25/09/2012 21:03 CEST - Circuito Atp

Tsonga, meglio senza allenatore?

TENNIS – Il francese, fresco vincitore a Metz, non ha dubbi: sta disputando la miglior stagione della carriera. Però è sempre alla ricerca di un coach e spera di trovarlo per l’inizio del 2013. Alberto Giorni

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Jo-Wilfried Tsonga (Photo by Streeter Lecka/Getty Images)
Jo-Wilfried Tsonga (Photo by Streeter Lecka/Getty Images)

Quanto conta un allenatore? Nel calcio, autorevoli opinionisti gli attribuiscono una percentuale di incidenza sulla squadra che va dal 15 al 25%. E nel tennis? “Tantissimo”, vi risponderà Andy Murray, che sotto la guida di Ivan Lendl sta finalmente compiendo il salto di qualità tanto atteso. “Non granché”, potrebbe essere invece a prima vista l’opinione di Jo-Wilfried Tsonga, che da un anno e mezzo è senza coach “e finora sto disputando la miglior stagione della mia carriera”, come ha dichiarato in un’intervista all’Equipe.

I numeri gli danno ragione. Ha vinto due tornei, ultimo dei quali a Metz domenica scorsa, al Roland Garros è andato a un passo dal battere Djokovic nei quarti, a Wimbledon è approdato in semifinale e alle Olimpiadi ha portato a casa una medaglia d’argento in doppio. E ora punta al Masters: ottavo nella Race, a Pechino e Shanghai inseguirà gli ultimi punti per evitare il sorpasso di Tipsarevic e Almagro. “Negli ultimi tempi non avevo giocato molto bene – ha spiegato – e a Metz finalmente mi sono espresso al meglio. Non parlo solo della finale, ma anche della semifinale con Davydenko, che prima non avevo mai battuto. E’ stato anche importante raccogliere punti per il Masters, anche se non è il mio primo obiettivo. Se non mi qualificherò, sarà perché non l’avrò meritato”.  

Tornando al tema allenatore, in realtà Tsonga non è presuntuoso e ammette che un coach gli sarebbe d’aiuto: “Non credo di sapere tutto di tutto ed è evidente che sto pensando a un nuovo allenatore. Ma ci vuole quello giusto. Anche se si presentasse il miglior tecnico del mondo, ho bisogno di qualcuno con cui mi trovi bene umanamente. Tra quelli che sono già occupati, quelli che chiedono ciò che non posso offrire e quelli con cui non c’è feeling, la lista è parecchio ridotta. Ci sto pensando dalla fine della scorsa stagione. Una cosa è certa: non perdo perché sono senza coach e non vinco per lo stesso motivo…”. E poi fa capire che le consultazioni sono in fase avanzata: “Non immagino di iniziare il 2013 ancora da solo, sono ottimista. Se sarà francese o straniero? Sorpresa”.

La delusione degli US Open, quando è uscito prematuramente per mano di Klizan, è superata: “Non ci sono rimasto troppo male, è stata una resa obbligata. Ero sotto antibiotici a causa di un taglio al ginocchio e il dito della mano destra mi faceva male al punto che non riuscivo a impugnare bene la racchetta. Sapevo già all’arrivo a New York che sarebbe stata complicata”.

L’importante è superare definitivamente l’infortunio al dito (che si è procurato al Queen’s) che l’ha fatto soffrire parecchio negli ultimi mesi: “La situazione sta migliorando, speriamo bene. L’operazione? Non servirebbe a molto, a parte obbligarmi a stare fuori per sei mesi. Per il 2012 mi ero prefisso di compiere un exploit in uno Slam. Non ci sono riuscito, ma mi è rimasta una grande voglia di vincerne uno. Accadrà quando non me lo aspetto”. E magari il primo ad applaudirlo in tribuna sarà il coach della svolta.  

Alberto Giorni

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