08/09/2012 22:06 CEST - Us Open
TENNIS - Il "Super Saturday" figlio della televisione non rispetta le regole del tennis. Il vincitore della seconda semifinale tra Djokovic e Ferrer è svantaggiato se la finale si gioca di domenica. Rino Tommasi
NEW YORK - Da quando vengo da queste parti il sabato che precede la conclusione dell’Open degli Stati Uniti sono costretto a scrivere lo stesso articolo. Il problema è che gli americani, pur di poter offrire alla loro televisione quello che a loro piace definire il “Supersaturday” sacrificano la regolarità del torneo programmando le semifinali e la finale del singolare maschile a sole 24 ore di distanza. In tutti gli altri tornei del Grande Slam lasciano ai finalisti un giorno di tempo per ricaricare le batterie per la finale come la logica suggerisce.
Se la televisione inglese chiedesse agli organizzatori di Wimbledon una programmazione di questo tipo i suoi rappresentanti non sarebbero nemmeno ricevuti dal momento che gli inglesi dopo avere inventato il tennis ne difendono le regole senza sacrificare il rispetto per i giocatori e per le loro fatiche.
Questo significa che il vincitore della seconda semifinale maschile avrà poche ore per recuperare rispetto al vincitore della prima. E’ evidente che la responsabilità di questa situazione è prima delle Federazione americana ma anche di quella internazionale che dovrebbe assicurarsi di garantire a tutti nei limiti del possibile le stesse condizioni di gioco .
Intanto le pessime condizioni atmosferiche (si sta giocando malgrado un vento quasi proibitivo) hanno consigliato gli organizzatori a spostare da sabato a domenica la finale del singolare femminile tra Victoria Azarenka e Serena Williams.
Contro Serena aveva coraggiosamente giocato una partita senza speranze la nostra Sara Errani che per sua stessa ammissione aveva come obbiettivo quello di far durare l’incontro più di un’ora. Sara esce con tutti gli onori da una torneo che le ha consentito un salto di tre posizioni (da 10 a 7) nella classifica mondiale e la conferma della prima italiana.
Rino Tommasi