19/09/2012 18:28 CEST - Coppa Davis - 15 commenti

Davis: le possibili avversarie dell'Italia

TENNIS - Nel prossimo World Group di Davis l'Italia non sarà testa di serie. Solo due le trasferte possibili: Argentina o Kazakistan (sede scelta per sorteggio). La Croazia è tra le più abbordabili. Alessandro Mastroluca

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La Coppa Davis (foto Paul Zimmer)
La Coppa Davis (foto Paul Zimmer)

La vittoria sul Cile e il ritorno nel World Group non hanno del tutto nascosto le ombre dell’Italia di Davis. Agli azzurri manca soprattutto una coppia di doppio affidabile e certa. Bracciali e Seppi, battuti dai modesti Capdeville e Aguilar, hanno giocato insieme quattro tornei quest'anno (Roma, Eastbourne, Toronto e Olimpiadi) senza mai vincere due partite di fila. Bolelli e Fognini, dopo le semifinali di Flushing Meadows 2011, hanno giocato insieme solo sporadicamente: cinque partite quest'anno, con quattro sconfitte. Magari sarebbe stato meglio investire su di loro come coppia fissa nel circuito anche in chiave Davis.

Barazzutti ha scelto di non rischiare la coppia con Bracciali, il doppista italiano con la miglior classifica di specialità, e Bolelli (che insieme non hanno mai giocato) in uno spareggio praticamente impossibile da perdere e in vantaggio 2-0. Sarà perciò ancora meno probabile una scelta “fuori dall’ordinario” nel primo turno di World Group.

L’Italia non è testa di serie, infatti, e affronterà una delle prime otto squadre nel ranking attuale. La più abbordabile, non solo perché è ottava in classifica, è il Kazakistan che grazie alla vittoria nello spareggio e ai complessi meccanismi del ranking Davis, ha superato l’Austria. Il Kazakistan, o “Russia 2” ha un solo giocatore tra i primi 100, Mikhail Kukushkin (n.72, ma è stato 49 a giugno) mentre Andrej Golubev è scivolato oltre la posizione n.150.

Nel playoff contro l’Uzbekistan, Kukushkin ha dato il punto decisivo con la vittoria su Denis Istomin di fronte al presidente Nursultan Nazarbayev. Uno dei tanti satrapi ex-comunisti, a capo del nono Paese più esteso del mondo e ricchissimo di petrolio, ha un debole per il tennis. Ad Astana, capitale che ha fatto riedificare per rispecchiare i suoi sogni di grandezza, ha fatto costruire un nuovo impianto e un secondo centro tecnico, che si affianca a quello già esistente nella vecchia capitale, Almaty. Nel 2009 ha chiesto a Bulat Utemuratov, ex maestro di tennis di Boris Yeltsin, di “fare spesa oltre confine” con il beneplacito del suo omologo russo Tarpishev. Utemuratov è uno degli uomini più ricchi del mondo: ex proprietario della banca ATF, la quinta del Paese, nel 2009 ha venduto le sue quote per un miliardo di dollari al gruppo Unicredit.

Con i kazaki non abbiamo precedenti, perciò la scelta della sede avverrebbe per sorteggio. Potremmo perciò trovarci costretti alla trasvolata post-Australian Open come gli svizzeri, orfani di Federer, nel 2010.

C’è solo un’altra nazionale che affronteremmo certamente in trasferta: l’Argentina. C’è un solo precedente, indimenticabile e triste allo stesso tempo. Nel 1983, davanti a 3 mila spettatori che hanno sfidato il sole sahariano, al Foro Italico Adriano Panatta gioca la sua ultima partita, contro Guillermo Vilas. Sullo stesso campo e contro lo stesso avversario del trionfo agli Internazionali d’Italia del 1976, preludio all’anno magico completato con il Roland Garros e la Coppa Davis in Cile. “All'inizio dell'anno” raccontava nel 2009 a Fabrizio Roncone del Corriere della Sera, “mi ritrovai in mano una rivista specializzata, con la classifica Atp, che non guardavo mai: ma per leggere il mio cognome dovetti arrivare al numero 38. In quel momento pensai che fosse giunto il mo mento e... beh, sì, allora chiesi di giocale ancora una volta, l'ultima, in Davis, contro l'Argentina. Volevo congedarmi dal mio pubblico con una vittoria, magari su Vilas. Ma quando venne il giorno, non toccai palla. Non ne avevo più, la benzina era finita”. Quel primo singolare finì con un rapido, ma non proprio indolore, 62 62 61 per Vilas. “Ero triste, stanco, svuotato. Poi mi venne incontro un bambino, un raccattapalle. Guardò il fascio delle racchette di legno che avevo sotto il braccio, e disse: "Adrià, me ne regali una?". Io ci pensai un istante, poi gli risposi: io non te ne regalo una, ma te le regalo tutte. Tieni. Tanto a me non servono più”. 

Con qualsiasi delle altre sei avversarie (Spagna, Francia, Usa, Repubblica Ceca, Serbia e Croazia) giocheremmo in casa. E con buonissima probabilità sulla terra. Barazzutti, infatti, sostiene che un capitano deve scegliere la superficie su cui i suoi giocatori si esprimono meglio, non quella che faccia giocare peggio gli avversari. Fedele al suo convincimento, ha scelto la terra in 15 dei 16 incontri casalinghi da quando ha sostituito Paolo Bertolucci, nel 2001: unica eccezione nel 2007 ad Alghero contro il Lussemburgo, che schierava come doppista Mike Sheidweiler, amico di Gilles Muller di professione pompiere. In quell’occasione, il capitano “concede” a Volandri di non essere convocato e andare a giocare a Stoccarda scatenando più di qualche polemica nel clan azzurro per la disparità di trattamento.

Sarà interessante verificare se, nel malaugurato caso di sorteggio contro la Spagna (con o senza Nadal?), Barazzutti confermerà la scelta della terra rossa come a Torre del Greco. Benché, sia chiaro, le nostre chance di passare il turno contro gli iberici con si alzano di molto al variare delle superfici. Con la Spagna abbiamo perso gli ultimi tre confronti diretti. L’ultima vittoria risale ai quarti del World Group 1997, sul veloce al coperto a Pesaro. Una partita iniziata con l’ultima gemma di Omar Camporese, dato per finito, numero 156 del mondo, che rimonta due set a Carlos Moya, fresco finalista agli Australian Open: l’azzurro perde i primi due al tiebreak, sprecando due set point nel primo, ma lascia sette game allo spagnolo negli ultimi tre. Poi Omar completa il suo weekend di gloria portando il terzo e decisivo punto nel doppio con Nargiso (vittoria in quattro, in rimonta, su Francisco Roig e Javier Sanchez).

Andando in ordine di ranking, con i cechi non partiamo del tutto battuti, e non solo per quanto visto a Ostrava. Certo, dando per quasi scontate le vittorie di Berdych in singolare, avremmo buone chance di vincere gli altri due singolari, contro Stepanek o Rosol, ancor più se si giocasse su una terra lenta, ma resterebbe il problema del doppio.

Avremmo molte meno chance contro la Serbia di Djokovic e Tipsarevic, quarta nel ranking, e la fiammella di speranza che Seppi ha tenuto accesa per due set contro Nole non può bastare a far salire l’ottimismo per quella che sarebbe la prima sfida contro la Serbia indipendente. L’ultima risale infatti ai quarti del 1988, contro la Jugoslavia di Prpic, Oresar e Zivojinovic, diventato poi presidente della Federazione serba fino al novembre 2011. Canè batte Oresar nel primo singolare, ma nella bolgia di Belgrado dopo il doppio l’Italia è sotto 2-1. Domenica, nel giorno della Pasqua ortodossa, apre Cancellotti contro Oresar. Per due ore, nonostante giudici di linea molto partigiani, l’azzurro domina la scena e si porta avanti due set a zero. Poi, però, il vuoto. Un calo di concentrazione dal terzo set, una contrattura alla gamba destra, il pubblico cresciuto a dismisura perché a un certo punto aprono i cancelli fanno il resto. Cancellotti ha un ultimo sussulto nel quinto, rimonta da 1-5 a 5-5, ma cede 7-5.

Non sono mancate le polemiche contro gli arbitri anche nell’ultima sfida contro la Francia (5-5 il bilancio complessivo), la semifinale di Nantes del 1996. Gaudenzi e Furlan illudono contro Pioline (che aveva interrotto il rapporto tecnico con il coach-psicologo Henri Dumont) e Boetsch (all’epoca in cerca di allenatore dopo averne provati tanti e aver trovato equilibrio in Scientology). Gaudenzi gioca splendidamente contro il numero 1 di Francia, Pioline vincendo in quattro set. Nel quarto si tuffa su un passante del francese e trova un incredibile pallonetto vincente. Ma quel tuffo gli costa un infortunio al polso sinistro determinante per l’esito del match. L’Italia, avanti 2-0 dopo la prima giornata, vince appena un set nelle successive tre partite. L’ultimo singolare, tra Gaudenzi e Boetsch, è segnato dallo strattone di capitan Panatta alla sedia del giudice arbitro, l’australiano Wayne McEwen. Sul 7-7 nel tiebreak del terzo set aveva osato il primo over-rule in tre giorni su una palla di Gaudenzi data buona, e a ragione, all’azzurro aprendo la strada al quarto match point per Boetsch che avrebbe chiuso solo alla quinta occasione.

Con la Francia di oggi, che ha perso gli ultimi due incontri giocati sulla terra (contro Spagna e Usa) qualche chance possiamo averla. Sul lento, Tsonga perde molto del suo potenziale, Gasquet è il giocatore che tutti conosciamo, Simon resta un pericolo ovunque (ma la finale di Bucarest contro Fognini, che ha perso sprecando troppo) dà la misura di una distanza non incolmabile tra la nostra nazionale e i transalpini.

La mancanza di un doppio competitivo sarebbe la zavorra più pesante, e quasi certamente decisiva, nel caso l’urna dovesse accoppiarci con gli Stati Uniti. L’ultima volta, a Milwaukee, nella semifinale 1998, è stato un trionfo azzurro: Gaudenzi ha portato due punti, in singolare contro Gambill e in doppio con Nargiso, Sanguinetti ha vinto però il punto meno probabile contro Todd Martin (76 63 76). Oggi gli Usa porterebbero un punto praticamente certo con i gemelli Bryan e l’unica speranza azzurra sarebbe strappare almeno un singolare a John Isner. Sulla distanza breve Seppi ce l’ha fatta, a Roma, nella cornice di uno stadio Pietrangeli traboccante di entusiasmo, al termine di tre estenuanti tiebreak. Quest’anno Long John, in Davis, ha battuto sul rosso Federer, Tsonga e Simon ed è pur sempre l’unico capace di portare al quinto set Nadal al Roland Garros.

L’ultima avversaria possibile è la Croazia, con cui abbiamo perso due volte su due: al Foro Italico nel 2001 e a Dubrovnik nel 2008 (secondo turno, Gruppo I Euro-africano). Mancherà il grande protagonista di quest’ultima sfida, Mario Ancic (ha portato tutti i 3 punti croati: due vittorie in tre set su Seppi e Bolelli e dato un grande contributo al successo in doppio, con Cilic, contro Bolelli e Starace). Con un Karlovic in disarmo, unico top-100 croato insieme a Marin Cilic, e il solo Dodig come doppista di buon livello, n.24 nell’ultimo ranking, due posizioni sopra Bracciali, con la Croazia potremmo partire quasi da favoriti.

Alessandro Mastroluca

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