22/08/2012 17:14 CEST - Olimpiadi

A spasso per Londra - 2

TENNIS - Seconda e ultima puntata sulle impressioni e sulle curiosità raccolte durante le Olimpiadi Londra vagando tra un impianto e l'altro. Vanni Gibertini

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Anelli olimpici
Anelli olimpici

Uno dei particolari più curiosi, almeno dal punto di vista dell’appassionato di tennis, del Wimbledon versione olimpica rispetto a quella più tradizionalmente liturgica del torneo dello Slam è stato sicuramente la sua omologazione forzata agli altri eventi dei Giochi, che se per certi versi ha portato una ventata d’aria fresca, in altri aspetti ha provocato effetti quantomeno curiosi. In tutti gli impianti olimpici, infatti, l’organizzazione aveva ingaggiato “animatori” di vario tipo, più simili a quelli che si trovano al Club Med che non in un qualunque impianto sportivo, per incoraggiare la partecipazione della folla. Ora, nel tennis non è usanza avere un invasato che urla al cambio di campo iinvitando il pubblico a fare la “ola”, per cui a Wimbledon gli animatori sono stati confinati alla Henman Hill (al secolo Aorangi Park), dove prima dell’inizio della giornata di gare cercavano di coinvolgere il pubblico in giochi abbastanza simili ai quiz televisivi, senza comunque lasciarsi andare all’”aiutino”, che sembrerebbe essere quindi specialità prettamente italica. Ma il momento più alienante di questa parentesi di intrattenimento, almeno per gli habitué di Wimbledon, veniva alla presentazione dei “video didattici”, una serie di tutorial di 3-4 minuti, assemblati dal CIO, e volti a spiegare al pubblico le regole del tennis ed i colpi principali del nostro sport: venivano illustrate le dimensioni del campo, il sistema di punteggio, il diritto, il rovescio, le volée e si arrivava per sino a dare una rudimentale spiegazione delle rotazioni della palla. Vedere una cosa simile nel tempio del tennis faceva un certo effetto, ma contribuiva all’”effetto novità” che ha reso il torneo olimpico così speciale.

Ciò che invece ha contribuito un po’ meno sono state alcune mise rese possibili dal rilassamento delle regole sull’abbigliamento normalmente in vigore durante i Championships. La medaglia d’oro per il cattivo gusto a nostro avviso va alla n.1 mondiale Vika Azarenka, i cui accostamenti cromatici nei suoi completini attillati abbiamo trovato il più delle volte troppo azzardati.

In ottima posizione abbiamo anche Serena Williams, che ha fatto sfoggio durante alcuni dei suoi match di questo orologio che gridava “voglio di far notare li mio sponsor a tutti i costi” piuttosto che “ho bisogno di sapere l’ora in campo”.

Una menzione particolare merita la madre di Serena, Oracene, che girato per l’All England Club agghindata dalla testa ai piedi con gli articoli della divisa olimpica della squadra USA (firmata Ralph Lauren), con tuttavia le etichette di ogni singolo capo ancora attaccate agli oggetti e bene in vista, come chi compra un abito per indossarlo una volta e poi restituirlo al negozio perché non può permettersi di tenerlo. Oracene Williams, non dovrebbe avere di questi problemi, ma tant’è…

Per rimanere in tema di guardaroba, il primo turno di doppio tra i detentori del titolo Federer-Wawrinka e la coppia giapponese Nishikori-Soeda ha provocato un certo amarcord per quello spot televisivo degli anni ’80 che mostrava la differenza tra un capo lavato in lavatrice in acqua calda ed uno lavato a mano in acqua fredda.

Tra gli eventi più originali registrati durante il torneo di tennis olimpico c’è da segnalare le gesta della coppia qui sotto, vestita totalmente in arancione: sul Centre Court di Wimbledon, durante un cambio di campo, lui si è messo in ginocchio ed ha chiesto la mano della sua bella. Niente schermi giganti, come accade spesso nelle arene americane, ma il pubblico se n’è accorto ugualmente ed ha tributato all’ardita coppia un meritato applauso.

Negli impianti olimpici nei quali vigeva un codice di comportamento meno restrittivo, gli “animatori” hanno potuto scatenarsi dando fondo al loro repertorio completo da villaggio vacanze, riuscendo peraltro ad indovinare alcuni giochi collettivi coinvolgenti ed abbastanza originali. Bocciata la “kiss cam”, che ormai ha fatto il suo tempo, l’attività più popolare durante le interruzioni di gioco è stata sicuramente il “video bongo”: sugli schermi giganti venivano inquadrati alcuni spettatori con due bongo posti sotto di loro in sovraimpressione, ed il gioco consisteva nel far finta di suonare i due bongo nella maniera migliore possibile.

Altro gioco originale e di grande presa era la “ola in slow motion”: si tratta della solita “ola” ma eseguita al rallentatore: anche se a prima impressione sembra il riciclaggio di un vecchio trucco, l’effetto visivo di migliaia di persone che si muovono al rallentatore è davvero di grande impatto.

Ma l’arena che a detta di tutti ha creato la migliore atmosfera, soprattutto durante gli incontri serali, è stata quella del beach volley: 15.000 persone festanti ed urlanti, pronte a ballare e cantare ad ogni cambio di campo e ad ogni time out, che hanno persino costretto al trasloco temporaneo il Primo Ministro inglese David Cameron. Le gare di beach volley infatti si sono disputate in un impiato costruito all’uopo in Horse Guards Parade, la spianata dedicata alle cerimonie militari dell’esercito di Sua Maestà, in pieno centro di Londra ed a due passi da Downing Street, dove al numero 10 si trova la residenza ufficiale del Primo Ministro inglese. Con il programma degli incontri che per buona parte della quindicina olimpica ha visto gli atleti affrontarsi dalle 9 del mattino fino ben oltre mezzanotte, e con musica rock sparata a tutto volume per allietare i 15.000 spettatori festanti, il Premier si è trovato nell’impossibilità di lavorare o riposare adeguatamente, ed ha dovuto trovare una sistemazione alternativa, esasperato in particolare dall’incessante “We will rock you” proveniente dagli altoparlanti.

Qui sotto i nostri Lupo e Nicolai, coppia di nuova formazione che si è fatta onore battendo i campioni in carica statunitensi Dalhausser/Rogers, per essere fermati nei quarti di finale dai veterani olandesi Nummerdor e Schuil.

Grande pubblico anche per l’evento di pallavolo indoor, durante il quale ci è capitato di seguire la strepitosa vittoria degli azzurri nei quarti di finale contro i campioni in carica degli USA vicino ad un volto noto del tennis.

Se non siete riusciti a vederlo, in basso a sinistra nella foto qui sopra, ecco un primo piano di Jamie Murray, fratello della medaglia d’oro Andy e buon doppista del circuito ATP.

Prima della partita degli azzurri, siamo stati testimoni di un incidente curioso, ma siamo sicuri fin troppo familiare alla metà maschile dei nostri lettori, nel quale è incorso il brasilano Vissotto, che dalla metà del primo set è stato costretto in panchina in questa posizione decisamente poco elegante, con solamente le parole dei compagni ed un sacchetto di ghiaccio piazzato strategicamente sotto i pantaloncini a dargli conforto... Viva solidarietà da parte di tutti i maschietti.

 

 

Vanni Gibertini

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