07/09/2012 14:52 CEST - Rassegna nazionale

Può vincere con gli scambi prolungati (Bertolucci), Berdych resta bello e vincente (Martucci), Sara non avere paura (Valesio), La formica Sara e la pantera sfida impossibile agli Us Open (Sisti), Saluti e addii (Palizzotto)

7.9.2012

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Rubrica a cura di Stefano Pentagallo

Volée di rovescio - Può vincere con gli scambi prolungati

Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport del 7.9.2012

Può vincere con gli scambi prolungati. In silenzio, ma non troppo, visti i risultati della stagione che l'hanno proiettata nella top ten mondiale, Sara Errani ha raggiunto con pieno merito anche le semifinali degli Us Open. Lo ha fatto con estrema padronanza, quasi in scioltezza, come fosse la cosa più naturale del mondo. Per questo, gli appassionati le chiedono il miracolo, la «mission impossible», contro Serena Williams. L'avversaria odierna, è bene dirlo subito, è quanto di peggio possa offrire il circuito femminile. La classifica, in questo caso, è bugiarda, perché quando è in condizione e non è distratta da fattori esterni, l'americana non è la numero 4 del mondo, come dice la Wta, ma risulta di gran lunga la più forte. Gioca in casa, su un palcoscenico che conosce alla perfezione, su un terreno che predilige ed è la grande favorita. Di Serena balzano agli occhi l'esplosività e la stilisticamente perfetta esecuzione del servizio anche quando varia le traiettorie con l'uso sapiente del polso. Con il rovescio, apre il campo e risponde aggressiva, imprimendo velocità e pesantezza alla palla. Non ama correre, tralascia, quasi con disprezzo, la fase difensiva, ma quando colpisce da ferma risulta quasi sempre devastante. Ed è sulla corsa che dovrà fare affidamento la nostra Sara. La romagnola non ha la pesantezza e la velocità di palla per affrontare il braccio di ferro da fondo campo, ma potrà creare problemi a Serena se riuscirà a costringerla a spostamenti laterali, attraverso scambi profondi e prolungati, proponendo anche palle prive di peso e difficilmente decifrabili potrebbe incartare l'avversaria. La percentuale di prime palle al servizio dovrà toccare livelli altissimi, senza tralasciare il tentativo della palla corta. Con il cuore e la lucidità tattica Sara potrebbe anche vedere la luce in fondo al tunnel. Sperando proprio che non sia quella di un treno.

Berdych resta bello e vincente Si ferma la corsa di Federer

Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport del 7.9.2012

La gente non cambia. E Roger Federer non fa eccezione. Nemmeno ai quarti di finale Slam consecutivi numero 34, lo svizzero vuole proprio dare una lezione di tennis a chi, col tennis puro, l'ha fatto piangere fin dal primo incrocio, l'Olimpiade di Atene 2004, e a Wimbledon 2010 (nei quarti, dopo 7 finali di fila), con il souvenir della rimonta da due set sotto agli Australian Open 2009. Sa che deve evitare un braccio di ferro, sa che deve usare varietà e pazienza, sa che deve giocare una maratona (mai e poi mai i 100 metri), ed invece di usare il fioretto (il rovescio slice, per esempio) si mette a fare a pallate. Così, alle 23.26 di mercoledì, si arrende a Tomas Berdych, dopo 20 «night session» di fila vittoriose a Flushing Meadows. Macché quattro giorni di sosta per la rinuncia di Fish negli ottavi («Non è stato un problema», taglia corto il re-record di 17 Slam), macché la potenza di Tomas il bello («Il problema è altrove»), macché voci di un'altra gravidanza di Mirka («Nella mia vita stanno succedendo tante cose importanti...»), macché sera o giorno («Cambia tanto, ma ci sono abituato»), macché età (31 anni) e calo di fine estate («E' anche normale»). Roger il Magnifico ha tutto lo stadio Ashe per lui, la fiducia ritrovata dopo il nuovo trionfo a Wimbledon, il ritorno al numero 1 e l'argento olimpico: si sente dal boato che lo saluta al via, si vede quando vola subito 2-0 con servizio-dritto da flipper, quando soffre la pesante contraerea ceca, quando cede i primi due set, quando recupera il terzo (due doppi falli di Berdych sul 3-2 e lui che scala finalmente marcia), quando inventa un paio di rovesci slice, e quando saluta ed è festeggiato da vincitore.

Kriptonite «Siamo ancora 11-5 per lui nei testa a testa, ma c'è qualcosa nel mio gioco che Roger non ama, lo fa soffrire, e lo porta fuori dal suo solito comfort. Gli piace sempre dettare tempo e gioco, ma con me è il contrario, da un paio di match», sorride Berdych, numero 7 del mondo (rifiorito dalla bellissima fidanzata Ester Satorova). Che s'offende per il parallelo con Lukas Rosol, il castigatore di Nadal a Wimbledon: «Quella era stata una sorpresa». Forte di un super-servizio (80% con la prima) e 30 vincenti (con 21 errori). Forte, Berdych, della non-risposta di Federer: «Ho giocato male, dopo il terzo set ero eccitato, ma non avrei mai dovuto perdere il primo».

Sara, non avere paura!

Piero Valesio, Tuttosport del 7.9.2012

QUALCHE volta perde anche lei. Non le piace, ma succede. Successe l'anno scorso giusto nella finale di New York contro Sam Stosur che era accreditata di una manciata di possibilità di farcela. Giusto qualcuna in più di Sara Errani, ma mica poi tanto. Perse quel match, Serena Williams, dopo aver disputato un torneo-passeggiata in cui non aveva ceduto nemmeno un set. Contro la Ivanovic negli ottavi aveva sofferto (oddio) decisamente più di quanto non abbia sofferto ieri e in semifinale aveva preso a pallate la Wozniacki che allora era numero 1 al mondo. Poi in finale contro una giocatrice che non è certo una leonessa, semplicemente, perse. Cosl come perse dalla Clijsters nel 2009 nel match famoso in cui minacciò di morte la malcapitata giudice di linea coreana.
E' stata sconfitta anche quest'anno, Serena. Certo se si guarda alla statistica che recita «Williams Serena, Usa, 41 incontri vinti sugli ultimi 43 giocati» c'è poco da sperare. Ma le sconfitte di Serena arrivano probabilmente seguendo una volontà propria. Ogni tanto si manifestano. E' questa l'unica considerazione che accomuna i ko del 2012 contro Makarova, Wozniacki (in inverno e primavera), quella contro la Razzano a Parigi e quella recente contro la Kerber a Cincinnati. Ci sono giornate in cui ha meno voglia, in cui si muove meno bene, in cui qualcosa la fa incavolare. E allora pure il suo sistema-tennis, che è umano, produce risultati meno buoni.

ATTEGGIAMENTO Ora se si compie un'anamnesi tennistica di Serena e di Sara va da se che se l'azzurra oggi resterà in campo per più di un'ora sarà già un ottimo risultato. Però non si può mai dire. Ad esempio perché la legge dei grandi numeri vuol sempre dire la sua. E non è detto che Sara, visti i portentosi progressi di cui è stata capace quest'anno, parta sempre strabattuta, vista la sua conformazione fisica e il suo palese tallone d'Achille, (la seconda di servizio), contro quelle tre-quattro giocatrici di caratura superiore: Serena, Azarenka, Sharapova. In fondo la strada l'ha tracciata la stessa Serena che dopo aver triturato la Ivanovic ha dichiarato al sito www.ubitennis.com: «E' una grande combattente, ha un grande atteggiamento (miglior traduzione possibile del termine "attitude" ndr) e quando hai una gran fiducia in te stessa puoi riuscire a fare qualunque cosa In effetti è un atteggiamento che mi ispira, mi serve da ispirazione.» Un concetto insomma molto americano e il fatto stesso che una vera americana come Serena faccia dell'europeissima Sara un esempio da seguire dovrebbe già trasmetterci soddisfazione.

ELENCO Dunque ecco un piccolo elenco di accorgimenti di cui Sara dovrà tener conto quando oggi scenderà in campo sull'Arthur Ashe per tentare di compiere il miracolo dei miracoli e giocarsi le sue carte per centrare l'accesso alla finale dello Us Open. 1) Evitare come la peste che il match scivoli via già dai primi punti con troppa velocità. Piuttosto faccia come Murray, chiami l'injury time, si faccia massaggiare la schiena dopo i primi due punti se vede che butta male. 2) Eviti di tirare la seconda mozzarellosa soprattutto se Serena darà ad intendere che adora i latticini di Aversa. Piuttosto tiri una seconda prima oppure serva qualche volta da sotto. Mica è vietato. 3) Faccia conto di avere al fianco la Vinci e di essere impegnata in un doppio, tipo quello che ieri ha stravinto contro la Llagostera Vives e la Martinez Sanchez (se non hanno doppio cognome le spagnole non possono giocare il doppio) accedendo alla finale. Quando la situazione Io permette tiri una palla grattacielo più che un campanile e subito dopo una smorzata da cardiopalmo. Se va in rete pazienza, se riesce sarà un sassetto che s'infilerà perfido nel meccanismo di Serena. La potenza è nulla senza controllo: se vale per un pneumatico può valere anche per la più forte tennista al mondo.

La formica Sara e la pantera sfida impossibile agli Us Open

Enrico Sisti, la Repubblica del 7.9.2012

Pantera contro formica. Una semifinale, quella di oggi, sulla carta impossibile. Sara e Serena, modi diversi di stare al mondo e dentro un campo da tennis. Le due creature si sono già scontrate in tre occasioni e ogni volta la pantera è uscita dal campo leccandosi i baffi. Nell'ultima partita (Dubai 2009) la formica Errani sorprese la pantera Williams nel sonno e si portò a casa il primo set. Per ripagarla delle attenzioni ricevute l'americana chiuse il match con un dirompente 6-0. E non era «questa» Serena. Non così superiore. Durante certi scambi si ha la sensazione che esista di fatto un terzo sesso: gli uomini, le donne e a metà strada, per potenza espressiva, lei. Tecnicamente e fisicamente sta percorrendo la via di mezzo che fu della Griffith nel mondo della velocità. Ha tutto. Ma soprattutto le riesce tutto. Ieri si stava allenando sui campi secondari del Tennis Center. Dopo dieci minuti di bordate telecomandate ha commesso un errore e ha sbattuto la racchetta sul cemento. Motivatissima. Perfetta. Ha mollato una sola delle ultime 26 partite disputate. Ha vinto 12 Slam. Sembra imbattibile e forse lo è. Nei quarti ha travolto la Ivanovic, che pure stava giocando il suo miglior tennis da quando è dimagrita. Diceva Chris Evert ammirandone la travolgente compostezza: «Non l'ho mai vista giocare così». Subito dopo queste parole Serena archiviava un turno di servizio infilando quattro «ace», il più lento a 180km/h. Nemmeno quando era la numero uno ufficiale, prima del misterioso infortunio al piede e della coda chirurgica per rimuovere un'embolia polmonare, esibiva tanta determinazione. Ora è "soltanto" la n.4 (perché ha giocato poco). Ma del resto il ranking femminile è bugiardo. La numero quattro è onnipotente e le numero uno vagano, si perdono, appaiono e scompaiono (Safina, Jankovic, Ivanovic, Wozniacki). Un giorno sono vispe, giovani, in fiducia, l'altro invecchiano di colpo, chiamano i fisioterapisti, gli psicologi, si presentano incerottate, servono come delle pensionate e magari si fanno prendere in giro dall'ultima arrivata al primo turno di un torneo qualsiasi. Nemmeno Azarenka e Sharapova, che giocheranno l'altra semifinale e che sono le attuali uno e tre, possono garantire al pubblico e a se stesse un cammino regolare. «È il miglior servizio della storia del tennis femminile», aggiunge Mary Joe Fernandez, a bocca aperta davanti a Serena, il caso a parte. Sara non ha ancora deciso col suo coach Lozano quale tattica adottare. Ma c'è poco da star lì a riflettere. Bisogna resistere, stare lontane dal morso della pantera. Farla correre? Quella corre. Farla venire a rete? Quella ci viene volentieri. Correre potrebbe essere un antidoto, ma quanto ci si può spostare da un angolo all'altro senza perdere la coordinazione e i riferimenti su un campo dove non si è mai giocato (Sara è al debutto sull'ArthurAshe)? Di positivo c'è che la formica non ha nulla da perdere mentre dalla pantera si aspettano ruggiti a non finire. Si può forse contare sul fatto che qui Serena sente l'ambiente più che altrove e ogni tanto sclera (la sceneggiata dello scorso anno in finale le costò una multa). Ma non di più. Intanto ieri, superando le spagnole Llagostera Vives e Martinez Sanchez per 6-3, 6-2, Sara s'è guadagnata con Roby Vinci la finale del doppio. Per Thelma & Louise è la terza finale di uno Slam nel 2012: all'Australian Open persero, al Roland Garros vinsero. Provaci Sara, immaginati grossa e minacciosa, pensa di essere una formica gigante. In fondo che ti costa.

Saluti e addii agli Us Open: Federer ko, Roddick smette

Daniele Palizzotto, Il Tempo del 7.9.2012

La sorpresa, l'addio e la speranza. All'improvviso, dopo una settimana insolita per il clima afoso e quasi monotona sul campo, gli Us Open hanno condensato tutte le emozioni in una giornata incredibile, aperta dall'eroina azzurra Sara Errani, resa indimenticabile dall'ultima recita del beniamino di casa Andy Roddick e poi chiusa dalla sorprendente sconfitta di sua maestà Federer per mano di Berdych.
Un risultato davvero inaspettato, non tanto per le indiscusse qualità del ceco, quanto per l'opposto rendimento stagionale dei due rivali: Federer ha disputato un 2012 eccezionale - con il ritorno al numero uno in classifica grazie al 7º Wimbledon e ai trionfi di Indian Wells, Madrid e Cincinnati - mentre Berdych ha collezionato delusioni, dalle sconfitte d'acchito subite a Londra da Gulbis e Darcis alle bocciature negli ottavi del Roland Garros (Del Potro) e nei quarti dell'Australian Open (Nadal).
Quasi d'incanto, però, l'immenso palcoscenico dell'Artur Ashe Stadium ha ribaltato le gerarchie: irriconoscibile Federer - poco incisivo al servizio (appena 7 ace) e impreciso da fondo campo (40 errori) - eccezionale Berdych, con 14 ace e 30vincenti per un successo netto e meritato (7-6 6-4 3-6 6-3). E forse non è un caso, visti i precedenti: in 16 confronti il ceco ha battuto Federer solo 5 volte, ma come dimenticare i prestigiosi successi ottenuti due anni fa a Wimbledon e all'Olimpiade 2004? Perso il re svizzero, ora gli Us Open si trasformano nell'occasione giusta per l'eterna promessa Andy Murray (4-6 7-6 6-2 6-0 al croato Cilic), reduce dal trionfo olimpico ma ancora a caccia del primo Slam. Domani in semifinale lo scozzese partirà favorito contro Berdych, ma certo non sarà un match semplice. Dall'altra parte del tabellone il quarto tra Djokovic e Del Potro sembra invece una semifinale anticipata, nella quale il pubblico di New York avrebbe voluto ammirare ancora Roddick: sconfitto dall'argentino negli ottavi, l'ex numero uno mondiale ha salutato i tifosi in lacrime. L'America ha perso un beniamino, l'Italia sogna ancora con la Errani. Oggi la prima italiana in semifinale agli Us Open tornerà in campo per una sfida impossibile contro Serena Williams: Sarita non ha mai battuto l'americana nei tre precedenti e sembra difficile possa riuscirci a Flushing Meadows, sul cemento amato dal rullo compressore Serena, appena 16 game persi in 10 set giocati finora. Sognare, però, non costa nulla.

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Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

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