettatori con lanci tipo pitcher. L’ha vinto contro il re di Wimbledon più titolato insieme a Sampras, Roger Federer the “7 Times King", e fra qualche anno nessuno ricorderà forse più che Roger, 31 anni fra 3 giorni, era reduce da una maratona pazzesca di 4h e 26 minuti con Del Potro 48 ore prima ed è stato il fantasma di se stesso: 9 pallebreak per lo svizzero, 9 trasformazioni mancate, 9 game di fila perduti dal 2 pari del primoo set al 5-0 per Murray nel secondo, quattro servizi consecutivi ceduti sull’erba.

Non era mai successo a Federer né qui a Wimbledon né altrove sull’erba. Non ricordo chi mi abbia tweetato, esagerando nello scherzo “Ha giocato meglio Sharapova ieri che Federer oggi” e poi anche, vedendolo sbagliare una risposta di dritto su una seconda palla di Murray a 128 km orari “Oggi ha la reattività di piedi e la mobilità di Bolelli…deve essere l’effetto Del Potro!”.

Per carità, Murray ha fatto quasi tutto alla perfezione, è stato anche fortunato in certi frangenti, come quando ha fatto il break del 2-0 nel secondo con due punti regalati da altrettanti net (il secondo condito anche da una riga pazzesca a conclusione di uno scambio bellissimo), e come ha sportivamente ammesso Federer “Meritava ampiamente di vincere, Andy è stato migliore di me in molti aspetti del gioco. E’ stato un grande mese per me: ho vinto Wimbledon, sono tornato n.1 del mondo e ho preso una medaglia d’argento (che non è la prima per la Svizzera dopo l’oro del triathlon). Sono orgoglioso di aver vinto un argento, è stato un torneo ricco di emozioni dall’inizio alla fine, avrei potuto perdere al primo turno contro Falla (quando era scoppiato in lacrime…n.d.Ubs) e naturalmente di nuovo con Del Potro. Mi sento di aver vinto la medaglia d’argento e non di aver perso quella d'oro…quindi sono molto, molto felice”.

Chissà che a casa sua non sia più felice ancora un vecchio amico di Roger, Marc Rosset: Federer resterà certamente il tennista svizzero più famoso di tutti i tempi, nessuno batterà i suoi mille record, né in Svizzera né probabilmente altrove, ma l’unico tennista svizzero ad aver vinto una medaglia d’oro in singolare  (sfuggita anche a Martina Hingis) resterà Marc Rosset, olimpionico a Barcellona ’92 a conclusione di un’edizione in tono minore se si pensa che il finalista fu il modesto Jordi “Medalla” Arrese. Rosset è il più debole vincitore di un oro olimpico (anche se è stato top-ten): vinse da n.44.

Questa, invece è stata un’edizione alla grande. C’erano tutti i più forti salvo Rafa Nadal fra gli uomini. Trattandosi di Wimbledon c’era da aspettarselo. Chissà se a Rio de Janeiro (sul cemento) sarà così. Forse i giocatori non affronteranno quella trasferta con lo stesso spirito con il quale sono venuti a Wimbledon.
Qui sono tutti contenti per Andy Murray, e ci mancherebbe che non fosse così. Dopo quattro finali di Slam perdute, se avesse perso anche questa il pur bravo Andy avrebbe potuto restarne traumatizzato a lungo.

Eppure Murray aveva cominciato con un po’ d’ansia addosso: doppia palla break subito al primo game, quando Roger aveva commesso un errore che avrebbe stranamente ripetuto: un attacco troppo fiacco sul colpo migliore di Murray, il rovescio.

Perché lo abbia attaccato quasi sempre lì, sul rovescio, è per me un gran mistero
. Forse la lucidità che non ha avuto è dipesa da…Del Potro. “Ero forse più stanco mentalmente che fisicamente, credo…”, avrebbe ammesso lo svizzero in conferenza stampa.

Poi invece il match è andato in discesa per Andy, dopo aver strappato a Federer un sesto game, quello del 4-2, da 14 punti.
Quando Murray ha vinto il primo set 6-2, dopo 38 minuti, il pubblico entusiasta ha improvvisato la ola, ritardando di qualche secondo l’inizio del secondo. Lì si è visto un Federer piuttoto corrucciato. Ma non come quando ha perso il secondo e l'interminabile terzo game del secondo set, quelli che sono stati un po’ la svolta della partita. Il 2-0 lo ha subito addirittura a zero, anche per via di quei due net già segnalati. E il game del 3-0 avrebbe potuto invece essere quello del controbreak che non c’è stato: 16 minuti, 20 punti, 6 palle break per Roger, che non ha saputo sfruttarne manco una.

Quando anche nel terzo set Federer ha perso il servizio a 15 sul 2 pari, si sarebbe potuto calare il sipario. Troppe volte Federer andava a rete come il soldato che esce dalla trincea senza l’elmetto (ricordate una delle frasi predilette da Rino Tommasi?) e veniva infilato come un tordo dai passanti dello scozzese. “E’ il suo colpo migliore” avrebbe detto poi Roger. E allora perché ha insistito così ad andare avanti a quel modo?
Ha sbagliato anche un paio di volee e di smash da principiante. C’era vento, d’accordo, ma soprattutto non era giornata per lui, mentre a Murray riusciva tutto e di più. E mi è tornata comunque a mente una frase di Peter Lundgren, uno dei primi allenatori di Roger dopo che lo svizzero aveva perso il suo primo allenatore Peter Carter, sudafricano: “Dire a Roger di andare all’attacco è come pregarlo di andare a nuotare in mezzo agli squali”.

Così il pubblico ha vissuto una giornata indimenticabile scandendo il coro “Team GB! Team GB!” che ha esaltato anche Andy. “E’ la vittoria più importante della mia vita, questa settimana è stata assolutamente incredibile, mi sono divertito un sacco, non mi sono sentito mai nervoso a parte proprio l’inizio… il tifo ti esalta, il pubblico è stato incredibile non solo qui ma dappertutto, l’atmosfera era incredibile. Avevo parlato con Ivan Lendl dopo la finale di Wimbledon e mi aveva detto ‘Non giocherai mai con maggior pressione di una finale di Wimbledon…e ora sono in grado di affrontare certe situazioni molto meglio. Mi hanno aiutato a tirare il servizio a qualche miglia oraria in più…Ho subito molte sconfitte pesanti nella mia carriera, ma questo è il modo migliore per uscire dal dispiacere per l’ultima finale persa qui a Wimbledon. Adesso il tennis alle Olimpiadi è sempre meglio, lo giocano tutti i migliori. Non ho vinto uno Slam, ho vinto le Olimpiadi e mi sento alla grande. Non mi sarei mai aspettato di poter vincere con questo risultato. Federer all’inizio giocava molto bene, poi dopo il primo set e sul 2-0 per me (quando si è presentato nella Royal Box Lord Sebastien Coe…l’ex campione del mezzofondo che dirige i Giochi; n.di UBS) mi sono sentito molto meglio”.

Ok, il torneo olimpico non è uno Slam, lo si gioca in poco più d’una settimana come un Masters rispetto al quale ha quest’anomalia del terzo set senza tiebreak - di qui tutti i vari record di lunghezza battuti a più riprese, Tsonga con il 25-23 eccetera - e la finale al meglio dei cinque set come accadeva fino a qualche anno fa.
Però oggi come oggi, se Rio non mi smentirà, questo torneo olimpico secondo me vale più di una Masters Cup giocata da solo otto giocatori con quella formula buona per gli spettatori e lo spettacolo, ma alla fine meno valida tecnicamente. Qui chi perde va a casa, non ha una seconda chance e non ci sono possibilità di calcoli astrusi, tantomeno di eventuali biscotti.

Da Seul 1988 in poi il torneo olimpico di tennis è cresciuto edizione dopo edizione, facendo passi da gigante. Ma fino a Pechino non è stato un evento troppo serio, troppo credibile tecnicamente. Seul (Mecir-Mayotte), Barcellona (Rosset-Arese), Atlanta (Agassi-Bruguera e Andre non avrebbe mai giocato se non fosse stato in America), Sydney (Kafelnikov-Haas), Atene (Massu in singolo e in doppio con Gonzalez!) hanno avuto vincitori o finalisti o semifinalisti troppo deboli per meritare lo status del grandissimo torneo.

Pechino (Nadal oro, Djokovic bronzo, Federer sconfitto da Blake, mentre Gonzalez  diveniva poi d’argento) e Wimbledon dovrebbero avere assicurato la svolta decisiva a far sì che il torneo olimpico sia almeno il quinto torneo in ordine di importanza. (Poi magari sentiremo dire dai nostri federales che Roma vale uno Slam...ma basta non dargli ascolto).

Spero che Rio non tradisca e  non inverta la tendenza. Per i giornalisti che amano i bei posti, i bei viaggi, Rio sarà una tappa da non perdere. Ma per i giocatori?

Murray (4) b. Federer (1) 62 61 64

Post scriptum: Non sarà facile che avvenga, ma l'All England Club dovrebbe trarre una piccola lezione dal torneo appena concluso. Vedere i giocatori che giocano con la maglia del proprio Paese sarebbe bellissimo. Ma forse sono proprio gli sponsor dei giocatori che non lo vorrebbero.

Ubaldo Scanagatta

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