26/08/2012 08:08 CEST - Rassegna Nazionale

Vinci, il settimo sigillo – ora ha trionfato ovunque (Martucci e Valesio); Burnett che colpo, è nel tabellone Us Open: “E ora viene il bello” (Paoletti)

26-08-2012

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A cura di Davide Uccella


Vinci, il settimo sigillo – ora ha trionfato ovunque (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 26-08-2012)


Se «Veni, vidi, Vinci» vi sembra banale, come definire il blitz di Roberta che conquista il torneo da 220mi1a dollari di Dallas, battendo l'ex numero uno Jankovic 7-5 6-3 e svicolando dal più quotato New Haven (637.000 ), proprio per recuperare fiducia, e rientrare, domani, fra le prime 20 del mondo al via degli Us Open di Flushing Meadows?


«E' stata una scelta proprio per giocare più partite in questa trasferta sul cemento americano al solito molto dura. Abbiamo avuto ragione».


Che cosa significa questo successo?


«Mi dà belle sensazioni dopo una stagione così così, non ho vinto tre tornei come l'anno scorso, ma ho recuperato i punti che mi servivano». Perché il 2012 non é andato come il 2011: che problemi aveva, solo di fiducia o tecnici o fisici? «Più di fiducia in certe partite, per fortuna non di fisico».


Ha firmato un altro record! è la prima tennista italiana, uomini compresi, a vincere un torneo su tutte le superfici .


«Davvero? Che bello, certo ora che ci penso terra, indoor, erba, mancava il cemento. Ne sono molto orgogliosa».


A Dallas non ha perso un set e ha battuto Jovanoski 6-0 6-0.


«Dopo Ivanovic a Montreal, la Jovanovski: alla premiazione la Jankovic me l'ha ricordato, simpaticamente, dicendo che in due settimane ho sbaragliato il tennis serbo... Niente di personale, figurati».


Eppure la finale non è stata facile come sembra dal 7-5 6-3.


«Penso che sia stata davvero una buona finale. Nel primo set sono stata sotto 3-1, ho perso ancora il servizio nel nono gioco e la Jankovic, sul 5-4, è stata a due punti dal set e lì sono stata brava a girare il parziale. Poi nel secondo sono salita 3-0, con un sacco di opportunità per continuare, ma lei ha rimontato fino al 3 pari. Jelena è davvero un'ottima giocatrice, all'inizio dell'incontro ero un po' nervosa, ma ho cercato di rimanere rilassata e di giocare i miei colpi e, sebbene fossimo entrambe molto stanche, ce l'ho fatta. E' stata una settimana dura, un tabellone duro, una finale dura. Sono così felice di aver vinto!».


Perché finora ci aveva perso tre volte su tre?


«La prima volta era al primo turno degli Us Open, quando lei era fra le prime, fortissima, poi ci avevo sempre perso al terzo set, in match lottati, quindi mi sentivo vicina. Eppure non è stato facile anche perché ho giocato in condizioni diverse dai giorni precedenti, di sera, con tanta umidità e la palla pesante, che non andava. Ma sul 3-3 0-40 sul mio servizio ho reagito ed ho giocato davvero bene, poi da 11, non ho più avuto problemi».


Quest'anno, il primo titolo della Vinci (settimo personale), è il settimo per l'Italia in 12 finali: che significa per il movimento?


«E' una bella soddisfazione, una conferma del nostro lavoro e dell'impegno».


A 31 anni Federer torna numero 1, a 30 la Schiavone vince il Roland Garros, a 29 Roberta Vinci che programmi ha agli Us Open?


«Intanto devo dire che sono un po' stanca, anche se felice e carica di fiducia. Eppoi, è vero, l'età conta poco e ti fa anche migliorare. Non sono quella dell'anno scorso, dei tre titoli vinti, ma magari posso fare anche meglio negli Slam, dopo aver superato per la prima volta il terzo turno a Wimbledon posso fare lo stesso anche agli Us Open. Sarebbe un altro bel risultato personale».


Che cosa le suggerisce il tabellone?


«So solo che sto nella parte bassa, di Agniewska Radwanska, penso al primo turno, sapendo che nel tennis tutte le partite sono dure: all'esordio ho la sorella Radwanska, Urszula, è una regolare, che sbaglia poco, dovrò stare attenta e concentrata. Per fortuna ho l'esordio martedì, e quindi ho un giorno in più per recuperare».


La Vinci che stravince è l’Italia che reagisce (Piero Valesio, Tuttosport, 26-08-2012)


Innanzitutto lode a Roberta Vinci che a Dallas, sotto l'occhio attento di tanti doni di JR, ha conquistato il suo settimo titolo del circuito maggiore battendo in finale Jelena Jankovic. Che adesso sarà anche più rivolta al futuro magari post tennistico che non al presente tennistico; ma è pur sempre una ex numero 1 al mondo e contro l'italiana è stata combattiva assai anche se sempre vittima di certi cedimenti sul piano della concentrazione che molte altre volte hanno segnato la sua carriera. Brava Roberta dunque, brava, brava. Una soddisfazione piena (contro la serba su tre incontri non ne aveva mai vinto uno) che la ripaga almeno in parte della grande delusione olimpica, dove arrivò per suonare le avversarie in doppio e in compagnia della Emani e invece fu suonata. Grazie a questo successo l'azzurra rientrerà domani fra le prime venti al mondo.


RIFLESSIONE A questo punto s'innesca una riflessione. Perché mentre la Vinci s'imponeva a Dallas, a Yale Sara Errani viveva contro uno dei suoi incubi notturni (la ceca Kvitova) una di quelle giornate nere che paiono essere il contrappasso delle tante giornate gloriose che ha vissuto quest'anno. Quelle in cui, in buona sostanza, viene schiacciata da avversarie che in primo luogo sono il doppio di lei fisicamente e che paiono in possesso di una pesantezza di palla cui Sara non riesce ad opporsi. E' successo contro la Radwanska a Madrid, contro la Sharapova (combattendo, però) nella finale di Roland Garros, contro la Shvedova a Wimbledon e contro Venus sull'erba olimpica e a Cincin-nati. Tutte partite in cui Sara, che è una top ten a pieno titolo, ha subìto la potenze delle avversarie soprattutto sulla risposta ai suoi servizi, prima o seconda palla a piacimento. Viene il sospetto che la Errani viva in questa fase una sorta di condizionamento psicologico quando deve incontrare una top five; anche perché per battere la Kvitova, l'altro ieri notte, sarebbe bastato prolungare lo scambio oltre al terzo colpo, condizione nella quale Santa si è issata raramente. Dunque, sintetizzando, bisogna dire che se il tennis femminile è dominato da cinque-sei potenze assolute che si collocano in una via i mezzo fra i maschi e le donne (Azarenka, le due Williams Radwanaka per ora, Kvitova, Sharapova ) nel gruppo squisitamente femminile Errani e Vmci sono fra le super top player. E guardando Sara che stringe la mano alla giunonica Petra a fine match guardandola dal basso in alto si capisce quanto i loro risultati siano eccezionali.


NASTASSJA, BENVENUTA Per finire: domani scatterà lo Us Open. E ci presenteremo a Flushing Meadows con Nastassja Burnett nel tabellone principale, sua prima volta in uno Slam. Dietro Sara e Roberta (aspettando di capire che ne sarà di Pennetta e Schiavone) ci cono Nastassja e Camila Giorgi, top tenniste e very glamour, per di più. E poi c'è chi dice che il nostro tennis femminile non ha un futuro.

Burnett che colpo, è nel tabellone Us Open: “E ora viene il bello” (Francesca Paoletti, La Gazzetta dello Sport, 26-08-2012)


Una soddisfazione enorme, direttamente proporzionale all'altezza dei grattacieli di Manhattan o ai decibel delle strade di New York. Nastassja Burnett, 20enne romana, numero 155 dell'ultimo ranking Wta, ha centrato la qualificazione agli Us Open 2012, al via domani sui campi di Flushing Meadows: prima volta per lei in uno Slam. «Difficile descrivere questa emozione, quello che si prova quando ottieni finalmente quello per cui si è lavorato tanto». Nasty o Asia, come ama essere chiamata, ha papà italiano e madre polacca, ma è romana doc (della zona Talenti). Dallo scorso anno ha scalato quasi 600 posizioni in classifica (a inizio 2011 era numero 732) e vinto quattro titoli Itf (Amiens, Olomuc, Monteroni e Madrid): un crescendo continuo, che oggi le permette di essere la quinta azzurra nel main draw dello slam americano (con Errani, Vinci, Schiavone e Giorgi) e la numero 8 d'Italia. Dopo le qualificazioni («tostissime, contro la giapponese Doi, la cinese Xu e la slovacca Cepelova»), al primo turno l'attende la russa Vera Dushevina (ex numero 31 del mondo).


«A New York ho sempre preferito città più accoglienti tipo Roma e Parigi, qui è tutto troppo grande e caotico per me. Gli Slam sono tutti speciali, li ho sempre sognati tutti e 4, impossibile scegliere. Ma visto che è la mia prima volta...».


Che regalo si farà? Pronta per lo shopping newyorkese?


«No, quello serve solo quando perdi, per tirarsi un po' su di morale. Quando si vince basta il successo per essere felice».


Che ricordo ha di quando, da piccolina, seguiva gli Us Open alla tv?


«Rimasi impressionata dalla vittoria di Maria Sharapova (nel 2006, ndr). Aveva un vestito nero elegantissimo con i cristalli di Swarovski».


L'Importanza del lavoro fatto con Vincenzo Santopadre.


«Lui è certamente uno dei motivi della mia grande crescita recente. Anche se non è con me, basta un suo messaggio per trasmettermi grande sicurezza».


L'sms più bello che ha ricevuto per questa qualificazione?


«Max Dell'Acqua, con cui mi sono allenata per un po' ad Arezzo, mi ha scritto "Adesso comincia il bello"... e io lo spero con tutto il cuore».
 

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