06/09/2012 13:32 CEST - Rassegna nazionale

C’è solo Sara (Martucci).Tutto il derby in un abbraccio (Zanni). Game, set, abbracci (Piccardi). Sara ha il cuore più forte (Semeraro). Sara vince il derby d’Italia (Giorni). Per Sara e Roberta non è stata una festa (Giua)

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C’è solo Sara (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport 6-9-2012)

Roberta è troppo buona. Anche Sara lo è. Ma, quando va in campo, è più fredda, più distaccata, più inesorabile, più forte «di testa». Ha anche un sistema di gioco, da fondocampo, che funziona anche col pilota automatico. Perché, come sulla terra, «dove va alla cieca», scherza il suo allenatore (lo spagnolo Pablo Lozano), la romagnola ha preso coraggio anche sul cemento: dai quarti degli Australian Open a quelli degli Us Open. Così, dopo tre ore d'attesa diluite dalla pioggia, i primi, storici, quarti di finale azzurri di uno Slam fra Sara Errani e Roberta Vinci in realtà non si giocano. Anche se vanno in archivio per 6-2 6-4 in 72 minuti, promuovendo la favorita, Sa-retta, neo numero 7 del mondo, alla sfida con la vincente di Serena Williams-Ana Ivanovic, nella prima semifinale italiana di sempre agli Us Open (se si eccettua la Levi) e, negli Slam, al di fuori di Parigi. L'ennesimo record delle fantastiche azzurre di Fed Cup.

Ma le due amiche e compagne di doppio vivono troppo intensamente la loro storia personale parallela, da tre anni in qua: le lunghe attese, i duri viaggi, le allegre cene assieme, le intense speranze condivise, i successi in doppio, le scalate in classifica, i soldini che cominciano a tintinnare appena da gennaio (quando gli sponsor latitavano), il braccio di ferro tattico fra il rovescio in back che porta alla volée (della Vinci) e il toppone di dritto che apre il campo «e comunque lo tira può far male» (della Errani).

Con qualche tentativo di pugnetto appena accennato e due richieste d'occhio di falco, sempre di Robertina, ma anche troppi errori (37), non compensati dai vincenti (21). Nessuna esultanza di Saretta, che non brilla, ma gestisce (appena 15 errori e 5/6 sulle palle-break). Pochi veri acuti: una stop volley-sberleffo, un'altra in contro-tempo, una smorzata, un lungolinea di dritto, un lob, e poco più da sottolineare nel primo set della Vinci; il break d'acchito, quello del 5-2, la forza del più forte nel chiudere per 6-2 dopo due set point e una palla-break della più concreta Errani. Caldo-umido, nessuna vera esultanza, spalti mezzi vuoti sull'Armstrong (con in contemporanea Sharapova e Djokovic...), atmosfera moscia, zero grinta, stranamente, tacciono anche i due coach-suggeritori, gli amici Lozano e Francesco Cinà. Uno si nasconde a sinistra, sotto il cappellino giallo elettrico, con l'occhietto umido: «No, non ho parlato mai, come facevo? Hanno superato anche quest'esame, hanno fatto quello che hanno potuto, sono due ragazze straordinarie, da imitare e da donare, voi italiani dovreste fargli i complimenti sempre. Non solo adesso per i risultati che stanno ottenendo». L'altro si mordicchia le unghie a sinistra, soffrendo dannatamente: «Non sono riuscito a scuotere Roberta, a farla giocare come nelle ultime due settimane, ho provato anche a farla arrabbiare: quando mi cercava, giravo lo sguardo.

Ho pensato anche di andarmene dal box, ma non sarebbe stato corretto, non l'ho mai fatto. Peccato, spero che le capitino altre 1000 occasioni come queste, aveva il 50% di possibilità di vincere».
C'è poco da fare: Roberta ha un gioco difficile, con scelta del colpo ed esecuzione che devono essere precise, ma non ha la testa libera, è confusa, bloccata, altrove. Sicuramente non è cattiva, non gioca i primi quarti di finale di uno Slam della carriera, guarda l'amica di là del net e sospira contro il destino che gliel'ha messa di fronte. Santi La Vinci esce sconfitta anche dai tre break consecutivi d'inizio secondo set, malgrado alzi finalmente il volume del gioco e si guadagni anche qualche applauso dai 1000 spettatori (…)

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Tutto il derby in un abbraccio (Roberto Zanni, Corriere dello Sport 6-9-2012)

Non ha esultato Sara: è stato come segnare un gol a quella che fino a ieri era la tua squadra. Errani batte Vinci, Errani nella storia, prima italiana in semifinale agli US Open dal 1930, da quando ci riuscì Maud Levi Rosenbaum, Errani almeno 7ª nel ranking WTA, mai successo prima. C'erano mille e un motivo per saltare di gioia: Sara non l'ha fatto dopo il 6-2, 6-4 con il quale ha regolato Roberta Vinci, conquistandosi un posto tra le 'Magnifiche Quattro' di Flushing Meadows dove affronterà la vincente di Serena Williams-Ana Ivanovic che hanno giocato in nottata. Neanche un sorriso, da fondo campo lentamente si è avvicinata a rete: una stretta di mano, come da protocollo, poi un lungo abbraccio non con l'avversaria, ma con la grande amica Roberta Vinci. Gioivano le Williams per le vittorie, quando giocavano una contro l'altra, ricordavano al Louis Armstrong Stadium, e sono sorelle... Ma il derby d'Italia aveva un significato ancora più grande: non perché fosse la prima volta nei quarti di uno Slam, ma perché di fronte c'erano due autentiche, grandi amiche, in campo, ma soprattutto nella vita. Finita la partita Roberta è tornata a tifare per Sara.

LA TENSIONE - Non è stata una partita spettacolare, troppo sentita. E ci si è messa anche la pioggia a far salire il termometro della tensione: doveva cominciare alle 17 italiane l'incontro, la prima palla di servizio, della Vinci, è partita invece esattamente 2 ore e 19 minuti dopo, colpa della pioggia che ha tenuto anche lontano il grande pubblico dalle tribune. Sara e Roberta in campo si sono presentate con la stessa identica divisa, maglietta color fucsia, gonnellina nera. Si capiva che c'era emozione, tensione: un quarto di finale a New York, nell'ultimo Slam dell'anno giocando contro chi, tra l'altro, il giorno prima era stata compagna di doppio e con la quale si era raggiunto lo stesso obiettivo che c'era in palio nel singolare, le semifinali.

E probabilmente il match dell'emozione l'ha vinto subito Sara Errani: due minuti ed è stato immediatamente break e nel primo set, durato 36 minuti, non c'è stata quasi mai partita. Sara ha sempre o quasi controllato Roberta, incapace di sfoggiare quel gioco brillante che le aveva permesso di far fuori la numero 2 al mondo Radwanska, un paio di giorni prima. È la grande forza della Errani: impedire a chi è dall'altra parte della rete di esprimersi al meglio e così la romagnola nata a Bologna dopo tre quarti di finale negli Slam (ha mancato solo Wimbledon) ha aggiunto anche un altro record, due semifinali (dopo quella di Parigi che poi è diventata finale) nello stesso anno, nei quattro tornei più importanti al mondo (…)

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Game, set, abbracci (Gaia Piccardi, Corriere della Sera 6-9-2012)

Si lasciano così, senza rancore, sciogliendosi dall'abbraccio fucsia che stava appollaiato sul bordo di un match bloccato e nervoso, esangue e pieno di errori (15 non forzati Sara, addirittura 37 Roberta), come un gatto incerto se fare le fusa. Errani batte Vinci 6-2 6-4, in semifinale domani contro la multinazionale Serena Williams (nella notte l'americana ha giocato il suo quarto di finale contro la rediviva serba Ana Ivanovic, e non si vede come possa aver perso...) sbuca l'artigianato locale esportato per i courts del pianeta con quella testardaggine che fa sorridere la Robi, e le fa fare gli occhi rotondi come ogni volta che prende in giro (con affetto) l'amica: «Quando Sara si mette in testa una cosa...».

Sara all'inizio dell'anno si era messa in testa l'idea meravigliosa di un salto di qualità carpiato e con triplo avvitamento, la prima semifinale femminile totalmente made in Italy all'Open Usa (che eguaglia quella di Corrado Barazzutti nel '77 con Connors, però allora si giocava sulla terra verde di Forest Hills) premia la Puffetta che si crede alta due metri, e invece bastano 164 centimetri e due gambette di caucciù (il miglior rapporto brevità/corsa dai tempi di Arantxa Sanchez) per riscrivere, dopo Melbourne (quarti) e Parigi (finale con la Sharapova, ieri uscita esanime ma vincente da un sudatissimo incontro di wrestling con la francese Bartoli) la piccola storia del nostro tennis, da anni affidato alle amorevoli mani delle nostre donne.

Saretta si spinge oltre la Schiavone (quarti a New York nel 2003 e nel 2010), oltre il tris della Pennetta (2008, 2009, 2011), oltre le resistenze impostele dal rapporto con l'avversaria dall'altra parte della rete, «Roberta che sa tutto di me», incluso che a vincere un match mai in dubbio sarebbe stata la Errani Non è facile giocare contro uno specchio che ti riflette il meglio e il peggio dite, perché questo, in fondo, è il senso di un'amicizia debordata dentro un quarto di finale Slam, e che ieri sera è proseguita, come sempre e come nulla fosse, a cena (paga chi vince). Sara conosce troppo bene il repertorio di Roberta, riprende le smorzate, prevede gli attacchi in controtempo, si lascia scavalcare da un paio di lob ben piazzati, disinnesca l'arsenale della Vinci, quel tennis vintage così meravigliosamente demodé, con una copertura del campo che non dà scampo all'azzurra e non accende mai la miccia sotto l'incontro, perché tanto sappiamo che un'azzurra, comunque, tenterà l'impresa di finire in diretta nel super saturday della Cbs.

Sara concede la prima palla break sul 5-2 del primo set, e annulla con il servizio. E nemmeno sul 3-3 (break e contro-break) del secondo, quella little Italy che si è raccolta sul Louis Armstrong semideserto dopo un ritardo di due ore per pioggia riesce a immaginare un finale diverso da quello che è già scritto. La Vinci chiude con il 45% di prime palle in campo e il 39% dei punti sulla risposta («Una sconfitta che brucia, ma ha vinto la migliore»), una miseria davanti al servizio non irresistibile di Puffetta. Un'ora e 12 minuti, storici a modo loro. Così la Errani mette l'ipoteca sul Master di fine anno (…)

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Sara ha il cuore più forte (Stefano Semeraro, La Stampa 6-9-2012)

Ha vinto la più forte, ha vinto la più fredda. Ha vinto Sarita, affacciandosi dalle finestre azzurre dei suoi occhi enormi, calmi, analitici su un match che grondava emozioni. Ha perso Roberta, l’amica più fragile, attaccante geniale ma più vulnerabile, sia nel gioco sia nell’animo. La Errani si è presa in due set scialbi e veloci (6-2 6-4, un’ora e 12 minuti) il derby del cuore, il primo quarto di finale tutto azzurro nella storia del tennis italiano. Un match che valeva la semifinale negli Us Open – che Sara giocherà domani, pioggia permettendo - 475 mila dollari e il numero 7 in classifica, ad appena 4 piazze dal record di Francesca Schiavone, la Sorella-Madre.

Roberta Vinci, rattrappita dalla tensione, non è riuscita a dispiegare sul campo il suo tennis creativo, ha sbagliato tanto, troppo (37 errori gratuiti), incapace di contrastare con il back di rovescio il muro di top-spin della compagna di doppio. Incapace di arginare con il piano di gioco che sicuramente aveva studiato – attaccare, attaccare, attaccare… – la piena dell’ansia. Si dovrà accontentare del suo best ranking (a fine torneo entrerà per la prima volta fra le top-15) e dovrà essere brava a superare la delusione per reinstallarsi, già oggi, a fianco di Sara e ricostruire la coppia più forte del mondo nel tentativo di vincere, stavolta insieme, il secondo Slam dopo quello conquistato a Parigi. Un match senza storia, giocato nell’umido del vecchio centrale, il “Louis Armstrong”, abitato da poche decine di coraggiosi che in mattinata avevano sfidato la pioggia, le previsioni meteo disastrose e il traffico del Queens.

Dopo il rinvio di due ore e mezza per pioggia e il riscaldamento separato Cichi&Cichi sono scese in campo facendo finta di non guardarsi, di non conoscersi. Di non volersi bene. Ma è bastato il primo break, al primo game, per togliere il velo al match. Tutte e due stanno vivendo una stagione memorabile, ma la Errani è tennista e agonista più solida, finalista al Roland Garros e top-ten; Roberta ha provato a reagire a metà del secondo set, ma è stato un lampo pallido come il ricordo della lezione impartita in ottavi alla Radwanska. Alla fine una gioia triste per Sarita, che davanti allo sprofondo dell’amica non ha esultato, come fanno nel calcio i bomber dal piede pesante e dal cuore leale. Anche l’abbraccio è uscito per una volta faticoso, posticcio, un intreccio di sentimenti troppo diversi.

«Vedere Roberta dall’altra parte della rete è stato strano ha detto Sara in conferenza stampa sfoderando il primo sorriso convinto della giornata - giocare contro la mia migliore amica non è stato facile, ma farla sbagliare era il mio obiettivo. Fra noi è sempre una questione molto tecnica, con Roberta devi avere equilibrio, non puoi strafare». Le hanno chiesto del rapporto con il dottor Del Moral, il dottor doping di Lance Armstrong “bandito” anche dall’Itf: «Era il miglior medico di Valencia (dove Sara si allena, ndr), logico che in passato ho lavorato con lui. È stato strano sentire che era coinvolto in quelle faccende, ho parlato con la federazione e non mi hanno espressamente vietato di avere rapporti con lui, ora però non voglio più sporcare il mio nome accostandolo al suo (…)

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Sara vince il derby d’Italia (Alberto Giorni, Il Giorno 6-9-2012)

L’ultima scena del derby del cuore è un caloroso abbraccio a rete. L’ha spuntata Sara Errani, che per rispetto dell’amica non ha esultato per il 6-2 6-4 in 1h12’ inflitto a Roberta Vinci: sarà lei a giocare una storica semifinale agli US Open contro la vincente di Serena Williams-Ivanovic (l’altra sarà Azarenka-Sharapova): un passo forse decisivo anche verso il Masters di Istanbul. Ha prevalso la maggiore esperienza della romagnola in match di alto livello, mentre la tarantina è apparsa a lungo bloccata dalla tensione e ha commesso troppi errori gratuiti, ben 37. Grande fair play tra le due: non si sono visti autoincitamenti e «pugnetti» che avrebbero esibito contro qualsiasi altra avversaria. «Se vincerò il torneo? Ve lo dirò fra 3-4 giorni», ha detto Sara a caldo.

Sul campo Louis Armstrong, già teatro dei successi di entrambe negli ottavi, si è iniziato con più di due ore di ritardo a causa della pioggia e purtroppo con una scarsa cornice di pubblico: il maltempo ha scoraggiato molti ad assistere al primo match della giornata. Entrambe vestono lo stesso completino fucsia, particolare che le rende ancor di più «gemelle separate»; la Errani parte subito forte e vola sul 2-0. La Vinci è aggressiva e ogni volta che ne ha l’opportunità si presenta a rete, ma il piano non funziona perché Sara è sempre molto solida e la infila puntualmente con precisi passanti. C’era curiosità per vedere come avrebbero reagito le due amiche nel caso di punti contestati, ma la presenza del «Challenge» (la moviola in campo), che ha dato più volte ragione a Roberta, ha evitato contrasti.

La Vinci serve male, sbaglia molto e la Errani prende il largo. La romagnola ha qualche problema solo sul 5-2: annulla la prima palla break concessa, con un servizio vincente, e chiude 6-2 al quarto setpoint. Il secondo set inizia come il primo, con un break per Sara. Roberta reagisce subito strappandole il servizio a zero, ma è un fuoco di paglia. La Errani riprende subito il comando delle operazioni e scappa sul 3-1, viene raggiunta sul 3-3, poi opera il break decisivo al nono game e firma il 6-4 sfruttando l’ultimo errore di dritto della Vinci. La semifinale è di Sara, ma prima ci sarà quella del doppio, dove finalmente ritroverà Roberta dalla stessa parte della rete. 

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Per Sara e Roberta non è stata una festa (Claudio Giua, repubblica.it 6-9-2012)

La Nike le ha anche vestite uguali, ché a casa, se hai un televisore senza alta definizione, fai fatica a distinguerle. Dagli spalti del Louis Armstrong Stadium invece non puoi sbagliarti e ti godi il loro tennis, che non sarà quello brutalmente potente di Azarenka o quello elasticamente elegante di Sharapova ma è ricco d'inventiva, d'intelligenza e di sapienza. E vale per tutt'e due, per Roberta e per Sara. Che giocano in modo diverso ma mai noioso, tanti sono i cambiamenti di ritmo, il ricorso alle palle corte, il passaggio repentino dall'incrociato al passante lungolinea, i deliziosi lob che propongono. Merito dei grandi miglioramenti che hanno via via portato nei propri colpi e, in parte, sono stati ottenuti anche lavorando ore ed ore insieme per diventare la coppia più forte al mondo. Quel che anche i critici meno entusiasti riconoscono a entrambe è di aver affinato in misura e qualità impressionanti le proprie strategie di gioco. Merito soprattutto dei due coach, Pablo Lozano, 32 anni, di Valencia (ma parla un italiano perfetto), e Francesco Cinà, 37 anni, palermitano. Anche loro hanno belle storie. Lozano non è stato un giocatore di successo ma ha avuto l'umiltà, ancora molto giovane, di mettersi a seguire da vicino alcuni eccellenti allenatori spagnoli, i veri artefici della scuola che ha portato tredici loro tennisti tra i primi cento del ranking ATP. Cinà, invece, è stato un buon professionista ed è considerato tra i migliori coach italiani. Hanno lavorato molto sul carattere delle loro "clienti". Lozano ha dovuto incanalare la grinta e la competività di Sara, Cinà ha invece contribuito a dare consapevolezza dei propri mezzi a Roberta, che fino all'anno scorso sembrava destinata a fare da eterna terza o quarta delle italiane.

I risultati li stiamo vedendo in questi US Open, dove mai due italiane erano arrivate così avanti. Sara ha regolato nei quarti di finale Roberta, che per per oltre metà partita non è riuscita a superare né l'emozione della prima volta sulla soglia della semifinale di uno slam né il trauma di avere come avversaria l'amata compagna di doppio. Non è stato, e non poteva esserlo, un match al livello dei due ottavi di finale, che avevano visto Errani dominare Angelique Kerber, WTA 6, e Vinci lasciare di sale la numero 2 Agnieszka Radwanska. Sara ha fatto quel che doveva, Roberta ha sbagliato troppo. La differenza è - azzardo - nella freddezza e nella determinazione, che in Errani sono concentrate al massimo livello.

Non è stata, va detto, nemmeno una festa. Alla fine - come sapete, il risultato è stato 6-2 6-4 - non hanno sorriso, preoccupata Sara di non offendere l'amica, mentre Roberta sembrava volerla consolare. Per fortuna basterà poco per ritrovare l'equilibrio, visto che già domani torneranno in campo fianco a fianco a giocarsi l'accesso alla finale del doppio. Torneranno a sorridere, dopo il piccolo incubo di oggi. Dunque Errani ripete l'exploit di Parigi e va in semifinale, dove troverà Ana Ivanovic o Serena Williams. La sua corsa potrebbe anche non finire lì.

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