17/09/2012 15:43 CEST - IL PERSONAGGIO

Berdych, talento espresso

TENNIS - Berdych compie oggi 27 anni. Una finale Slam (Wimbledon 2010), tanti alti ma anche bassi, il ceco avrebbe davvero potuto fare di più? Federico Romagnoli

| | condividi
Tomas Berdych felice dopo aver battuto Roger Federer nei quarti di Wimbledon 2010 (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)
Tomas Berdych felice dopo aver battuto Roger Federer nei quarti di Wimbledon 2010 (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

Una cosa che il sottoscritto ha sempre faticato a comprendere, magari per limite proprio, è perché mai il tennis venga considerato un sport per gente debole, spesso dai suoi stessi amanti.
Mi spiego: Verdasco? Perdasco. Murray? Burray (ora non più per fortuna, ma fino a otto giorni fa…). Berdych? Perdych. Tsonga? Non mi sovvengono storpiature al momento, ma dopo la partita contro Djokovic al Roland-Garros si è parlato per giorni di vittoria regalata, e non era la prima volta. E anche per chi di nomignoli eclatanti non ne ha, si parla comunque quasi sempre di scarsa tenuta mentale: Almagro, Gasquet, Dolgopolov (ok, lui in effetti è pazzo davvero). Persino Ferrer, che è una bestia inscalfibile e un grandissimo professionista, a detta di molti si scioglie come neve al sole appena incontra Nadal, Federer o Djokovic, partendo in pratica già battuto.

Possibile che siano tutti psicolabili questi tennisti? Va da sé, la risposta è no.
E’ normale che in uno sport altamente competitivo, capiti la giornata in cui l’avversario sembra riuscire a neutralizzare ogni colpo, o in cui ci si complichi inutilmente la vita: ovviamente, più si sale nel ranking e meno capita, non a caso ai primi posti ci sono Federer e Djokovic, due a cui succede abbastanza di rado e quando succede fa scalpore, Nadal (a cui non succede quasi mai) e Murray, a cui in passato se ne sono dette di ogni colore, ma che negli ultimi tornei importanti ha mostrato una grande maturazione.
Gli altri (salvando Ferrer) sono tutti più o meno allo stesso livello di solidità, e per ora non possono competere coi primi quattro, se non azzeccando la giornata in cui tutto va bene. E’ davvero così semplice, altrimenti dovremmo ritenere di avere tre solidi di testa e mezzo (il mezzo è Murray, che ora deve mostrare un po’ di continuità) in uno sport che conta milioni di praticanti. Un po’ pochini.

Tutto questo preambolo serviva a introdurre lui, uno dei più sfottuti del circuito, benché senza particolari colpe: Tomáš Berdych, che oggi compie 27 anni.

Il signor Perdych non merita la fama negativa che ha raccolto: è vero, il suo personaggio è antipatico, ma cosa può interessare agli appassionati di tennis, che vantano fra i più grandi di sempre filibustieri del calibro di McEnroe e Connors? I tempi sono cambiati direte, ma qualcuno che non sia sempre preciso e adorabile ci dovrà pur essere. E il ceco calza a pennello: scorretto o meno, ci vuole coraggio per farsi sommergere dai fischi dopo il rifiuto a stringere la mano di un Almagro fattosi Lendl e reo di avergli sparato una palla addosso.

Il motto che si ripete sempre per Berdych è “con quel talento avrebbe potuto fare di più”: se dovessimo elencare tutti quelli per cui si è detto, ogni Major dal 1968 a oggi dovrebbe avere un vincitore diverso. Tomáš Berdych ha un grande talento, ma semplicemente è capitato in un’era con gente più forte di lui. E ciononostante si è preso numerose soddisfazioni: ha battuto Federer e Djokovic in sequenza a Wimbledon 2010 (prima di perire per mano del Nadal più forte di sempre), ha nuovamente battuto Federer all’ultimo US Open, ha uno score positivo (per ora) contro Murray (4-3), e tiene botta più o meno con tutti gli altri top-10. Persino al Roland-Garros, di certo non lo Slam più adatto al suo gioco, s’è tolto la soddisfazione di arrivare in semifinale, battendo Murray e perdendo solo al quinto set contro un Söderling on fire, che abbisognò di Rafael Nadal in persona per essere arginato.
Il suo titolo più prestigioso lo vinse appena ventenne a Parigi-Bercy nel 2005: un Masters Series un po’ boicottato (mancavano Federer, Nadal e Agassi) ma comunque con sette top-10 in tabellone (fra cui Andy Roddick), e Berdych dovette batterne tre (Coria, Gaudio e Ljubičić) per poterselo aggiudicare: una prova di grande valore, visto che all’epoca non era neanche fra i primi 30.

In sostanza, massimo rispetto per mister Berdych da parte di chi scrive. Avrebbe potuto vincere di più? Non vedo come in tutta onestà, ma ovviamente qui si entra nel campo delle opinioni personali e ognuno avrà la sua...

Federico Romagnoli

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti